NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Rap (ma molto
trasversale…)
DOVE ASCOLTARLO Spotify /
Soundcloud
LABEL Mandibola Records / Irma
Records
PARTICOLARITA’ Concept album
suddiviso in capitoli emotivi
CITTA’ Palermo
L’INTERVISTA
Come è nato TeRAP.ia?
Sono in analisi da sei anni, nella
costante accettazione di ciò che ho perso e nella ricerca di chi sono e dove
voglio andare … Ho sempre scritto tanto e ultimamente il mio metro per
guardarmi dentro è lo specchio di carta che riflette il flusso di parole che
creo. Avevo bisogno di distruggere le sovrastrutture mentali che s’insinuavano
in ogni mio testo e mettermi a nudo dopo aver accarezzato il fondo. E poi
volevo provare a cantare un po’ di più. A disco quasi finito volevo cestinare
il tutto. Era la prima volta che avevo paura di un mio “prodotto”. Poi, grazie
anche a dei consigli fraterni ricevuti da chi sta sul palco da più tempo di me,
ho deciso che sì, era pericoloso ma
anche doveroso uscire dalla mia comfort zone.
Perché questo titolo? … molto divertente e ironico.
Mi sono sempre preso troppo sul serio. Nella vita così come nella musica.
Non più in tenerissima età sto provando a invertire rotta. Non ho avuto
un’adolescenza spensierata e la musica tutt’oggi e ciò che mi tiene legato alla
sfera dei sogni. Nell’album mi metto in gioco, racconto il sano conflitto tra
desideri e frustrazioni che quotidianamente viviamo tutti e potrete accorgervi
delle mille sfumature e paturnie di un “Picciotto” che però risuonano in buona
parte di ogni essere umano che ha il coraggio di guardarsi dentro.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
È partito da Capitale.
Una canzone d’amore scritta per la mia città mentre ero lontano così da poterla
raccontare con maggiore oggettività. In realtà dopo due anni di tour avevo
deciso di fermarmi per un po’ invece la vittoria di “Musica contro le mafie”
nel Dicembre 2017 mi ha rimesso in moto. Durante il tour estivo, accompagnato
da Gente Strana Posse, avevo già scritto buona parte delle tracce. La visita
nei campi profughi palestinesi nel Maggio scorso è stata fondamentale per lo
sviluppo di teRAPia.
E’ stato molto bello mettere insieme le collaborazioni, la più divertente con
Enzo Savastano, la più emotiva con Simona Boo, le più naturali con Zulù e
Shorty, la più “sudata” nonché la prima pensata e l’ultima realizzata
cronologicamente quella con Shakalab e Roy Paci di cui vado molto fiero.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione
dell’album?
A Settembre scorso avevo deciso di buttare tutto. Mi mancava una canzone
che chiudesse il cerchio e man mano che attraversavo il famoso “blocco dello
scrittore” (mai capitato fino ad allora) cominciavo a perdere fiducia in tutto
il resto dell’album. La traccia Sogni vs.
Incubo (due canzoni in una con gli stessi accordi ma su mood opposti) mi ha
ridato lucidità e fiducia in me stesso. E devo dire grazie a Gheesa che è
riuscito a tradurre in musica ciò che si scontrava nella mia testa.
Se TeRAP.ia fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo
il fosse?
Togli pure il fosse. In maniera meno esplicita rispetto a StoryBorderline ogni brano è collegato.
Ma volevo uscire dallo storytelling puro usato nel precedente disco. Mi piace
definire ogni canzone un capitolo emotivo. Individuale e collettivo. Parto dall’illusione
per attraversare il quotidiano effimero del “come stai”, l’apatia che ti rende
dipendente da qualcosa, l’amore, la voglia di accogliere che sfida le paure di
ciò che è diverso, la rabbia da canalizzare e la memoria da salvaguardare, la
resistenza musicale e la speranza da costruire, la precarietà esistenziale del
“cosa farò da grande”, il sogno che ti parla e l’incubo reale che ti seduce, il
colloquio tra il bianco e il nero dentro noi che sfocia nelle sfumature di
“terapia popolare” come cura finale post analisi. Chiaro no?
