NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Elettro-pop Alternativo
DOVE ASCOLTARLO su spotify
LABEL Loyal To Your Dreams
PARTICOLARITA’ Per figli del punk, sensibili e onesti
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L’INTERVISTA
Come è nato Shards?
Shards raccoglie diversi frammenti della mia vita e riflessioni sulla crescita, le sottoculture e il rapporto dell’uomo col globo. Ho sempre avuto il desiderio di un progetto solista fortemente elettronico, anche mentre suonavo post-punk o folk. Finalmente a Londra sono riuscito a trovare una chiave di scrittura e produzione, dopo una fase di ricerca dei suoni che mi ha portato a scrivere tutto il disco con synth e drum box analogici.
Perché questo titolo?
I frammenti sono il risultato di una rottura, i parziali di qualcosa, di cui restituiscono l’immagine dopo un processo traumatico. “Shards” poi in inglese identifica frammenti di vetro o altri materiali taglienti, drammatici. Le tracce del disco raccontano momenti e pensieri non facili e di come li ho metabolizzati; c’è poi una vena nostalgica, emotiva che per me è raccontata dal fatto che per loro natura questo tipo di frammenti riflettono quello che hanno davanti.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Bellissima e difficile. Quando ho cominciato a lavorarci avevo in mente un progetto per lo più strumentale, come si capisce dal singolo Mother che è uscito qualche anno fa. Poi man mano, mentre scrivevo roba senza voce, mi sono accorto di aver accumulato una serie di canzoni, che in fondo mi raccontavano tanto e quanto gli strumentali. Quindi ho deciso di mettere le due cose insieme e produrle con gli stessi strumenti che intanto avevo accumulato.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
La grande soddisfazione dopo aver chiuso l’arpeggio di Ocean, che porta avanti il pezzo dall’inizio alla fine. L’emozione del synth modulare in Perlin Time usato per suoni pop e non folli e concettuali. Il bellissimo drumming di Andrea su Night Shore. La croce e la delizia delle giornate interminabili di mix con Matilde. Il vocal coaching di Lara Ingrosso mentre superavo un periodaccio in cui riuscivo a malapena a tirare fuori la voce.
Se Shards fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Forse… il concept unico se lo vogliamo cercare, è il racconto di crescita e adattamento alla trasformazione delle sottoculture anni ’90 e dei loro presupposti etici. Sulla base di questi, un punto di vista sui sentimenti intimi e il mondo la fuori.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fieri dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Eh! Continua a cambiare. Avrei detto Loser Rev qualche mese fa, che parla di radici. ora Neon Vision che racconta i rapporti a distanza, le videochiamate. E’ tutta roba molto personale quindi è difficile scegliere. Sto ancora lavorando al live, quindi ti saprò dire più avanti!
Come è stato produrre Shards? Chi hai avuto più vicino, dal punto di vista produttivo?
Questo disco non sarebbe stato possibile senza Matilde Davoli. Verso la fine non avevo più la lucidità necessaria per fare quelle scelte drastiche sempre necessarie in fase di mix. Ero troppo emotivo e legato a tutto. Il Sudestudio come sempre è stato il rifugio per la produzione del disco, e Stefano Manca ha offerto più volte un altro paio di utilissime orecchie. Devo tanto a molti amici che hanno ascoltato i rough mix ed aiutato ad inquadrare il sound nonostante l’enorme quantità di contaminazioni.
Copertina molto interessante, da anni ’80 danzerecci e ottimisti ... come è nata? Di chi è opera?
Inizialmente ho fatto alcuni tentativi con degli artisti che adoro. Per un motivo o per un altro non riuscivo a sentirmi rappresentato dalle cose che vedevo. Alla fine ho deciso di lavorarci io, nonostante mi fossi imposto di non farlo all’inizio! Come ho accennato il fondale di questo disco è Londra, quello che però non ho detto è che ho vissuto anche New York intensamente, ed anche questa è stata lo scenario di eventi fondamentali. Da qui l’artwork. Ci ho messo un po' di tempo a trovare il modo migliore di rovinare, maltrattare, questo imponente paesaggio urbano perché raccontasse attraverso dei glitch le emozioni che sono nel disco. Nota ironica, il risultato finale è dovuto al 90% alla sonificazione dell’immagine originale, come se fosse un file audio, con reverberi, echo, ecc. Credo che il risultato sia pop, ma dal mio punto di vista anche molto drammatico.
Come presenti dal vivo il disco?
Saremo in tre, con un bel po' di synth e batteria.
Altro da dichiarare?
E’ tutto nel disco!
Come è nato Shards?
Shards raccoglie diversi frammenti della mia vita e riflessioni sulla crescita, le sottoculture e il rapporto dell’uomo col globo. Ho sempre avuto il desiderio di un progetto solista fortemente elettronico, anche mentre suonavo post-punk o folk. Finalmente a Londra sono riuscito a trovare una chiave di scrittura e produzione, dopo una fase di ricerca dei suoni che mi ha portato a scrivere tutto il disco con synth e drum box analogici.
Perché questo titolo?
