NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE
Ska-Punk
DOVE
ASCOLTARLO qui
LABEL
Impacto Records (Mexico)
PARTICOLARITA’
Disco registrato dal vivo in occasione della chiusura di un locale importante
per la storia della musica locale e del gruppo.
CITTA’:
Sansepolcro (AR)
L’INTERVISTA
Come è nato Last Live at Terrazza sul Lago?
La
genesi dell’album è molto particolare. Avevamo in programma questo evento molto
importante e alcune settimane prima abbiamo deciso di registrare e filmare
tutto in maniera professionale. Ci siamo quindi affidati a delle realtà con cui
collaboriamo da tempo sia per la parte audio che per quella video. Eravamo
certi che sarebbe stato un evento memorabile e volevamo rendere noto ad un
pubblico più vasto possibile quello che sarebbe accaduto quella sera, il 27
gennaio 2018, in cui si chiudeva un’era per la nostra valle, la Valtiberina. Infatti
è stato proprio così!
Perché questo titolo? … di che ultimo
concerto si tratta?
Si tratta dell’ultimo concerto alla Terrazza sul
Lago, storico locale della nostra zona, conosciuto in tutto il centro
Italia per l’attenta selezione della musica dal vivo proposta, oltre che per le
birre di qualità e la cucina di ottimo livello. Per noi era un posto
particolarmente importante: ci abbiamo suonato il nostro primo concerto (e
anche il secondo) nel 2006, dando inizio alla nostra avventura. Il locale aveva
una gestione diversa, all’epoca. Nel 2012 ci fu il cambio che diede inizio alla
vera avventura della Terrazza: da quel momento in poi è diventa per noi,
ma anche per altri musicisti e appassionati di musica, un punto di riferimento,
quasi una seconda casa. Purtroppo all’inizio dell’anno 2018 la Terrazza sul
lago ha annunciato improvvisamente che era costretta a chiudere
l’attività. Sono stati quindi fissati una serie di concerti d'addio, tutti di
altissimo livello, ed è stata affidato a noi il compito di chiudere l’ultima
serata, quella del 27 gennaio appunto. C’erano così tante persone che il
ristorante era tutto prenotato già da due settimane prima. È stato un evento
incredibile, siamo orgogliosi di averlo filmato e registrato per poter rendere
partecipe anche chi non c’era di cosa è successo quella ultima notte alla Terrazza sul
Lago.
Come è stata la genesi dell’album,
dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Inizialmente abbiamo contattato Low Party Production, una casa di produzione video
di Sansepolcro con la quale collaboriamo da molti anni, avendo loro realizzato
anche il documentario del nostro tour in Messico nel 2015. Ci siamo trovati per
metterci d’accordo su quante telecamere usare, e su dove piazzarle. Poi abbiamo
contattato Francesco Varzi, fonico live del locale, per interfacciarci sulla
strumentazione da utilizzare per registrare il concerto in multi-traccia.
Infine una volta avute in mano le tracce dopo il concerto, ci siamo affidati
allo Studio
73, guidato dal grande Riccardo Pasini, per realizzare il missaggio ed
il master. Abbiamo optato per una distribuzione digitale totalmente gratuita
sulle piattaforme di streaming, ed il disco è in free download anche sulla
nostra pagina bandcamp. Trattandosi
di un album dal vivo, in cui la maggior parte delle canzoni sono già state
edite nei precedenti album in studio, ci sembrava doveroso distribuirlo
gratuitamente così che tutti i nostri ascoltatori potessero usufruirne senza
pensieri.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione del disco?
Il momento più importante dell’intero concerto è stato
quando il nostro batterista Marco ha lasciato il posto dietro le pelli ad un
talentuoso musicista (Maicol Balzani, che ringraziamo tantissimo) ed è venuto
davanti per cantare due nostri canzoni che lui stesso ha composto: Che gioia il buio e Vestiti usa e getta. Ecco cosa è
successo in quei momenti…
Maicol sale sulla pedana ed in pochi secondi è pronto dietro la batteria. Io mi getto sul microfono dicendo: «Ragazzi, voglio presentarvi il fondatore dei Manovalanza, la colonna cardine di tutto il progetto, che ora verrà qui davanti per cantare una canzone che lui stesso ha scritto e composto!». Applauso incredibile, fischi e boati, poi mentre Marco fa l'ingresso sul palco parte il coro in suo onore, urlato dalle prime file davanti al palco. Maicol sapientemente parte con la rullata iniziale di Che gioia il buio, e i fiati lo seguono. A questo punto accade l'incredibile. Mentre suoniamo tutti i presenti, ma dico proprio tutti, cantano insieme a noi le struggenti e profonde strofe che compongono questo inno alla solitudine, carico di amarezza e rancore, ma anche di orgoglio e consapevolezza della propria condizione. Io sorrido mentre suono, guardando la sala da dietro le lenti scure degli occhiali, ascoltando incredulo un coro possente di cento voci che intonano le liriche del brano, come se fosse un canto popolare che tutti conoscono. È come se l’intera Valtiberina avesse trovato la propria identità in questo brano, che restituisce dignità sociale agli emarginati, ai rifiutati, a coloro che la vita ha messo alle corde. Come tanti ragazzi della nostra amata e odiata terra natale, che ora sono sotto al palco cantando insieme a noi. E la cosa mi riempie il cuore di un’emozione incredibile, pazzesca, indescrivibile.
