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giovedì 11 giugno 2020

In palude con Mother Island

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE 60s, surf, psychedelic
DOVE ASCOLTARLO in auto, attraversando il Big Sur (...su spotify)
LABEL Go Down Records
PARTICOLARITA’
CITTA’ Vicenza
DATA DI USCITA 22 maggio 2020
L’INTERVISTA
Come è nato Motel Rooms?
Motel Rooms è andato sviluppandosi nell’arco di un paio d’anni: il primissimo accenno del disco è nato da un giro di chitarra che ho scritto mentre mi trovavo in studio per le registrazioni di Wet Moon, durante una notte in cui rimasi da solo all’Outside Inside per poter riprendere la mattina dopo; la chiusura degli ultimi dettagli invece è avvenuta appena prima di iniziare il nostro tour lungo la West Coast, Anita ha aggiustato i testi mentre eravamo a Los Angeles.
Come mai questo titolo?

Il titolo vuole essere un tributo proprio ai giorni trascorsi lungo la 5 o la 101 degli Stati Uniti: è stata l’occasione per testare il disco prima di entrare in studio il mese successivo per registrarlo. Per noi è stato importante poterlo fare sul quel suolo, davanti a quel pubblico.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

C’era chiaramente un’idea iniziale, una sorta di goal che ci eravamo messi in testa di raggiungere a livello di sonorità; volevamo concentrarci di più su alcuni dettagli, sugli arrangiamenti, con una forte impronta tipica di certo surf degli anni ’60. Da lì alla realizzazione vera e propria del disco sono successe molte cose ed è trascorso un bel po’ di tempo, sicuramente più del previsto, Motel Rooms è il risultato di tutto questo. È stato un processo lungo, abbiamo investito molte energie per mettere insieme questo disco e per una parte piuttosto considerevole abbiamo dovuto dividerci tra la stesura del disco e la promozione di quello precedente, è una cosa che può sembrare scontata ma un lavoro del genere richiede davvero molto.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Non mi viene in mente un episodio in particolare, posso però dirti che la lavorazione del disco è stata costellata da una serie di ‘prime volte’ che l’ha resa in qualche modo speciale. Matt aveva da poco trasferito l’Outside Inside Studio in un casolare immerso nel verde, sulle colline del Montello. Abbiamo finalmente potuto lavorare all’interno di un contesto che per anni avevamo solo immaginato.
Se  fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Non direi che dietro a Motel Rooms vi sia un concept anche se nei testi di Anita c'è qualche ritorno tematico: in più episodi è possibile rintracciare una sorta di dualismo concettuale, un gioco al richiamo di temi crepuscolari (Eyes Of Shadow, Demons, Lustful Lovers) e di luminosità (And We're Shining, Summer Glow, Till The Morning Comes). Detto ciò, il disco non nasce come concept album, probabilmente l’aver scritto i testi in un determinato periodo l’ha portata spontaneamente ad avvalersi di un certo simbolismo legato a quel suo personale periodo.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di Motel Rooms ? … che vi piace di più fare live?

Alcuni dei pezzi a cui siamo molto legati e che ci diverte suonare dal vivo sono Eyes of Shadow e And We’re Shining. Entrambi fanno parte dei tre singoli in uscita digitale prima del 22 maggio, assieme a Till The Morning Comes. La scelta è ricaduta su questi brani perché secondo noi riassumono al meglio ciò che volevamo si respirasse ascoltando Motel Rooms.
La mitica Go Down Records a produrre? Come mai con loro?

Quella di Go Down Records è una realtà che conosciamo da molto tempo, che è sempre stata molto presente nel nostro territorio. Lavoriamo assieme a loro fin dalla nostra prima uscita, han sempre creduto nel progetto e sappiamo di poter sempre trovare in Max una voce disponibile, rispettosa (sia a livello umano che artistico) che ha costruito la sua esperienza in anni di lavoro nelle polverose retrovie dell’underground italiano (e non solo).
Copertina molto semplice e diretta, geometrica direi …. Come è nata? Chi l’autore?

L’autore della copertina è Julian Montague, artista newyorkese che ci ha colpito per il forte impatto delle sue opere e per il suo amore verso il design anni ’60-’70. Il processo di realizzazione è stato molto fluido, non c’è mai stato un intoppo nelle comunicazioni tra di noi. È un lavoro molto diverso dai nostri standard, avevamo bisogno di questo, sentivamo la necessità di portare un po’ di freschezza anche all’interno del nostro immaginario.
Come presentate dal vivo il disco?

Dovevamo presentare il disco a fine maggio al CSC, uno storico locale della zona con cui amiamo collaborare. Stavamo “costruendo” la serata e non vedevamo l’ora di pubblicizzare l’evento, non sveliamo nulla al momento, sappiamo che passerà del tempo prima che la situazione torni alla normalità ma appena sarà possibile vogliamo comunque avere l’occasione di ‘tagliare il nastro’, anche se il disco sarà già uscito da mesi.
Altro da dichiarare?

Nothing to declare - grazie Diego per aver voluto parlare di Motel Rooms!

11 commenti:

  1. Un disco del quale mi sono innamorato fin dal primo ascolto Motel Rooms dei vicentini Mother Island, tanto da volerli ospitare assolutamente in palude.

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  2. Musica senza tempo la loro, pura psichedelia surfeggiante anni '60, per un altro pregiato prodotto di casa Go Down Records. I Mother Island sono una band nata e cresciuta con questa mitica etichetta, che continua a puntare su di loro, giustamente ...

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  3. Difficile dire un pezzo rispetto ad un altro... difficile, molto difficile perché questo vinile (5 pezzi per lato), ha 10 potenziali singoli. Inutile girarci intorno 🌎.

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  4. Till The Morning Comes? Pezzo languido da ballare in modo originale, come fosse un film di Tarantino.

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  5. We All Seem To Fall To Pieces Alone? Altra perla filmica, struggente e crepuscolare, morriconiana decisamente da spaghetti-western ... fiati suggestivi, organo pure.

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  6. Demons? Inizio del lato B decisamente pompante, molto Jefferson Airplane (chitarre in primo piano, gran ritmo, cantato potente).

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  7. Ma stesse belle cose vi potrei dire per Deade Rat, o il finale dilatato/dilatante del disco, Lustful Lovers, sei minuti e rotti che colpiscono al cuore.

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  8. ... e ovviamente fanno venire voglia di riprendere in mano questo vinile e farlo partire ancora.

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  9. Grandi Mother Island, una qualsiasi loro canzone poteva finire nell'ultimo film di Tarantino, ma non è detto che il buon Quentin decida di prenderla per uno dei suoi prossimi cult.

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  10. Grazie per questa scoperta vicentina. Un territorio che riserva piacevoli sorprese quando sembra non ci siano speranze.

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  11. Mi fa piacere che lo noti Berica, spesso tendo a ospitare gruppi non della nostra regione, perché mi piace rappresentare più possibile tutta l'Italia, da Bolzano a Palermo, da Torino a Cagliari, Firenze, Bologna, Udine e Lecce ... centro, sud, nord, est e ovest e ovviamente le isole, alle quali sono molto attaccato, musicalmente e sentimentalmente... Credo di esserci riuscito tra le migliaia di gruppi qui ospitati. Però, se trovo band della mia città o regione valide, ovviamente mi piace ospitarle. Come in questo caso 🎸.

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