Pagine

lunedì 29 gennaio 2018

In palude con Brother K


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Alternative jazz
DOVE ASCOLTARLO qui
LABEL  Festa della Musica di Brescia
PARTICOLARITA’ Un folle progetto dedicato a Jack Kerouac…MA NON un tributo a Kerouac
CITTA’ Brescia
DATA DI USCITA Ottobre 2017 il cd, gennaio 2018 l’LP in edizione limitata
L’INTERVISTA (alla quale risponde Boris Savoldelli)
Come è nato De-Generation Beat?
Prima di tutto vale la pena dire chi sono i Brother K, visto che NON sono una band ma una sorta di entità in evoluzione. I Brother K sono: Alessandro Ducoli (lettere), Boris Savoldelli (voci), Federico Troncatti (note), Andrea Bellicini (suoni), Andrey Kutov (ordine). Un cantautore, un cantante, un compositore di musica contemporanea, un bassista di musica underground e un pianista e arrangiatore: cosa possono avere in comune cinque elementi così diversi per poter funzionare come una cosa sola? Il Beat… In comune hanno messo anche la grande passione per la tradizione musicale americana: i songwriters, il jazz, il funk, il rock, l’underground, la sperimentazione della Grande Mela e gli immensi spazi delle american routes. Fernanda Pivano, indiscussa portavoce della letteratura americana del dopoguerra, e Mark Murphy, icona mondiale del canto jazz, hanno coordinato l’approccio lirico e musicale al progetto e accompagnato i Brother K nelle rarissime occasioni in cui venne proposto.
Alla data odierna i Brother K, nella formazione indicata, NON CI SONO PIU’. In occasione dell’uscita del cd e dell’lp (pronto dal lontano 2004), il sottoscritto si è occupato di riarrangiare tutto il progetto per sola voce jazz e loop (la mia), pianoforte (Umberto Petrin) e reading (Alessandro Ducoli), per portare in giro questo progetto.
Perché questo titolo? … centra la cultura Beat, Kerouac …
Certo che sì!! Brother K è un progetto che nasce dall’idea di utilizzare gli stilemi propri della scrittura «musicale» di Jack Kerouac, e più in generale della Beat Generation, per proporre un tentativo attuale di spontaneous prose. Tra gli obiettivi dell’autore statunitense, oltre al significato lirico, c’era infatti anche un nuovo stile di sintassi fortemente legato ad una certa «musicalità» della lettura. Degeneration Beat è un tentativo filologicamente scorretto di trasportare il mood della «scrittura jazz» di Kerouac, così fortemente vivo e americano, nella realtà della provincia dell’Italia del Nord di inizio 2000. Quattordici canzoni accompagnano un ipotetico Kerouac che, ritrovatosi nella Brescia moderna, in una notte di vorticosi eventi si aggira alla ricerca del Beat che gli è sempre appartenuto. Il risultato finale…? Tocca a voi giudicarlo….;)
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
E’ stato un vero delirio, un massacro dal quale sono/siamo usciti solo anni dopo. L’idea originale è stata la mia, comunque irrealizzabile senza l’aiuto dei Brother K ed in particolare di Ducoli (che infatti anche oggi compare nel live). All’epoca, tutti pressochè sconosciuti (la mia carriera musicale inizia solo nel 2007), siamo riusciti a “smuovere” personaggi mitici come Mark Murphy (che è stato mio insegnante di canto jazz ed amico personale) e Fernanda Pivano. Sembrava che, con un progetto simili, avremmo spaccato il mondo e invece, alla fine, non se ne fece nulla e le registrazioni sono rimaste nel cassetto fino al 2017 quando l’Associazione Festa della Musica di Brescia, ed in particolare Jean Luc Stote, ci hanno chiesto di riproporre lo spettacolo in occasione di una mostra dedicata a Lawrence Ferlinghetti, che vanta origini bresciane. Oltre alla richiesta di un live, si sono dati disponibili anche a stampare, finalmente e dopo 14 anni, il lavoro originale sia in cd che in LP doppio. Dopo un personale momento di titubanza (sono decisamente un’altra persona e, soprattutto, un altro musicista ed odio guardare indietro), ho ritenuto che fosse giusto dare finalmente luce ad un lavoro per noi così importante, anche se datato 2004!
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di questo album?
Il suo concepimento avvenne sostanzialmente in due sessioni: la prima a casa del Ducoli, e la seconda da Andrei. In entrambe le occasioni ci ritirammo letteralmente dal mondo esterno per non perdere concentrazione, e ci fu un consumo di alcool davvero notevole. Fu una sorta di esperienza mistica, dove condividemmo davvero tutta la nostra creatività tra gioia, sofferenza, litigate spaventose e bevute altrettanto spaventose. Insomma, un’atsmofera davvero beat. Per me fu anche un’esperienza fondamentale che fece da “tappo” ad alcune mie reticenze rispetto alla possibilità di fare della musica, davvero, la mia vita. Cosa che di li a poco è accaduta davvero!
