NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE folk/acoustic
DOVE ASCOLTARLO
Su bandcamp e su tutti gli store
digitali.
LABEL Riff Records/Grand Tree House Records
PARTICOLARITA’
Questo EP raccoglie 6 ballad songs
originali arrangiate e composte in sessioni notturne al Noah Studio di
Sangenjaya, Tokyo, tra marzo e aprile del 2017.
CITTA’: Bologna/Reggio Emilia
L’INTERVISTA
Come è nato To The Moon?
L’idea è nata in Giappone, due
anni fa: ho passato due mesi a Tokyo e lì, in sessioni notturne in studio, al
rientro dal lavoro, ho cominciato a raccogliere e riarrangiare questi miei
brani. Probabilmente l’atmosfera notturna del disco è direttamente collegata a
questa esperienza.
I brani sono in gran parte
antecedenti a quel periodo ma è lì che ho deciso il concept di questo EP.
Perché questo titolo? Cosa rappresenta? …
La luna è il più immediato simbolo di trascenza: gli uomini, così come i
lupi del resto, se la trovano davanti ogni notte da quando sono sulla terra. È
a lei che rivolgiamo i pensieri più profondi, la melanconia e le ansie
accumulate di giorno. Così era ad esempio nella nota lirica di Leopardi da cui
il mio disco prende in prestito il nome.
Poi la luna è anche icona dell’impresa tecnologica dell’uomo moderno e per
qualcuno è immagine di uno dei più grandi inganni della storia.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Il percorso è stato un po’ tortuoso: arrivavo dal post rock, da ambienti
musicali riverberati a volumi sostenuti. Ho duvuto smettere di suonare quel
genere per un problema all’udito e la chitarra acustica è stato l’approdo
naturale. Da lì ho poi sviluppato una profonda sensibilità per lo strumento,
per i songwriter e per la musica folk. Ho quindi recuperato vecchi pezzi e ho
cominciato a scriverne di nuovi e, grazie alla spinta costante di diversi amici
musicisti che apprezzavano quelle produzioni, ho cominciato a portarli in giro
per locali tra Italia e Giappone. Così ho preso fiducia nel progetto e senza
neanche accorgermene mi sono ritrovato in studio dall’amico Luca Serio
Bertolini a registrare il disco.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del cd?
Registrare con Betta (Luca Serio Bertolini) è stata un’esperienza
abbastanza folle in effetti. Un giorno eravamo in studio a suonare e lui mi
dice: “per pranzo passa il mio giardiniere che mi allunga la sua motosega;
porta le piadine”. “Ok”, dico. A mezzogiorno arriva un signore con i baffi, con
due mani gonfie, grandi come badili. È completamente coperto di foglie e
polline e in uno studio di registrazione sembra fuori posto. Tra noi parliamo
solo in dialetto. Ad un tratto, mentre mangiamo, lancia un’occhiata alla mia
chitarra e dice “Mo cos’ela cla chitara che?”. Rispondo, convinto che non ne
avesse mai presa in mano una: “è una Gibson J15, vuoi provarla?” Lui l’afferra
ed improvvisa il più articolato ed incantevole arpeggio che abbia mai sentito
suonare dal vivo: tecnico, dinamico, melodico. Perfetto. Nessuno aveva mai
suonato la mia chitarra a quel modo. Sbigottito guardo Betta e gli dico: “bene,
io per oggi ho finito”.
Mixato il disco, dopo qualche mese, la chitarra l’ho venduta: non sono più
riuscito a suonarla senza sentirmi un totale incapace!
Se To The Moon fosse un concept-album su cosa sarebbe?… tolgo il fosse?
Si, togliamo il fosse: questo in
effetti è un concept album e raccoglie 6 lamenti notturni cantati a una grande
luna estiva da uomini comuni. Come loro noi tutti abbiamo in animo un male per
cui cantare.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero
disco? … che ti piace di più fare live?
Il pezzo che forse rappresenta meglio To
The Moon è Brother And I. Esalta
il messaggio esistenziale dando un senso a questo disco … in più ha in sé
un’anima “italiana”, data dalla linea di sax contralto che ha improvisato per
me l’amico Mario Asti. Per quello splendido riff, un po’ Coltrane, devo
ringraziare anche Betta che ci ha spinti ad azzardare una melodia virtuosa in
un pezzo assolutamente semplice e scarno.
