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sabato 24 aprile 2021

In palude con i Gang

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Rock, cantautorato

DOVE ASCOLTARLO provate qui o qui

LABEL Rumble Beat Records

PARTICOLARITA’ è un disco dei Gang

SITO INSTAGRAM  FB

CITTA’  Filottrano (Ancona)

DATA DI USCITA Febbraio 2021 (novembre 2020 per i coproduttori)

L’INTERVISTA

Come è nato Ritorno al fuoco?

È nato come nascono di solito tutti i "dischi" che abbiamo fatto...Nascono attraversando il tempo e facendomi attraversare dai tempi, ossia dalle storie; poi dei tanti incontri con le Storie, alcune di esse lasciano, più di altre, "il Segno", scavano più a fondo nel solco dell'anima e quando meno te l'aspetti tornano alla luce sotto forma di Canti! Di storie cantate. 

Fra queste poi ne scelgo una decina che fanno insieme una carovana, o una prospettiva. Quelle che hanno più affinità fra di loro, che formano una Buona e Bella COMPAGNIA. Formata la Compagnia poi si da il via ai lavori, alla costruzione, alla registrazione e alla incisione. Tutto con un senso e una pratica da buoni ARTI-Giani.

Come mai questo titolo?

Rispondo come ti ho risposto più di 5 anni fa quando facesti la stessa domanda a proposito di SANGUE e CENERE.

Il titolo deve avere soprattutto  una forza,  quella Evocativa. Deve o dovrebbe sempre svegliare la parte inedita di ognuno, o comunque permettere che ognuno possa dare una sua interpretazione sulla base del proprio immaginario. Se io dicessi la mia allora imporrei una sola versione e più che allargare i cerchi delle interpretazioni libere le chiuderei dentro un recinto, all'interno di uno spazio limitato. Non vorrei mai che accadesse una cosa del genere, significherebbe non rispettare di ognuno il proprio, individuale, singolo  bagaglio di storie ed esperienze.

Posso soltanto dire che è proprio attorno al Fuoco che queste storie cantate possono trovare posto, come durante la sosta notturna di un viaggio. Dove ognuno racconta una storia e ognuna ne suggerisce un'altra, quella di un altro compagno di viaggio e così via... mentre ci si ripara dal freddo e dal buio della notte.

Le storie servono anche a questo, a darci Riparo e Rotta! 

Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

È stata soprattutto una genesi "tribolata" perché è stato un album che abbiamo realizzato al "tempo della pandemia". Quindi siamo stati costretti ad affrontare un'infinità di problemi legati alle disposizioni anti covid. Sia qui in Italia che in America, che in Pakistan... ovunque. E tutto ciò ha portato a un allungamento dei tempi di lavorazione notevole. Abbiamo finito il lavoro quasi 8-9 mesi dopo i tempi programmati all'inizio delle registrazioni. E i tempi si sono allungati poi anche nelle fasi della stampa e delle spedizioni ai co-produttori. In sostanza RITORNO AL FUOCO ha richiesto un anno di lavoro, assiduo e costante. Comunque il tempo a disposizione e le risorse ottenute attraverso il crowdfounding ci hanno permesso di realizzare quanto ci eravamo proposti fin dai provini del disco. Alla fine il risultato o meglio il Fine ha dato una ragione ai tempi lunghi e alle mille e mille difficoltà che abbiamo incontrato lungo il "tragitto". 

Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

A me piace pensare che ogni "pugno di canzoni " che fanno un album possano partecipare alla costruzione di un Ponte o di una Strada, di una Via di comunicazione. In questo caso è un ponte fra i cosiddetti "ultimi", invisibili, gli Scarti, gli sfruttati, i poveri, i Banditi nel senso letterale della parola... da questo sistema di nuovo feudalesimo (che ha poco a che fare col capitalismo come fino ad ora l'abbiamo conosciuto) e le Nuove e Grandi Utopie. Come dire, mettere in Comunione più che in contatto o relazione, le storie di CONCETTA Candido, che si diede fuoco in una sede dell'inps di Settimo  Torinese, quelle di coloro  che hanno residenza in una via di Roma che non c'è: Via Modesta Valenti, quelle di anime nobili e sagge e soprattutto eretiche, eredi di Pasolini o quelle dei figli combattenti delle strade di periferia come la Banda Bellini ...ecco, tutte queste storie farle ritrovare attorno al Fuoco con le Utopie di Riace, del Rojava, di Pepe Mujica... e che tutte insieme che possano Cantare un nuovo inno dell'UMANITA' FUTURA che è AZADI. Un inno che nasce nel luogo più militarizzato del mondo come il Kashmir e si diffonde, vola, e come un Vento attraversa Tutto il Pianeta. Sono Storie che cantano l'Uomo Nuovo, quello Planetario, quello che fonderà la Città Futura di Cosmopoli. Sono storie che preparano l'Avvento di un Nuovo umanesimo.

C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di Ritorno al fuoco? … che vi sembra ideale da fare live?

Amo tutte le nuove canzoni di Ritorno al Fuoco, ognuna ha la sua personalità, ognuna è indispensabile e unica per poter fare questa " Banda di canzoni...

Quella di cui vado "fiero" è senza dubbio AZADI anche perché ha reso possibile la collaborazione con Saif  Samejo e The Sketches una sorta di ensamble di musicisti Sufi pakistani. Quindi a proposito di "ponti", con AZADI è  stato possibile contribuire alla riedificazione di quel Ponte fra oriente e occidente che il Rock ha sempre costruito da George Harrison con Ravi Shankar a Eddy Vedder con Nusrat Fateh Ali Khan.... 

Una cosa che non ho capito bene è la data di uscita. Già nel 2020, come sottoscrittore l’ho potuto sentire, e come me tanti altri. E allora, è del 2020 o del 2021? Sulla mia copia c’è scritto, accanto a Rumble Beat Records, –  2020…

Per i co-produttori è uscito nel 2020 e per i "consumatori" è uscito nel 2021, nel senso che la distribuzione nei negozi o la disponibilità nelle varie piattaforme in rete è iniziata a febbraio del 2021 da parte della Sony... 

Surreale la copertina con un elefante dietro di voi. Come è nata questa copertina. Chi l’ha fatta/pensata?

Bambi ha poco più di 50 anni, e fa parte da molto tempo del Circo Universal.

È una star, ha lavorato nel cinema, anche in un film di Benigni, addirittura con Bocelli ,… insomma vanta un lungo curriculum artistico di tutto rispetto.

Allora ti racconto come è andata tutta la storia.

Al tempo della pandemia trovare un elefante per la copertina del disco è stata l’impresa più grande e difficile, ma alla fine ce l’ho fatta. Come succede in molti casi analoghi una volta che ho trovato dentro di me “l’immagine giusta”, quella che comunica ciò che la musica e le parole non sono in grado di “comunicare”, poi non ci rinuncio facilmente. Però è stata durissima, perché per più di un anno ho cercato un elefante indiano, ma sempre senza avere un esito positivo. Avrò telefonato a chissà quanti circhi, a giocolieri, clown, custodi di animali feroci, e poi intermediari vari, ho cercato di corrompere anche qualche assessore di un comune dove il circo si trovava … c’è stata una vera catena di informatori, ma niente: o perché il circo con gli elefanti era lontano da noi e quindi non si poteva andare per via delle restrizioni legate ai decreti governativi, oppure perché ci è stata chiesta una cifra impossibile dai responsabili degli elefanti. Alla fine a malincuore ci avevo rinunciato e mi ero quasi arreso di fronte ad una copertina da realizzare in teatro con tutta una serie di scenografie alla Salgari e alla sua Mompracen (Sandro per l’occasione, già aveva preso in affitto un turbante rosso e uno blu …).

Ma il destino mi è venuto incontro all’ultimo minuto. Sandro mi chiama al telefono dicendo che ha visto dei manifesti di un circo con gli elefanti che sta a Passatempo, in sostanza a quindici chilometri da casa sua. Gli dico “vai di corsa, parla col capo-circo, corrompi chi ti pare ma…Corri!”.

Sandro è andato e non so come ha fatto, ma alla fine ha convinto la donna cannone, la responsabile e custode dei due elefanti, a darci il permesso di fotografare Bambi e noi con lui. Le cose sono andate un po’ per le lunghe ma alla fine: appuntamento a Nocera Umbra, di mattina, chiamo al volo Michele un amico nostro, fotografo, e si parte…

Peccato che il circo non aveva il permesso di montare l’arena all’aperto, dove da accordi avremmo fatto le foto. L’arena era bellissima, rossa, fatta con una stoffa comprata in Turchia, ma …pur di avere Bambi sulla copertina ci siamo accontentati del prato.

