NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE
cantautorato rock alternativo
DOVE
ASCOLTARLO su spotify o, meglio, ai miei concerti
LABEL
SuburbanSky records
PARTICOLARITA’
una cantautrice e 13 musicisti
CITTA’
Firenze
DATA
DI USCITA 15 dicembre 2017
Come
è nato Biancoinascoltato?
Biancoinascoltato è
l’approdo finale di un lungo percorso. Scrivo poesie e suono la chitarra fin da
piccola e canto dall’adolescenza. Il desiderio di stare su un palco a suonare
la mia musica è nato presto e non mi ha più lasciato. Ho iniziato come
chitarrista, poi come “front girl” in gruppi rock. Fino a che alcuni anni fa
non ho capito che la mia dimensione era un’altra, più intima… e da allora ho
cominciato a camminare “da sola” (come cantautrice solista, ma ciò non
significa che non abbia al mio fianco degli splendidi musicisti) e a dare alla
musica un significato diverso… una ricerca personale, artistica e in un certo
senso anche e soprattutto spirituale. Si può dire che il progetto Biancoinascoltato sia nato in quel
momento, anche se, come tutti i debut album, è estremamente stratificato, e al
suo interno sopravvivono anche alcuni brani del periodo precedente.
Perché
questo titolo?
Biancoinascoltato è una
parola (anzi due, fuse in una) che fa parte di una poesia (poi testo di Praga, il singolo) scritta nella magica capitale
ceca. Mi piace pensare che mi sia stata suggerita dallo stesso Genius Loci della città… chissà, magari
nascosto dietro a una statua del Ponte Carlo… Non vivo la scrittura come un
processo razionale, raramente è un gesto premeditato… la mano va da sé...
Dunque inizialmente Biancoinascoltato
non aveva un significato, almeno non nel senso razionale del termine, ma
evocava, come una formula magica, un’atmosfera carica di luci, oscurità, storia
e… silenzio. Successivamente, come analizzando la poesia di qualcun altro, il
significato è emerso da sé: il bianco è l’essenza, la bellezza, la purezza…
dunque Biancoinascoltato è tutto
ciò che di bello si cela nella realtà, ma che difficilmente riusciamo a vedere,
ad ascoltare appunto…. Neve che cade… inascoltata. E l’artista (o aspirante
tale) ha il dovere di ascoltare e, soprattutto, di far ascoltare. Io credo che
la parola abbia un grandissimo potere, soprattutto se svincolata dalle catene
delle regole preconsolidate, quando si riesce attraverso di essa ad andare al
cuore delle cose… per questo le due parole, i due aggettivi, si fondono,
“sostantivizzandosi”, in un neologismo che per me è diventato manifesto del mio
modo di scrivere e, perciò, titolo di tutto l’album.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea
iniziale alla sua realizzazione finale?
Difficile stabilire una genesi di questo progetto. Da
molti anni fare un disco è per me un vero e proprio “sogno nel cassetto”…
averlo realizzato con le mie sole forze è una grandissima soddisfazione. Ma
ancora più bello è stato condividere il percorso con musicisti e persone
incredibili che hanno dato tantissimo al disco, ma anche a me, sia
artisticamente che umanamente. Mi ritengo un’insoddisfatta cronica: di solito
sogno troppo e quando, se ne ho la fortuna, il sogno diventa realtà, è spesso
deludente… ma questa volta non è andata così e credo che gran parte del merito
sia di queste persone. Mi è piaciuto tutto del fare un disco: la preproduzione,
durante la quale si cercano gli arrangiamenti giusti per i brani, la
produzione, cioè la registrazione vera e propria di strumenti e voce, la
postproduzione, in cui si aggiustano volumi ed effetti fino al risultato
finale. La guida espertissima di Guido Melis
(Diaframma, Underfloor, Finister), il fonico e
produttore, è stata fondamentale (risceglierei la Suburban Sky altre 1000 volte)
ed abbiamo stabilito da subito una grandissima intesa, grazie alla quale mi
sono sentita libera di dire sempre il mio parere (cosa non scontata, credo, in
questi casi purtroppo)… deve essere stata veramente dura per lui soddisfare
tutti i miei capricci!!
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione del disco?