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … potrebbe esserlo?
Lo è. Lo è a tutti gli effetti. E’ una storia che coinvolge un Kerouac rinato nella modernità e nella provincia bresciana (un bell’azzardo, vero?). Il disco racconta gl eventi che coinvolgono il nostro Kerouac, alla ricerca del “Beat” in questo nuovo contesto, dalla sera alla mattina. Incuriositi??
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero?… che ti piace di più fare live?
Come dicevo prima, il live è qualcosa di totalmente nuovo rispetto al disco. E’ la libera interpretazione del sottoscritto e di Ducoli (autore delle liriche) del progetto discografico. Non avrebbe avuto alcune senso, dopo 14 anni, riprodurre il cd come era stato concepito. Come ti dicevo, detesto guardare indietro. Trovo non abbia senso. Ti confesso che sono stato molto combattuto se accettare di stampare il disco o meno. La mia voce è ormai completamente diversa, quasi non la riconosco. Avrei rifatto TUTTE le parti di voce, MA alla fine ho pensato che sarebbe stato un gesto poco rispettoso per questo progetto che mi aveva coinvolto così tanto. Per rispondere alla tua domanda di dico che sicuramente IO? È il brano a cui sono più legato perché è stato il primo “esperimento” personale di composizione per sola voce e looper. Da lì è poi nata la mia idea di voice orchestra che, poi, mi ha consentito di farmi conoscere e girare il mondo con i miei concerti. C’è poi un altro brano a cui sono molto legato: Il mio cane non si muove quando prego. Quando lo pensai, abitavo ancora a casa dei miei, lo scrissi ed abbandonai nel cassetto pensando che non fosse un gran che (come molte altre canzoni che non ho mai usato, sono purtroppo ipercritico). Quando, un po’ timidamente, la presentai ai Brother K, tutti rimasero molto colpiti e mi aiutarono a rifinirla così come ora appare sul cd.
Festa della Musica Brescia, a produrre. Come è nata questa collaborazione?
Nasce dal contatto tra Ducoli e Jean Luc Stote, animatore culturale ed anima non solo della Festa della Musica ma anche di Radio Onda D’Urto. Lui, con l’associazione e il Comune di Brescia, hanno messo in piedi la mostra su Ferlinghetti e lui ci ha proposto di stampare la nostra opera dimenticata. Ah, sempre lui ha proposto e finanziato il live con i supporto economico, fondamentale, del Comune di Brescia a cui non possono che andare i nostri sinceri ringraziamenti. Non capita spesso che un Comune finanzi un progetto culturale certo non di facile fruizione!
Copertina molto semplice, ma allo stesso complessa. Cosa è quel testo scritto? Chi ha creato il progetto grafico e come l’ha pensato.
La grafica è stata curata interamente da Armando Bolivar che, spero di poterlo dire, altri non è che uno dei tanti alter ego di Ducoli. Individuo strano, vero? I testi scritti provengono in parte da “brandelli” dei brani ed in parte dalla passione ben nota di Ducoli per i distillati scozzesi e statunitensi. Non ho ancora avuto tra le mani il doppio LP (lo avrò nei prossimi giorni) ma Ducoli mi ha detto che è MAGNIFICO, doppio LP con carta di altissima qualità e libretto delle grandi occasioni.
Come presentate dal vivo questo album?
Come ti dicevo sopra, il live è la rilettura, arrangiata dal sottoscritto per voce e loop; pianoforte e reading. Una cosa MOLTO diversa dal disco ma con il medesimo spirito sperimentale ed innovativo. La perizia tecnica e l’immensa creatività (unita ad una profonda conoscenza della materia letteraria di cui si tratta) di Umberto Petrin (riconosciuto come uno dei più interessanti pianisti jazz contemporanei in Italia e in Europa) è stata una ventata di freschezza per le idee che avevo in testa e per il progetto in generale. L’inserimento, poi, di Ducoli nel ruolo di “conduttore” della storia attraverso i suoi reading, ha creato un qualcosa di certamente originale per il panorama musicale italiano. Un po’ di Jazz, un po’ di elettronica, un po’ di letteratura, molta improvvisazione ed ecco MEET TI JEAN. Concerto per Jack Kerouac
Ah, se vi ho incuriosito, potete vedere un promo video del live….e magari invitarci pure a suonare dalle vostre parti!
Ecco qui:
https://www.youtube.com/watch?v=KZf47yg8CvE&t=5s
Altro da dichiarare?
Direi di no … ah, invece sì. Grazie a te per il costante supporto alla mia attività di musicista e grazie a tutti coloro che vorranno acquistare il cd o l’LP, o semplicemente vedersi il video e venirci a sentire dal vivo!