Perché  l’elefante? Ognuno di voi è libero di inventarsi la propria risposta. Da parte mia avrei mille motivi, ma sarebbe ridicolo poi svelarli e non lascare più correre la vostra immaginazione e il vostro immaginario.

Posso soltanto accennare al fatto che…. fra le tante cose l’elefante indiano è in India il Santo patrono dei Viaggiatori.

E poi quello che mi ha sempre incuriosito a proposito dell’elefante è il “Bestiario” di Leonardo Da Vinci.

Nel Bestiario, raccolta nella quale sono posti gli scritti di Leonardo da Vinci dedicati a vizi e virtù degli animali, un posto di primo piano spetta all’elefante. E non è solo perché, a differenza di tanti altri animali esaminati – le cui pochezze “morali” di bestie umanizzate, non meritavano particolari approfondimenti – ha una lunghezza fluviale, rispetto alle altre schede. Lo scritto con il quale l’artista analizzò le doti morali di questo mastodonte è molto ampio e dettagliato; ben documentato – in parte da Plinio il vecchio – in parte da testimonianze che Leonardo raccolse direttamente.

Insomma. Invece di dedicare i consueti blocchi di quattro-cinque righe, riservati agli altri animali, all’elefante riserva un monumento di parole. Perché questo trasporto? In effetti i pachidermi sono straordinari per intelligenza, sensibilità, possanza. Al punto che Leonardo pare, tra le righe, indicarli all’umanità proprio come massimo esempio dell’umano fuori dall’umano. Un gioco di parole per dire che all’artista pareva che gli elefanti fossero più uomini degli uomini.

Leonardo, seguendo la fonte di Plinio il vecchio che già aveva mostrato un’ammirazione particolare per quegli animali – i quali, generazioni prima, con gli uomini di Annibale, avevano atterrito gli antenati romani – osserva soprattutto il rapporto tra potenza, sapienza e amore. E soprattutto sottolinea che gli elefanti concentrano in sé quello che nell’uomo si trova molto di rado: la bontà, la prudenza, il senso innato di giustizia, l’osservanza delle religione. Si lavano spesso, fisicamente e moralmente, scendendo al fiume. E questo lo fanno in particolare una volta al mese, in coincidenza con la luna nuova. Puliti, senza peccato. Mondati. Animali, dice Leonardo, che hanno un forte senso della religione, che si manifesta in diversi modi. Il più evidente è quello che, quando sono malati, giacendo a terra, su un lato, afferrano con la proboscide mazzi d’erba e li gettano verso il cielo, come se facessero un’offerta al Signore. Leonardo è attratto dalla prudenza e dalla clemenza di questi grossi animali. Nel caso dovessero trovare un uomo smarrito nella foresta, lo accompagnano infatti sul sentiero sicuro. Anche il modo di procedere del gruppo suscita l’ammirazione dell’artista. Davanti, racconta, prende posto il più anziano – e non tanto, fa capire Leonardo, per motivi di cerimoniale, quanto per il valore pratico dell’esperienza e della conoscenza. Il più vecchio trasmette forza e prudenza al gruppo”

Del resto un proverbio africano dice “Il giovane corre veloce ma è il vecchio che conosce la Strada!” 

Come presentereste il disco dal vivo, se fosse possibile? Con tutti i partecipanti?

Noi ormai da decenni ci adattiamo alle condizioni dettate dalle circostanze, a volte andiamo in giro in due, a volte in quattro e altre in sei con tutta la band. Quindi le canzoni troveranno nuova vita a seconda delle formazioni con le quali le suoneremo. Queste come le altre sono canzoni fatte apposta per Attraversare ogni genere di territorio, la cosa importante è che sappiano trovare la strada per il Fuoco e poi, qualunque siano i luoghi e le condizioni, che possano tenerlo acceso per tutta la "notte".

Altro da dichiarare?

Sono innocente! 

 


17 commenti:

  1. Grande ritorno in palude per i Ganga, gli amatissimi Gang, che seguo da ragazzo e che tante soddisfazioni mi hanno sempre dato.

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  2. I Gang, nella persona di Marino Severini, che ha concesso questa lunga intervista per parlare di Ritorno al fuoco raccontandoci nei dettagli questo disco già mitico (il più ricco crowdfunding della Storia della Musica Italiana) costruito tenacemente durante la pandemia (primo lockdown 2020).

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  3. Giustamente ci vuole lasciare l'interpretazione del titolo: questo "ritorno al fuoco" cosa è per noi? Ascoltandolo si capirà benissimo, credo ...canzone dopo canzone, delle quali nel video che ho messo c'è un assaggio per ogni una.

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  4. Come il fuoco che si sente nel primo pezzo La banda Bellini, folk-rock dedicato agli anni '70... fiato, fiati, pianoforte, banjo nessuno si risparmia.

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  5. Come il fuoco per un Rojava libero nell'omonimo titolo, Rojava libero appunto. Inizio malinconico, poi parte un rock, chitarre rock e un cantato ribelle, con tante parole e il suo andamento da inno.

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  6. Un pezzo che mi ha conquistato subito. Se riesco, l'inizio me lo metto come suoneria telefonica. Tra l'altro, già in questo brano c'è un ponte tra Oriente e Occidente che il rock ha sempre costruito, come dice Marino nell'intervista ... Santour, Dumbek, Djembe, Chitarre elettriche, Basso Hammond ...

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  7. Come il fuoco della passione politica, che si sente in Un treno per Riace, altro pezzo anthemico, con orchestrina felice, un sogno per un'esperienza di autentica sinistra, nostra... e vai con fisarmonica, piano, marimba, congas, trombe... e la voce di Marino sicura e felice/entusiasta di questo viaggio in treno verso Riace.

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  8. Altro fuoco per l'entusiasmo, ancora politico, usiamolo questo termine che ha un suo senso, per El Pepe. Sì, molto entusiasmo, fiato e fiati per Pepe Mujica, il più amato e umile presidente della Terra, lo è stato Presidente, dell'Uruguay.
    Bel testo divertito/divertente

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  9. Fuoco, qui dannatamente vero per Concetta, storia vera e struggente, di Concetta Candido, che si diede fuoco... dopo aver perso tutto. Simbolo di una fine della speranza di un altro mondo possibile... brano triste, ma necessario, sorretto da molte chitarre.

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  10. Fuoco ancora dannamente vero per Dago, folk-rock per raccontare la storia di immigrazione, anzi, emigrazione, di nostri concittadini che se ne andarono negli States di fine Ottocento dove trovarono razzismo, un nomignolo, Dago, e la morte per linciaggio ... anche qui molte chitarre, ma anche strumenti "etnici" come il marranzano, la fisarmonica, ancora gli organi... gran pezzo.

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  11. E poi il fuoco di Pasolini (bella interpretazione di A Pa'di De Gregori), il fuoco dell'amore (ci sono due pezzi d'ammmmore, quello con i cuoricini, ascoltare per credere), il fuoco del pezzo finale, Azadi, che non a caso cita Marino nell'intevista.

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  12. Chitarre, Udu, Sitar elettrico, Oud, Surando, Cori come se piovesse, basso e batteria, Hammond, violino, e poi cantato in italiano di Marino che lascia il posto a Saif Samejo nella sua dolcissima lingua ...un vero e proprio ponte tra Oriente e Occidente in Musica.

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  13. Gran disco, da me già definito su Smemoranda a fine anno, il migliore del 2020 (e su FB Marino ironizzò, visto che l'uscita ufficiale è del febbraio 2021). 2020 o 2021, gran disco comunque...

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  14. ... e presto, spero, torneremo a vederli dal vivo.

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  15. Visti un paio di volte Marcaval, una delle quali è stato il mio compleanno di qualche anno fa a Bologna (ne ho scritto qui una bella rece)... uno dei momenti più indimenticabili della mia vita.

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  16. Un grande ritorno con un bellissimo album davvero.
    Da ascoltare e riascoltare
    "un treno per riace" con il suo ritmo mariachi, forse la mia preferita

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  17. Pezzo pieno di entusiasmo Un treno pe Riace e buone vibrazioni, sì Alberto. Da cantare a sguarciagola a un loro concerto... si impara facilmente, credo. Un gran ritorno, che brucia 🔥🔥🔥🔥🔥🔥...

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