NOTE SINTETICHE
ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE post-something loop orchestra
DOVE ASCOLTARLO su Bancamp
LABELTo Lose La Track, È un brutto posto dove vivere, Ideal Crash, Floppy Dischi
PARTICOLARITA’ Post-hardcore con loop dal vivo, anche in
registrazione, per la gioia del fonico. Testi di una paranoia imbattibile.
CITTA’ Bologna
L’INTERVISTA
Come è nato Il
contrario di annegare?
Come sono nati tutti i nostri dischi: in ritardo, senza un
piano e nel segno dell’errore collettivo.
Perché questo titolo?
Non vorremmo ripeterci ma, come abbiamo già spiegato, questo
album – al di là del suo contenuto - è come un monumento all’ostinazione cieca
rispetto a qualcosa. Non ha un nome e forse nemmeno una definizione ma è come
un dibattersi disordinato e scomposto nel tentativo di non annegare. Alla fine,
ha a che fare con qualcosa di meccanico ma necessario alla sopravvivenza
stessa. Suoniamo da parecchio, non abbiamo raccolto molto. La logica avrebbe
consigliato di smettere già da tempo. Ma per adesso continuiamo a farlo, a
muovere i piedi, a mulinare con le braccia, a tirare la testa fuori dall’acqua,
quando sarebbe molto più semplice lasciare perdere e accettare la fine, che –
come dicevamo in un pezzo del vecchio disco – è un lusso. Se ci pensi, non ha a
che fare solo con la musica. In un certo senso, è a suo modo un concetto
esistenzialista.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla
sua realizzazione finale?
Travagliata. Sapevamo che avremmo avuto meno tempo del
solito per motivi personali e abbiamo comunque cercato di essere più diretti e
immediati, per amore e per necessità.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la
lavorazione di Il contrario di annegare?
A proposito del travaglio di cui sopra, possiamo citarti il
fatto che Luca (batteria) ha avuto un piccolo incidente alla mano, che lo ha
costretto a rimanere fermo per circa 6 mesi, il che ha fatto slittare tutto
rispetto ai tempi previsti. Di questo periodo, altrimenti un po’ noioso, Manu
(basso) ha approfittato per diventare padre. Il che è un lieto evento, come si
dice in questi casi. Però, insomma, per il resto, le solite cose che rientrano
sotto l’ombrello della proverbiale sfiga: registrazioni nell’unico momento
dell’anno in cui il riscaldamento dello studio va in palla, calcoli renali
dovuti in parte allo stress causato da normali divergenze d’opinione, vari
incidenti automobilistici, eccetera.
Se il vostro album fosse un concept-album su cosa
sarebbe? … tolgo il fosse?
Anche in questo caso, forse lo abbiamo già detto in un’altra
intervista: inizialmente non c’era un vero e proprio piano, se non quello di
aprire ulteriormente il campo, dal terrorismo domestico di Perché questa casa ci esplode negli occhi? e dalla città piena di
cantieri di Cascata alla sorta di
planisfero de IL CONTRARIO DI ANNEGARE.
Poi, andando a rileggere i testi, è venuto fuori che abbiamo usato molte
immagini legate al cambiamento climatico e al disastro ambientale che stiamo
metodicamente causando come esseri umani. Il tutto è riportato sotto forma di
metafora relazionale ma è abbastanza indicativo di quanto questo tema sia
entrato nei nostri meccanismi mentali. Quindi, forse, è un album sull’ecologia
sentimentale o sull’ambientalismo emotivo. E se lo strizzi, esce l’acqua.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale
andate più fieri dell’intero disco? … che vi piace di più fare live?
Nei pochi live che abbiamo avuto occasione di fare, Fine di Piombo è diventato il nostro
pezzo d’apertura. Comincia con un’attitudine metal un po’ tamarra e poi si apre
come un’ostinata marsigliese sghemba, per concludere con un urlo in cui solo
chi ha letto la Recherche può
cogliere una citazione di Proust (senza impegno). Tra le nostre preferite, c’è
anche Rimini, che è forse una delle cose
più pop – per come lo intendiamo noi – che abbiamo mai scritto. Ognuno poi ha indubbiamente il suo incastro preferito all’interno del
leitmotiv dell’errore all’unisono che ci contraddistingue.
Leggo una sfilza di nomi in fase
produttiva/promozionale: da To Lose La
Track a È un brutto
posto dove vivere, Ideal Crash, Floppy Dischi
… chi altri citare? Chi indispensabile?
Sono tutti indispensabili, perché
questa non è un’azienda. Infatti, è sempre bene ricordare, che, specie in
questi contesti, le etichette sono innanzitutto persone. Quindi, bisogna
parlare di Luca, Fabio, Mirko e Mary Lyn. Poi c’è Enrico Baraldi, che ha
registrato e mixato il disco, Claudio Adamo, che lo ha masterizzato, Luca Mazza
di No Reason Booking, che sta faticosamente cercando date per noi. In questa
particolare situazione di incidenti vari, è stato fondamentale avere
l’opportunità di registrare un provino, che poi ci è tornato davvero utile come
promemoria. E quindi, dobbiamo ringraziare Andrea Melega, che ci ha regalato un
pomeriggio del suo tempo. Scontato, ma importante:
vanno considerate anche le persone che sono affianco a noi tutti i giorni, che
in un modo o nell’altro rientrano nei loop, ci sopportano e, alla loro maniera,
continuano a sostenerci. E, ultimo ma solo perché è in ogni cosa che facciamo, Sergio, che non
c’è più e quindi c’è sempre.
