NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: Psych-pop-punk
DOVE ASCOLTARLO (in parte o
tutto):
LABEL: Pippola Music
PARTICOLARITA’: 2/3 di famiglia reale
CITTA’: Firenze
L’INTERVISTA
Come è nato Chi odi sei?
A fine estate 2016 avevamo
una decina di pezzi già scritti.
Ma alla fine di ogni
prova, per scaricare la testa, ci lasciavamo portare in giro da nuove linee
improvvisate. Delle pozzanghere di suono ossessive in cui immergerci. A ognuna
assegnavamo un nome omerico, giusto come promemoria. Quando ne siamo stati
completamente zuppi, Martin “Telemaco” Rush ha proposto di abbandonare la terra
ferma dei pezzi già pronti e ha follemente proposto: “Registriamo questa roba
invece!”
Nel tripudio
dell’incoscienza, Ester “Penelope” Cruz se n’è poi uscita con l’idea di andare
a farlo in Sicilia, dato che poco tempo prima avevamo conosciuto i ragazzi
dello studio Indigo di Palermo e ci eravamo trovati benissimo. Una settimana
dopo … eravamo già in viaggio.
Perché questo titolo, … un titolo forte!
Lo si può leggere in
molti modi e ognuno ci piace. La cosa curiosa è che inizialmente il titolo
doveva essere solamente “Odi=Sei”. Una sorta di “cogito ergo sum” sempre
giocato sulla parola “Odyssey”. Poi quando siamo andati a girare il video di
“Circe” al Cretto di Burri a Gibellina è successa una cosa. Sottilmente mistica
e inquietante. Se vuoi dopo te ne parlo😁.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Prima di partire
abbiamo contattato Simona Norato, pazzesca polistrumentista palermitana che fa
parte dei “Caminanti”, band che accompagna Cesare Basile e che avevamo appunto
ammirato in concerto con lui qualche mese prima. Le abbiamo chiesto se avesse
voluto collaborare con noi per questo cd e fortunatamente ha accettato.
E’ stata la quadratura
del cerchio per l’album, perché insieme a lei e con il contributo di Ferdinando
Piccoli alla batteria, Fabio Rizzo dietro i pomelli e il salmastro della città
che entrava dalle finestre, abbiamo registrato il cuore dei pezzi, gran parte
della ritmica delle tracce, trovando quel suono caldo e possente che cercavamo.
Una volta rientrati,
siamo corsi in Romagna nello studio “Cosabeat” di Franco Naddei, che è il
nostro “quarto SKoM” (nonché uno dei migliori forgiatori di suono in Italia … già
al lavoro con Pieralberto Valli, John De Leo, Sacri Cuori etc). Lì, sempre con
la miracolosa collaborazione di Simona (un puro spettacolo vederla lavorare
insieme a Franco), abbiamo completato e mixato l’album.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
(Parla Ester) La prima
cosa che mi viene in mente è quando Martin mi ha suggerito di cantare “Circe”
come se stessi sussurrando delle istruzioni a qualcuno in stato d’incoscienza.
Mi ha dato un’immagine e una chiave d’interpretazione illuminante in un momento
di impasse.
Poi sicuramente, quando
tutti e 3 seduti sul divano in cabina di regia a Indigo, ascoltavamo in diretta
Simona che aldilà del vetro registrava “Nuddu ca veni”, un pezzo che aveva
plasmato, reso proprio, trasfigurato completamente dall’idea originale,
lasciandoci senza parole anche parecchi minuti dopo che era terminato. Ci
guardavamo le braccia a vicenda e avevamo letteralmente la pelle d’oca.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
E’ un album con un tema
centrale più che un concept vero e
proprio. E il tema è l’odio come affermazione del Sé. L’Odissea è ovviamente un
pretesto per parlare di qualcosa che ci accade intorno.
Ci aiuta a rendere più
evidente la descrizione di quelle “miserevoli figure (noi) che tramite il
disprezzo e la violenza tentano di uscire dalle bare in cui sono rinchiuse”
(almeno questo è quello che abbiamo scritto nel comunicato stampa).
In quest’ottica ogni
pezzo rappresenta un “odio” diverso … in ”Circe”, ad esempio, il tema
principale può essere l’odio verso sé stessi, l’autodistruzione … mentre in
“Motsu-zai” c’è quello nei confronti del proprio ruolo sociale, in “Penelope”
l’odio verso chi ci sta accanto e così via …
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di
Chi odi sei? … che vi piace di più fare
live?
(interviene Martin):
i pezzi che preferisco io sono quelli che strutturalmente ci consentono più
libertà emotiva, elettronicamente ossessivi e con incedere rumoroso ... ok, va
bene, in effetti sono tutti così!
