NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE RAP
DOVE ASCOLTARLO Spotify, Youtube, ITunes,Amazon Music, Tidal
LABEL Glory Hole Records
PARTICOLARITA’ L’album risente delle influenze musicali più diverse, dal reggae alla bossa nova, dalla musica elettronica alle sonorità Lo-Fi
CITTA’ Roma
DATA DI USCITA 15 Gennaio 2021
L’INTERIVSTA
Come è nato Saudade?
Saudade è un disco registrato tra le quattro mura di casa, all’ultimo piano di un palazzo di Ostia Lido. La pandemia ci ha chiusi dentro, o ha chiuso il mondo fuori, dipende dai punti di vista, ed è in questo spazio ristretto che noi tre ci siamo trovati, abitando nello stesso condominio. Per continuare a sentirci vivi ci siamo stretti gli uni agli altri, e ci siamo raccontati in musica i ricordi.
Come mai questo titolo? Musica brasiliana?
Questo album racchiude le nostre storie, e le affianca a storie d’altri. La musica e la cultura brasiliana hanno sicuramente influenzato le nostre composizioni, e così hanno fatto anche moltissime altre sonorità che amiamo e che ci hanno cresciuti. Amiamo i diversi ritmi del mondo, e ciò ci ha spinto a sperimentare, a esplorare, ad accettare ciò che non conoscevamo. Saudade è una parola che senza sforzo descrive questo nostro tempo: una nostalgia distesa, avvolgente, che ci lascia immergere nei nostri ricordi più dolci.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Dobbiamo fare un po’ di passi indietro e tornare a quando la Pandemia era solo il titolo di un film horror. Dario e Giulio già da un anno lavoravano a un progetto musicale dalle sonorità prevalentemente hip-hop. Premessa: noi tre abitiamo nello stesso palazzo, ci divide solo il monotono su e giù dell’ascensore. Durante il primo lockdown ci siamo ritrovati a condividere la stessa aria, gli stessi pensieri e lo stesso cibo. Ci siamo raccontati, ci siamo ascoltati e consigliati. In questo momento di chiusura forzata, Chiara ha iniziato timidamente ad affacciarsi al microfono registrando alcuni ritornelli. Riascoltando i brani ci siamo resi conto che l’unione delle voci di Dario e Chiara magicamente combaciavano in un suono tondo, piacevole e rassicurante. Durante l’estate abbiamo tentato l’approccio a un’etichetta discografica che ritenevamo sposasse i nostri principi: la Glory Hole Records. Nei mesi successivi all’invio del nostro demo abbiamo atteso, e il 16 luglio in seguito ad una risposta positiva da parte dello staff abbiamo iniziato ufficialmente il nostro percorso.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Al termine del primo lockdown siamo potuti finalmente tornare sulla spiaggia che amiamo, e impazienti ci siamo tuffati beandoci del mare e delle onde, nonostante le temperature fossero ancora un po’ proibitive… E’ stato in questa gioia liberatoria che è nato il brano più luminoso dell’album: Meta. Tutto questo romanticismo non ha impedito a Chiara di procurarsi un’otite che l'ha accompagnata per tutto il mese successivo. Vabbè, ne è valsa la pena dai.
Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
L’empatia è sicuramente il filo conduttore dei nostri brani, le emozioni degli altri sono ciò che di più immenso possiamo percepire. Basta semplicemente accogliere.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco?
Bakarak è sicuramente un brano all’interno del quale sono stati riposti ricordi delicati ed emozioni intense, speriamo che gli ascoltatori se ne prenderanno cura.
Costa Nova ci rende fieri dal punto di vista della composizione musicale, e forse il brano che percepiamo come più completo. Quarantena invece è il brano dedicato ai nostri affetti, e come tale ci siamo incredibilmente affezionati.
A livello produttivo chi vi ha aiutati di più? Chi citare dietro le quinte di Saudade? Prima o dopo…
Giulio è il compositore dei brani. È lui che si occupa della composizione musicale partendo, il più delle volte, da un tappeto di batteria, ed evolvendo man mano la composizione aggiungendo anche suoni più organici, ripresi col registratore portatile dall’ambiente circostante. Possiamo e dobbiamo sicuramente citare Luca Gaigher, autore delle linee di basso nel brano Meta.
Copertina molto bella, che colpisce… sembra la locandina di un film di Ken Loach, con voi tre poggiati su di una mitica R4 rossa. Come è nata? Chi è l’autore?