Maicol sale sulla pedana ed in pochi secondi è pronto dietro la batteria. Io mi getto sul microfono dicendo: «Ragazzi, voglio presentarvi il fondatore dei Manovalanza, la colonna cardine di tutto il progetto, che ora verrà qui davanti per cantare una canzone che lui stesso ha scritto e composto!». Applauso incredibile, fischi e boati, poi mentre Marco fa l'ingresso sul palco parte il coro in suo onore, urlato dalle prime file davanti al palco. Maicol sapientemente parte con la rullata iniziale di Che gioia il buio, e i fiati lo seguono. A questo punto accade l'incredibile. Mentre suoniamo tutti i presenti, ma dico proprio tutti, cantano insieme a noi le struggenti e profonde strofe che compongono questo inno alla solitudine, carico di amarezza e rancore, ma anche di orgoglio e consapevolezza della propria condizione. Io sorrido mentre suono, guardando la sala da dietro le lenti scure degli occhiali, ascoltando incredulo un coro possente di cento voci che intonano le liriche del brano, come se fosse un canto popolare che tutti conoscono. È come se l’intera Valtiberina avesse trovato la propria identità in questo brano, che restituisce dignità sociale agli emarginati, ai rifiutati, a coloro che la vita ha messo alle corde. Come tanti ragazzi della nostra amata e odiata terra natale, che ora sono sotto al palco cantando insieme a noi. E la cosa mi riempie il cuore di un’emozione incredibile, pazzesca, indescrivibile.
Se questo cd
fosse un concept-album su cosa sarebbe? … potrebbe esserlo?
Su questo album dal vivo sono contenute molte canzoni
presenti negli ultimi lavori in studio, Tragicomìa e Anancasmi, entrambi
concept album. Tragicomìa
è la nostra terza fatica, uscita nel 2016 per festeggiare i dieci anni di
carriera (e presentata proprio alla Terrazza sul lago…), in cui affrontiamo
l’argomento di cercare di vedere le difficoltà della vita con un velo di
ironia, per evitare di farsi travolgere dalla tristezza. Anancasmi invece
è un album completamente dedicato ai disturbi ossessivo-compulsivi, di cui
alcuni membri del gruppo soffrono in maniera piuttosto marcata, ma sempre
affrontato con una abbondante dose di ironia. Di conseguenza anche Last Live
at Terrazza sul Lago
può essere definito un concept
sull’affrontare le avversità a colpi di ironia, e perché no, anche un pizzico
di pazzia. Anche perché altrimenti la chiusura della Terrazza sul lago sarebbe stata
veramente dura da affrontare, per noi. Alcune sere prima del concerto mi è
rimasto impresso un ragazzo che quasi disperatamente mi ha confessato: «e io
dove vado adesso?? Dove li passo i miei venerdì sera?? Io venivo qui quando non
sapevo cosa fare, ma ora questo posto chiuderà… ed io dove vado?». Non sapevo
cosa rispondere.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche
pezzo del quale andate più fieri di Last
Live at Terrazza sul Lago? … che vi piace di più fare live?
Sicuramente il brano che ci piace di più fare dal vivo
è Lettere nel
vuoto. Si tratta di un pezzo che affronta un problema piuttosto
importante della musica dal vivo in Italia: il fatto che i locali e gli addetti
ai lavori non rispondano mai alle email di richiesta dei gruppi emergenti per
organizzare eventi dal vivo. Il tema è affrontato con ironia, come impone la
nostra filosofia, ma è piuttosto serio e grave. Ed è anche il motivo per cui
spesso e volentieri suoniamo all’estero: in altre realtà ci ascoltano e ci
apprezzano molto più che qui in patria, e questo vale non solo per noi, ma per
molti altri gruppi italiani. Ma a parte questo, ci piace molto suonare Lettere nel
vuoto dal vivo, soprattutto in Italia. Perché è una rivalsa
incredibile contro tutti colori che superficialmente ignorano i gruppi emergenti
e la buonissima musica che nasce e cresce nell’underground italiano, spesso
morendo per mancanza di ascoltatori, eventi e supporto.
