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sabato 2 marzo 2019

In palude con Johnny Casini

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Pop-Rock
DOVE ASCOLTARLO Spotify
LABEL P & C 2018 Magic Click Media LLC
PARTICOLARITA’ It's Only Rock 'n Roll (But I Like It)
CITTA’ Correggio (RE)
DATA DI USCITA 9/11/2018
L’INTERVISTA

Come è nato Port Louis?
Dopo le superiori ho iniziato a frequentare l’università pur sapendo che la mia aspirazione e il mio desiderio era quello di fare musica a livello professionale. Quando ho incontrato Claude Ismael (Youssou N’Dour, Kool & the Gang, Rita Marley, Barry White, Frank Zappa, The Cure…) che mi ha introdotto a Phil Manzanera (Roxy Music, David Gilmour, DavidByrne, Brian Eno, Pink Floyd, Annie Lennox…) si è realizzato l’inizio di un sogno. In questo periodo sono avvenuti diversi cambiamenti nell’ambito sia personale sia sentimentale. Tutto ciò ha determinato la nascita di Port Louis.
Prima ero uno spettatore che conduceva una vita di compromessi con tutti. Poi ho avuto la possibilità di giocare la mia partita e di farlo al massimo e senza barriere. E’ evidente che ad ogni passaggio c’è un cambiamento lasci qualcosa per qualcos’altro, ti rimane comunque una nostalgia, un immagine, un ricordo che per me è sempre positivo. E questo è linfa per la mia ispirazione artistica.
Perché questo titolo? Quale significato?
“Port Louis” è la capitale delle isole Mauritius: la Nazione in cui è nata mia Madre e quindi una delle due mie metà. Essendo anche un porto marittimo, ho cercato di creare immagine metaforica in cui su una piccola barca partivo, navigavo e attraversavo l’immensità degli oceani alla ricerca dei miei sogni. Tutto ciò rappresenta uno stato di libertà, di sofferenza e di gioia, di ricerca, di speranza, di amore puro verso le proprie paure e i propri limiti.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Tutte le mie canzoni in generale sono nate da una semplice chitarra acustica e dalla mia voce. Trascrivevo tutte le mie sensazioni e stati d’animo in musica e parole con l’obiettivo di ottenere in certi casi una medicina che potesse aiutarmi a livello morale e psicologico in altri per esaltare una mia positività. Questi differenti particolari suoni che poi determinano il disco finale sono determinati dai miei ascolti, dalle mie sensazioni e dagli arrangiamenti effettuati in collaborazione con diversi musicisti: Gus Robertson (Razorlight), Javier Weyler (Stereophonics), Michael Boddy (Bryan Ferry & Roxy Music), Paddy Milner (Todd Sharpville, Tom Jones) e Yaron Stavi (Richard Galliano, Robert Wyatt, David Gilmour) tutti con influenze musicali personali differenti sotto la supervisione importantissima e determinante di Phil Manzanera.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
Durante una delle tante sessioni di registrazione Phil mi ha proposto di suonare un passaggio di un brano con una sua chitarra. Mi ha indicato quale delle sue utilizzare. Alla fine della sessione commentando il lavoro fatto ho scoperto che la chitarra che ho suonato era quella usata da Phil Manzanera per registrare la cover di John Lennon Jealouse Guy con i Roxy Music. Si veda qui il video e sotto in foto quella chitarra in mano mia …