Era già da un po’ di tempo che ci guardavamo attorno cercando la persona giusta per questo lavoro. Un giorno scrollando Instagram siamo rimasti incollati a delle immagini che ritraevano Ostia in un modo marziano, fuori contesto, mistica e meravigliosa. Era opera di Luca Fantozzi, artista grafico di Ostia per l’appunto. Lo abbiamo subito contattato e dopo pochi giorni eravamo seduti al bar a parlare della copertina di Saudade. È bastata una settimana per ricevere una sua chiamata che ci annunciava le bozze. Ne aveva preparate tre, ma la prima fu quella che mise d’accordo tutti, dal primo sguardo. Ritraeva un paesaggio rossastro, il palo di un telegrafo non ben assestato, e al centro stilizzati tre omini intorno ad una vecchia automobile trovata su Internet.
Giustificò la sua scelta spiegandoci che effettivamente noi partivamo per un viaggio in mezzo al nulla di cui davvero non conoscevamo la destinazione. Luca ci fece solo una Richiesta: “ragazzi questa foto vorrei scattarla con voi, abbiamo bisogno di una bella macchina”. È stato stranamente facilissimo, lo zio di Chiara, Zio Alessandro, amatore di macchine d’epoca possedeva una fiammante rossa Renault 4.
Il gioco era fatto, mancava solo una nostra richiesta da fare a Luca: “Luca noi vorremmo un orizzonte delineato dal mare…”
Ecco che arrivò anche il mare.
Se fosse possibile, come presentereste il disco dal vivo?
Sicuramente ci piacerebbe unire i nostri mondi: Dario e Giulio sono musicisti, vengono da un passato underground, hip hop. Chiara viene dal teatro. Ecco, l’incontro della musica e del teatro è quello che ci piacerebbe presentare Live. Ci sono diversi brani che si prestano a una, passateci il termine, “regia teatrale”. Non vogliamo spoilerare altro…
Tra un lockdown e l’altro, come se la passa la musica indipendente oggi?
Dovessimo rispondere con poche parole potremmo dire: nota dolente. La musica solitamente è per noi curativa, ci unisce, ci informa e ci mantiene vivi, specialmente se parliamo di musica suonata dal vivo, vissuta. Durante questo periodo stiamo vivendo questa nostra musica in una dimensione virtuale, e naturalmente questo è un compromesso difficile da accettare. La musica indipendente al giorno d’oggi sta sicuramente contribuendo alla sopravvivenze interiore di ognuno di noi, offrendo composizioni intime e autentiche, e in questi giorni di vuoto abbiamo bisogno di questo. Speriamo di cuore che si possa tornare presto ad ascoltare musica dal vivo, con le giuste accortezze e precauzioni.
Prima volta in palude per gli Oremeta, con un disco particolare, tra rap e musica brasiliana, malinconico e a tratti duro.
RispondiEliminaLa cosa che mi ha colpito, prima della musica, prima delle parole, è stata la copertina del disco, con i tre Oremèta (non dimentichiamo l'accento) poggiati davanti a una R4, la mia auto di quando ero un ragazzo.
RispondiEliminaChe sia un'auto d'epoca, come dicono i tre nell'intervista, ma fa impressione un po' (la mia prima auto è considerata un pezzo da museo, accipicchia).
RispondiEliminaMa poi l'ho anche ascoltato, e le canzoni, le dieci canzoni di Saudade confermano quello che di buono avevo immaginato...
RispondiEliminaDall'iniziale Bakarak, pezzo rap classico, con melodia epica e tante parole per raccontare la storia dura d'immigrazione, al finale Costa Nova, pezzo brasileiro cantato a due voci (e anche portoghese), ottimista, allegro, forse il più ottimista e allegro del mazzo.
RispondiEliminaBella anche Quarantena, di stringente attualità: si apre con il dialogo nipote/nonna che parlano di queste costrizioni del lockdown, si passa poi ad una canzone ancora a due voci, semplice e intensa. Bello anche il doppio video che contiene questa e Costa Nova.
RispondiEliminaMa è molto bella anche la title-track, rap, ovviamente dai suoni carioca, con una struggente armonica a bocca e un buon ritmo.
RispondiEliminaMa è tutto un disco da ascoltare...tipo Pangea, storia di razze che si incontrano tra fiato e fiati, oppure Passaporto, che cita Galeano mantendo il ritmo alto.
RispondiEliminaInsomma un disco che ha tenuto alto il nome della mitica R4, mantenendo ciò che ha promesso. Bravi Oremèta, buona la prima.
RispondiEliminaLa foto di copertina è bellissima.
RispondiEliminaL'intervista piacevole. Qualcosa di buono questo locdaun lo porterà.
Bisognerà forse cercarlo
Sì Alberto, concordo: copertina stupenda, belle risposte alle mie domande, e come hai ben notato, questo disco è figlio del primo locdaun. Un bellissimo figlio, come altri che ho raccontato qui. In effetti, è stato un periodo fecondo, per molti artisti: avere tempo e stare isolati (o in tre) aiuta a creare. Ridurre le ore di lavoro, e dare tempo a tutti di essere creativi, potrebbe essere una proposta per l'immediato futuro.
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