NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Cantautorato lo-fi,
indiepop, rock and roll, antifolk….
DOVE ASCOLTARLO su Spotify o su Youtube
LABEL La Barberia Records /
Vaccino Dischi
PARTICOLARITA’ Uscito in CD,
VINILE nero con download card, VINILE Silver Splatter Limited Edition con download
card
CITTA’ Modena
L’INTERVISTA
Come è nato Arto?
Ciao a tutti. Arto è ha avuto una
genesi abbastanza lunga. Sono le 10 canzoni rimaste dopo circa 4 anni di
scrittura. Quelle che ancora mi emoziona suonare e che secondo me avevano senso
insieme. Come per il disco precedente è stato fondamentale l’aiuto di Luca
Mazzieri come produttore artistico. Gli ho portato i provini voce e chitarra,
ne abbiamo parlato parecchio e poi deciso dove e con chi realizzarlo. Luca è
uno dei miei artisti preferiti quindi per me era molto importante avere una
persona di estrema fiducia con cui vedere i pezzi da altre angolazioni per farli
sbocciare. Luca Lovisetto dei Baseball Gregg poi ha suonato moltissimo nel
disco e lo ha mixato. Lo abbiamo registrato con Stefano Bortoli a La
Falegnameria Studio con molti ospiti che mi hanno aiutato nelle registrazioni.
E’ stato un lavoro molto partecipato diciamo. Il master è di Andrea Suriani
infine.
Perché questo titolo? Arto Lindsay?
Ecco il titolo non viene da Arto Lindsay, c’è questo piccolo equivoco, diciamo
che è inesatto. Mentre registravamo ascoltavo molto un pezzo di Lindsay che si
chiama Simply Are è stato per me come una chiave per guardare i pezzi,
diciamo che mi ha stimolato ma musicalmente non era un riferimento per il
disco. Arto era il titolo di lavorazione per varie ragioni: volevo un altro
titolo con la A inziale dopo il precedente Ahilui, Alessandro Formigoni mi aveva
regalato un suo bellissimo dipinto di un maiale astronauta senza un braccio, il
tempo di lavorazione è stato lungo e impegnativo quindi mi sembrava di “dare un
braccio”, mi piace molto il suono della parola, mi ricorda cuore in inglese,
poi perché è un disco più “arty” del precedente e mi divertiva giocare con
quell’immaginario, il lupetto nero eccetera. Pensavo di cambiarlo dopo che per anni
era stato il titolo provvisorio poi invece quando l’ho sentito, quando è nato,
ho capito che per me si chiamava Arto.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Penso di avere risposto riguardo al processo nella prima domanda. Posso
aggiungere che la fase di scrittura per me è un processo abbastanza lungo e
doloroso, di scavo di alcune mie componenti. Ascolto più dischi possibile
prima, poi mi fermo e cerco di dire qualcosa che per me è importante in una
forma che mi sembra interessante, cerco di mettere più livelli di lettura. So
che è molto raro che qualcuno decida di approfondire un ascolto oggi, in cui i
tempi sono molto rapidi e frenetici. Ma questo è il modo in cui amo lavorare e che
mi diverte di più. Poi di solito scrivo tanti pezzi e ne butto via moltissimi,
più di 50 direi, ho buttato anche un intero disco precedente. Questi sono i 10
pezzi che ancora mi emoziona suonare, forse perché non li ho capiti fino in fondo
nemmeno io che li ho scritti.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione
dell’album?
Tutte le bellissime giornate alla La
Falegnameria Studio, ho come il sospetto
che ci abbiamo messo così tanto anche perché ci stavamo divertendo molto. Le
chiacchierate con Giovanni e Luca della Barberia Records mentre si pensava al disco
nuovo. Gli aneddoti sono molti e spesso molto minimali. Mi è rimasta l’atmosfera
rilassata e tesa al tempo stesso che c’era nel fare il disco, nelle pause di
lavorazione, nei pranzi insieme. Ho fatto Arto
con persone che mi piacciono molto, la cui compagnia mi ha molto arricchito. Stanza
è nata come provino dopo che avevo diretto un video allucinante per i Baseball Gregg, abbiamo mangiato una pizza molto pesante, avevo preso una cosa tipo un
calzone con sopra della pancetta, molto violento, e ci siamo messi a fare un demo
del mio pezzo per divertirci. Visto che c’era anche Sam in Italia. Ci siamo
fermati quando la vicina ha chiamato per dire che stavamo facendo troppo casino.