Copertina molto minimalista, interpretabile in vari modi: è
un sasso? È un’isola … Come è nata? Chi l’autore?
Per una volta, non ci siamo occupati personalmente
dell’artwork, dando invece carta bianca a Mangoosta, cioé Niccolò Manzolini e
Lucia Malerba, che si sono incautamente proposti di curare in toto il progetto
grafico, magliette comprese. L’unica indicazione è stata quella di usare uno
sfondo che non fosse nero o grigio, perché gli ultimi dischi erano tutte
variazioni su questi colori. Loro hanno ascoltato i provini e letto i testi e
se ne sono venuti fuori, quasi subito, con questa immagine dell’iceberg
stilizzato – che all’interno imprigiona una o due figure – su una linea che
dovrebbe suggerire il mare. Sul retro, gli iceberg diventano due, lontani, uno bianco
e uno rosso. All’interno del disco, dietro all’indispensabile foglio dei testi,
c’è un’immagine che potrebbe essere definita come l’esplosione dei pieni
dell’iceberg di copertina. Forse però sul concept sarebbe meglio sentire loro.
Ad accrescere la lista delle interpretazioni, aggiungo quella più sorprendente
che ci è arrivata: è un cervello?
Come presentate dal vivo il disco?
Esattamente come lo abbiamo registrato. Quello che senti sul
disco, è quello che sentirai dal vivo, perché con Enrico – che ci ha seguito in
studio – condividiamo l’idea di non inserire niente che non possa essere
riproposto sul palco, errori compresi. In aggiunta, oltre
alla paranoia e ai fischi nelle orecchie, portiamo anche molta ilarità.
Altro da dichiarare?
Così è troppo facile, però, dai. A
parte gli scherzi, ricordiamo semplicemente che il disco è scaricabile
gratuitamente da bandcamp e che può essere acquistato anche su big cartel. Per
il resto, abbiamo un appuntamento con la storia il 20 luglio all’Italian Party,
dove al momento sono confermati anche Holding Patterns, Scott Ritcher, Riviera,
Lantern, Lags, Asino, Cacao e Anna Ox. Se poi qualcuno avesse voglia di portare
questa banda di vecchi pazzi in giro per la Penisola, può scrivere a Luca di No
Reason Booking alla mail mazzanrr@gmail.com.
Fine del messaggio promozionale...
Tre ragazzi che fanno post-hardcore nell'epoca del post-Arcore (bellissima questa definizione nella loro cartella stampa), e che lo fanno da più di dieci anni nonostante sfighe, nascite di figli, calcoli renali e rottura delle dita della mano ... che servono per suonare.
RispondiEliminaBravi, mi piace questa loro durezza, questa loro ostinazione ... che un po' assomiglia alla mia, e se vogliamo a quella di tutti ... o no?
RispondiEliminaEcco perché hanno intitolato questo loro disco Il contrario di annegare con sette pezzi ben calibrati, nonostante siano stati creati/suonati tra una sfiga e l'altra ... ma forse è proprio per questo :)
RispondiEliminaE allora ecco Fine di piombo primi pezzo che sembra una dichiarazione d'intenti, con il suo ritmo noise, la chitarra, certe aperture melodiche alternative ...
RispondiEliminaEcco Pacifico pezzo che va via liscio fin dall'inizio, con un testo gridato/indignato quanto ribelle e una certa psichedelia di fondo...
RispondiEliminaEcco Questa era glaciale, pezzo dinamitardo nelle urla, nei cambi di tempo, nel ritmo battente, nel rock duro, duro, duro .... e sì, glaciale ...
RispondiEliminaE siamo solo ai primi tre pezzi di un disco da ascoltare tutto bene, magari a volumi alti.
RispondiEliminaCito ancora I planisferi delle scuole, per il suo maestoso incedere di suoni per 5 minuti con un testo ecologista, il ritmo, una certa melodia rock quasi pop ah, ah, ah ... e cito il pezzo finale dal gran testo, gran vibra, gran indignazione per una canzone simpaticamente intitolata Rimini, titolo dalle mille e più suggestioni musicali/letterarie/cinematografiche/vacanziere.
RispondiEliminaE allora buone vacanze con Il contrario di annegare, titolo anche vacanziero, se volete, ironicamente e perversamente.
RispondiEliminaAzione del mouse (o topo) morto? Si chiamano così...forte! La loro musica non è male, anche se qualche brano non è il mio massimo ma l'arte è arte
RispondiEliminaUn saltuone e alla prossima
@accadebis
RispondiEliminaSi tratta di "post-hardcore nell'epoca del post-Arcore", come da loro bellissima definizione. Non per tutti, forse non per te, ma potrai apprezzarne gli intenti.