NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Nu-jazz
DOVE ASCOLTARLO su spotify
LABEL IRMA Records
PARTICOLARITA’ “caleidoscopici
suoni accorciano le distanze tra uomo e Terra”
CITTA’ Bassano/Berlin
L’INTERVISTA
Come è nato Construction Site?
Il disco è frutto di 2 anni di
viaggi e incontri in lungo e largo per l’Europa, dalla Finlandia alla Grecia mi
sono spesso incontrato con musicisti di talento che oltre a condividere suoni
hanno riflettuto sul concept che piano piano dava forma e colore all’album.
Questo divenire di suoni, atmosfere e idee attorno al tema del rapporto tra
Uomo e pianeta Terra è stato a tutti gli effetti un cantiere e quindi non c’era
titolo più azzeccato che “Construction Site”
Perché questo titolo? Che vuol dire?
Il titolo appunto significa Cantiere perché il pianeta Terra, a cui i disco
è dedicato, è un cantiere di forme di vita che da miliardi di anni sperimentano
e “costruiscono” la vita. Questa riflessione, e quindi il messaggio dell’album,
vuole vederci noi esseri umani sullo stesso piano di piante, insetti, microbi,
batteri, muschi e pesci. La canzone Plastikspoon
scritta assieme a Karla Hajman ben sintetizza questo minimo comune multiplo a
tutte le forme di vita che è il carbonio.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Il disco é partito da un’idea di atmosfere differenti tra loro ma
accomunate dal concept del disco. Queste suggestioni sonore e spesso visive ho
cercato di tramutarle in suono avvalendomi del mio strumento, la chitarra,
dell’elettronica e molto anche dai sample di musica con cui entravo in contatto
durante di viaggi. Potendo raccogliere tutto del laptop mi è stato facile
produrre e sviluppare le idee ovunque mi trovassi, poco importa se mi trovavo
in un viaggio in treno, in aereo o in un rifugio sul Monte Grappa.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Construction Site?
Un imprinting fondamentale ad alcuni brani del disco lo ha dato il rapporto
musicale che ho avuto la cantante Bajka: stavo lavorando al riarrangiamento di
vari brani suoi, oltre che alla produzione di canzoni nuove ed alcune cose che
facevo con lei si sono poi riversate nel disco. Mi ha fatto conoscere a fondo
la band di suo padre, gli storici Embryo, e i loro pazzi tour in giro per
l’oriente, assieme mi sono arrivati una quantità di stimoli che ancora devo
digerire, sonorità non convenzionali, strumenti inusuali. Ricordo che una sera,
dopo le prove nel suo studio, mi disse: “andiamo a far due passi fuori che c’è
la luna piena e fa bene alla pelle”.. ricordo una fredda e deserta Berlino di
notte ad abbronzarci sotto la luna.
Se il vostro album fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il
fosse?
Il concept è appunto il delicato e prezioso rapporto che intercorre tra
essere umano e pianeta Terra con tutte le sue diverse forme di vita.
Esattamente così!
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero
disco? … che ti piace di più fare live?
Non so ancora dirti quale pezzo sarà il più goduto dal vivo per noi
musicisti e per il pubblico. Personalmente sono molto affezionato a Seeds ‘n Flowers. Magari ne riparliamo quando saremo in tour.
Come è stato produrre con Irma Records? … come vi
siete incontrati e come avete lavorato insieme?
L’incontro con Irma è successo del tutto
spontaneamente, in un modo inaspettato: come molti stavo proponendo il mio
lavoro a varie etichette che pensavo in linea con il lavoro e parallelamente
stavo anche cercando un ufficio stampa che si occupasse della promozione; ho
conosciuto Andrea di Sfera Cubica che sentendo il disco mi ha detto che lo
avrebbe fatto sentire a Umbi di Irma Records perché secondo lui a loro piaceva
e così è stato. Il nostro rapporto è appena iniziato, ci stiamo conoscendo ma
ho fiducia in loro perché lavorano da trent’anni e sanno come fare le cose.
Adesso è ancora troppo presto per dire ma sono ottimista.
Copertina molto bella, in linea con tutto il progetto. Come è nata? Chi
l’autore?
La prima bozza della copertina che ne è diventata il retro ora è un’idea di
Klaudia Kost, una grafica polacca che vive a Berlino, donna visionaria e
immaginifica, poi l’elaborazione è passata in mano alla milanese Silvia Toja
conosciuta all’Accademia di Belle Arti di Brera all’interno di un progetto sul
Jazz e le copertine dei dischi in cui ero stato coinvolto dalla prof.ssa
Margherita Labbe (gran bella iniziativa che dava la possibilità a giovani studenti
di realizzare copertine per artisti di tutta Italia) ed in fine il disegno
della facciata è opera della tedesca Christina Holzke. Insomma è stato un
cantiere anche la copertina.
Come presentate dal vivo il disco?
Dal vivo ci muoveremo fondamentalmente in quattro: Riccardo D’Errico alla
batteria, Giovanni Frison al basso elettrico e chitarre, Karla Hajman alla voce
e io alla chiarra, elettronica e synth. A rotazione ci saranno ospiti un po’ da
tutta Europa dipendentemente anche da dove faremo le date.
Altro da dichiarare?
Grazie Alligatore.
Ospitiamo con grande piacere questo progetto musicale di Ike, musicante italiano dal piglio internazionale.
RispondiEliminaInfatti per questo disco ha riunito musicisti da tutta Europa, quella vera, non quella dei mercanti: dalla Finlandia alla Serbia, la Germania, la Bulgaria ... e poi i mondo, come Siria, Nigeria e ovviamente l'Italia.
RispondiEliminaNe è uscito un disco ricco della migliore biodiversità, un discorso umanitario sull'evoluzione umana, dai batteri all'uomo, dall'uomo ai batteri molto centrato, del quale si sente il bisogno ... fisico, direi.
RispondiEliminaNove pezzi, nove brani, uno più bello dell'altro ... ascoltate e ditemi se non è così.
RispondiEliminaIl mio pezzo preferito è Balchik Garten, con un coro dell'Est Europa suggestivo, caldo, avvolgente ...ritmi antichi, mescolati a moderna elettronica tra il mistico e il sensuale ...
RispondiEliminaMa si può ben capire il perché a Ike piaccia Seeds ‘n Flowers, con quell'arp magica a introdurre un pezzo sognante, direi molto Thievery Corporation.
RispondiEliminaMolto belli anche i pezzi cantati da Karla Hajman/Stereochemistry: il pop divertente e carezzevole messo in apertura del disco (Flughafen Love), e Plastikspoon moderno jazz con chitarre energetiche dove Karla dispiega la sua voce al meglio.
RispondiEliminaMolto belle anche Das Birke, elaborata suite, con un sacco di suoni, strumenti, intuizioni, che evolve secondo dopo secondo per 6 minuti e rotti strumentali e A Ballad To Ms. Forest, cantata dalla gran voce di Mabbasta Voodoo.
RispondiEliminaIke, Construction Site, tutto da ascoltare!
RispondiEliminaMolto bello e interessante. Le tue segnalazioni hanno sempre qualcosa in più delle solite recensioni.
RispondiEliminaUn saltuone e alla prossima
Grazie Accadebis ... questa è la mia missione :)
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