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martedì 12 settembre 2017

In palude con Edoardo Baroni


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE synthpop
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto) spotify, apple music, deezer, su youtube invece è possibile trovare il video del primo singolo estratto, