Riff Willer, Streets of chance
Autoproduzione
Promettente esordio di questo giovane abruzzese, con sogni internazionali di rock’n’roll. Ironico e disincantato, dopo la classica trafila concerti visti in tv, studio della chitarra, primi concerti tra amici, primi concerti a feste, ha deciso di andare in Gran Bretagna per avvicinarsi ai miti e imparare meglio la lingua… e poi esordire con questo album orgogliosamente autoprodotto.
Ha fatto bene, perché il disco che ne è finemente uscito, Streets of change, è contraddistinto da otto pezzi di classico pop-rock con ascendenze british, molta chitarra, tastierine acide e buon ritmo. Da Paper Planes, godibile e divertente pezzo autobiografico molto Oasis a Rusty Tracks, spensierata canzone sui sogni di un ragazzo di provincia con le chitarre che giocano con l’organo e un ritmo tranquillo, è tutto un battere di mani da parte mia.
Ma vi avrei potuto dire di Lou, ispirato da Freud, musicalmente tra i Velvet e il brit-pop, o dell’atmosfera rarefatta e acida stile Pink Floyd di Step Outside, o sul vendere l’animaccia al diavolo di Tidal Wave, tra belle chitarre e tastiere sixty … è solo rock’n’roll, ma ci piace.