NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Cantautorato
Deviato
DOVE ASCOLTARLO su
spotify
LABEL Ribéss Records, Under My Bed Recordings
PARTICOLARITA’
“se
nella vita sognate uno sciamano a disposizione, a portata di mano”
CITTA’ Sarzana, Parma, Singapore
L’INTERVISTA
Come è nato Sopra il tetto sotto
terra?
Il disco ha preso forma nel corso di
un intero anno, muovendo i primi passi a gennaio 2018 per poi concludere la
gestazione nel gennaio successivo. I Morose sono un duo, Davide e Pier Giorgio,
da ormai un decennio e il processo creativo è rimasto sostanzialmente immutato
nel tempo. E’ un disco nato da allontanamenti e ritorni, sospeso tra il
seducente fascino dell’esotico e il conforto straniante dell’endotico.
Perché questo titolo? È il titolo
anche di uno dei pezzi più intensi dell’album …
Il pezzo che porta il titolo dell’album
è stato il primo ad essere composto e registrato. Anche la scelta del primo
video tratto dal disco è ricaduta su questo brano (Sopra il tetto sotto terra). Si tratta quindi un brano e un titolo
piuttosto significativi per il momento attuale del progetto Morose e in
particolare modo di questo lavoro. Sopra il tetto sotto terra ha un in sé
una valenza evocativa e allo stesso tempo suona come il ritornello di una
filastrocca.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea
iniziale alla sua realizzazione finale?
E’ un lavoro che ha subito almeno tre
fasi nel corso dell’anno nel quale è stato realizzato. La prima fase è avvenuta
con il breve rientro in Italia da parte di Pier, stanziato da più di un anno
nel Sud Est asiatico: il duo si è ritirato per qualche giorno nella piccola
sala prove sulle colline di Lunigiana e ha composto e registrato i primi pezzi.
Poi si è nuovamente diviso, pur continuando, seppur in maniera minore, a
lavorare a grande distanza. Col definitivo rimpatrio avvenuto ad agosto si è infine
messo in opera idee lasciate in sospeso, arrangiato brani già più strutturati e
composto altro materiale, insomma si è tirato le fila e il lavoro ha preso la
forma che si può ascoltare su disco.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione di Sopra il tetto sotto terra?
L’apparizione di un fulmine globulare
all’interno della casa in cui facciamo le prove. Un fenomeno singolare e
impressionante, che rende evidente come il luogo si trovi in mezzo a
significativi campi magnetici. Per un nostro amico si tratta invece di
inequivocabile manifestazione extraterrestre.
Se il vostro album fosse un
concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori?
La presenza e l’assenza sono
conniventi, per dirla con Breton.
C’è qualche pezzo che preferite?
Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco? … che vi piace di
più fare live?
I brani che portiamo in concerto
costituisco l’intero album e questa per noi è una novità clamorosa. In passato
non è mai avvenuto o almeno non in modo così completo, quindi la cosa ci rende
decisamente soddisfatti del lavoro svolto in questo senso. Dovendo citare solo
un paio di titoli: Sbagliare è la cosa più giusta da fare, una sorta di
anthem, un vessillo da portare in giro appuntato all’occhiello o stampato su
una t-shirt, ed Emanuela pedala veloce, il brano più lungo e articolato
(per i nostri standard) del disco, che troviamo particolarmente coinvolgente
suonare davanti ad un pubblico.
Come è stato produrre con Ribéss Records/Under My Bed
Recordings? Chi altri citare dietro le quinte? …
Conosciamo
Giulio (Ribéss) e Stefano (UMB) da una vita e siamo di casa con entrambe le
etichette. Entrambi ci stimano e hanno creduto in questa uscita dopo un lungo
periodo nel quale il gruppo, pur continuando a suonare assieme, non ha dato
alle stampe alcunché. Un sentito grazie ad entrambi.
Copertina molto particolare, surreale,
che colpisce …. Come è nata? Chi l’artefice?
L’artista è Riccardo Tedoldi e
collabora con noi da lunga data. Sue sono le copertine di People have ceased to ask me about you, Best
regards from Hungary, La bygone era. Riccardo ci ha
sottoposto alcuni suoi lavori e la serie coi particolari di volti in cornice ci
ha subito intrigato e poi convinti potesse essere l’artwork giusto per il
disco.
Come presentate dal vivo il disco?
Come dicevamo, il disco lo presentiamo
tutto! O quasi tutto, può dipendere dalla serata. Il concerto è accompagnato
con delle video proiezioni, immagini originali riprese per lo più in Asia e da
vecchio materiale d’archivio rifilmato. Anche dal vivo ci presentiamo come duo:
Davide alla chitarra classica e la voce, Pier alla chitarra elettrica,
Mellotron, clarinetto e percussioni. Alcuni brani dal vivo accentuano e
approfondiscono gli aspetti più legati all’improvvisazione e alla
sperimentazione sonora che sono meno riscontrabili rispetto alla veste
che gli stessi hanno sul disco.
Altro da dichiarare?
Altro,
grazie.
Graditi ospiti questa sera in palude i Morose, duo di cantautorato forte ... si definiscono cantautorato deviato, ma io direi ancora di più: rock-psichedelico-surrealsurrealsita ... tante cose, tante suggestioni.
RispondiEliminaSono in due, ma non ci credi se non leggi il libretto, e vedi: Davide Landini voce e chitarra classica, Pier Giorgio Storti, chitarra elettrica, mellotron, farfisa, violoncello, harmonium, zither, balalaika, clarinetto, suling, piano, percussioni, cori ...in una parola polistrumentista.
RispondiEliminaNove pezzi belli pieni, come potete intuire, pieni di suoni, parole ... che alla fine sembra di avere ascoltato un solo lungo e intenso brano.
RispondiEliminaDifficile scinderlo in singoli brani, ma non impossibile ... per esempio, direi che la lunga Emanuela pedala veloce non passa di certo inosservata nei suoi otto minuti e passa di suggestioni poetiche sotto forma di parole e suoni ... con archi in evidenza.
RispondiEliminaLa title-track è poi un rock cullante e macabro da ascoltare e riascoltare ...
RispondiEliminaStupenda Al banchetto della vita con un testo e un modo di cantarlo che mette i brividi ... e qui c'è solo la voce di Davide e la chitarra elettrica di Pier Giorgio ... ma solo è già molto. In coda archi devastanti rendono il pezzo ancora più importante.
RispondiEliminaBreve quanto ironico il piano/voce Col suo sorriso Costanza.
RispondiEliminaIl finale È ora (di andare via) è un brano avvolgente, con il clarinetto magico, che fa venire voglia di risentirlo.
RispondiEliminaFatelo anche voi ...
Forti, interessanti. Ma provengono da Sarzana, cioè dalla Liguria?
RispondiEliminaUn saltuone e alla prossima
Bazzicano quei luoghi, sì ...
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