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lunedì 14 dicembre 2020

In palude con Ugo Fagioli

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE Pop / Blues / Alternative

DOVE ASCOLTARLO Spotify e in tutti i digital store

LABEL Muki Edizioni

PARTICOLARITA’

Un disco sincero, senza colpi di scena. Senza il singolo da radio.

È il racconto di una storia d’amore realmente accaduta.

Oltre all’album è stata realizzata una webserie fatta di nove episodi, che sono le nove canzoni del disco.

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CITTA’ Cesena

DATA DI USCITA 4 dicembre 2020

L’INTERVISTA

Come è nato Respira?

Respira è nato 3 anni fa, dopo una storia d’amore finita.

Il disco è stato scritto in due mesi, racconta tutto quello che è successo: dalle emozioni alle paure che avevo durante quel periodo così difficile. È nato per l’urgenza di curarmi dalle ferite e scrivendolo sono riuscito ad analizzare me stesso, per poter di nuovo tornare a vivere.

Perché questo titolo? Legato all’attualità sanitaria? …

All’inizio si doveva chiamare Pelle perché lo avevo scritto sulla mia pelle.

Un pomeriggio di due anni fa ero in centro a Bologna e ho notato un murales su cui c’era una scritta: RESPIRA. Mi è venuto da respirare profondamente in modo inconscio ed è stata una sensazione bellissima. Come quando ho finito di scrivere il disco.

Ho deciso che il titolo dell’album sarebbe stato quello.

Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Nei due mesi passati in studio ho scritto su un quaderno pagine di pensieri e cose che mi erano successe. Senza pensare a scrivere canzoni. Una mia amica ha letto questo quaderno e mi ha detto: “Ugo, ma sai suonare, perché non crei delle canzoni con queste parole?”

All'inizio non ero convinto, perché con i miei precedenti progetti ho sempre scritto in inglese.
Ma mi sono lasciato sedurre dall'idea di usare la musica per sfogare tutto quanto.

Ho realizzato i provini e le prime produzioni che mi sono piaciute tantissimo. Li ho fatti ascoltare ad amici fidati per capire se anche loro provavano quello che provavo io. I feedback sono stati positivi e mi ha colpito molto il fatto che ognuno mi associava a qualche cantautore famoso. Solo che erano tutti artisti diversi! Dopo poco tempo, sono andato in studio a registrare il disco completo.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Respira?

Ce ne sono tanti, ma uno su tutti è stato quando ho fatto ascoltare la prima volta le preproduzioni ad Andrea Cola, colui che si è occupato del mixing del disco. Alla fine dell’ascolto mi fa: “Ugo, non ho niente da dire sulla produzione, questo disco è solo da registrare!”. Mi sono sentito orgoglioso di tutto il lavoro che avevo fatto e non vedevo l’ora di iniziare.

Se Respira fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Respira racconta una storia realmente accaduta. Non so se è un concept o no, ma quello che volevo raccontare è una storia che è fatta di tante sfumature dell’amore infranto.

La rabbia, la delusione, l’apatia e il rendersi conto che tutto quello che è successo ti ha portato a qualcosa. La parte difficile è capire cosa. Per quanto mi riguarda mi ha portato ad una crescita personale e professionale che mai avrei raggiunto senza aver vissuto una storia simile. L’amore è un sentimento che ha talmente tanta forza da distruggerti o fortificarti completamente. Ciò che conta è capire che se non si sta bene con sé stessi, non si può ricominciare a vivere una relazione con altre persone. Perché ti porteresti dietro tutte le insicurezze e le paure che c’erano prima. Questo disco mi avrebbe fatto comodo in quel periodo dove stavo male, perché ascoltare una voce che capisce quello che stai passando è un aiuto immenso per superare i momenti di solitudine e sconforto che la vita ti può presentare.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piacerebbe di più fare live?

Il mio brano preferito è Solitario perché è la descrizione di ciò che sono.

È un brano ambiguo, che parte con un ritmo tribale che si protrae per tutto il pezzo. Le parole sono la descrizione che hanno fatto i miei amici su di me. Durante i concerti adoro eseguirlo, perché con la band diventa un mix di psichedelia e potenza allo stato puro.