Riff Records, Grand Tree House, Sfera Cubica … un bel gruppo a sostegno
produttivo e promozionale del disco. Come hai lavorato con loro? Altri accanto
al progetto da citare?
Sono stato davvero fortunato perché ho incontrato tanti professionisti che
mi hanno aiutato a realizzare e promuovere questo progetto. Con ciascuno di
loro condivido una profonda affinità a cominciare da Paolo Izzo di Riff Records,
che mi ha accolto nell’etichetta riempiendomi di consigli e supportandomi in
mille modi: sapere di averlo con me mi da coraggio e mi rende orgoglioso. Con Hiroshi
Aoki di Grand Tree House condivido l’entuasiasmo: abbiamo grandi progetti per
il Giappone che spero riusciremo a realizzare. Anderea e Antonia di Sfera
Cubica hanno creduto da subito nel progetto e mi stanno dando un grande aiuto
ad amplificarne l’eco. C’è Maria Devigili di Riff Booking che gestice i contati
con i locali. Poi c’è Betta che lavorando con me ha dimostrato di essere l’uomo
più paziente del mondo. Ci sono i tanti amici musicisti che hanno suonato nel
disco aiutandomi a renderlo più bello (Claudio Luppi, Giacomo Santini, Andrea
Monchiari, Mario Asti, Daniele Rossi) e c’è Alessandro Gazzotti, amico di una
vita, che mi accompagna nei live nella formula duo. Infine c’è mia sorella Lisa
Bedogni, che è graphic designer e cura con passione l’immagine coordinata di
Lupo aiutata da Mauro Impalà che è il nostro fotografo ufficiale.
Scusa, temo di aver trasformato questa risposta in uno stucchevole
ringraziamento.
Copertina spaziale, vintage, come
le canzoni. Come è nata? Di chi è opera?
Volevamo evocare la luna in maniera non banale e mia sorella Lisa ha avuto
l’intuizione di richiamarla senza mostrarla direttamente: il razzo Apollo in
fase di decollo rappresenta l’estremo e grandioso tentativo di raggiungerla. Il
disco in effetti non canta la luna ma lamenti a lei rivolti.
La patina vintage poi è assolutamente coerente con la mia musica.
Altro da dichiarare?
Si : vi aspettiamo dal vivo!
Gran piacere ospitare questa sera Lupo, e questi suoi sei lamenti alla luna ... solo sei, ma di un'intensità, di una forza da sembrare ancora di più.
RispondiEliminaCome dice nell'intervista, sei pezzi di nuovo folk (ma ricorda anche quello di una volta, ovviamente, e la copertina vintage lo conferma), registrati in Giappone.
RispondiEliminaInfatti, oltre all'italiana Riff Records, che ben conosciamo avendo ospitato qui in palude altri suoi gruppi, c'è anche la giapponese Gran Tree House Records a produrre l'EP.
RispondiEliminaUn EP, dunque solo 6 pezzi, ma come dicevo prima, che pezzi!
RispondiEliminaOrgan voce ispirata, inizio molto intenso, senza tempo, poi il sax a darci dentro ... con un gusto che si potrebbe definire morriconiano per Brother and I, pezzo non a caso tra i suoi preferiti.
RispondiEliminaIo, tra i miei metterei anche The Bluesma Blues, voce/chitarra malinconico, dove a un certo punto arriva l'armonica a fare la sua porca figura.
RispondiEliminaPoi direi Like a Picture, ancora voce/chitarra malinconico, con un bel modo di cantare, ispiratissimo ...e poi degli archi a insaporire il tutto.
RispondiEliminaQuesti due brani sono suonati dal vivo in studio, e forse questo dona loro fascino ... ma non sono da meno gli altri: Blue Inside, moderno folk con in banjo in evidenza, o TheSlow Big Crunch, semplice e diretto chitarra/voce, o Whipers To The Wind, con una voce femminile ad accompagnare la sua (è quella della sorella di Lupo, autrice anche della grafica del disco).
RispondiEliminaInsomma, solo sei pezzi, ma tutti memorabili ... ora aspettiamo un lungo di Lupo.
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