NOTE
SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE
New Wave, Post punk, Alternative rock
DOVE
ASCOLTARLO su Bandcamp e sulle principali piattaforme digitali
LABEL
Unknown Pleasures Records/Manic Depression
PARTICOLARITA’:
Cantato con due voci diverse ma è impossibile trovare le differenze
CITTA’:
Ancona
L'INTERVISTA
Come
è nato Shared
Loneliness?
Shared
Loneliness è
nato come una necessità: dire qualcosa di nuovo, di diverso,
rispetto al primo album DAY.NIGHT.LIFE. L’album è stato scritto
nel momento più difficile per la band. Dalla formazione a quattro
(prima alla voce era presente Matteo Schipsi) abbiamo deciso di
proseguire in tre. Uno shock, inizialmente, che abbiamo superato
cambiando modo di comporre, non rifugiandoci più dietro il compitino
da eseguire dietro lo strumento. Di conseguenza abbiamo spostato i
punti di vista sulle voci, che cambiano continuamente, al punto che
neppure noi siamo più in grado di dire chi canta, che sia Lucio o
Cristiano. Enrico (batteria) ci ha aiutato a mantenere una struttura
ritmica chiara: è stato il Google Maps ritmico.
Perché
questo titolo? … che significa?
Shared
Loneliness,
ovvero solitudine
condivisa,
deriva da un’immagine: una stanza piena di persone (e di cose) in
cui l’amalgama è la somma delle solitudini. E’ il canto (volendo
esagerare) della modernità secondo cui il condividere è spesso
unione di solitudini ma la stessa solitudine non è mai buio: c’è
sempre un raggio di luce, piccolo, in ogni stanza scura dell’anima.
Come
è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Il
cd è stato frutto di lavoro molto duro: in fase di composizione
abbiamo seguito una strada che potesse dare coerenza in un’atmosfera,
suoni meno spigolosi, testi più pensati e una serie di contrasti:
chiusure e aperture, accelerazioni e pause momentanee. Per fare
questo abbiamo eliminato diverse canzoni che sarebbero state
solamente appiccicate al disco, mentre ogni traccia presente è
scivolata per peso specifico.
Tutto
questo ha richiesto una cura ossessiva di ogni suono e così ci siamo
affidati ad Alessandro Ovi Sportelli (Baustelle, Prozac +, Sick
Tamburo, Diaframma, Zen Circus). Ci ha fatto pedalare ma crescere,
musicalmente e umanamente.
Quindi
l’incontro con due label francesi, la Unknown Pleasures Records e
la Manic Depression che hanno deciso di investire nel progetto
curando la pubblicazione in Cd Digipack e in Vinile, oltre al
digitale.
Qualche
episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
Alessandro
Ovi Sportelli ascolta la preproduzione e dice: “Mi piace la voce”.
Lui stesso non si era accorto che le voci erano diverse e che eravamo
in due a cantare. Abbiamo così scoperto la potenza di quell’impasto
di voci che diventa uno e duplice, senza nessuna barriera.
O
ancora Ale Sportelli, a produzione finita: “Caxxo che disco”, e
riprende a fumare mandando a memoria gli equilibri dei suoni.
Se
questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Sarebbe,
o meglio è, la descrizione delle contraddizioni di ogni singolo
giorno in cui nel tonfo della caduta può esserci un appiglio per
risalire, nella gioia sfrenata un momento per pensare. E’ il dubbio
come prezzo da pagare Iva compresa, che somma solitudini ma apre
spazi di confronto.
C’è
qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più
fieri di Shared
Loneliness?
… che vi piace di più fare live?
Ogni
pezzo, a modo suo, rappresenta l’album ma l’apertura con Stage
Lights e la chiusura con Sometimes rappresenta tutte le
sfumature che possiamo rappresentare. Il ritmo ipnotico e martellante
di Stage Lights e la chiusura che diventa nuova apertura di
Sometimes dove le voci disegnano nuove armonie. Il live è una
storia a parte che forse premia maggiormente i pezzi più veloci ma
dà valore a quelli più lenti, se c’è un pubblico attento.
Come
è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti
maggiori? Chi imprescindibile?
A
livello produttivo, come già detto, siamo figli di Alessandro Ovi
Sportelli per la cura dei suoni e dell’apporto di Franco Poggiali
Berlinghieri per la delicata incisività dei synth e della profondità
delle armonie.
Copertina
fantastica, da film anni ’70 … come è nata? Chi è l’autore di
copertina e progetto grafico?
La
copertina è una creatura di Margot Pandone che ha curato tutto
l’artwork, così come era accaduto con il primo album
DAY.NIGHT.LIFE.. Per noi un’immagine-gioiello, che rende vero e
vivo il concetto di “solitudine condivisa”.
Come
presentate dal vivo Shared
Loneliness?
Come
il frutto di un lavoro nuovo, a cui siamo appassionati e che ci
impone di lavorare con ancora maggiore serietà. E’ il racconto per
immagini (le canzoni) di un’immagine più grande, la Shared
Loneliness, così che il patchwork diventi una forma che contiene
nuove forme, come fa la copertina del disco.
Altro
da dichiarare?
Non
vediamo l’ora di ritornare alla dimensione essenziale del palco e
ai fili invisibili che legano chi suona e chi partecipa a un
concerto.
Un piacere avere in palude i Secret Sight, per questo loro "nuovo" esordio (secondo disco sì, ma con tre componenti invece dei 4 del disco d'esordio e un cantato di due voci difficili da distinguere, come dicono nell'intervista stessa).
RispondiEliminaShared Loneliness, cioè solitudine condivisa, poetica definizione new wave, che rende benissimo lo spirito del disco ... i 9 pezzi che lo compongono sono così.
RispondiEliminaDal cullante strumentale Lowest Point, che sarebbe stata buona per certe pellicole di Wenders, all’epica conclusione di Sometimes, ballata poetica e struggente molto Steve Wynn, si respira proprio questa sensazione.
RispondiEliminaAltri brani da citare? La cavalcata elettrica baustelliana Fallen, malinconica con ritmo, ma anche Blindmind, carico di atmosfere brumose ottimo per fare da colonna sonora al vostro autunno.
RispondiEliminaMa tutto il disco, veramente tutto, è da ascoltare ...
RispondiEliminaFlowers e Surprising Lord, con giochi di basso e batteria per un pop elettronico dalle suggestioni morriconiane (e qui si capisce del perché della copertina strana come uno spaghetti-western).
RispondiEliminaMa perché non citare anche Stage Light, che ricorda i primi U2, Swan's Smile>, delicato e suadente pop-rock dalle movenze Interpol, Over post-punk elettrico molto anni '80?
RispondiEliminaCosì le ho citate tutte ... buoni ascolti con i Secret Sight ...
RispondiEliminaSembra sempre la stessa voce, è vero! Una voce che colpisce. Mi piace molto tutto il disco, hai ragione, Alli: è tutto da ascoltare! Tra le mie preferite ci sono Fallen, Flower e Sometimes. Ma per essere sicura lo ascolto per l'ennesima volta ahahah :D
RispondiEliminaSì, questo disco ti ha colpita molto, anzi, ci ha colpiti molto, visto quanto lo ascoltiamo. Preferite? Tutte ;)
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