Pagine

domenica 14 gennaio 2018

In palude con Chiara White


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE cantautorato rock alternativo
DOVE ASCOLTARLO su spotify o, meglio, ai miei concerti
LABEL SuburbanSky records
PARTICOLARITA’ una cantautrice e 13 musicisti
CITTA’ Firenze
DATA DI USCITA 15 dicembre 2017

L’INTERVISTA
Come è nato Biancoinascoltato?
Biancoinascoltato è l’approdo finale di un lungo percorso. Scrivo poesie e suono la chitarra fin da piccola e canto dall’adolescenza. Il desiderio di stare su un palco a suonare la mia musica è nato presto e non mi ha più lasciato. Ho iniziato come chitarrista, poi come “front girl” in gruppi rock. Fino a che alcuni anni fa non ho capito che la mia dimensione era un’altra, più intima… e da allora ho cominciato a camminare “da sola” (come cantautrice solista, ma ciò non significa che non abbia al mio fianco degli splendidi musicisti) e a dare alla musica un significato diverso… una ricerca personale, artistica e in un certo senso anche e soprattutto spirituale. Si può dire che il progetto Biancoinascoltato sia nato in quel momento, anche se, come tutti i debut album, è estremamente stratificato, e al suo interno sopravvivono anche alcuni brani del periodo precedente.
Perché questo titolo?
Biancoinascoltato è una parola (anzi due, fuse in una) che fa parte di una poesia (poi testo di Praga, il singolo) scritta nella magica capitale ceca. Mi piace pensare che mi sia stata suggerita dallo stesso Genius Loci della città… chissà, magari nascosto dietro a una statua del Ponte Carlo… Non vivo la scrittura come un processo razionale, raramente è un gesto premeditato… la mano va da sé... Dunque inizialmente Biancoinascoltato non aveva un significato, almeno non nel senso razionale del termine, ma evocava, come una formula magica, un’atmosfera carica di luci, oscurità, storia e… silenzio. Successivamente, come analizzando la poesia di qualcun altro, il significato è emerso da sé: il bianco è l’essenza, la bellezza, la purezza… dunque Biancoinascoltato è tutto ciò che di bello si cela nella realtà, ma che difficilmente riusciamo a vedere, ad ascoltare appunto…. Neve che cade… inascoltata. E l’artista (o aspirante tale) ha il dovere di ascoltare e, soprattutto, di far ascoltare. Io credo che la parola abbia un grandissimo potere, soprattutto se svincolata dalle catene delle regole preconsolidate, quando si riesce attraverso di essa ad andare al cuore delle cose… per questo le due parole, i due aggettivi, si fondono, “sostantivizzandosi”, in un neologismo che per me è diventato manifesto del mio modo di scrivere e, perciò, titolo di tutto l’album.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Difficile stabilire una genesi di questo progetto. Da molti anni fare un disco è per me un vero e proprio “sogno nel cassetto”… averlo realizzato con le mie sole forze è una grandissima soddisfazione. Ma ancora più bello è stato condividere il percorso con musicisti e persone incredibili che hanno dato tantissimo al disco, ma anche a me, sia artisticamente che umanamente. Mi ritengo un’insoddisfatta cronica: di solito sogno troppo e quando, se ne ho la fortuna, il sogno diventa realtà, è spesso deludente… ma questa volta non è andata così e credo che gran parte del merito sia di queste persone. Mi è piaciuto tutto del fare un disco: la preproduzione, durante la quale si cercano gli arrangiamenti giusti per i brani, la produzione, cioè la registrazione vera e propria di strumenti e voce, la postproduzione, in cui si aggiustano volumi ed effetti fino al risultato finale. La guida espertissima di Guido Melis (Diaframma, Underfloor, Finister), il fonico e produttore, è stata fondamentale (risceglierei la Suburban Sky altre 1000 volte) ed abbiamo stabilito da subito una grandissima intesa, grazie alla quale mi sono sentita libera di dire sempre il mio parere (cosa non scontata, credo, in questi casi purtroppo)… deve essere stata veramente dura per lui soddisfare tutti i miei capricci!!
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Ce ne sarebbero moltissimi… il lavoro in studio è stato tutto estremamente stimolante… ogni giorno diverso, con musicisti diversi… siamo 14 in tutto! Ma devo dire che forse il momento più bello è stato quando Giulia Nuti (Underfloor, Fabrizio Berti Jug Band) ha registrato il solo di viola di Accarezzando la tua anima, non ho potuto trattenere le lacrime…io e Giulia suoniamo insieme da molto tempo e ci conosciamo da molto di più (eravamo compagne di banco in prima elementare!), Accarezzando la tua anima è probabilmente una delle prime canzoni che abbiamo arrangiato insieme e sentire il suo solo in studio è stato davvero emozionante… mi ha fatto pensare “cavolo! sta succedendo davvero??”. Ci sono state poi le ospitate di Canzone Allegra, con la Fabrizio Berti Jug Band, Francesco Vella (Shame Blues Band) e il newyorkese Kenny White (Tom Jones, Peter Wolf), giornate all’insegna del blues e della condivisione, in tantissimi in pochi metri quadrati… e io a dare ordini a musicisti coi controBIP… ed infatti mi hanno, scherzosamente, soprannominato “la nazista”…
