NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Electro Folk/dream pop/alternative rock
DOVE ASCOLTARLO Apple Music/ ITunes/Spotify
LABEL INCADENZA
PARTICOLARITA’ Influenze folk americane e celtiche con produzione elettronica e dream pop
CITTA’ Genova
DATA DI USCITA 01/12/2020
L’INTERVISTA
Come è nato Tornado?
Tornado è nato in una fase della mia vita complicata in cui avevo la necessità di chiudere determinate porte, di far pulizia ma per fare questo ho dovuto attraversare le difficoltà, passarci in mezzo. Quello che accade dopo il tornado è una sensazione di pace e di ripartenza. Con una nuova energia.
Perché questo titolo?
Metto molta energia in questo pezzo sia nell’esecuzione che emotivamente per ciò che rappresenta. Il Tornado che arriva annunciandosi con il vento forte è sinonimo di qualche cosa che spazza via, che distrugge. Ma nel mio caso distrugge per poter ricostruire e meglio di prima.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
L’album è partito da Tornado. Stilisticamente Tornado è uno dei pezzi più folk/rock del disco e quindi se vogliamo “vecchia maniera”. Proseguendo con la stesura degli altri sette brani, raccontando di sogni, visioni dalle atmosfere magiche, notturne, avvolte spesso da una coltre di nebbia, ho quasi sempre iniziato la stesura dei brani da tracce di voce e chitarra importando poi i lavori in GarageBand. Dunque, diversamente dal processo con cui nacque Ruins of memories (mio primo disco 2016) in Tornado mi sono dedicata alla pre-produzione, elaborando diversi suoni che oggi possiamo ascoltare nel disco.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Tornado?
Ricordo un pomeriggio durante le registrazioni di Lord of Misrule, insieme al mio produttore Mattia Cominotto. Ero determinata ad inserire un certo suono quasi disturbante all’interno del brano, lieve ma costante. Non poteva però essere riprodotto dalle macchine doveva essere qualche cosa di “naturale” che suonasse come un cigolio, uno scricchiolio di un dondolo ad esempio. Non possedendo ahimè un dondolo ci siamo inventati un modo per arrivare a quel suono adoperando un vecchio sgabello regolabile di legno. Abbiamo passato una mezz’ora buona a ruotare lo sgabello prima di ottenere l’effetto sperato.
Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori?
Direi un turbinio di emozioni di sensazioni e di sapori in un vortice di malinconia e grinta, alla ricerca di una pace interiore difficile da raggiungere ma possibile.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … che ti piacerà di più fare live?
Tutti i pezzi hanno qualcosa che mi divertirà molto eseguire live e comunque rappresentano tutti una parte di me, anche se alcuni molto diversi tra loro. Io direi che uno dei miei preferiti però è Hollow Town per le sonorità quasi Twin Peaksiane e poi Tornado e Nothing at all.
Il disco è prodotto da Incandenza. Come mai con questa label? Come l’hai incontrata?
INCADENZA non nasce come etichetta discografica ma come associazione che si occupa di organizzare e promuovere concerti ed eventi musicali all’interno dello scenario della musica indipendente internazionale. Hanno portato in Italia e più specificatamente a Genova artisti del calibro di Micah P. Hinson, Robin Hitchcock, Massimo Volume e tanti altri. Inoltre con loro ho un rapporto diretto dal momento che sono quattro ragazzi genovesi e cari amici. Posso inoltre gestire liberamente, senza obblighi particolari la composizione e la scrittura dei brani pur ricevendo massimo supporto da parte loro.
Molto bella la copertina, con questo dipinto di un bianco glaciale. Cosa è? Chi l’ha fatto?
La copertina del disco è un dipinto realizzato appositamente dall’artista Jemma Powell (moglie di Jack Savoretti). L’Artwork di Jemma evoca uno stato di turbamento interiore con uno squarcio di luce che rappresenta sia l’inizio sia la fine del tornado.
Difficile pensare a dei live in questo periodo, ma volendo essere ottimisti, come presenterai questo disco? Formazione, luoghi ecc.
Avevamo una data confermata fino ad un mese fa, fissata per il 3 dicembre, naturalmente viste le nuove restrizioni abbiamo dovuto annullare. Non penso che nel mese di dicembre ci sarà la possibilità di esibirci ma la band ed io siamo al lavoro per poter presentare il nostro live il prima possibile.
Altro da dichiarare?
Al momento sto lavorando su alcuni nuovi brani arrangiati da un nuovo bravissimo produttore italiano che ha curato diversi progetti di diversi artisti affermati.
Il tutto naturalmente in collaborazione ancora una volta con Mattia Cominotto...ma per adesso non posso svelare di più.
Questa notte in palude Charlie Risso, cantautrice genovese cosmopolita al secondo disco (il primo, Ruins of Memories firmato come Charlie lo incensai su questo blog alla sua uscita nel 2017, affascinato da questa giovane voce della quale sapevo ben poco.
RispondiEliminaMi fa quindi molto piacere ospitarla qui per il suo secondo disco Tornado.
RispondiEliminaRispetto al precedente, che era folk-rock, questo è più un rock dream-pop, ma sempre con un'anima folk... senza tempo, direi molto morriconiana dalle forti suggestioni cinematografiche questo Tornado.
RispondiEliminaOtto brani per circa trenta minuti di musica densa, sognante, che prende come una droga ... e poi vuoi subito riascolarla.
RispondiEliminaPreferiti? Direi tutti e otto, è veramente impossibile dirne uno rispetto a un altro, ma ci provo.
RispondiEliminaLa title-track (guardate che video), affascinante e tuonante. Se la sentiva Tarantino la metteva nel suo ultimo film (ma potrebbe metterla nel prossimo). Magica, epica, morriconiana folk-rock senza tempo.
RispondiEliminaCome è filmica e senza tempo Nothing At All (questa la consiglio a David Lynch). Misteriosa/tenebrosa, rock fino al midollo, non sarebbe sfigurata manco un pelo nel fumoso bar di Twin Peaks seconda serie.
RispondiEliminaHollow Town è un chitarra/voce molto folk-rock stile Joan Baez. Magari non è la stessa voce, ma le stesse buone vibrazioni sottolineate da archi folk che rimandano all'esordio della Risso.
RispondiEliminaE che dire di Crossroads? ... titolo che gronda mito rock-blues, è invece un potente dream-pop con il basso gran protagonista e un sapiente quanto nostalgico uso dell'elettronica.
RispondiEliminaNe ho dette solo quattro, ma avrei potuto citare anche le atre quattro, incensando questa ragazza di Genova che andrà molto lontanto.
RispondiEliminaAscoltatemi: ascoltatela!
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