NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Canzone d’autore
DOVE ASCOLTARLO su disco
LABEL Felmay (distribuzione Egea)
PARTICOLARITA’ prodotto attraverso crowfunding
CITTA’ Acqui Terme
L’INTERVISTA (risponde Paolo Enrico Archetti Maestri).
Com’è nato La Rivoluzione del battito di ciglia?
Alcune canzoni - “Il silenzio che si sente” e “Umbratile” - le avevo scritte per uno spettacolo intitolato “Lettere dal filo spinato” che abbiamo portato in scena alla fine del 2018 insieme a Lella Costa e Maurizio Camardi, sono quelle che vengono da più lontano, poi nel 2019 ho scritto le altre, le ultime a nascere probabilmente sono state “Il paradiso degli acini d’uva” e “Ovunque si nasconda”. Fare un disco è come preparare il contenuto di una valigia, prima raccogli tutto quello che ti potrebbe servire, dall’indispensabile al superfluo, poi piano piano lo misuri, lo pieghi, lo impili, cominciando ad immaginare il percorso che vuoi intraprendere. E infine, di tutto ciò che hai raccolto e riordinato, ne sistemi solo una parte, attentamente scelta, negli spazi vuoti della valigia. Quando finalmente la chiudi il disco è finito e può iniziare il suo viaggio. Da lì a poco, all’uscita dell’album, accadrà la meraviglia della restituzione. Perché le nostre canzoni, una volta composte e\o registrate diventano vive solo ed esclusivamente quando le restituiamo al tempo, alle emozioni e alle persone che le hanno rese possibili. Senza gli altri la nostra musica non esisterebbe.
Come mai questo titolo? … come interpretarlo?
Volevamo un titolo lungo, tanto per andare in controtendenza e ci piaceva l’idea mettere nella stessa frase due concetti apparentemente opposti. La parola “rivoluzione” così piena di energia e di voglia di cambiamento declinata insieme al battito di ciglia, atto naturale, spontaneo e delicato. Due movimenti opposti, ma non contrapposti, bensì complementari perché entrambi in grado di generare, trasmettere e diffondere emozioni. Sarà una rivoluzione gentile quella che cambierà il mondo, ne siamo certi, una rivoluzione nel segno del rispetto e della tutela dell’ambiente, delle differenti culture e dei diritti delle persone. Questa è la nostra speranza, questa è anche la nostra “visione” che proviamo a racchiudere nell’album La rivoluzione del battito di ciglia. Questo nostro lavoro cade in un momento storico assai particolare e assai difficile: cerchiamo risposte alle nostre domande di felicità e diritto all’esistenza sostenibile. Cerchiamo risposte che la politica e le logiche perverse dell’economia distruttiva non ci restituiscono. Anzi ci negano. Un’epoca caratterizzata dall’odio e dalle strumentalizzazioni che solo con prese di posizioni e atti tanto determinati, quanto gentili (nel senso di: non violenti), potrà essere trasformata in futuro davvero sostenibile. Lo dobbiamo ai nostri figli, nipoti e pronipoti più che a noi stessi.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Insieme a Dario Mecca Aleina, ingegnere del suono e coproduttore dell’album insieme a me, decidemmo, quasi per scherzo, di cancellare le mie chitarre di accompagnamento dai provini che avevo realizzato sostituendole con delle armonie liquide. Le parole delle canzoni, senza le chitarre, sembravano galleggiare, volare sopra le cose come Dick Fosbury - protagonista di una delle canzoni dell’album - o una libellula sull’acqua e ci suggerivano una forma di leggerezza e immediatezza che, di fatto, ha poi caratterizzato tutti i brani dell’album. A volte scherzando succede che impari una nuova strada, abbiamo riscoperto così la meraviglia del concetto di “mettersi in gioco”.
Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
È una specie di manifesto, una raccolta di parabole rivoluzionarie e battiti di ciglia e nel sotto testo di molte di queste canzoni c’è un’idea di fondo che potrebbe soddisfare la tua curiosità rispetto a un possibile “concept”, dare voce all’urgenza di prendersi cura del pianeta, di tutelare la biodiversità- E di difendere la dignità e la libertà delle comunità di persone, dall’ingordigia del consumismo. Idealmente questo nostro album è dedicato alle generazioni future e a quelle ancora acerbe globalmente in lotta per il clima, siamo molto vicini ai ragazzi di Friday For Future, perché il loro sogno e uguale al nostro.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di La Rivoluzione del battito di ciglia? … che vi sembra ideale da fare live?
