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lunedì 26 marzo 2018

In palude con Matteo Fiorino

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Cantautorato
DOVE ASCOLTARLO su spotify o su bandcamp
LABEL Phonarchia Dischi
PARTICOLARITA’
CITTA’: La Spezia, Bologna
DATA DI USCITA 6 gennaio 2018

L’INTERVISTA
Come è nato Fosforo?
Dal sale dell’acido fosforico.
Perché questo titolo?
Fosforo è una parola di origine greca (phosphoros) e significa portatore di luce, in questo caso intesa come consapevolezza. Le conseguenze delle nostre azioni ci abbagliano sempre un po' quando ci illuminano, mentre brancoliamo nel buio.  Ci illuminano in maniera lampante, come fiammiferi, che infatti contengono tracce di fosforo.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Avevo un po’ di canzoni sparse, alcune nuove, altre che non avevo deliberatamente incluso nel primo album, perché sentivo che appartenevano a un altro universo emotivo, quindi a un altro modo di scrivere. Questi brani erano accomunati da un disincanto, da un sarcasmo che nel primo album non era ancora così schietto. Per il resto, tra loro erano molto diversi, perciò ho pensato che avrei fatto meglio farmi aiutare da un produttore per trovare una quadra, e così è stato. Tramite il Premio Buscaglione sono entrato in contatto con Nicola Baronti, il produttore artistico di Phonarchia Dischi, che ha ascoltato i provini e mi ha proposto delle sonorità di riferimento, così abbiamo iniziato a lavorare alla pre-produzione. Terminata questa, ci siamo convinti che eravamo sulla strada giusta, perciò abbiamo registrato ecc.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Posso deluderti?
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Questo album è un viaggio senza mappa, un’attesa errante consumata in nove tappe tra Bologna, La Spezia e i mari della Grecia, nella schiavitù della propria libertà.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero album? … che ti piace di più fare live?
In questo momento sto evitando di ascoltare l’album per non rischiare una saturazione precoce, quindi non mi viene un pezzo in particolare. Posso dire che Un cubo è uno dei pezzi più belli che ho scritto, ma lo penso in generale, al di fuori dell’album. Invece dal vivo mi piace molto fare San Giuseppe, soprattutto lo canto volentieri.

Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più importanti?
Diciamo che se questo album fosse un figlio, i genitori saremmo io e Nicola Baronti, il produttore artistico. Saiara Pedrazzi, sempre di Phonarchia Dischi, è stata una colonna portante, soprattutto in fare di produzione: abbiamo praticamente vissuto lì. Apporti importanti, anche a livello umano, vengono dai musicisti che hanno sposato la causa, soprattutto Lidio Chericoni (Shiva Bakta) e Matteo Sideri (Tegu) e dagli Etruschi from Lakota. Iosonouncane è stato risolutivo nell’inquadrare il sound di Madrigale, che altrimenti avrebbe rischiato di rimanere un brano avulso dal resto dell’album. Mentre l’apporto più importante, al di fuori della produzione musicale, è arrivato da Giacomo Laser, l’ autore dell’artwork e del videoclip di Gengis Khan.
Copertina bella, con questa natura morta molto intensa. Il dipinto è nato appositamente per il disco o esisteva già. Come è stato scelto?
Ti ringrazio molto, pensa che l’ho dipinta io! Non dipingevo da quando ero alle superiori e stavo bene così. Poi, mentre lavorava all’artwork, Giacomo Laser mi ha chiesto di dipingere un vaso di fiori, a scopo curativo. Non lo conoscevo ancora di persona ma, a giudicare dai suoi lavori, ho pensato che la sua fosse la richiesta di un pazzo lucido, quindi non mi son fatto e non gli ho fatto domande: ho obbedito e basta. Quando l’ho finita ho fatto una foto per mostrargliela e lui è rimasto entusiasta, ha detto “bellissima, scannerizzala e mandamela”. Così l’ha inserita nella copertina, sovrapponendola a delle illustrazioni fantascientifiche anni ’80 di sua collezione.
Come presenti dal vivo questo album?
Dal vivo abbiamo trovato una quadra che da un lato mantiene intatti gli elementi chiave dell’album, dall’altro abbiamo escluso o riarrangiato alcune parti per poter adattare l’album al live in trio, così strutturato: voce e chitarra elettrica; voce, piano elettrico e synth; batteria, programmazioni. Le linee di basso vengono suonate col synth, come succede anche nel disco. Io, Lidio Chericoni e Simone Cavina ci divertiamo molto con questo set.
Altro da dichiarare?
Mi piacciono gli X Mary.


9 commenti:

  1. Matteo Fiorino, cantautore ligure, ironico, tra il classico e il nuovo cantautorato è gradito ospite in palude.

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  2. Con Fosforo, suo secondo disco, che sembra un esordio, tale e tante le cose che dice, tra parole e musica.

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  3. Nove pezzi di soave ironia, storie, fati, elettricità, la voce e il piano ...

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  4. Fosforo, la canzone, è così forte, esplosiva che si è imposta da sola come title-track ... è il mio pezzo preferito, per le parole, i suoni, l'esecuzione.

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  5. Molto bella anche Canzone senza cuore, rock elettronico tra sarcasmo e nonsense Mariposa-style.

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  6. Mi piacciono anche i due pezzi messi in apertura, Gengis Khan cantautorato psichdelico che ricorda il migliore Dalla e Madrigale, voce/piano per un pezzo ironico e divertente,con gran ritmo ricco di suoni, trombe, gran ritmo che sale, fino all'esplosione finale

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  7. Ma credo che tutte le canzoni valgano il disco ...

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  8. Menzione speciale alla copertina, disegnata, quasi per scherzo, per gioco, da Matteo Fiorino stesso, come ci racconta nell'intervista.

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  9. Artista totale tutto da seguire ... seguitelo, ascoltatemi.

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