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sabato 28 agosto 2021

In palude con Setak


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE World

DOVE ASCOLTARLO qui

LABEL Cazzimma Dischi

PARTICOLARITA’ cantato in dialetto

SITO IG FB

CITTA’ Penne (Pe)/Roma

DATA DI USCITA 13 maggio 2021

L’INTERVISTA

Come è nato Alestalé?

Alestalé nasce dalla necessità di concretizzare il prima possibile il flusso creativo che veniva da Blusanza, il mio primo disco uscito a maggio 2019. Ecco perché il titolo Alestalé… solo la pandemia poteva ritardare l’uscita di questo nuovo album.

Cosa vuol dire?

Alestalé - che tradotto significa “sbrighiamoci”, “veloce veloce” - è inteso come un’esortazione ad andare avanti comunque vadano le cose. Uno stimolo a non partire sconfitti, a cercare sempre una propria strada nella vita senza farsi influenzare eccessivamente da ciò che succede intorno. 

Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Avevamo pronto lo scheletro del disco fin dalla preparazione di Blusanza. Non abbiamo fatto altro che chiuderci in studio a registrare.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?

Ce ne sono stati molti, devo dire che le collaborazioni con Mimmo Locasciulli, Francesco Di Bella e Fabrizio Bosso rappresentano per me dei momenti indelebili. Mimmo è mio compaesano e grande amico, sentire il suo sostegno e la sua vicinanza a questo progetto sono per me motivo di grande orgoglio. Abbiamo poi coinvolto Francesco e Fabrizio nella registrazione di Coramare… abbiamo registrato i loro interventi in due momenti diversi ma ora non posso più pensare a questo brano senza la voce di Francesco e la tromba di Fabrizio.

Se Alestalé fosse un concept album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

No, Alestalé non è un concept album… ma se lo fosse sarebbe un album sulle relazioni interpersonali.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero album? … quello più da live?

Non ho mai sopportato i dischi in cui ci sono dei pezzi riempitivi e lo tollererei ancor meno nei miei. Li amo tutti profondamente.

Per quanto riguarda il live, dipende dal tipo di live. Sono tutti pezzi che hanno una loro potenzialità e carattere, dipende poi dall’energia che si crea.  

Come è stato produrre Alestalé? Chi più vicino?

“Per me fare un disco significa vivere uno straordinario inferno ed è incredibile vedere la trasformazione del tuo universo, come possa concretizzarsi ed essere racchiuso semplicemente in 12 canzoni.”

Questo è quello che ho scritto quando usci il disco. Ed è esattamente cosi, un inferno condiviso con il mio inseparabile produttore Fabrizio Cesare con cui sono stato chiuso in uno stanzino per circa sei mesi.

 Copertina molto estiva e molto beatnik direi… Come è nata? Chi l’ha pensata così?

Ero ossessionato dal pensiero di voler mettere insieme una serie di oggetti e pensieri per me importanti. Simulare una sorta di naufrago che arriva in una spiaggia dove trova tutte le cose che gli servono, le cose più importanti della sua vita magari apparentemente vecchie e in disuso. Tutto armonicamente in disordine e perfettamente funzionante. Ci sono anche dei messaggi da interpretare, un po' nascosti. È stato un lavoro di squadra tra me, Fabrizio, la mia ragazza Margot e il talento meraviglioso della grafica che si è occupata di concretizzare il tutto, Glenda Trubiano. 

Come presenti dal vivo il disco?  

Il disco sarà suonato con la mia band. Siamo sei elementi. Io alla chitarra e voce, mio fratello Nazareno alle tastiere, Fabrizio Cesare al basso e tastiere, Emanuele Carulli alle chitarre, Valerio Pompei alla batteria e Matteo Di Francesco alle percussioni. 

Altro da dichiarare…

Alestalé!


 

9 commenti:

  1. Ritorna l'intervista con un disco che ho amato molto, ascoltato tanto e fatto ascoltare a tanti che l'hanno apprezzato come me: Alestalé di Setak.

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  2. Cantato in dialetto abruzzese è la seconda prova di questo talento musicale, che ha sfiorato il Premio Tenco per la seconda volta (anche io ho votato per lui, non lo nascondo, tanto i voti sono pubblici).

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  3. Dodici pezzi tra antico e moderno, dodici pezzi tra l'etnico e il rock, il blues e il cantautorato... ma anche il pop, perché no (Setak è stato ed è anche chitarrista per la Mannoia, la Rettore, Tommaso Paradiso ...).

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  4. Dodici canzoni, quale la più bella? Difficile dirlo davvero, perché mi sono piaciute tutte un sacco. Forse Coramare cantato con Francesco Di Bella e con la tromba di Fabrizio Bosso: un pezzo molto rock, intimamente triste, se vuoi ... ma forte, con tanti suoni per cercare di colmare la tristezza.

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  5. Molto bello anche Ninn'è'cchjù, blues sporco con un sacco di suoni, parole, ritmo, sensualità ...e con l'hammond gran protagonista.

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  6. Camillo è un brano alla Rino Gaetano, sia nei suoni sia nel modo di cantare e in una certa sfrontatezza del testo.

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  7. Non posso dimenticare la title-track, ovviamente... magica nel cantato, nelle chitarre, organi, ukulele, bouzouki, congas ... e in questo invitare a prendere la vita nella sua interezza.

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  8. Gran finale romantico con il Lu Juste Arvè voce/chitarra per un elogio della lentezza, delle scelte ponderate, cantata con sentimento insieme al grande Mimmo Locasciulli.

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  9. Gran disco veramente, da parte di un giovane talento che farà molta strada. Segnatei il suo nome Setak, semplice e diretto come la sua buona musica.

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