Sono tutti acini dello stesso grappolo, queste canzoni, tutti da sciogliere in bocca, tutti da spremere per farne buon vino. E ognuna di queste canzoni ha la sua particolarità. Ma, credimi, non è che non voglia risponderti, è soltanto per il desiderio che abbiamo di sottolineare che questo nostro album, più degli altri, ha un senso se ascoltato nella sua interezza. In un tempo dove la gran parte della musica diffusa si appiccica alle orecchie - fastidiosa come una gomma da masticare nei capelli -, ma poi se ne va senza lasciarti alcunché, in quest’epoca di suoni buoni solo per le suonerie o per fare da sottofondo al brusio delle nostre (in)coscienze, noi abbiamo voluto realizzare un disco di canzoni che avessero pari dignità e eguale forza espressiva. Se avete fretta, se siete distratti, se galleggiate sulla superficie delle cose, questo album non fa per voi, ma se cercate una svolta a tutto questo, queste canzoni saranno anche le vostre. E nei live, ogni canzone avrà il suo spazio - “Spaesamento”, “Il silenzio che si sente” e “Umbratile” hanno già passato assai positivamente il battesimo del fuoco dei concerti! -, ma non vediamo l’ora di suonarle e di suonarle tutte!
Avete prodotto il disco grazie al crowdfunding, sorta di azionariato popolare. Come mai così? Siete stati soddisfatti dell’apporto dei fan? … tra i quali, è giusto dirlo, ci sono pure io.
È stata la nostra prima volta, il nostro primo crowdfunding, abbiamo sempre fatto con le nostre forze, eravamo pure un po’ orgogliosi di questo, ma questa volta no, compiuti i trent’anni di carriera, volevamo sentire l’abbraccio delle compagne e dei compagni di questo nostro incredibile viaggio. E la risposta è stata superlativa! Anche per rispetto di ognuno di loro (anzi di voi! Grazie di cuore, è bellissima questa cosa!), ad esempio, non abbiamo fatto uscire il nostro album sulle piattaforme musicali in streaming. È stato anche un piccolo atto rivoluzionario visto che sono ben pochi gli artisti italiani che rinunciano a questo ricatto. Cosa fanno queste piattaforme? Si appropriano della nostra arte in cambio di una visibilità che evidentemente non è sincera, fanno profitto - anche - con la nostra musica che sporcano di pubblicità (sempre e comunque imposte, senza poterne discutere la pertinenza) e non ci danno nulla in cambio, proprio nulla, nemmeno le briciole - virtuali o meno che siano! -. Insomma la rivoluzione si può fare anche così, a piccoli tocchi, morso dopo morso riavremo un mondo più giusto, più pulito, più sostenibile. E anche molto più colorato, come la copertina del nostro album!
Copertina con dei colori che espoldono … di chi è opera? Come è stata scelta?
La grafica è opera di Ivano A. Antonazzo, un vero e proprio Yoyo ad honorem visto che collabora con noi dal 2001 (cominciammo la collaborazione proprio dalla copertina del CD di Sciopero, che infatti compie vent’anni), che è un artista straordinario e poliedrico - oltre alla grafica dell’album, sono suoi gli scatti fotografici e i primi due videoclip - e anche un mio amico fraterno da quando si era ragazzini. Immaginavo qualcosa che sbocciasse, una sarabanda di colori alla maniera dei futuristi, ma con dentro l’energia degli anni ’70, quelli di Pace, Amore e Musica, per intenderci… Beninteso scritti belli maiuscoli! Ivano ha interpretato questo mio desiderio alla sua maniera, con grande soddisfazione nostra e dei nostri fans che hanno apprezzato assai, infatti la prima tiratura di magliette con il disegno della copertina è andata esaurita e abbiamo dovuto ristamparle.
Come presentereste il disco dal vivo? … quando potrete.
