NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Alternative
DOVE ASCOLTARLO (in parte o
tutto)
LABEL nessuna
PARTICOLARITA’
malinconia pop-rock
malinconia pop-rock
CITTA’: Brescia
L’INTERVISTA
Come è nato Rough Romances?
Rimandiamo alla
domanda 3.
Perché questo titolo? … cosa vuol dire?
Rough Romances ha molteplici significati: “storie d’amore
approssimative”, “storie d’amore grezze” o più letteralmente “romanzi grezzi”.
In un certo senso tutte queste definizioni sono appropriate al concept dell’album:
attraverso le 5 canzoni che compongono questo EP viene raccontato il viaggio
interiore di una persona che sta vivendo una battaglia contro se stessa, le sue
paure, le sue incertezze e il dubbio che quello che vede e sente non sia reale.
In sostanza Rough Romances vuole
proporre con un racconto in prima persona la storia d’amore più difficile che
le persone devono affrontare: quella con noi stessi.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Nell’aprile del 2017 abbiamo vissuto un cambio di
formazione. Infatti Federico Bianchetti (violoncello, tastiere, synth, basso,
cori), polistrumentista e co-fondatore del progetto, ha dovuto abbandonare la
band per questioni personali ed è stato sostituito da Francesco Gnali (basso,
tastiere, synth, chitarra, cori), fratello del batterista e co-fondatore Simone
Gnali. Con il cambio di formazione si è cominciato a lavorare su nuovi brani
che poi avrebbero composto il nuovo lavoro; l’idea era quella di reimpostare il
sound che prima era fortemente caratterizzato dal violoncello in qualcosa di
più elettrico, pur mantenendo i tratti caratteristici del progetto. È così che,
dopo una fase di assestamento della formazione, un lavoro di selezione dei
brani più significativi e una fase di labor
lime, siamo entrati a marzo 2018 al TUP Studio di Brescia coordinati nella
produzione da Bruno Barcella e Alessio Lonati, che hanno curato anche la
registrazione e il mixaggio dell’album. L’idea era quella di dare un
collegamento logico ai brani e di non “assemblare” 5 canzoni distinte in un EP:
è così che il concept ha preso forma. Dopo una settimana di registrazioni in
studio il testimone è passato a Lorenzo Caperchi che ha curato il mastering.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione
dell’album?
Nell’azienda agricola di Giulio Davide Frugoni (voce; chitarre) abbiamo il nostro home studio dove proviamo,
registriamo le demo e scriviamo i pezzi. Durante le registrazioni del disco,
che ci hanno occupato una settimana tra sessioni di registrazione, mix e
master, quando uscivamo dallo studio andavamo a dormire in sala prove. Il fato
ha voluto che in quel periodo le capre presenti in azienda continuavano ad
evadere sotto il vessillo di una capretta tibetana nana di nome Presley che
apriva buchi nelle reti che Diabolik se lo sogna. Non ci è voluto molto affinché
tale scaltro animale diventasse la mascotte della band.
Un altro episodio è avvenuta durante la lavorazione
dell’artwork dell’album. Abbiamo avuto l’onore di suonare al Lindisfarne
Festival nel nord dell’Inghilterra ed è stata un’esperienza pazzesca, una cosa
che a fatica dimenticheremo.
Se Rough Romances fosse un
concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Rough Romances è a tutti gli effetti un concept-album, seppur
breve in quanto minutaggio. Il concept che sta alla base è la ricerca disperata
della serenità che porta ad uno stato di confusione e contraddizione. Rough Romances è un’Odissea interiore, l’introspezione estrema di una mente che non
riesce a trovare pace, l’incessante viaggio di un uomo che non riesce a
distinguere la realtà dall’immaginazione; è la battaglia quotidiana con il nemico
più temibile: noi stessi. È la crescita personale della consapevolezza di se,
di un uomo che scavando nel suo profondo ha cambiato la sua visione del mondo e
della vita, di una persona divisa in tanti piccoli pezzi incompatibili.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero
ep? … che vi piace di più fare live?
Quello che tra tutti preferiamo è Opened Ones, il brano di apertura dell’album. È sicuramente quello
più rappresentativo per quanto riguarda la strada che stiamo intraprendendo in
termini di sound e di songwriting; siamo molto soddisfatti dell’atmosfera che
riesce a creare: culla col suo sound molto soft ma allo stesso tempo crea ansia
e pressione.