I frammenti sono il risultato di una rottura, i parziali di qualcosa, di cui restituiscono l’immagine dopo un processo traumatico. “Shards” poi in inglese identifica frammenti di vetro o altri materiali taglienti, drammatici. Le tracce del disco raccontano momenti e pensieri non facili e di come li ho metabolizzati; c’è poi una vena nostalgica, emotiva che per me è raccontata dal fatto che per loro natura questo tipo di frammenti riflettono quello che hanno davanti.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Bellissima e difficile. Quando ho cominciato a lavorarci avevo in mente un progetto per lo più strumentale, come si capisce dal singolo Mother che è uscito qualche anno fa. Poi man mano, mentre scrivevo roba senza voce, mi sono accorto di aver accumulato una serie di canzoni, che in fondo mi raccontavano tanto e quanto gli strumentali. Quindi ho deciso di mettere le due cose insieme e produrle con gli stessi strumenti che intanto avevo accumulato.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
La grande soddisfazione dopo aver chiuso l’arpeggio di Ocean, che porta avanti il pezzo dall’inizio alla fine. L’emozione del synth modulare in Perlin Time usato per suoni pop e non folli e concettuali. Il bellissimo drumming di Andrea su Night Shore. La croce e la delizia delle giornate interminabili di mix con Matilde. Il vocal coaching di Lara Ingrosso mentre superavo un periodaccio in cui riuscivo a malapena a tirare fuori la voce.
Se Shards fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Forse… il concept unico se lo vogliamo cercare, è il racconto di crescita e adattamento alla trasformazione delle sottoculture anni ’90 e dei loro presupposti etici. Sulla base di questi, un punto di vista sui sentimenti intimi e il mondo la fuori.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fieri dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
Eh! Continua a cambiare. Avrei detto Loser Rev qualche mese fa, che parla di radici. ora Neon Vision che racconta i rapporti a distanza, le videochiamate. E’ tutta roba molto personale quindi è difficile scegliere. Sto ancora lavorando al live, quindi ti saprò dire più avanti!
Come è stato produrre Shards? Chi hai avuto più vicino, dal punto di vista produttivo?
Questo disco non sarebbe stato possibile senza Matilde Davoli. Verso la fine non avevo più la lucidità necessaria per fare quelle scelte drastiche sempre necessarie in fase di mix. Ero troppo emotivo e legato a tutto. Il Sudestudio come sempre è stato il rifugio per la produzione del disco, e Stefano Manca ha offerto più volte un altro paio di utilissime orecchie. Devo tanto a molti amici che hanno ascoltato i rough mix ed aiutato ad inquadrare il sound nonostante l’enorme quantità di contaminazioni.
Copertina molto interessante, da anni ’80 danzerecci e ottimisti ... come è nata? Di chi è opera?
Inizialmente ho fatto alcuni tentativi con degli artisti che adoro. Per un motivo o per un altro non riuscivo a sentirmi rappresentato dalle cose che vedevo. Alla fine ho deciso di lavorarci io, nonostante mi fossi imposto di non farlo all’inizio! Come ho accennato il fondale di questo disco è Londra, quello che però non ho detto è che ho vissuto anche New York intensamente, ed anche questa è stata lo scenario di eventi fondamentali. Da qui l’artwork. Ci ho messo un po' di tempo a trovare il modo migliore di rovinare, maltrattare, questo imponente paesaggio urbano perché raccontasse attraverso dei glitch le emozioni che sono nel disco. Nota ironica, il risultato finale è dovuto al 90% alla sonificazione dell’immagine originale, come se fosse un file audio, con reverberi, echo, ecc. Credo che il risultato sia pop, ma dal mio punto di vista anche molto drammatico.
Come presenti dal vivo il disco?
Saremo in tre, con un bel po' di synth e batteria.
Altro da dichiarare?
E’ tutto nel disco!
Un mese e più di ascolti di questo disco, uscito a fine 2018, che ci potrà accompagnare anche nel 2019, e che ho il piacer di ospitare qui in palude.
RispondiEliminaShards di Soul Island, elettronica alternativa d'Europa.
RispondiElimina9 pezzi intensi, pieni, dal ritmo e purezza cristallina con il sound che sale di Loser Rev, al finale dilatato/dilatante di Mother
RispondiEliminaIn mezzo perle pop emotivo come Perlin Time (una delle mie preferite) o Neon Vision ...
RispondiEliminaNeon Vision è un pezzo senza tempo che però racconta una storia attuale, quella delle videochiamate, dei rapporti a distanza che ben conosciamo (più o meno) tutti ... un pezzo che sale, ascolto dopo ascolto.
RispondiEliminaMa è tutto un disco da ascoltare, complesso e stratificato come la perfetta copertina del disco lascia intuire tra Miami Vice e l'elettronica più alternativa possibile e inimmaginabile.
RispondiEliminaSchegge di verità, stratificata, tra il bianco e nero e i colori di quei palazzoni, simulacro di molte storie, vere o false che siano.
RispondiEliminaCosì sono le canzoni di Shards.
RispondiEliminaAscoltatemi: ascoltatelo!
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