Suonando ogni concerto come se fosse sia il primo e sia l’ultimo! Il primo che è caratterizzato da tutta quell’emozione che dopo un attimo si trasforma in energia, quella unica e straordinaria degli esordi. E l’ultimo che, gioco forza, non potrà che essere pieno di consapevolezza e di esperienza, in nome della gioia di condividere la nostra arte e la voglia di futuro, ma tutto proposto con quel brivido di paura che tutto, d’improvviso, possa finire. Avendo provato questa sensazione, da un anno a questa parte, nei tempi tremendi che ci sono toccati e che ci hanno - profondamente -toccato, recentemente, sapremo benissimo interpretare queste due apparentemente contrapposte, sensazioni e trasmetterle alle persone con tutta la nostra passione e il nostro talento. Chi verrà a sentirci prossimamente, quando di nuovo si potrà suonare live, non abbiamo dubbi, si accorgerà della forza che riusciremo a esprimere e gioirà della nostra voglia di condividere, comunicare e offrire, al pubblico, il meglio di noi!
Come è la situazione della musica indipendente oggi? … dopo due lockdown?
La nostra situazione è drammatica, ma era già assai complessa prima del virus e delle successive chiusure, ed era complessa perché ci sono sempre meno spazi per suonare, c’è in genere, poca attenzione. Poca voglia di approfondire. E troppa poco curiosità! Vizi tipici di quest’epoca che illude le persone di sapere già tutto, avendo la possibilità di cercare in tempo reale le risposte nel web. E poi musica, film, concerti, si sa nel web c’è tutto, il web sostituisce tutto, pensano in troppi, ma non è affatto così. E ce ne stiamo accorgendo proprio vivendo queste limitazioni. Ci hanno raccontato che nel web c’era una gran promessa di libertà, ma in realtà si è rivelato, via, via, il tempio della solitudine e della semplificazione. Abbiamo scoperto che è una prigione sempre meno dorata per noi, o meglio solo dorata per chi ci guadagna e per chi ci infetta di cookies, algoritmi, pubblicità e altre oscenità. Questa promessa non mantenuta si riflette nelle attività culturali che prima nascevano dallo studio, e dalle esperienze raccolte sul campo, dallo sfogliare un libro o un giornale, dall’andare ai concerti o agli spettacoli in genere, alle mostre o al lavoro di ricerca e reperimento di materiali, ma soprattutto dal dialogo e dal confronto. Poi si esce meno, questo si sa, lo ripeto, ma accadeva anche prima delle chiusure. Pochi concerti, pochi spettacoli teatrali, poca cultura, pochissimo coraggio nelle scelte di chi organizza (che deve rientrare delle spese , dunque farà scelte men o culturali, più facili e leggere). Si va solo ai grandi eventi, per quelli sì, si spendono denari e ci si muove, forse perché modellati ad hoc nella creta del “must”. La cura? Bisogna creare nuovi spazi dove la musica non sia mescolata a nulla di distraente, luoghi per la musica dove si va solo per la musica, per godersela appieno. Bisogna rovesciare il tavolo del web riappropriandosi delle sue indubbie utilità e mandando a quel paese il business e il profitto di pochi sulla pelle di noi tutti. Bisogna tornare a sogni collettivi a vivere la vita nella sua pienezza, non solo a pezzi, a metà. Non solo in balia del virtuale. La pandemia e i suoi risvolti hanno peggiorato lo stato delle cose, noi artisti siamo stati i più penalizzati - non solo musicanti e musicisti, il nostro pensiero va anche alle piccole compagnie teatrali, agli artisti di strada, ai tecnici e agli operatori -. Si può andare al bar, in un negozio, al ristorante o in supermercato in certe ore della giornata, ma non si possono organizzare e tenere concerti e\o spettacoli, nemmeno di giorno. Bizzarro e assai penalizzante, forse pure ingiusto visto che quest’estate nelle poche settimane della “ripartenza” (per chi? Per i sovvenzionati e i soliti noti sempre quelli, sempre loro in TV) abbiamo dimostrato tutti, dagli organizzatori fino agli artisti, passando per il pubblico, che si potevano tenere spettacoli in totale sicurezza. Ecco, quando si ripartirà per davvero, dovremo costruire sulle macerie di prima e quelle create da chi non ci ha tutelato. Sarà una gran bella sfida, la vinceremo solo se saremo uniti e determinati.