A livello produttivo chi citare?

Ho scritto questo disco completamente da solo. Sia le parti musicali, sia i testi. Ho voluto metterci la faccia in tutto e per tutto, sentivo il bisogno di liberarmi di tutte le cose che avevo da dire. Devo però ringraziare tutti i musicisti che hanno partecipato alle registrazioni: Nicole Davòli, Massimo Costa, Lorenzo Lucchi, Francesco Lucchi e Giuseppe Bonomo. Ringrazio Andrea Cola dello Stonebridge Studio e Giovanni Versari de La Maestà Mastering Studio.

Come è nata questa copertina? … semplice e diretta in linea con il titolo.

La foto della copertina è stata scattata dal fotografo Maicolscrittocomesilegge a gennaio 2019. All’inizio avevo scelto un’altra copertina, ma dopo la pandemia ho capito che una foto scattata quasi due anni prima, dove mi coprivo la faccia con un braccio, avrebbe avuto un grande impatto visivo ed emotivo.

La musica indipendente ai tempi della pandemia… come se la passa?

Purtroppo la vedo sprofondare inesorabilmente.

Lo streaming ha completamente ucciso il mercato della discografia.

Infatti i guadagni che arrivano con gli stream sono irrisori rispetto alle spese per le registrazioni, lo studio, la preparazione, il master, le stampe.

Prima della pandemia l’unico guadagno erano i concerti. Fermando la musica live, si è fermata l’unica fonte principale di guadagno dei musicisti. Indipendenti o meno, tutta la musica si è fermata e questo è quello che fa più male. Speriamo che la gente non si disabitui ad andare ai concerti e a supportare i musicisti perché sarebbe la fine.

La cosa che mi manca di più è tornare presto a sudare insieme ad un concerto.

Come presenteresti dal vivo il disco, se fosse possibile?

Durante quest’estate ho preparato il concerto di presentazione del disco con la band al completo. La cosa che mi manca di più è suonare con loro. Un sogno sarebbe quello di presentare il disco con una scenografia e un proiettore dietro il palco. Mi piacerebbe infatti, proiettare la serie che abbiamo realizzato dilatando tantissimo i brani e rendendoli psichedelici suonandoci sopra live. Il disco è un viaggio di due mesi di paure, ma è anche una rinascita dal dolore, mi piacerebbe trasmettere questo sul palco.


10 commenti:

  1. Un vero piacere ospitare in palude Ugo Fagioli con questo disco, che è qualcosa di più di un disco... una web-serie, possiamo definirla, visto che ogni canzone è stata presentata con un video a partire da ottobre sul canale yotube di Fagioli.

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  2. E poi la tematica, desolante, quella della fine di un amore, con i fatti, le conseguenze, psicologiche, trasformate in musica. Grande musica.

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  3. In ogni pezzo senti cosa vuole dire, tra l'ironico e lo scazzato. Difficile scinderlo quindi in singoli brani, anche se non impossibile.

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  4. Tra le mie preferite c'è sicuramente il pezzo che apre il disco Rivoluzionari, ma con calma: politico-poetico, musicalmente maestoso. Direi un bel modo di presentarsi, e non so perché, ma mi ricorda gli Afterhours.

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  5. Ma anche il pezzo che viene dopo, Pensare al futuro non è male: qui mi suona più Tenco. Un voce/chitarra/organo e giochi di elettronica soft.

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  6. Ecco le due anime del disco, che si ripresentano altre volte. Come in Dimenticare, pezzo crudo, diretto ... un malinconico voce/chitarra e poi ritmo, organo, effetti ... per trasformarsi alla fine in un pezzo coraggiosamente dance. Tutto il resto è discodance, cantava l'Avvocato, ma non vorrei mettere troppi nomi (magari fuorvianti).

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  7. A tratti mi ricorda pure Bennato (Edoardo, of course), tipo nel chitarra/voce e tanto ritmo Il tempo, o nel folkeggiante e sbarazzino La fine di tutto, che chiude in modo psichedelico e con un ritmo che sale il disco...

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  8. Ottimo disco, senti l'urgenza, le parole sono pesate/pensate e la musica, a tratti maestosa, viene dal cuore...

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