G: se proprio devo
dirne uno, dico “Polifè”. Sostanzialmente è il pezzo attorno al quale si è addensato
tutto l’album: come tema, come ambientazione e per il fatto che rappresenta una
perfetta metafora italiana … mi spiego: parlavamo dell’“odio” come tema
centrale dell’album. Ecco, Polifemo incarna l’odio e il terrore verso la novità,
la conoscenza, verso il futuro … è una figura che si crogiola nell’ignoranza e
che si fa portare via l’unica cosa che ha, da un conquistatore spietato che si
approfitta della sua arretratezza. E quando reagisce con violenza è troppo
tardi.
E. “Motsu Zai O Ku Kai”.
C’è tutta me stessa lì dentro.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Pippola e poi …
Con Pippola avevamo già
pubblicato “Fünf”, il nostro primo EP (che conteneva una collaborazione con
Federico Fiumani). E’ stata una naturale e proficua prosecuzione.
Copertina molto affascinante, semplice e diretta, vicina al disco. Come è
nata e chi l’ha fatta e/o pensata?
Qui ti devo raccontare quel che ti avevo promesso
qualche domanda fa: quando siamo andati a girare il video di
“Circe” al Cretto di Burri a Gibellina, la regista Erika Errante ha ripreso dei
dettagli trovati in loco che sarebbero serviti per scene di raccordo … oltre a
lucertole, ragni e sterpaglie, ha trovato dei chiodi arrugginiti allineati su
un muro. Li ha filmati così… “tanto per”, ma solo durante il montaggio una
settimana dopo, abbiamo notato che i chiodi erano esattamente 6. A quel punto avevamo
in mano sia copertina che titolo definitivo dell’album. A ripensarci, c’è forse
un disegno magico dietro questa storia.
Come presentate dal vivo Chi odi sei?
La data di
presentazione live dell’album l’abbiamo fatta al Glue di Firenze ed eravamo in
sei. Oltre a noi c’erano Franco Naddei ai synth e due musicisti che suonano
nella band di Marco Parente: Samuele Bucelli (batteria) e Andrea Angelucci
(chitarra).
Ci piacerebbe poter
proporre sempre la pienezza di suono raggiunto quella sera, ma non sempre
potremo disporre sempre di un set così allargato. Per questo stiamo arrangiando
i pezzi anche per una formazione base a 3, con le batterie campionate. Diventano
praticamente dei pezzi diversi, molto simili a come sono nati, ma è’ comunque
fighissimo avere più soluzioni in canna, esplorare le potenzialità dei brani da
più punti di vista. Probabilmente mantiene alto il livello di pathos che ci
butti dentro ogni volta. Non ci annoiano mai.
Altro da dichiarare?
Vendo Panda del 2006.
Disco dalla gra vibra, che non lascia indiferenti ... per questo è un piacere ospitare in palude gli SKoM con il loro Chi odi sei.
RispondiEliminaGran vibra, sì, e spirito, gusto internazionale pur partendo dal personale e con alcune canzoni cantate in siciliano (ma prorpio per per questo, forse ... anzi, è così).
RispondiEliminaLe mie canzoni prefetite sono anche quelle citate dalla band stessa nell'intervista. Tutte, come dice Martin, ma poi, scendendo nel particolare, direi Polifè, come ha detto Gianluca, e Motsu Zai O Ku Kai, come ha detto Ester.
RispondiEliminaPolifè ha il passo possente e nutriente, un piglio punk-rock con chitarre gagliarde, e il cantato di Gianluca è estasiato/estasiante (dal vivo deve fare la sua porca figura). Capisco perché è il suo pezzo preferito ...
RispondiEliminaMotsu Zai O Ku Kai ha gran bel ritmo, ed è cantato in modo molto ironico, personale e forte da Ester. Interpreta perfettamente questa storia torbida, un po' danzereccia (ideale per un film di Abel Ferrara ambientato nel mediterraneo).
RispondiEliminaMi piace molto anche Nausicaa, che racchiude le caratteristiche migliori di entrambi i pezzo citati in precedenza (sarcasmo, sensualità, mediterraneo, sensualità ...), e che cresce ascolto dopo ascolto grazie alle suggestioni elettroniche e al cantato in coppia
RispondiEliminaDa citare assolutamente i due pezzi cantati in siciliano (Arpie eNuddu ca Veni) da Simona Norato dei Caminanti, gruppo che accompagna Cesare Basile (e si sente) ... è vero quello che dice Ester: da pelle d'oca.
RispondiEliminaInsomma, un disco che soddisfa in toto, un disco che mi piace ascoltare (ho pure la maglietta). Bravi SKoM!
RispondiEliminagrazie Diego!
RispondiEliminaC'hai dato anche una bella idea per il video di Motsu Zai...!
@SKoM
RispondiEliminaAh, ah, ah, mi piacerà vederlo, ditemelo quando sarà pronto il video ;)