NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE – Elettronica – mash-up –
canzone d’autore
DOVE ASCOLTARLO – consuete
piattaforme online, tipo spotify + CD edizione speciale 250 copie numerate con packaging
realizzato a mano
LABEL Riff Records
PARTICOLARITA’ Arte contemporanea in musica
CITTA’ Milano
L’INTERVISTA
Come è nato La prosecuzione della poesia con altri mezzi?
Non ricordo che ci sia stato un momento preciso, una
scintilla da cui è nata l'idea. Posso dire che è il frutto della
stratificazione di più elementi: tra questi sicuramente l'esperienza di Canzoni Invisibili, il progetto sviluppato insieme
a Lagash e a Moleskine, ha aperto la strada ad una progettualità legata
all'inclusione di molti e diversi soggetti artistici e delle loro sensibilità.
Un'altra fonte di ispirazione che ha sedimentato e si è insediata nel mio
immaginario influenzando in qualche modo la costruzione del progetto credo sia
stato il lavoro di Sophie Calle Prenez soin
de vous, ma non
saprei dire esattamente in che modo. Una volta nata l'idea di lavorare sulla
chiamata rivolta a tanti artisti e al mash-up dei contributi, le idee si sono
chiarite e definite pian piano, tante volte con attraverso lunghe chiacchierate
e condivisioni con gli artisti che - dovendo spiegare a loro - sono servite
prima di tutto a chiarire le idee a me stesso.
Perché un titolo citazione? … parafrasi di quella frase …
Il titolo è una variazione della
celebre frase di Karl von Clausewitz, lo statista prussiano, che aveva definito
la guerra come “la prosecuzione della politica con altri mezzi”. Quando ci ho
pensato mi è sembrato un titolo allo stesso tempo molto bello e anche
significativo perché ha a che fare con l’aver scelto la psicanalisi come tema
per i testi. Potremmo dire: la psicanalisi come nuova forma di poesia.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
La genesi del disco è stata una grande
incognita. Per come era pensato, con la totale libertà data agli artisti sul
tipo di contributo da portare al progetto, poteva benissimo accadere che non ne
venisse fuori niente! Nessuno di loro sapeva nulla di cosa avrebbero fatto gli
altri, pensa per esempio alla necessità di adattare delle parti cantate del
tutto liberamente con dei loop completamente estranei… Una delle regole che mi
ero dato era quella di non toccare i contributi pervenuti dal punto di vista di
tonalità, bpm,ecc. Un altro aspetto del tutto particolare è il fatto che
proponendo a tutti gli interpreti cinque brevi testi tra cui scegliere, non era
esclusa la possibilità che tutti scegliessero lo stesso testo! Di fatto alla
fine ci sono due versioni di Orfeo, quattro di Desiderio IV, quattro della Prosecuzione e tutto questo
rende bene l’idea di come sensibilità diverse abbiano letto diversamente lo
stesso input. Fra i testi ci sono Desiderio I e Desiderio IV perché in origine
avevo scritto anche Desiderio II e III che poi ho scartato.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di La prosecuzione della poesia con altri mezzi?
In generale la disponibilità e
l’entusiasmo di tutti quelli che ho chiamato a partecipare, la capacità e la
sensibilità da parte di tutti nel cogliere il senso del progetto, l’umiltà e la
disponibilità nel mettersi a disposizione… più che episodi citerei alcuni
dettagli, per esempio Cesare Malfatti che mi ha mandato un groove registrato al
Mart di Rovereto con gli Intonarumori di Russolo oppure il soundscape di
Alessandra Bossa ispirato dal Cretto di Burri.
Come sono stati scelti i musicisti? C’è qualcuno che avresti voluto, ma non
c’è?
I musicisti sono stati scelti in base alla stima
personale, molti li conoscevo personalmente, altri ho provato a contattarli
perché apprezzavo i loro lavori. Alla fine sono state pochissime le defezioni,
sempre per motivi legati agli impegni personali e alle tempistiche. Io ho
chiarito da subito che in nessun caso poteva esserci la pretesa che questo
lavoro avesse priorità sugli altri impegni. Un altro paletto era il fatto che
la relazione venisse prima di tutto perciò sarebbero stati esclusi contributi
che in qualche modo potessero generare attriti o dissidi. E’ stata una fortuna
e un privilegio poter far convivere in uno stesso progetto i musicisti della mia
generazione con quelli più giovani della nuova scena elettronica.
C’è qualche pezzo che preferisci? Che ti sembra il più rappresentativo?
Posso dirti che ho scelto come
singolo apripista Orfeo, quello con Edda e Davide Arneodo, perché è il
paradigma perfetto del lavoro: il giro di synth di Davide e le voci di Edda si
sono accoppiati come per magia e sono certo che mai e poi mai nessuno dei due
avrebbe tirato fuori quelle cose se avesse prima ascoltato il contributo
dell’altro. Anche in questo sta il grande valore aggiunto del lavoro di mash-up
realizzato in questo modo.
A livello
produttivo come sono nate le collaborazioni? … chi citare? Chi indispensabile?
A livello produttivo una volta pervenuti i
contributi degli artisti coinvolti li ho mescolati e assemblati su un vecchio
macbook del 2008 utilizzando un’altrettanto datata versione di Ableton Live. Ho
fatto tutto da me nella cucina di casa mia e alla fine ho affidato il mix e la
masterizzazione a Lele Battista (collaboratore di M.E. Giovanardi e molti
altri).