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Il viaggio è sicuramente uno dei fili principali che lega i brani di questo disco. Ho viaggiato molto negli ultimi anni, sia per lavoro (sono dottoranda in Geologia), sia per svago/curiosità/desiderio di conoscenza. Tra le mie mete: Islanda, Barcellona, Marocco, Irlanda, Colorado, Praga. Tre brani in particolare hanno il sapore del concept: Itaca, Nostos (in apertura e chiusura di tutto il lavoro) e Penny, tutti e tre hanno a che fare con il viaggio, tutti e tre traggono spunto dalla letteratura classica greca. Ma non toglierei il fosse, perché il viaggio in realtà è solo un pretesto per parlare di altro. In Itaca, parafrasando il testo, più che di viaggio si parla di casa, invitando ad avere gli occhi del viaggiatore anche stando fermi, per scorgere il mare in ogni singola goccia di pioggia (gocce da rinominare mare). In Penny propongo un ribaltamento del mito classico, trasformando Penelope in una donna/Dea che non solo sa aspettare, ma sa anche partire e cercare e, soprattutto, sa creare. E nella mia visione è lei stessa a tessere le trame della storia di Ulisse, perché lui viaggi, viva pure le sue avventure, acquisisca esperienza, per poi tornare arricchito e avere qualcosa da condividere con lei (sulla tela io colorerò il tuo mare di blu, per regalarti storie da narrare quando tornerai da me). Infine, con Nostos (“ritorno” in greco), viaggio e ritorno diventano le due facce della stessa medaglia, così come I Nostoi erano le storie del ritorno a casa degli eroi da Troia, il finale della storia: si viaggia sempre per fare ritorno.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero album? … che ti piace di più fare live?
Chiedimi ancora è l’ultimo brano che ho scritto, forse per questo ultimamente lo preferisco ad altri. Trovo che sia una buona sintesi dei vari aspetti della mia scrittura, un buon punto di arrivo/ripartenza. Ma questa volta niente viaggi, almeno non nello spazio: si parla di quando il tempo era infinito, le possibilità di fronte a noi innumerevoli… del “paradiso perduto” dell’infanzia e di come a volte, soffermandosi nel solo e vivo presente, sia possibile farvi ritorno. Poi per la prima volta, registrando in studio questo brano, mi sono trovata a duettare con il pianoforte (altro sogno nel cassetto ora realizzato), suonato da Simone Milli (Time Escape, Rick Hutton, Enrico Ruggeri). Dal vivo la mia preferenza va a Quando rivedrai il mare: è un brano scritto per mia madre ed il carico emotivo è molto forte, per questo l’arrangiamento e la voce sono energici, rock. Suonarla live è sempre una grande emozione, soprattutto nell’esplosione finale.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più importanti? Suburbansky? ABuzzSupreme?
Durante il lavoro a questo disco mi sono trovata spesso a pensare di essere enormemente fortunata perché gli apporti sono stati numerosissimi ed estremamente preziosi. In primis i musicisti, oltre a quelli già citati ci sono: Alessandro Alajmo (Underfloor) alla chitarra elettrica, Tommaso Giuliani (Handshake) alla batteria, Pietro Horvath (Quarto Colore) al violoncello e al contrabbasso. Senza dubbio la Suburbansky, nelle persone di Guido Melis (di cui ho già parlato) e Alice Cortella, che si è occupata di tutte le questioni logistiche legate alla stampa e alla distribuzione del disco (con Audioglobe), ma che è anche costantemente a disposizione per consigli di ogni genere. Senza dubbio ABuzzSupreme, Leonardo Cianfanelli e Andrea Sbaragli, che si stanno occupando egregiamente della promozione. La lista sarebbe molto più lunga (la trovate all’interno del booklet), ma vorrei almeno aggiungere qui Gianmarco D’Agostino, il regista del videoclip del primo singolo, Praga (che potete vedere sul mio canale youtube) e tutta la troupe, grazie a loro anche i giorni dedicati alle riprese del video si sono piantati per sempre nella mia memoria come un bellissimo ricordo
Copertina con tu in primo piano, sognante, con dei disegni attorno ... Chi l’ha pensata così e perché?
Ho detto già diverse volte quanto fare questo disco sia stato un sogno ad occhi aperti… ecco la copertina invece è stata un incubo! Scherzi a parte, è stata forse la parte più difficile. Non avevo un’idea precisa, sapevo solo che l’atmosfera doveva essere bianca e che io dovevo essere in copertina… non per egocentrismo (o forse anche, un pochino non guasta), ma perché essendo un album di esordio volevo presentarmi al pubblico in tutti i sensi. La fotografa, Carlotta Nucci, ha fatto un ottimo lavoro, all’alba, al freddo, in un posticino nascosto sulle rive dell’Arno. Ma la pura foto non bastava, ci voleva qualcosa in più per rappresentare al meglio cosa è Biancoinascoltato. Alla fine l’idea è arrivata, unendo alla foto le illustrazioni di Marco Monelli, a rappresentare non solo fisicamente me, ma anche ciò che mi esce dalla testa: una cascata di simboli, oggetti, manichini… le mie poesie, le mie canzoni. Fondamentale l’aiuto del grafico Matteo Bencini nell’assemblare il tutto e la pazienza di Alice Cortella con la quale abbiamo messo a punto da remoto (mi trovavo in Colorado) la grafica definitiva del booklet.
Come presenti dal vivo questo album?
Per i concerti propongo due modalità principali: un set elettrico con 6 elementi (oltre a me i già citati Guido Melis, Tommaso Giuliani, Simone Milli, Alessandro Alajmo e Giulia Nuti) per un sound vicino a quello del disco, o un trio acustico con Giulia e Alessandro per atmosfere più intime e soffuse. Non disdegno la dimensione tipica del cantautore/cantautrice chitarra e voce, ma quando possibile, preferisco avvalermi di altri musicisti, sia perché è senz’altro più piacevole condividere il palco con altre persone, sia perché, forse per le mie radici rock, do moltissima importanza agli arrangiamenti. Per me una canzone non è fatta solo di un testo, di una melodia e di un giro di accordi, ma anche di moltissimi altri suoni che danzano insieme. Per questo nei miei brani do moltissimo spazio anche ad assoli e parti squisitamente strumentali. Come ho detto all’inizio, credo nel potere della parola, ma credo ancora di più nel sodalizio parola/musica: la musica è arte completamente astratta e come tale è il mezzo artistico più forte in assoluto per “ascoltare” (e far ascoltare) il “bianco”.
Altro da dichiarare?
Venite ad ascoltarmi dal vivo! Prossimo appuntamento il 26 gennaio al Teatro di Colonnata di Sesto Fiorentino. Seguitemi sulla mia pagina Facebook per conoscere le prossime date!