Se Port Louis fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori.
Sarebbe la storia di un ragazzo come tutti quanti, alla ricerca di un futuro personale, sempre davanti a scelte a problematiche a bivi da percorrere. Tra amori sbocciati e scoppiati, nostalgie estenuanti e ricordi magnifici. Con la battaglia intima tra il volare sull’isola che non c’è e il crescere obbligatoriamente. La presunzione del sentirsi migliore o prescelto e con meno responsabiltà degli altri. Sarebbe la maturazione di un giovane adulto il morire del vecchio bambino. La consapevolezza che navighiamo sullo stesso fiume tutti in questa barca chiamata mondo.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Non ho una preferenza specifica. Sono tutti brani nati in momenti particolari del mio vissuto per cui a turno ogni canzone diventa la mia preferita. Ogni mia canzone rappresenta l’immagine sonora e descrittiva di una mia emozione, di un mio sentimento, di un mio pensiero. Per questo motivo sono fiero di come le canzoni riescano a trasmettere, a loro modo, i miei sentimenti più intimi, creando un linguaggio, un’interfaccia musicale con tutti gli ascoltatori, con tutti quelli che ascoltano le mie canzoni. In certi casi mi piace esibirmi con le canzoni più “rock”, più grezze e scure per trasmettere un’energia, una rabbia, un sentimento grintoso in altri casi invece, mi piace creare un’intimità con il pubblico e servirmi in tal caso delle canzoni più raffinate, melodiche e sentimentali.
Come è stato produrre il disco? Chi hai avuto vicino? Phil Manzanera? … e poi?
Phil Manzanera ha rifinito le mie composizioni grezze. Le ha affinate e ripulite. I mie brani sono stati analizzati ed esaltati da un lavoro di arrangiamento altamente professionale dovuto alla grandissima esperienza nel settore di Phil Manzanera. Il mio lavoro di composizione, di scrittura, artistico quindi ha avuto un valore aggiunto grazie agli arrangiamenti, ai consigli tecnici e al lavoro di registrazione avvenuto con Phli Manzanera come Produttore Artistico e grazie a tutti i talentuosissimi musicisti che hanno colaborato: Gus Robertson (Razorlight), Javier Weyler (Stereophonics), Michael Boddy (Bryan Ferry & Roxy Music), Paddy Milner (Todd Sharpville) e Yaron Stavi (Richard Galliano, Robert Wyatt, David Gilmour). E poi, figura fondamentale, il mio manager Claude Ismael che ha creduto e crede in me e mi segue da vicino in questa avventura.
Copertina con uno scatto da ribelli senza causa, o no?… come è nata? Di chi è opera?
La copertina rappresenta in modo perfetto il “mood” dell’album. Mi piace molto il concetto di “bianco e nero”, “lo fai o non lo  fai”, “vivi o muori”. Questo contrasto di luci e di oscurità sta a sottolineare la liberazione dalle catene sociali di una schiavitù mentale causata dal mondo che ci circonda. Questa visione l’accomuno alla situazione della maggior parte dei miei coetanei. La fotografia è stata scattata a Hollywood e l’”artwork” è stato realizzato dal grande artista e amico Willpower.
Come presenti dal vivo il disco?
La pubblicazione di Port Louis ha aperto molte porte. Il mio prossimo obiettivo è quello di far conoscere il più possibile, di suonare Live e di trasmettere le mie emozioni nel cuore della gente attraverso la mia musica. E’ già in programmazione un Tour Live in California di tutto l’EP Port Louis con Band a supporto e parallelamente la continua promozione live radiofonica in Acustico. Ci saranno altre novità “live” che presto saranno annunciate ufficialmente.
Altro da dichiarare?
In questo Mondo decadente e in costante declino culturale e intellettuale, voglio fare la mia piccola parte per dare una speranza al bambino che c’è ancora in me. Voglio creare, attraverso la mia arte, la mia musica, le mie parole e il mio agire, una piccola possibilità di poter vivere su un Pianeta che sia in pace, amore, libertà, fratellanza e amicizia. Senza barriere ne confini, senza odio.


9 commenti:

  1. Gran piacere ospitare in palude questa sera un giovane del quale si parla molto bene da qualche mese, Johnny Casini e il suo Port Louis.

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  2. Dall'Emilia rock un nuovo talento? ... si direbbe di sì, a sentire questo disco d'esordio con 6 pezzi solamente, purtroppo.

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  3. Dj & Honey Girl, chitarre a far faville per un inno pop-rock senza tempo che impazza subito nella testa e con un ritornello da mandare a memoria.

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  4. Dark Sunglasses, ballata romantica che ti culla magnificamente ... gran vibra, gran vibra per allargare gli spazi mentali.

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  5. I'm Not Blind For You, gran rock maledetto e psichedelico cantato in maniera molto ispirata e tutta la band dietro dilatata/dilatante

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  6. My Little House, intimo pop-rock acustico molto inglese, che riscalda il cuore (anche questo sembra un classico al primo ascolto), con un uso magnifico della chitarra (molto George Harrison).

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  7. Night On The Balcony, corale pop-rock con le chitarre a mille, l'organo a giocare, e tutta una bella atmosfera sciolta.

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  8. This Is The Place, vibrante pezzo finale, combattuto tra romanticherie e battaglie (ma si confondono) ... ancora l'organo in primo piano.

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  9. Sei pezzi, sei potenziali singoli ... ne aspettiamo altri così, e cominceremo a affezionarci a questo ragazzotto di Correggio con origini inglesi e mamma proveniente dalle Mauritius.

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