Packaging
molto complesso e veramente gustoso. Come è nato? Chi l’ha pensato così?
Il packaging consiste in un foglio di carta
craft da imballo in formato A3 che una volta aperto diventa il manifesto dell’opera,
poiché su uno dei due lati riporta il manifesto poetico. Conterrà, oltre al cd,
4 cartoline che spiegano e illustrano il progetto in forma artistica. Il tutto
sarà avvolto dalla copertina vera e propria realizzata in carta da lucido per
lasciar trasparire anche le scritte del manifesto. Il tutto assemblato a mano e
numerato con un timbro. L’ho ideato ed elaborato personalmente. E’ l’antica anima
punk legata allo spirito dell’autoproduzione che aleggia sempre e si manifesta
appena ce n’è l’occasione!
Come presentate dal vivo il disco?
Sto ancora studiando un progetto di performance
che mi permetta di presentare il disco sia da solo che con l’eventuale
partecipazione di alcuni artisti che hanno contribuito al lavoro. Sarà una
modalità performativa legata più alla mia anima di autore che non a quella di
musicista, dal momento che le mie doti come performer musicale sono veramente
scarse.
Sto anche sviluppando una forma installativa del
lavoro che possa stare nelle gallerie d’arte.
Altro da dichiarare?
Il lavoro nasce e si sviluppa su dinamiche e
concetti che sono più legati all’arte contemporanea - in particolare alla
cosiddetta estetica relazionale, codificata da Nicolas Bourriaud - che non a
quelli tipici delle produzioni musicali. Mi sono divertito tantissimo a
realizzare questo lavoro e non finirò mai di ringraziare chi si è prestato con
generosità a questo “gioco” e in particolare Paolo e la sua Riff Records per il
coraggio nel pubblicare il disco assecondando i miei deliri.
Grande onore e grande piacere ospitare Alex Cremonesi in palude, da vecchio fans dei La Crus quale sono ... quando ero ancora ragazzino e non avrei mai pensato di occuparmi di musica da grande.
RispondiEliminaHo sempre avuto una certa passione per loro, e dopo avere intervistato Malfatti lo scorso anno, ecco Alex Cremonesi, con un progetto che riconosco nel solco delle cose che facevano: La prosecuzione della poesia con altri mezzi, uscito proprio oggi.
RispondiEliminaIn più, per aumentare l'emozione, ci sono molti artisti che apprezzo, molti dei quali in questi ultimi dodici anni, passati qui in palude: Luca Olivieri, Andrea Chimenti, Leziero Rescigno, Chiara Castello, Barbara Cavaleri, Alessandro Grazian ... spero di non averne dimenticato nessuno.
RispondiEliminaSono loro, assieme a molti altri (sono 36 in totale), i protagonisti di questo progetto sonoro, tra arte contemporanea, musica sperimentale, musica elettronica.
RispondiEliminaCremonesi ha scritto dei testi, cinque brevi testi, ruotanti nel mondo della psicanalisi, chiedendo loro di interpretarli, libera-mente. Un gesto psico-magico, per dirla come il mio amico Jodo.
RispondiEliminaIl risultato è un disco sorprendente, denso, compatto, che bisogna ben ascoltare, ma anche di primo orecchio, rende ... sapendolo ascoltare.
RispondiEliminaAnche qui, come mio solito, vi saprei dire le mie preferite: Mauro Ermanno Giovanardi e Luca Olivieri, in un pezzo che viene su piano, ma inesorabile (Desiderio IV 3) ... l'armonica lacrusiana. Poi Max Casacci e David Tomat, in un pezzo rarefatto, di algida elettronica, avvolgente e sempre meno algida (Interstizio 3).
RispondiEliminaGrandissime Mara Redeghieri sussurrante come solo lei e i sintetizzatori magici di Noirêve (La prosecuzione della poesia con altri mezzi). Giocosa Chiara Castello, come solo lei, con Alessandro Comisso, tra ritmo e sensualità (DesiderioIV).
RispondiEliminaOttimi anche Barbara Cavaleri, tra gioco/eros, con Giorgio Prette, storico batterista degli Afterhours, anche loro alle prese con la title-track ...
RispondiEliminaMa anche Alessandro Grazian, vecchia conoscenza della palude, qui con Fricat e Xabier Irondo, e poi, ovviamente, non dimentico Cesare Malfatti con gli Intonarumori di Russolo registrati al Mart di Rovereto (nel suo disco recente, è stato fenomenale), poi Andrea Chimenti, Leziero Rescigno, Lagash in un Desiderio I 2 tantrico ...
RispondiEliminaPotrei andare avanti oltre, anzi, potrei fare mattina, citando tutti, e ricitando alcuni ... è un disco da approfondire, più grande di quello che sembra, ma anche più semplice. Mi ha fatto piacere, perché unisce artisti più maturi, che ascoltavo da ragazzo, e altri più giovani (quelli passati in palude, ovvio, ma non solo). E poi l'etichetta è la RIFF di Bolzano, che ha portato in palude un sacco di musicanti, e ha il primato della prima intervista qui, nel lontano febbraio del 2008.
RispondiEliminaBasta, non dico altro, se non di ascoltare La prosecuzione della poesia con altri mezzi, con qualsiasi mezzo.
RispondiElimina... e grazie Alex Cremonesi!
RispondiEliminaPoesia e musica sono una bella accoppiata ed è una cosa buona che vadano a braccetto. Su politica e guerra si può invece stendere il classico velo pietoso. Un saluto e a presto
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