Quando ho sentito il pezzo alla fine ho pensato che fosse già perfetto così, a
parte le voci che abbiamo rifatto in studio, il resto è quello che si sente all’inizio
del disco. E’ stato tutto naturale ma se non fossi stato convinto al 100% lo
avremmo rifatto.
Se Arto fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a
posteriori.
Se fosse un concept album sarebbe la storia di un viaggio di una persona di
trentanni credo, i suoi pensieri mentre guarda fuori dai finestrini di un mezzo
di trasporto. Magari ogni tanto va in bagno a piangere o si siede di fianco a
lui un personaggio assurdo. Gli arriva qualche telefonata. Una cosa del genere immagino.
Nel caso si sarebbe potuto chiamare “Parto” essendo un viaggio.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fieri dell’intero
disco? … che ti piace di più fare live?
Sono davvero tutte canzoni che amo moltissimo. Una di quelle su cui ero più
scettico era Bestia, per la quale Luca
Mazzieri mi ha consigliato questo arrangiamento tropicalista storto con la chitarra
di Luca Lovisetto che fa accordi incredibili. Ora è una delle mie preferite. Ma
abbiamo dedicato davvero molto tempo a ogni pezzo, infatti mi dispiace un po’
quando qualcuno mi dice che avrei dovuto dedicare più impegno alla realizzazione
del disco. In realtà tutto quello che è presente nel disco è stato fortemente
voluto e scelto, c’è stato un grande impegno e dedizione da parte di tutti, penso
mi rappresenti molto. Orizzonte forse è un po’ la chiave di volta del disco,
poi contiene delle parti di field recordings e banjo che mi ha regalato Glauco
Salvo dei Comaneci, quando le ho sentite mi sono commosso molto, non so come
ringraziarlo.
Come è stato produrre il disco
con Vaccino Dischi e La Barberia Records? Chi altri vicini a te, dal punto di
vista produttivo?
La Barberia Records è la mia famiglia
artistica, grazie a Giovanni e Luca sono cresciuto moltissimo, cambiato e mi
hanno permesso di evolvere moltissimo, più di quanto mai avrei pensato, di fare
un bel viaggio. A partire dal disco Ahilui
che ho scritto sapendo di farlo con loro. Poi sono fan di tutti i gruppi della Barberia:
Wolther Goes Stranger (con cui ho collaborato in alcune canzoni), JJ Mazz, Baseball Gregg (con cui ho fatto anche un duetto in Boston e che suonano nella
mia Stanza), Smash (che suona le batterie in Arto), Catalog, I Need A Plastic Face, HOFAME e molti altri… Trovo
che il tratto comune sia un’attenzione e amore per la canzone, siamo molto
diversi ma penso che ci sia questo tipo di ricerca in tutti. Ci piacciono le
canzoni, dritte, storte, minimali o ricche ma alla fine le puoi fare anche voce
e chitarra e ti emozioni lo stesso. La vedo così. Con La Barberia oltre al mio
disco e uscite precedenti abbiamo curato anche tutta la fase di preproduzione e
realizzazione di Arto. Vaccino Dischi
è un progetto in cui non si conoscono i gestori, hanno scelto l’anonimato come
messaggio, come progetto artistico. Sono arrivati in una seconda fase perché avevano
sentito il disco e mi hanno corteggiato perché fosse il primo disco della loro
etichetta. Quindi è una coproduzione. Mi sembra molto adatto un progetto in “stile
Bansky” per promuovere un disco chiamato Arto.
Sono due realtà molto interessanti e differenti per storia e modalità di azione
quelle che hanno scelto di lavorare col disco Arto quindi.
Copertina minimale, geometrica, con tu stesso al centro … come è nata? Di
chi è opera?
La copertina è del bravissimo Lucio Pellacani. Io per il disco pensavo a un
disegno ma mi hanno consigliato di provare con una mia foto stavolta, non lo
avevo mai fatto. Allora abbiamo fatto una sessione di foto con Lucio. Stavamo
facendo un po’ di scatti nella casa dove abitavo quando ho visto il cerchio che
usava per direzionare la luce e ho proposto di metterlo dietro di me. Lo tengo
su con la schiena. E’ un cerchio riflettente quindi si è creato questo strano
gioco di luci, non c’è molta post produzione nella foto. L’ho trovata molto
rappresentativa. Poi la copertina è quadrata, ma il disco è rotondo, quindi il
cerchio rappresenta il disco per me e dentro al disco ci sono io. Sul disco è
circolare invece abbiamo messo un quadrato con vari effetti ottici. E’ un
viaggio che mi sono fatto io sulla forma e la sostanza, su stile e contenuto.
