NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Electro Rock
DOVE
ASCOLTARLO qui
LABEL Dimora Records
PARTICOLARITA’ Dieci brani neri come la pece per un felice periodo nero
CITTA’ Roma
DATA DI USCITA 21.06.2021
L’INTERVISTA
Come è nato Stanno tutti male?
È nato dopo aver visto un video su youtube in cui un’intervistatrice chiede ad un ragazzotto che sta giocando alla lotteria “Cosa faresti con i soldi della vincita?” e lui risponde lapidario “Coca e puttane!”. Ammetto che quella risposta mi spiazzò, non per una questione moralista, ma per l’umiltà del desiderio: con una ipotetica vincita miliardaria il tipo voleva quelle cose che poteva avere comunque anche senza i miliardi. Perché allora, non applicarsi per avere ogni giorno “coca e puttane”? Probabilmente perché siamo ormai convinti che solo i soldi possano renderci felici, ma in realtà non abbiamo idea di cosa possa farlo. E allora stiamo male. Speriamo in una “botta di fortuna” che probabilmente ci metterà davanti all’evidenza che stavamo male ieri come oggi.
Riguardo l’album la lavorazione è stata molto travagliata. Ben cinque anni fa abbiamo iniziato a registrarlo e a causa di numerose nascite e morti inaspettate i tempi si sono dilatati all'inverosimile. Ma alla fine il prodotto mi piace molto, quindi bene così.
Come mai questo titolo?
Perché non vedo più gente che sembra felice. Si potrebbe dire che il mondo sia diventato meno ipocrita, ma in realtà lo vedo semplicemente più triste. Mi sembra come se gran parte delle persone siano ormai convinte che Dio non esista e allora debba essere obbligatoriamente sostituito con qualcos’altro anziché perdersi in loro stessi per conoscersi meglio. Vedo solo gente impegnata ad essere infelice incastrandosi in meccanismi che loro stessi non vogliono. Me compreso, ma quando me ne accorgo interrompo il processo e tento di metterne in pratica un altro per stare bene. Creare il caos è il metodo per uscire dalla gabbia quando si è intrappolati. Ma il purtroppo il caos fa paura.
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
L’idea iniziale è stata quella del video sopracitato. Scrivo ogni giorno e accumulo materiale che poi elaboro musicalmente tramite Propellerhead Reason o Fruity Loops. Quando voglio far uscire un nuovo album tento di dare una coerenza al materiale raccogliendo i brani che ho disponibili. In questo caso mi ero reso conto che tutti i brani erano pessimisti e nonostante io non sia in grado di scrivere brani allegri, questa volta erano davvero un po’ troppo negativi. “Stanno tutti male”, “La fine”, “Farsi Fuori”, “Ammazzami”, “Miasanropia unica via”... Cos’è?!?! La tragedia di un uomo ridicolo?!?! Pensai però che allo stesso tempo era un’occasione troppo invitante per non metterle tutte insieme, così l’ho fatto, creando a mio avviso un album nero ma ironico, simile all’ironia nei dischi dei Type O Negative.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
Quando impieghi cinque anni a fare un disco incontrandosi con gli altri praticamente una volta al mese, l’esperienza stessa diventa memorabile dato che non sai a che punto sei rimasto e le cose che avevi fatto fino alla volta precedente, che inizialmente non ti convincevano, iniziano a piacerti. Con il brano “Ammazzami” c’è stata forse l’esperienza più interessante da un punto di vista musicale. La composizione primordiale, fatta da quattro note di chitarra, risale a circa dieci anni fa. Non so cosa ci abbia visto Paolo Alvano, ma dopo aver ascoltato la bozza del brano se ne uscì fuori con delle basi molto belle che sono state successivamente amalgamate con la batteria e il basso. E così, quello che era una bozza minimal, si è trasformato in uno dei pezzi più articolati del disco.
Se Stanno tutti male fosse un concept-album su cosa sarebbe?
Un concept sulla voglia di stare bene. Ho tentato di evidenziare nei brani tutti i disagi che caratterizzano la nostra epoca, dalla mancanza di mete personali, alla voglia di innamorarsi solo per spezzare la noia, dalla necessità di avere una routine su cui basare il proprio equilibrio fino alla volontà di isolarsi per non avere nessun contatto con l’esterno. Una cosa fondamentale che va considerata è che quando nasciamo siamo perfetti, i nostri problemi cominciano quando iniziamo a relazionarci con gli altri ma, ci piaccia oppure no, dobbiamo farlo. Quindi la soluzione è acquisire abilità nel relazionarsi col prossimo. Sembra semplice, ma non lo è, considerato che viviamo nell'epoca in cui i social sfruttano questa necessità per fini economici. Per quanto mi riguarda, considero qualsiasi relazione creata sui social nociva per il proprio equilibrio e ogni relazione “reale” estremamente costruttiva e necessaria. Anche quando si litiga. Anzi, soprattutto quando si litiga.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero album? … quello più da live?
I miei brani preferiti sono “La Fine” e “Per averti”, ma anche “Il mio cuore bacato” e “Ammazzami” mi piacciono molto. Mi piacerebbe suonare dal vivo tutto l’album, ma non so se mai accadrà, dato che al momento non abbiamo una vera e propria formazione ma anche perché la situazione generale è complicata e onestamente sono un po’ stanco di fare concerti per i soliti meravigliosi amici che ti supportano. Di sicuro continueremo a fare dischi, ma per i live vedremo.
