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lunedì 13 settembre 2021

Marx può aspettare, meglio no!

 

Marx può aspettare di Marco Bellocchio, è un altro dei film visti in questa brutta estate. Molto importante, molto significativo, quasi a chiudere un cerchio nel cinema del Maestro di Piacenza. Ne farà ancora film spero, ma questo è potente, è deflagrante, racchiude tutto o quasi, il suo cinema. Guardandolo si capiscono alcune scene e alcuni personaggi di tutti o quasi, i suoi film fatti a partire da I pungi in tasca.


In sostanza, Marx può aspettare, è un documentario sulla tragica morte del fratello gemello di Marco Bellocchio, Camillo Bellocchio, morto suicida nel 1968. Il titolo nasce da una battuta, da una frase che proprio Camillo disse, quasi una provocazione visto il periodo e i fratelli molto impegnati politicamente. Lui era l'unico non impegnato politicamente, insoddisfatto della sua vita, poco sintonizzato con i fratelli, i tanti fratelli Bellocchio (ne ho contati otto, tra uomini e donne) poco sintonizzato con le vicende del tempo.

Siamo nel periodo della contestazione, Marx gode di ottima salute, e questa frase, pretenziosa, detta in faccia a dei fratelli impegnati politicamente, decisamente vicini al marxismo, sembra una sfida boriosa da parte di un vitellone del tempo.

Il film indaga, sente i fratelli superstiti, che ci raccontano direttamente come era Camillo: le sue difficoltà a scuola, l'idea sbagliata, da parte del padre, di farlo studiare geometra. Poi, dopo la morte del padre, facoltoso avvocato conservatore, sembra trovare la sua strada nello studio presso l'ISEF di Bologna. Riesce pure ad aprire una sua palestra, sembrando finalmente "sistemato".  Bel ragazzo, pare avesse una fidanzata (nel film viene intervistata la sorella di questa), non si capisce quanto ufficiale, e quanto considerata dalla famiglia Bellocchio.


Però i fratelli sono lontani. A Roma Marco Bellocchio, cineasta sulla cresta dell'onda, già dopo i primi film. A Milano Piergiorgio Bellocchio, critico letterario e scrittore, fondatore de I quaderni piacentini, molto letti allora. Questo per dire solo i due più famosi, ma anche gli altri, erano impegnati e "importanti". Camillo a quanto pare no, e, a quanto pare, nonostante la palestra avviata, sognava qualcosa di più. Aveva chiesto al gemello Marco, di portarlo a Roma, per farlo diventare un attore. Niente, Marco non rispose a quella richiesta ... era, probabilmente troppo preso, e Camillo, sembrava sistemato.
 

Siamo nel Sessantotto, gli ultimi giorni dell'anno. Camillo è a Piacenza, nella sua palestra aperta sotto la casa di famiglia, e in quella palestra compie l'estremo gesto di impiccarsi (incidente durante un gioco? vera intenzione? tutte e due?).  Comunque sia, succede in una data simbolo di un secolo con molti cambiamenti. La frase è poi emblematica: se avesse creduto in qualcosa, forse si sarebbe salvato. Questo, nel film non viene detto, ma emerge, almeno lo penso io. L'essere fuori dalla Storia, l'ha penalizzato, oltre le esperienze negative avute da bambino e ragazzo, rimaste anche nell'uomo adulto. Questo, solo questo l'ha spinto (per una delusione amorosa? per una storia difficile?) al suicidio. 


Non credo nelle colpe dei fratelli assenti. Certo, la lettera che Marco non ricorda, ma che sembra Camillo scrisse, può avere pesato. Però, sarò cinico, abbiamo tutti delle vite problematiche, anche persone di successo, e stare attenti a tutto e a tutti (anche a un fratello gemello), non è semplice. Quindi non condannerei Marco Bellocchio e manco altri fratelli.  Il film è un'indagine, una forte interrogare e interrogarsi su di un gesto estremo, con tutti i fratelli e le sorelle, le cognate e i parenti tutti (come si dice), a raccontare una storia emblematica del secolo scorso. Inoltre, ci sono nel mezzo, delle parti di film di Marco Bellocchio, dove si possono riscontare delle forti analogie con la vita vera di tutta la sua famiglia. 

9 commenti:

  1. Adoro i film di Bellocchio e questo dovrò assolutamente vederlo.

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  2. @Cavaliere Oscuro del Web
    Vedrai, vedrai ...
    @Marcaval
    Sì, assolutamente ... se adori i film del Maestro piacentino...

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  3. Mi è piaciuto moltissimo, sobrio, senza sbavature ma coinvolgente ed efficace come ricostruzione storica e personale

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  4. @Redcats
    Sì, è un film di Bellocchio, direi che sobrietà, mancanza di sbavature, coinvolgente ed efficace come ricostruzioni storiche è il marchio di fabbrica di Marco Bellocchio.

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  5. Bravo Alberto, e poi torna qui a dire la tua, se vorrai...

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