Mi diverto così scusate. Poi mi piaceva l’effetto finale.
Come presenti dal vivo il disco?
Per il disco ho deciso di mantenere i concerti molto fluidi. Adattabili a varie
situazioni anche perché nel farlo ho collaborato con molti. Sto facendo alcuni
live ora col le Tacobellas che sono il gruppo di Valentina con cui ho duettato
in Barbecue, nel gruppo Valentina canta e suona la chitarra mentre Greta suona
le batterie. Con loro faccio apertura e chiusura da solo e in mezzo questa
parte molto power pop diciamo. Poi ho un live in due chitarre e due voci con
Luca Lovisetto che le ha suonate nel disco, facciamo tutto Arto in fila e poi altri pezzi. Vorrei fare un po’ di live con
Luca Mazzieri che lo ha prodotto e con la band che ha registrato il disco, ci
sto riflettendo ora. Di solito scelgo in base alla location e alle disponibilità.
Poi c’è ovviamente il live da solo, in questo caso ho scritto anche alcuni racconti
horror basati sui pezzi per un live-reading che si chiama INF-ARTO, che ho
fatto per un concerto di halloween ma rifarò. Ho live ad personam in cui sono
in una stanza e entra una persona alla volta e gli faccio un pezzo solo a lei,
guardandola negli occhi. Ho il live di Natale. Un live disegnato con Alessandro
Formigoni che abbiamo già fatto alcune volte. Insomma mi piace sperimentare e
pensare a cosa mi piacerebbe fare anche in base alla location e la situazione.
Di solito poi mi chiamano in posti bellissimi devo dire il vero.
Altro da dichiarare?
Posso aggiungere solo che Arto
secondo me trova il suo compimento quando qualcuno lo ascolta e cerca di
interpretarlo a suo modo. Nel senso che non vedo l’ora di incontrare quante più
persone possibili per creare assieme i concerti di Arto, anche chi ascolta per me è parte integrante del live infatti.
E se qualcuno vuole dirmi una sua opinione sul disco o a cosa ha pensato mentre
lo ascoltava per me è uno dei regali più belli che mi possano fare. Arto è fatto per starti intorno. Almeno
credo. Almeno spero. Per finire con l’ineleganza estrema di un’autocitazione.
Un bel disco in bianco e nero ... bianco nero d'autore come nei film di Woody Allen.
RispondiEliminaRacconti, storie, un volere fare cose per divertimento e anche un po' di godimento, malinconia forse ... mi ricorda Marco Parente in questo, ma non solo in questo Setti.
RispondiEliminaDieci pezzi, tra i quali è difficile scegliere, vista l'uniformità del tutto, che non vuole dire piattezza, sia ben chiaro, tutt'altro.
RispondiEliminaI primi pezzi li ha definiti americani, anzi statunitensi, lo stesso Setti, per le storie raccontate, ma io direi universali, vista la mondializzazione.
RispondiEliminaSpicca tra questi Barbecue, brano surreale cantato a due voci, maschile/femminile e tanto calore (del barbecue, ma non solo) ... sì, bel quadretto.
RispondiEliminaAnche Wisconsis è molto buona: gran ritmo per raccontare una storia di oggi, come le sequenze di un film giovane e lo-fi ... come la musica.
RispondiEliminaStesso discorso si potrebbe fare per Iowa, pezzo molto forte, ma allo stesso tempo amaro.
RispondiEliminaColpiscono, tra le altre, Bestia, per il tropicalismo di fondo, Presente per il gran ritmo e chitarre punk-rock, ma forse la canzone migliore del lato B è Mi mancavi (sì, è un disco per il quale si può parlare di lato A e lato B).
RispondiEliminaMi mancavi: chitarra decisa all'inizio, voce, coralità, un ritmo che sale, con l'elettronica al servizio del pezzo, tastiere, e Setti che racconta.
RispondiEliminaTeniamolo d'occhio.
RispondiElimina