Ce ne sarebbero moltissimi… il lavoro in studio è
stato tutto estremamente stimolante… ogni giorno diverso, con musicisti
diversi… siamo 14 in tutto! Ma devo dire che forse il momento più bello è stato
quando Giulia Nuti (Underfloor, Fabrizio Berti Jug Band) ha registrato il solo
di viola di Accarezzando
la tua anima, non ho potuto trattenere le lacrime…io e Giulia
suoniamo insieme da molto tempo e ci conosciamo da molto di più (eravamo
compagne di banco in prima elementare!), Accarezzando la tua anima è probabilmente una
delle prime canzoni che abbiamo arrangiato insieme e sentire il suo solo in
studio è stato davvero emozionante… mi ha fatto pensare “cavolo! sta succedendo
davvero??”. Ci sono state poi le ospitate di Canzone Allegra, con la Fabrizio Berti Jug
Band, Francesco Vella (Shame Blues Band)
e il newyorkese Kenny White (Tom Jones, Peter Wolf), giornate all’insegna del blues
e della condivisione, in tantissimi in pochi metri quadrati… e io a dare ordini
a musicisti coi controBIP… ed infatti mi hanno, scherzosamente, soprannominato
“la nazista”…
Se questo cd fosse un concept-album su
cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Il viaggio è sicuramente uno dei fili principali che
lega i brani di questo disco. Ho viaggiato molto negli ultimi anni, sia per
lavoro (sono dottoranda in Geologia), sia per svago/curiosità/desiderio di
conoscenza. Tra le mie mete: Islanda, Barcellona, Marocco, Irlanda, Colorado,
Praga. Tre brani in particolare hanno il sapore del concept: Itaca,
Nostos
(in apertura e chiusura di tutto il lavoro) e Penny,
tutti e tre hanno a che fare con il viaggio, tutti e tre traggono spunto dalla
letteratura classica greca. Ma non toglierei il fosse, perché il viaggio in
realtà è solo un pretesto per parlare di altro. In Itaca, parafrasando il testo,
più che di viaggio si parla di casa, invitando ad avere gli occhi del
viaggiatore anche stando fermi, per scorgere il mare in ogni singola goccia di
pioggia (gocce da rinominare mare).
In Penny propongo un ribaltamento del mito
classico, trasformando Penelope in una donna/Dea che non solo sa aspettare, ma
sa anche partire e cercare e, soprattutto, sa creare. E nella mia visione è lei
stessa a tessere le trame della storia di Ulisse, perché lui viaggi, viva pure
le sue avventure, acquisisca esperienza, per poi tornare arricchito e avere
qualcosa da condividere con lei (sulla
tela io colorerò il tuo mare di blu, per regalarti storie da narrare quando
tornerai da me). Infine, con Nostos (“ritorno” in greco), viaggio e ritorno
diventano le due facce della stessa medaglia, così come I Nostoi erano le storie del ritorno a casa degli eroi da
Troia, il finale della storia: si viaggia sempre per fare ritorno.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo
del quale vai più fiera dell’intero album? … che ti piace di più fare live?
Chiedimi ancora è
l’ultimo brano che ho scritto, forse per questo ultimamente lo preferisco ad
altri. Trovo che sia una buona sintesi dei vari aspetti della mia scrittura, un
buon punto di arrivo/ripartenza. Ma questa volta niente viaggi, almeno non
nello spazio: si parla di quando il tempo era infinito, le possibilità di
fronte a noi innumerevoli… del “paradiso perduto” dell’infanzia e di come a
volte, soffermandosi nel solo e vivo presente, sia possibile farvi ritorno. Poi
per la prima volta, registrando in studio questo brano, mi sono trovata a
duettare con il pianoforte (altro sogno nel cassetto ora realizzato), suonato
da Simone Milli (Time Escape, Rick Hutton,
Enrico Ruggeri). Dal vivo la mia preferenza va a Quando rivedrai il mare: è un
brano scritto per mia madre ed il carico emotivo è molto forte, per questo l’arrangiamento
e la voce sono energici, rock. Suonarla live è sempre una grande emozione,
soprattutto nell’esplosione finale.
Come è stato a livello
produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più importanti? Suburbansky?
ABuzzSupreme?
Durante
il lavoro a questo disco mi sono trovata spesso a pensare di essere enormemente
fortunata perché gli apporti sono stati numerosissimi ed estremamente preziosi.
In primis i musicisti, oltre a quelli già citati ci sono: Alessandro Alajmo (Underfloor) alla chitarra elettrica, Tommaso Giuliani (Handshake) alla batteria,
Pietro Horvath (Quarto
Colore) al violoncello e al contrabbasso. Senza dubbio la Suburbansky, nelle persone di Guido Melis
(di cui ho già parlato) e Alice Cortella, che si è occupata di tutte le
questioni logistiche legate alla stampa e alla distribuzione del disco (con Audioglobe),
ma che è anche costantemente a disposizione per consigli di ogni genere. Senza
dubbio ABuzzSupreme, Leonardo Cianfanelli e Andrea
Sbaragli, che si stanno occupando egregiamente della promozione. La
lista sarebbe molto più lunga (la trovate all’interno del booklet), ma vorrei
almeno aggiungere qui Gianmarco D’Agostino, il regista del videoclip del
primo singolo, Praga (che potete vedere
sul mio canale youtube) e tutta la troupe, grazie a loro anche i giorni
dedicati alle riprese del video si sono piantati per sempre nella mia memoria
come un bellissimo ricordo
Copertina con tu in primo piano,
sognante, con dei disegni attorno ... Chi l’ha pensata così e perché?