11 commenti:

  1. Questa sera in palude Chiara White, con un bel disco uscito sul finire del 2017, che si ascolterà molto anche nel 2018.

    RispondiElimina
  2. Si tratta di Binancoinascoltato album costituito da nove canzoni intense, ispirate, ben scritte e suonate e cantate in italiano dalla gran voce di Chiara White.

    RispondiElimina
  3. Dal bel rock cantautorale che apre l'albumItaca, che sembra un classico fin dal primo ascolto, alla conclusiva Nostos dal bel testo forte, si nota fortemente la voce della White, con la quale gioca parecchio.

    RispondiElimina
  4. Importante Praga, pezzo dedicato alla bella città, che ha incantato la ragazza, e incanta noi per l'intensità di questo voce/chitarra. Magica, in questo pezzo c'è il titolo dell'album (interessante quello che dice nell'intervista sulle parole da "ascoltare").

    RispondiElimina
  5. Da citare Accarezzando la tua anima, pezzo rock sentimentale, come suggerisce il titolo. Cresce di secondo in secondo con la voce al massimo e degli archi che restano (il solo di viola di Giulia Nuti, citato non a caso nell'intervista, è da pelle d'oca).

    RispondiElimina
  6. Viola presente anche in Penny, pezzo intimo voce/chitarra, e anche in altre canzoni, tra le migliori del disco.

    RispondiElimina
  7. Un brano dove non c'è, ma che mi piace altrettanto è Canzone allegra divertissement quasi jazz, dal gran ritmo e dal piano di Kenny White (è un parente?), che non scordi ...

    RispondiElimina
  8. Come tutte le canzoni di Biancoinascoltato (chiedo scusa per l'errore del primo commento, ma facendo tutto in diretta, capita).

    RispondiElimina
  9. Un disco, veramente tutto da ascoltare: ascoltatemi, ascoltate Biancoinascoltato.

    RispondiElimina
  10. ho ascoltato "Praga" ed "Itaca". "Itaca" soprattutto l'ho trovato un brano interessante.

    RispondiElimina
  11. Sì, sono due gran pezzi, buoni ascolti Daniele!

    RispondiElimina

AAAATenzione, il captcha (il verificaparole) è finto, non serve immetterlo. Dopo il vostro commento, cliccate direttamente su PUBBLICA COMMENTO. Se siete commentatori anonimi, mi dispiace, dovete scrivere il captcha ...