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero
disco? … che ti piace di più fare live?
Illusione è il brano che più mi risuona dentro in questa fase. È uno storytelling,
il mio. Forse anche quello di una generazione di over 30 che non si è ancora
arresa ma comincia a fare i conti con ciò che ha lasciato alle spalle. È molto
diverso rispetto a come scrivo solitamente e mi piace molto specie nel
ritornello dove per la prima volta ho conosciuto l’approccio con la mia voce da
“cantante”. La cosa è stata ancor più sviscerata in Ancora Vive dove la prima strofa è quasi cantautoriale e il
ritornello molto melodico. Sentirmi dire da Simona Boo, (una delle mie voci preferite),
che l’ho “cantata benissimo” è stato un gran picco di autostima durante la
stesura dell’album. Dal vivo fare Capitale a Palermo è facile perché la cantano
tutt* e mi dà una grande energia così come è stato meraviglioso saltare con
Zulù e Shorty durante Lividi e “neomelodicizzare” col “Maestro
Savastano” durante da Grande
che credo, a detta del pubblico, sia la hit dell’album.
Come il disco precedente, a
produrre Irma Records, attraverso Mandibola Records, che si occupa di hip hop.
Sembra ci sia molta fiducia reciproca … altri nomi vicini al disco?
Con Irma e Mandibola c’è un
rapporto di fiducia reciproca. Lo confermo. Oggi è sempre più raro trovare
label disposte a investire su progetti che non fanno “i meganumeri” ma questo
sistema finirà per implodere. Apprezzo molto i loro sforzi e l’occhio che danno
ai contenuti dei prodotti che fanno uscire. È stato fondamentale l’apporto
dello Zeit Studio di Palermo dove attraverso Luca Rinaudo aka Naiupoche ho
registrato e mixato le tracce. Luca lavora la mia voce da ormai dieci anni e la
loro etichetta Almendra è in continua espansione inoltre sono sue buona parte
delle produzioni del disco. Importante anche l’emprinting dato da Gheesa, a mio
gusto, il miglior producer che abbiamo in Italia per versatilità e qualità. Da
sottolineare l’apporto di Walter Bonnot che si occupato meticolosamente del
mastering e di alcune produzioni alzando il livello qualitativo dell’album
impreziosito anche dalle produzioni di N’Hash e di Dj Spike nonché dagli scratch
di Dj Delta.
Copertina molto divertente, che fa il paio con il titolo … e anche tutto il
lavoro grafico è apprezzabile. Come è nato? Chi sono i responsabili di tale
ottimo lavoro?
Il merito è prevalentemente di Prenzy che ha saputo disegnarmi “mettendomi
a nudo in ogni mia veste”. È bastato chiacchierare un paio di volte per fargli
capire il delirio che avevo in testa e avevo bisogno di esserne io protagonista
un po’ per narcisismo un po’ per dissacrare la troppa serietà dei precedenti
lavori. Chi acquisterà il cd fisico potrà godersi un booklet curato al minimo
dettaglio, grazie anche all’ottimo lavoro grafico di Allen Pedicone. Picciotto
comincia col fare da analista al rapper (mentre nasconde il suo ego), nelle
prime pagine lo vedi a nudo con mezza stella e mezzo cuore, entrambi rossi, che
prova a far coesistere e poi man mano diventa “rivoluzionario da tastiera”, calciatore
nero con la maglia azzurra, sbirro che picchia, vecchio che gioca a carte con
la stessa maglia di quand’era ragazzetto e infine eccovi il transfer che porta
il “Picciotto medico” sul lettino ribaltato dal rapper. Le ultime due
illustrazioni sono più intime e hanno a che fare col mio lavoro da operatore
sociale, con un affascinante incubo ricorrente e con chi “pulisce fuori ma non
dentro di sé”.
