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giovedì 9 maggio 2019

In palude con Lupo


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE folk/acoustic
DOVE ASCOLTARLO
Su bandcamp e su tutti gli store digitali.
LABEL Riff Records/Grand Tree House Records
PARTICOLARITA’
Questo EP raccoglie 6 ballad songs originali arrangiate e composte in sessioni notturne al Noah Studio di Sangenjaya, Tokyo, tra marzo e aprile del 2017. 
CITTA’: Bologna/Reggio Emilia
DATA DI USCITA 26 marzo 2019
 L’INTERVISTA
Come è nato To The Moon?
L’idea è nata in Giappone, due anni fa: ho passato due mesi a Tokyo e lì, in sessioni notturne in studio, al rientro dal lavoro, ho cominciato a raccogliere e riarrangiare questi miei brani. Probabilmente l’atmosfera notturna del disco è direttamente collegata a questa esperienza.
I brani sono in gran parte antecedenti a quel periodo ma è lì che ho deciso il concept di questo EP.
Perché questo titolo? Cosa rappresenta? …
La luna è il più immediato simbolo di trascenza: gli uomini, così come i lupi del resto, se la trovano davanti ogni notte da quando sono sulla terra. È a lei che rivolgiamo i pensieri più profondi, la melanconia e le ansie accumulate di giorno. Così era ad esempio nella nota lirica di Leopardi da cui il mio disco prende in prestito il nome.
Poi la luna è anche icona dell’impresa tecnologica dell’uomo moderno e per qualcuno è immagine di uno dei più grandi inganni della storia.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Il percorso è stato un po’ tortuoso: arrivavo dal post rock, da ambienti musicali riverberati a volumi sostenuti. Ho duvuto smettere di suonare quel genere per un problema all’udito e la chitarra acustica è stato l’approdo naturale. Da lì ho poi sviluppato una profonda sensibilità per lo strumento, per i songwriter e per la musica folk. Ho quindi recuperato vecchi pezzi e ho cominciato a scriverne di nuovi e, grazie alla spinta costante di diversi amici musicisti che apprezzavano quelle produzioni, ho cominciato a portarli in giro per locali tra Italia e Giappone. Così ho preso fiducia nel progetto e senza neanche accorgermene mi sono ritrovato in studio dall’amico Luca Serio Bertolini a registrare il disco.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del cd?
Registrare con Betta (Luca Serio Bertolini) è stata un’esperienza abbastanza folle in effetti. Un giorno eravamo in studio a suonare e lui mi dice: “per pranzo passa il mio giardiniere che mi allunga la sua motosega; porta le piadine”. “Ok”, dico. A mezzogiorno arriva un signore con i baffi, con due mani gonfie, grandi come badili. È completamente coperto di foglie e polline e in uno studio di registrazione sembra fuori posto. Tra noi parliamo solo in dialetto. Ad un tratto, mentre mangiamo, lancia un’occhiata alla mia chitarra e dice “Mo cos’ela cla chitara che?”. Rispondo, convinto che non ne avesse mai presa in mano una: “è una Gibson J15, vuoi provarla?” Lui l’afferra ed improvvisa il più articolato ed incantevole arpeggio che abbia mai sentito suonare dal vivo: tecnico, dinamico, melodico. Perfetto. Nessuno aveva mai suonato la mia chitarra a quel modo. Sbigottito guardo Betta e gli dico: “bene, io per oggi ho finito”. 
Mixato il disco, dopo qualche mese, la chitarra l’ho venduta: non sono più riuscito a suonarla senza sentirmi un totale incapace!
Se To The Moon fosse un concept-album su cosa sarebbe?… tolgo il fosse?
Si, togliamo il fosse: questo in effetti è un concept album e raccoglie 6 lamenti notturni cantati a una grande luna estiva da uomini comuni. Come loro noi tutti abbiamo in animo un male per cui cantare.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Il pezzo che forse rappresenta meglio To The Moon è Brother And I. Esalta il messaggio esistenziale dando un senso a questo disco … in più ha in sé un’anima “italiana”, data dalla linea di sax contralto che ha improvisato per me l’amico Mario Asti. Per quello splendido riff, un po’ Coltrane, devo ringraziare anche Betta che ci ha spinti ad azzardare una melodia virtuosa in un pezzo assolutamente semplice e scarno.
Riff Records, Grand Tree House, Sfera Cubica … un bel gruppo a sostegno produttivo e promozionale del disco. Come hai lavorato con loro? Altri accanto al progetto da citare?
Sono stato davvero fortunato perché ho incontrato tanti professionisti che mi hanno aiutato a realizzare e promuovere questo progetto. Con ciascuno di loro condivido una profonda affinità a cominciare da Paolo Izzo di Riff Records, che mi ha accolto nell’etichetta riempiendomi di consigli e supportandomi in mille modi: sapere di averlo con me mi da coraggio e mi rende orgoglioso. Con Hiroshi Aoki di Grand Tree House condivido l’entuasiasmo: abbiamo grandi progetti per il Giappone che spero riusciremo a realizzare. Anderea e Antonia di Sfera Cubica hanno creduto da subito nel progetto e mi stanno dando un grande aiuto ad amplificarne l’eco. C’è Maria Devigili di Riff Booking che gestice i contati con i locali. Poi c’è Betta che lavorando con me ha dimostrato di essere l’uomo più paziente del mondo. Ci sono i tanti amici musicisti che hanno suonato nel disco aiutandomi a renderlo più bello (Claudio Luppi, Giacomo Santini, Andrea Monchiari, Mario Asti, Daniele Rossi) e c’è Alessandro Gazzotti, amico di una vita, che mi accompagna nei live nella formula duo. Infine c’è mia sorella Lisa Bedogni, che è graphic designer e cura con passione l’immagine coordinata di Lupo aiutata da Mauro Impalà che è il nostro fotografo ufficiale.
Scusa, temo di aver trasformato questa risposta in uno stucchevole ringraziamento.
Copertina spaziale, vintage, come le canzoni. Come è nata? Di chi è opera?
Volevamo evocare la luna in maniera non banale e mia sorella Lisa ha avuto l’intuizione di richiamarla senza mostrarla direttamente: il razzo Apollo in fase di decollo rappresenta l’estremo e grandioso tentativo di raggiungerla. Il disco in effetti non canta la luna ma lamenti a lei rivolti.
La patina vintage poi è assolutamente coerente con la mia musica.
Altro da dichiarare?
Si : vi aspettiamo dal vivo!