Come è stato produrre Stanno tutti male? Chi più vicino?
È stato molto difficile. Per un periodo ho creduto che l’album non avrebbe mai visto la luce. Poi, grazie all’impegno di Valerio Fisik alla console, Paolo Alvano e Matteo Iacopino (che non ringrazierò mai abbastanza) il disco ha preso forma. Paolo è l’amico che da anni asseconda il mio disagio musicale abbellendo tutto con le sue idee... e poi c’è il fattore Fisik! Valerio, oltre ad essere un grande amico, è una delle poche persone nell’attuale panorama musicale per cui utilizzerei il termine “genio”. Lui sa come vuole le cose, ti ascolta sempre anche quando sembra non farlo, modifica nella sua testa l’idea che ha dell’album e te la ripropone in base alle tue osservazioni e spesso, per ottenere il risultato da te richiesto, aggiunge delle piccole parti create sul momento che risolvono completamente i dubbi che avevi riguardo ad un brano. Un vero producer, un eccelso polistrumentista punk, un genio assoluto che dovrebbe essere rispettato e glorificato in tutto il mondo.
Copertina che colpisce nel suo essere surreale, anche se normale. Felliniana, si potrebbe dire. Come è nata? Chi è l’autore?
L’autore è... mio padre! L'album precedente (“Crimson Within”) era un concept dedicato a mio padre. Qui fa capolino tramite la grafica, dato che ho trovato un archivio di migliaia di negativi con persone spiate dalla finestra o dalla macchina nella Roma anni Sessanta. Da lì è nata l’idea di utilizzare quelle immagini per la grafica di ogni brano, ma anche di promuovere l’album tramite il Diario di un guardone sul sito di Metibla, in cui mi sono inventato delle storielle per commentare le foto. Mi piacerebbe un giorno fare un album fotografico con tutte quel materiale dato che, a mio avviso, sono di un elevato valore artistico.
Come presentate dal vivo il disco?
Non lo presenteremo. Non è il momento di fare live. Non mi riferisco alla pandemia, ma allo scarso interesse che c’è per la musica indipendente. Ho 42 anni, Metibla esiste da quasi 20 anni, sono stato sempre presente nell’underground musicale e cinematografico. Credo che sia arrivato il momento di azzerare le speranze e concentrarsi sul semplice godimento nel creare qualcosa. Fare i live è un enorme piacere, ma anche una fatica che porta spesso a risultati miseri al di fuori dell’appagamento personale. Lo so, la musica si suona, ma lo ripeto, per me fare i live al momento è più una fatica che altro.
Altro da dichiarare...
Ti ringrazio per il supporto e l’interesse che hai sempre dimostrato nei confronti di Metibla e ti faccio i complimenti per il tuo bel libro “Giovani, musicanti e disoccupati”. Sono queste le azioni necessarie per creare un cambiamento nel panorama musicale indipendente, dove tutti suonano e pochi ascoltano.
Un disco nero come la pece, mi doveva capitare oggi, che mi sento male, dopo una gran felicità ieri... ma è proprio questo il senso del disco: la felicità contrapposta all'infelicità, note dolenti della vita, cose che ci portiamo dietro da poco dopo la culla fino alla tomba.
RispondiEliminaSi tratta di Stanno tutti male dei Metibla del vecchio amico della palude Riccardo Ponis, già passato nel tempo qui in palude.
RispondiEliminaUn disco nero come la pece, si diceva (e come dice lo stesso Ponis nell'intervista), ma forse terapuetico, e sicuramente tutto da ascoltare nel suo essere un classico electro-rock d'alterativa.
RispondiEliminaDieci pezzi che ho ascoltato con attenzione, senza momenti di cedimento, ma con impegno, a partire dalla title-track che apre l'album con una storia che ti fa stare male, pensando allo stare male dopo essere stati troppo bene: dall'amore al lavoro. Che senso ha vivere, allora?
RispondiEliminaUn pezzo, come molti altri dopo,che farebbe la sua porca figura live...
RispondiEliminaCome il pezzo seguente del resto: Il mio cuore bacato, dal gran ritmo e dalle parole forti.
RispondiEliminaLa fine come dice il titolo stesso, è un giocoso pezzo elettronico sulla fine, sul finire, sul senso della fine (e della vita).
RispondiEliminaMa non è la fine del disco, quella è Misantropia unica via,rock alternativo, ironico, con bassi molto presenti e una chitarra che rasserena. Testo molto bello, forte, diretto ... anche questo lo vedrei molto bene live con il ritornello "Misantropia portami via, Misantropia unica via" a cantarlo tutti insieme.
RispondiEliminaUn finale degno di un disco sul male di vivere, sulla socialità spinta (dai social?). Riflessioni che fanno riflettere. Bravi Metibla.
RispondiElimina'na botta d'allegria, quindi.
RispondiEliminaAl tempo con i tempi.
Però non sembra male e nell'intervista dice cose interessanti, mi pare.
Ascolterò volentieri che poi magari è come "stanze di vita quotidiana" di guccini così triste che dopo averlo ascoltato ti senti meglio
😀
@Rajani Rehana
RispondiEliminaGrazie, molto gentile, i complimenti fanno sempre piacere.
@Alberto
Assolutmante sì, ho fatto da cavia per questo disco: dopo averlo ascoltato mi sono sentito meglio. Stavo molto male sabato, e in parte mi ha aiutato (in parte, ma partivamo da un dolore molto profondo).