Il disco è uscito con Impacto Records … chi c’è dietro a livello
produttivo?
Come
già accennato, il disco è stato registrato dal vivo in multi-traccia da
Francesco Varzi, fonico live del locale, e successivamente missato e
masterizzato da Riccardo Pasini presso lo Studio 73 di Ravenna. Low Party Productions ha curato le riprese ed il
successivo montaggio video, il cui risultato è visibile su YouTube (basta
cercare live at terrazza sul lago).
Infine, Impacto Records che è la casa
discografica messicana con la quale collaboriamo da molti anni, ha curato la
promozione e la diffusione dell’album in formato digitale in Messico e nel
mondo.
Come avete scelto lo scatto della
copertina? … immagino tra i tanti.
La copertina ritrae la foto che ci piaceva di più fra
quelle realizzate durante il concerto: si vede tutto il pubblico e tutti i
membri della band, si percepisce la portata dell’evento. La Terrazza sul
Lago non era un locale enorme, la sala concerti poteva contenere circa
un centinaio di persone… Ma quella sera ce ne erano circa duecento solamente a
cena, e molti altri sono arrivati dopo!
Come presentate dal vivo il disco?
Il disco è un
concerto dei Manovalanza, senza filtri né inganni: tutto ciò che potete sentire
nell’album viene riproposto dal vivo pari pari, con la stessa energia, con la
stessa passione… Anche se ovviamente ogni concerto è diverso da ogni altro, a
livello emotivo. Ecco perché vale sempre la pena di andare a vedere un artista
dal vivo, anche se lo si è già visto in passato: sicuramente ogni volta è
un’esperienza diversa che potrà arricchire l’ascoltatore e fargli provare
emozioni nuove ed ogni volta differenti.
Altro da dichiarare?
Invitiamo
tutti coloro che hanno trovato interesse in questa intervista a seguirci nelle
nostre pagine sulle reti sociali e nel nostro sito, siamo in tour e chissà che
non capiteremo nella vostra città a breve!
Gran vibra, grande forza, energia con i Manovalanza in palude.
RispondiEliminaStoria ska-band toscana, qui a presentare un disco live, la dimensione perfetta per loro.
RispondiEliminaBen 15 pezzi, tiratissimi, per dire addio ad un locale della loro zona, che ha purtroppo chiuso.
RispondiEliminaE allora vai con Last Live at Terrazza sul Lago, con ironia forte, per scacciare la malinconia, che quel giorno un po' ci deve essere stata.
RispondiEliminaI pezzi del disco sono tutti indimenticabili, con il gran ritmo, fiati a mille, e molta partecipazione (della band, ma anche del pubblico).
RispondiEliminaMi è piaciuta molto Tutto contro, con un testo di rottura, sull'impossibilità di cambiare la realtà, ora, e sulla realtà di suonare, per loro ... 8 minuti e passa skatenati/skatenanti!
RispondiEliminaMi sono piaciute molto anche le ambientaliste Vestiti usa e getta, intensa, senza perdere il ritmo, anzi, moltiplicandolo, con sarcasmo e forza dei paradossi, e Tra poggi e castagni, una bella dedica al cinghiale, che domina nei loro boschi: gran ritmo e gran fiati con un testo libertario anti-caccia e un ritornello da mandare a memoria.
RispondiEliminaCinghiale corri che ti dan la caccia/Devi scappare dalla squadraccia/
RispondiEliminaE vai in cerca della tua fortuna verso l’Alpe della Luna ...
Ma tutto il disco è da ascoltare ... come dicono loro nell'intervista, Lettere nel vuotoè una canzone particolare, che parla di loro, band underground, spesso ingnorata dai locali, che non rispondono manco alle mail ... una canzone sulle band delle indie italiche, che trovano da suonare di più all'estero.
RispondiEliminaE il pubblico apprezza, partecipa. Come io, che da sempre seguo il vero underground italico.
RispondiEliminaGran finale alcolico con Quando arriva la sera che dice: ... non ci resta che bere, davanti a lavoro deludente, uno stato che ci truffa, il sesso che non ti soddisfa ... bukowskiana, sugli ultimi degli ultimi.
RispondiEliminaBravi, bravi ... non è certo bassa Manovalanza ... anzi, altissima, come i volumi quando fate partire il loro disco. Provate ora!
RispondiEliminabravi!!!
RispondiEliminaDecisamente Ernst!
RispondiElimina