15 commenti:

  1. È un vero piacere ospitare ancora una volta l’amico jazzista Boris Savoldelli.

    RispondiElimina
  2. Perché presenta sempre progetti molto interessanti, mai banali ...poi perché si "parla", si canta, si respira il mito di Kerouac, che come sapete adoro (non solo perché condivido con lui il compleanno).

    RispondiElimina
  3. Qui questa sera Savoldelli presenta un disco moooolto particolare, nato anni fa, quando molte cose erano diverse, rimasto nel cassetto per uscire allo scoperto ora.

    RispondiElimina
  4. E credo ne sia valsa la pena, questo invecchimento da vino di qualità mi sembra sia giovato al lavoro di questi bresciani, città che con radio, musicisti, locali ha dato molto, moltissimo alla nostra vera musica underground da più di un ventennio ormai.

    RispondiElimina
  5. Mi sto dilungando in premesse, perchè credo che l'importanza di questo disco sia anche in questo, e il perché esca nel 2017 il cd, nel 2018 il vinile.

    RispondiElimina
  6. È un disco tutto da ascoltare, lo dico avendolo in sottofondo da un bel po' ... ben 14 pezzi più altre tre bonus track.

    RispondiElimina
  7. Ma non voglio sottrarmi nel dirvi i miei ...

    RispondiElimina
  8. Sotterranea part I, gran pezzo, con i fiati a mille e atmosfera alcolica alta :)

    RispondiElimina
  9. Disarmonia, molto jazz savoldelliano (degli inizi), divertente e giocoso con tastierine magiche, fiati e fiato, Sulla strada, con cantato liscio al piano, l'organo, un certo malessere raccontato in modo semplice.

    RispondiElimina
  10. Io? con la voce di Savoldelli a giocare come solo sa fare lui, rendendolo unico ... e non a caso la cita nell'intervista.

    RispondiElimina
  11. E poi ... tutto il resto di Degeneration Beat.

    RispondiElimina
  12. Io ho visto il video per ora. Li trovo molto interessanti e particolarissimi.

    RispondiElimina
  13. Allora Daniele, ascolta anche tutto il disco, e poi dimmi che ne pensi di tutta la loro musica. Ci conto!

    RispondiElimina
  14. Gran bella compagnia che sa suonare,bella questa intervista. Grazie Al.

    RispondiElimina
  15. Grazie a te George, sì, sanno suonare, decisamente.

    RispondiElimina

AAAATenzione, il captcha (il verificaparole) è finto, non serve immetterlo. Dopo il vostro commento, cliccate direttamente su PUBBLICA COMMENTO. Se siete commentatori anonimi, mi dispiace, dovete scrivere il captcha ...