9 commenti:

  1. Gran piacere ospitare questa sera Lupo, e questi suoi sei lamenti alla luna ... solo sei, ma di un'intensità, di una forza da sembrare ancora di più.

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  2. Come dice nell'intervista, sei pezzi di nuovo folk (ma ricorda anche quello di una volta, ovviamente, e la copertina vintage lo conferma), registrati in Giappone.

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  3. Infatti, oltre all'italiana Riff Records, che ben conosciamo avendo ospitato qui in palude altri suoi gruppi, c'è anche la giapponese Gran Tree House Records a produrre l'EP.

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  4. Un EP, dunque solo 6 pezzi, ma come dicevo prima, che pezzi!

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  5. Organ voce ispirata, inizio molto intenso, senza tempo, poi il sax a darci dentro ... con un gusto che si potrebbe definire morriconiano per Brother and I, pezzo non a caso tra i suoi preferiti.

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  6. Io, tra i miei metterei anche The Bluesma Blues, voce/chitarra malinconico, dove a un certo punto arriva l'armonica a fare la sua porca figura.

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  7. Poi direi Like a Picture, ancora voce/chitarra malinconico, con un bel modo di cantare, ispiratissimo ...e poi degli archi a insaporire il tutto.

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  8. Questi due brani sono suonati dal vivo in studio, e forse questo dona loro fascino ... ma non sono da meno gli altri: Blue Inside, moderno folk con in banjo in evidenza, o TheSlow Big Crunch, semplice e diretto chitarra/voce, o Whipers To The Wind, con una voce femminile ad accompagnare la sua (è quella della sorella di Lupo, autrice anche della grafica del disco).

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  9. Insomma, solo sei pezzi, ma tutti memorabili ... ora aspettiamo un lungo di Lupo.

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