Come è stato produrre Rough Romances? Chi più vicino dal punto
di vista produttivo?
Essendo Rough Romances un album in cui la
componente “live” è particolarmente importante (basti pensare che a livello di
sovraincisioni non c’è quasi nulla, per buona parte è stato registrato in presa
diretta) la produzione non è stata eccessivamente complessa in fase di registrazione
ma ruolo strategico hanno avuto la composizione e le pre-produzioni,
riguardanti sostanzialmente scelte negli arrangiamenti. Dal punto di vista del
coinvolgimento ciascuno di noi ha contribuito in quota uguale, a modo proprio e
secondo le proprie attitudini e influenze musicali; basti pensare come Giulio
Davide Frugoni (voce, chitarre) sia più vicino al cantautorato irlandese e inglese
(Damien Rice, Lisa Hannigan, Glen Hansard, David Gray), mentre Simone Gnali
(batteria, basso, chitarra, cori) sia maggiormente
legato a band come Grizzly Bear, Coldplay, Jeff Buckley e Fiona Apple, e,
ancora, Francesco Gnali (basso, tastiere,
synth, chitarra, cori) sia affezionato ad artisti come Muse, Beatles, Radiohead
e Jeff Buckley. È evidente che con una gamma di
influenze così eterogenee per suoni e stili di composizione gli stimoli non
mancano mai, anzi! Il rischio è sempre quello di strafare; ed è qui entrano in
campo le figure che fanno da coordinamento come “esterni”.
Copertina molto semplice, asettica, minimale … Come è nata?
Per la realizzazione ci siamo affidati al nostro
grafico di fiducia Fabio Copeta di Cacao Prod., che anche in passato non ci ha
mai delusi per le sue qualità tecniche e la sua sterminata inventiva. L’idea di
partenza era di utilizzare il nostro logo (che è composto da tre triangoli) e
rielaborarlo un attimo per creare una copertina d’effetto. Il richiamo ad
elementi diversi come la seta, l’acqua e il sintetico vanno a rappresentare il contrasto
che è parte integrante del concept dell’album. I suoni soft dell’album ci hanno
suggerito che una copertina molto minimale che fosse d’impatto immediato; il
carattere “asettico” deriva dal fatto che il concetto da rappresentare non ha
forma e sostanza, quindi c’era la necessità di ridurre in astratto un concetto
molto complesso: in un certo senso era importante rendere visivamente la
solitudine accompagnata da elementi contrastanti.
Come presentate dal vivo il disco?
Dal vivo il disco non è suonato in ordine come nell’album
ma è inserito in una scaletta che vada ad alternare continuamente momenti di
massima quiete a momenti esplosivi; la scaletta è formata dai brani contenuti in
questo disco e da quelli del nostro EP Portraits
uscito nel 2015.
Altro da dichiarare?
Siamo molto felici.
Un vero piacere ospitare questi tre giovani da Brescia, città che ha dato molto nell'ultimo decennio alla vera musica underground ... molti gruppi bresciani passati in palude (e non c'entra nulla la vicinanza fisica).
RispondiEliminaEra da un po', però, che non ne passavano ... fa piacere ricominciare con i KROS, che ci presentano questo loro secondo ep ... vero indie-rock con venature pop, folk, elettricità diffusa e molta, molta malinconia.
RispondiEliminaCome il pezzo che apre l'ep, Opened Ones, melanconico pop cullante, non a caso citato dalla band stessa come il loro più rappresentativo.
RispondiEliminaMa non è da meno Insane, pop acido di gusto internazionale, con cambi di ritmo e poesia.
RispondiEliminaIl terzo, Dinner mi piace moltissimo: chitarrine, organi, un cantato intimo e corale con molta vibra. Pop-folk con i controfiocchi!
RispondiEliminaCoralità e buone vibrazioni che troviamo anche in Anesthesia pop-rock con un buon ritmo, le chitarre in evidenza, la band che suona come un solo uomo.
RispondiEliminaIl disco purtroppo è un ep, e con il quinto pezzo chiude.
RispondiEliminaSi tratta di Autumn Impressions, malinconico come lascia presagire il titolo, con i suoi colori così vividi da annunciare la fine della bella stagione e il ritirarsi della vita ... ma poi ritorna, rifacendo ripartire Rough Romances, il disco giusto per aspettare la fine dell'inverno.
RispondiEliminaAlla prossima KROS!
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