Come presenti dal vivo il disco?
Al momento ho “congelato” la parte live. Dopo il bellissimo concerto di
presentazione a Palermo ho deciso di fermarmi un attimo e come si fa in “analisi”
dare tempo per metabolizzare la teRAPia. In realtà ho bisogno di finire i
progetti sociali sui quali lavoro nelle scuole e nei quartieri per evitare di
ripetere ciò che mi ha già mandato in burn out ovvero fare troppo e finire col
perdere pezzi di me. Quando partirà il tour sicuramente ci sarà Gheesa al mio
fianco, laddove possibile ci accompagnerà anche Simona Boo. Vorrei ripartire da
qui.
Altro da dichiarare?
Quest’album in ogni suo passaggio punta a instillare dubbi e domande a chi
vorrà ascoltarlo e coglierne la profondità. È tempo di farsi delle domande su
chi siamo e dove stiamo andando proprio adesso che le peggio pulsioni umane
sono state sdoganate anche politicamente. Credo molto nei più giovani e spero
che siano capaci sempre di mettersi in discussione avvertendo la sana responsabilità
di prendersi domani sulle spalle un paese che punta alla deriva. E parlo anche
ai miei coetanei stanchi e che hanno smesso di sognare e di parlare a chi è più
giovane.
Riprendiamoci il nostro tempo, mettiamoci in discussione. La musica e lo
sport sono due grandi armi senza colore dove ancora abbiamo margini di
movimento. Tocca crederci partendo da se stessi e puntando a ricostruire un
autentico NOI.
Ancor una volta in palude Picciotto, rapper siciliano con una forza coinvolgente unico.
RispondiEliminaForza coinvolgente e unica, scusate, è un gran piacere avere qui.
RispondiEliminaHa ragione Picciotto, questo è un concept album, con tante cose dentro, dall'impegno al gran ritmo, la politicità sociale di una musica vera.
RispondiEliminaQuattordici pezzi, uno più intenso dell'altro, con ironia e passione dosate in giuste dosi.
RispondiEliminaSu tutte dire Capitale, dai ritmi caldi, dedicato alla sua città, Palermo una città molto calda. Stupendo tributo d'amore, qualcosa di forte e intenso, vivo e dal gran testo.
RispondiEliminaCome ha un gran testo Come stai, sciolto, diretto, o Terapia popolare, che chiude degnamente tutto l'album, con ironia e biografia.
RispondiEliminaCome non citare poi Hastag la victoria, pezzo geniale, ironico, i fiati di Roy Paci impagabili, un testo divertito/divertente sull'oggi delle società del clicca e divertiti.
RispondiEliminaImportante anche Lividi con un testo ancorato all'attualità, parole di sfida all'attuale politica e la partecipazione straordinaria di O'Zulu e David Shorty.
RispondiEliminaMa è tutto un disco da ascoltare, da guardare (grafiche bellissime, un fumetto che accompagna canzone dopo canzone).
RispondiEliminaTutto curato in modo professionale, i testi, le parole pesate/pensate, i collaboratori. Un disco di rap ma non solo.
Bravo Picciotto e alla prossima ....
RispondiEliminaAlligatore ormai non so più che dire di buono. Sei bravo a scovare queste novità musicali (hai mai pensato a farlo diventare un lavoro?). Ti confesso che non è il mio genere, ma sono da sempre curioso.
RispondiEliminaUn saltuone e alla prossima
Non è il mio tipo i musica ma ci sono diverse cose interessanti, lo riascolterò un po' meglio. Peer adesso le due più interessanti "Colloqui" e Lividi.
RispondiEliminaGrazie @accadebis e @marcaval per l'attenzione, credo vi piacerà la musica di Picciotto, vicino a molte cose scritte/lette/ascoltate da voi ... per me è già un lavoro, così divertente che non lo è.
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