Ho detto già diverse volte quanto fare questo disco
sia stato un sogno ad occhi aperti… ecco la copertina invece è stata un incubo!
Scherzi a parte, è stata forse la parte più difficile. Non avevo un’idea
precisa, sapevo solo che l’atmosfera doveva essere bianca e che io dovevo
essere in copertina… non per egocentrismo (o forse anche, un pochino non
guasta), ma perché essendo un album di esordio volevo presentarmi al pubblico
in tutti i sensi. La fotografa, Carlotta Nucci, ha fatto un ottimo lavoro, all’alba,
al freddo, in un posticino nascosto sulle rive dell’Arno. Ma la pura foto non
bastava, ci voleva qualcosa in più per rappresentare al meglio cosa è Biancoinascoltato. Alla fine l’idea è
arrivata, unendo alla foto le illustrazioni di Marco
Monelli, a rappresentare non solo fisicamente me, ma anche ciò che mi
esce dalla testa: una cascata di simboli, oggetti, manichini… le mie poesie, le
mie canzoni. Fondamentale l’aiuto del grafico Matteo
Bencini nell’assemblare il tutto e la pazienza di Alice Cortella con la quale abbiamo messo a punto
da remoto (mi trovavo in Colorado) la grafica definitiva del booklet.
Come presenti dal vivo questo album?
Per i concerti propongo due modalità principali: un
set elettrico con 6 elementi (oltre a me i già citati Guido
Melis, Tommaso Giuliani, Simone Milli,
Alessandro Alajmo e Giulia Nuti) per
un sound vicino a quello del disco, o un trio acustico con Giulia e Alessandro
per atmosfere più intime e soffuse. Non disdegno la dimensione tipica del
cantautore/cantautrice chitarra e voce, ma quando possibile, preferisco
avvalermi di altri musicisti, sia perché è senz’altro più piacevole condividere
il palco con altre persone, sia perché, forse per le mie radici rock, do
moltissima importanza agli arrangiamenti. Per me una canzone non è fatta solo
di un testo, di una melodia e di un giro di accordi, ma anche di moltissimi
altri suoni che danzano insieme. Per questo nei miei brani do moltissimo spazio
anche ad assoli e parti squisitamente strumentali. Come ho detto all’inizio,
credo nel potere della parola, ma credo ancora di più nel sodalizio
parola/musica: la musica è arte completamente astratta e come tale è il mezzo
artistico più forte in assoluto per “ascoltare” (e far ascoltare) il “bianco”.
Altro da dichiarare?
Venite
ad ascoltarmi dal vivo! Prossimo appuntamento il 26 gennaio al Teatro di Colonnata
di Sesto Fiorentino. Seguitemi sulla mia pagina Facebook per conoscere le
prossime date!
Questa sera in palude Chiara White, con un bel disco uscito sul finire del 2017, che si ascolterà molto anche nel 2018.
RispondiEliminaSi tratta di Binancoinascoltato album costituito da nove canzoni intense, ispirate, ben scritte e suonate e cantate in italiano dalla gran voce di Chiara White.
RispondiEliminaDal bel rock cantautorale che apre l'albumItaca, che sembra un classico fin dal primo ascolto, alla conclusiva Nostos dal bel testo forte, si nota fortemente la voce della White, con la quale gioca parecchio.
RispondiEliminaImportante Praga, pezzo dedicato alla bella città, che ha incantato la ragazza, e incanta noi per l'intensità di questo voce/chitarra. Magica, in questo pezzo c'è il titolo dell'album (interessante quello che dice nell'intervista sulle parole da "ascoltare").
RispondiEliminaDa citare Accarezzando la tua anima, pezzo rock sentimentale, come suggerisce il titolo. Cresce di secondo in secondo con la voce al massimo e degli archi che restano (il solo di viola di Giulia Nuti, citato non a caso nell'intervista, è da pelle d'oca).
RispondiEliminaViola presente anche in Penny, pezzo intimo voce/chitarra, e anche in altre canzoni, tra le migliori del disco.
RispondiEliminaUn brano dove non c'è, ma che mi piace altrettanto è Canzone allegra divertissement quasi jazz, dal gran ritmo e dal piano di Kenny White (è un parente?), che non scordi ...
RispondiEliminaCome tutte le canzoni di Biancoinascoltato (chiedo scusa per l'errore del primo commento, ma facendo tutto in diretta, capita).
RispondiEliminaUn disco, veramente tutto da ascoltare: ascoltatemi, ascoltate Biancoinascoltato.
RispondiEliminaho ascoltato "Praga" ed "Itaca". "Itaca" soprattutto l'ho trovato un brano interessante.
RispondiEliminaSì, sono due gran pezzi, buoni ascolti Daniele!
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