Questa sera in palude un gruppo storico del cantautorato d'alternativa italico, gli Yo Yo Mundi.
RispondiEliminaPaolo Enrico Archetti Maestri, ha raccontato il loro recente disco in questa lunga e importante intervista, dove tra l'altro segnala che La rivoluzione del battito di ali non si trova online, e ne spiega i sacrosanti motivi.
RispondiEliminaVe lo racconto io allora, con la raccomandazione di andare a prenderlo, se vi avrò convinto, perché è un gran bel disco con undici splendidi pezzi.
RispondiEliminaLa mia preferita è VCR, non solo per la presenza di Marino Severini dei Gang, ma per il suo essere inno. VCR vuol dire Valle Che Resiste, ed è un grande inno rock cantautorale dedicato alla Val di Susa, secondo me..di quelle canzoni che restano, di quelle canzoni che faranno in tanti e diventerà un classico.
RispondiEliminaMa il disco di YYM è pieno di pezzi memorabili, dalla poetica Dovunque si nasconda che apre il disco a Spaesamento, canzone d'amore senza rime baciate, canzone sull'importanza della memoria... con archi in evidenza e qualcosa di elettronico.
RispondiEliminaUn pezzo poi che mi ha preso molto, per vari motivi è Il paradiso degli acini d'uva, pezzo d'omaggio al vino, che fa venire in mente quell'altro pezzo famoso dedicato al nettare di Bacco da Pietro Ciampi, e che iscrive questa canzone nel cantautorato classico.
RispondiEliminaNotevole anche Il silenzio che si sente, rock d'autore con molte parole, molti suoni, grandi vibrazioni ... è il sax magico di Maurizio Camardi, che non posso esimermi di citare...
RispondiEliminaMa perché non citare anche Lettera alla notte? Altro pezzo centrale, altro rock d'autore con forti buone vibrazioni ...
RispondiEliminaIn definitiva un album con undici canzoni così: canzoni di ecologia per mente e corpo. Parola d'Alligatore.
RispondiEliminaSe non sbaglio sono di Acqui Terme a pochi chilometri da Genova al confine fra Liguria e Piemonte e sono sicuro di averli visti in qualche concerto genovese all'inizio degli anni '90. Li avevo persi di vista ma la proposta che hai segnalato me la marco perché andrò a visitare i link che hai dato.
RispondiEliminaUn salutone
Sì, sono loro, i mitici Yo Yo Mundi di Acqui Terme, in giro ormaida trent'anni, sempre con la loro poetica di rivoluzione gentile, del battito di ciglia. Vai ai link e approfondisci ancora quanto vuoi ...
RispondiEliminaGli Yo Yo!!! Pensa un po', cercherò il loro CD, sono bravi e la voce di Paolo Enrico mi ha sempre dato ottimismo.
RispondiEliminaAh poi ci sono pure loro nella raccolta Vennero due gendarmi...
RispondiEliminaOrgoglioso di aver contribuito alla realizzazione, una goccia... ma di cuore
RispondiElimina@Enri1968
RispondiEliminaVero, vero, la voce di Paolo Enrico è una carica di ottimismo e felicità unica nel panorama italico. Mi fa piacere sia anche in Vennero due gendarmi.... Motivo in più per prendere anche quel disco.
@Luca Necciai
Bravo, bravo, avere aderito al crowfunding di questo disco ti fa onore.
interessantissimo, da un po' che li sento nominare, è proprio il momento di approfondire. Non posso rimandare ancora 😬
RispondiEliminaCarinissima l'intervista
@Alberto
RispondiEliminaGrazie per "carinissima l'intervista" (merito di chi ha risposto, in buona parte), e sul fatto che sia arrivato il momento di approfondire, direi che sì, è ora, non puoi rimandare ancora 😬. Inizia da questo, e poi ...
Visti anche dal vivo e piaciuti molto. Nei prossimi giorni ascolterò qualcosa di questo nuovo lavoro.
RispondiEliminaImmaginavo, immaginavo ... ti piacerà anche questo nuovo lavoro.
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