NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Cantautorato
LABEL Phonarchia Dischi
PARTICOLARITA’
CITTA’: La Spezia, Bologna
DATA DI USCITA 6 gennaio 2018
Come è nato Fosforo?
Dal sale
dell’acido fosforico.
Perché questo titolo?
Fosforo è una parola di origine greca (phosphoros) e
significa portatore di luce, in questo caso intesa come consapevolezza. Le conseguenze delle nostre azioni ci
abbagliano sempre un po' quando ci illuminano, mentre brancoliamo nel
buio. Ci illuminano in maniera lampante, come fiammiferi,
che infatti contengono tracce di fosforo.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea
iniziale alla sua realizzazione finale?
Avevo un po’ di canzoni sparse, alcune nuove, altre che non avevo
deliberatamente incluso nel primo album, perché sentivo che appartenevano a un
altro universo emotivo, quindi a un altro modo di scrivere. Questi brani erano
accomunati da un disincanto, da un sarcasmo che nel primo album non era ancora
così schietto. Per il resto, tra loro erano molto diversi, perciò ho pensato
che avrei fatto meglio farmi aiutare da un produttore per trovare una quadra, e
così è stato. Tramite il Premio
Buscaglione sono entrato in contatto con Nicola Baronti, il produttore
artistico di Phonarchia Dischi, che ha
ascoltato i provini e mi ha proposto delle sonorità di riferimento, così
abbiamo iniziato a lavorare alla pre-produzione. Terminata questa, ci siamo
convinti che eravamo sulla strada giusta, perciò abbiamo registrato ecc.
Qualche episodio
che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Posso deluderti?
Se questo cd fosse un
concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Questo album è un
viaggio senza mappa, un’attesa errante consumata in nove tappe tra Bologna, La
Spezia e i mari della Grecia, nella
schiavitù della propria libertà.
C’è qualche pezzo che
preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero album? … che ti
piace di più fare live?
In questo momento sto evitando di ascoltare
l’album per non rischiare una saturazione precoce, quindi non mi viene un pezzo
in particolare. Posso dire che Un cubo è uno dei pezzi più belli che ho
scritto, ma lo penso in generale, al di fuori dell’album. Invece dal vivo mi
piace molto fare San
Giuseppe, soprattutto lo canto volentieri.
Come è stato a livello produttivo fare
il cd? Da chi gli apporti più importanti?
Diciamo che se
questo album fosse un figlio, i genitori saremmo io e Nicola Baronti, il
produttore artistico. Saiara Pedrazzi, sempre di Phonarchia
Dischi, è stata una colonna portante, soprattutto in fare di produzione:
abbiamo praticamente vissuto lì. Apporti importanti, anche a livello umano,
vengono dai musicisti che hanno sposato la causa, soprattutto Lidio Chericoni (Shiva Bakta) e Matteo Sideri (Tegu) e dagli Etruschi
from Lakota. Iosonouncane è
stato risolutivo nell’inquadrare il sound di Madrigale, che altrimenti
avrebbe rischiato di rimanere un brano avulso dal resto dell’album. Mentre
l’apporto più importante, al di fuori della produzione musicale, è arrivato da
Giacomo Laser, l’ autore dell’artwork e del videoclip di Gengis
Khan.
Copertina bella, con questa
natura morta molto intensa. Il dipinto è nato appositamente per il disco o
esisteva già. Come è stato scelto?
Ti ringrazio molto, pensa che l’ho dipinta io!
Non dipingevo da quando ero alle superiori e stavo bene così. Poi, mentre
lavorava all’artwork, Giacomo Laser mi ha chiesto di dipingere un vaso di
fiori, a scopo curativo. Non lo conoscevo ancora di persona ma, a giudicare dai
suoi lavori, ho pensato che la sua fosse la richiesta di un pazzo lucido,
quindi non mi son fatto e non gli ho fatto domande: ho obbedito e basta. Quando
l’ho finita ho fatto una foto per mostrargliela e lui è rimasto entusiasta, ha detto
“bellissima, scannerizzala e mandamela”. Così l’ha inserita nella copertina,
sovrapponendola a delle illustrazioni fantascientifiche anni ’80 di sua
collezione.
Come presenti dal vivo questo
album?
Dal vivo abbiamo trovato una quadra che da un
lato mantiene intatti gli elementi chiave dell’album, dall’altro abbiamo escluso
o riarrangiato alcune parti per poter adattare l’album al live in trio, così
strutturato: voce e chitarra elettrica; voce, piano elettrico e synth;
batteria, programmazioni. Le linee di basso vengono suonate col synth, come
succede anche nel disco. Io, Lidio Chericoni e Simone Cavina ci divertiamo
molto con questo set.
Altro da dichiarare?
Mi piacciono gli X Mary.
Matteo Fiorino, cantautore ligure, ironico, tra il classico e il nuovo cantautorato è gradito ospite in palude.
RispondiEliminaCon Fosforo, suo secondo disco, che sembra un esordio, tale e tante le cose che dice, tra parole e musica.
RispondiEliminaNove pezzi di soave ironia, storie, fati, elettricità, la voce e il piano ...
RispondiEliminaFosforo, la canzone, è così forte, esplosiva che si è imposta da sola come title-track ... è il mio pezzo preferito, per le parole, i suoni, l'esecuzione.
RispondiEliminaMolto bella anche Canzone senza cuore, rock elettronico tra sarcasmo e nonsense Mariposa-style.
RispondiEliminaMi piacciono anche i due pezzi messi in apertura, Gengis Khan cantautorato psichdelico che ricorda il migliore Dalla e Madrigale, voce/piano per un pezzo ironico e divertente,con gran ritmo ricco di suoni, trombe, gran ritmo che sale, fino all'esplosione finale
RispondiEliminaMa credo che tutte le canzoni valgano il disco ...
RispondiEliminaMenzione speciale alla copertina, disegnata, quasi per scherzo, per gioco, da Matteo Fiorino stesso, come ci racconta nell'intervista.
RispondiEliminaArtista totale tutto da seguire ... seguitelo, ascoltatemi.
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