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martedì 3 agosto 2021

In palude con Cristiana Verardo

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE pop cantautorale

DOVE ASCOLTARLO Spotify, cd fisico

LABEL G-ROdischi

PARTICOLARITA’ L’album conta una line up di 26 musicisti

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CITTA’ Lecce

DATA DI USCITA 18 Maggio 2021

L’INTERVISTA

Come è nato Maledetti ritornelli?

Nasce come un’esclamazione di fastidio davanti al pianoforte durante la scrittura di una canzone, i ritornelli sono la parte che faccio più fatica a scrivere. L’ho detto, mi è piaciuto e ho deciso subito che sarebbe stato il titolo del prossimo album.

Perché questo titolo?

Ognuno di noi ha i suoi “Maledetti ritornelli” e sono le ansie, le paranoie, i pensieri che rimbalzano da una parte all’altra della testa e che difficilmente vanno via, ritornano sempre.

Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Ha avuto una gestazione di due anni, sono stati coinvolti tantissimi musicisti, alla fine è diventato un lavoro corale, in effetti sono coinvolti ventisei musicisti.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?

Sì… Roberto Mangialardo era venuto in studio per registrare le chitarre de Il tuo nome, nella stanza insieme a lui c’eravamo io e Filippo Bubbico (produttore dell’album). Vedo sul tavolo dei piccoli petardi, guardo Filippo e ci capiamo al volo.  Decidiamo di fare uno scherzo a Roberto, far scoppiare i petardi durante la sua registrazione, a sua insaputa. Sicuramente possiamo dire che è stata una sessione scoppiettante!

Se Maledetti ritornelli fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Racconterei uno a uno i pensieri che ognuno di noi ha nel quotidiano, li racconterei in una forma leggera personificandoli. Potrebbe essere un giusto metodo per esorcizzarli.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … quello più da live?

Il mio brano preferito è Chiance cantato insieme con Enza Pagliara, Maria Mazzotta e Rachele Andrioli, le voci della mia terra.

Come è stato produrre Maledetti ritornelli? Chi più vicino dal punto di vista produttivo?

Non avevamo prestabilito niente, si è ragionato di brano in brano, per alcuni brani le idee erano già abbastanza chiare, per altri invece è stata la canzone a suggerirci quale direzione sonora dovesse prendere. Le intuizioni di Filippo e Carolina Bubbico, in molti casi sono state risolutive.

Come è nata questa copertina? Semplice e diretta, eppure molto particolari, con questa tua foto e i colori arancio, viola …

Quando ho incontrato per la prima volta i ragazzi di FREEJUNGLE ci siamo chiesti quali potessero essere i maledetti ritornelli nella vita di ognuno, non era facile individuare una grafica che potesse racchiudere questo forte significato. Dopo qualche settimana i ragazzi mi chiamano per espormi tre idee di Maledetti ritornelli. La prima era quella giusta. “Qual è il maledetto ritornello nella vita di una donna? Il ciclo mestruale”. Da qui l’idea di inserire una forma che richiamasse quella dell’assorbente. Ci è sembrata una giusta occasione inoltre per unirci alla lotta conto la tampon tax.

Come presenteresti dal vivo il disco?

In realtà lo sto già presentando in quartetto con tre musicisti eccezionali: Antonio De Donno, Andrea Musci e Giovanni Chirico. Mi piaceva l’idea di “fare economia” di musicisti e suoni per capire come poter tirare fuori l’essenza dell’album attraverso soluzioni talvolta inaspettate.

Come se la passa la musica indipendente, tra un lockdown e l’altro?

Non proprio bene, ma ogni occasione è buona per fortificarsi!

 

10 commenti:

  1. Mi fa molto piacere ospitare in palude questo magnifico album di Cristiana Velardo, che confesso (ma è una cosa risaputa, perché i voti sono pubblicati), ho votato al Tenco come miglior disco (assime ad altri due passati in palude).

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  2. Mi ha colpito più di tutti, per la sua forza, il calore, l'amore, le storie, a musica...

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  3. Paradossale che lei dica che i ritornelli sono quelli che fa più fatica a scrivere, perché il disco è pieno di ritornelli memorabili ... provate ad ascoltarlo.

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  4. Per esempio quelli della canzone che apre il disco Ti ho portato al mare: Amore, guarda, ti ho portato al mare, e finché lo guardi ti appartiene/mentre io appartengo a te...

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  5. Memorabile, memorabile apertura del disco ...Canzone d'amore classica, ma moderna allo stesso tempo, di una persona felice... canzone ideale per l'estate, cantata con una certa intensità e amore veramente encomiabile. Vorremmo tutti avere una donna innamorata così.

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  6. Stupenda anche la title-track, messa subito dopo: cantata a due voci con Gnut, è immensa. Un pezzo da Paoli/Vanoni... con le parole da canzone pop italiano sofisticato, e la musica uguale. Gran ritmo.

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  7. La vita in un istante è un pezzo a tratti caposelliano, musicalmente superbo, con la fisarmonica in apertura e una sfilata di fiati da paura: trombe, clarinetto, sax, basso tuba. Una canzone sulle scelte dolorose della vita...

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  8. ... e siamo solo ai primi tre pezzi, non vorrei aggiungerne altri, perché altrimenti li metto tutti, e voglio lasciarvi la sopresa di ascoltarlo.

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  9. Aggiungo solo Chiance, che lei ha indicato come il preferito. Bozzetto di un sud vitale, ritmico, cantato insieme Enza Pagliara, Maria Mazzotta e Rachele Andrioli, voci della sua terra, la Puglia, come dice nell'intervista. Chitarre rock, che stanno benissimo con organetto, tamburo, batteria... musicalmente superbo quanto vario.

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  10. Non aggiungo altro ... anzi, sì, ascoltatelo, anzi, compratelo, è un gran bel disco.

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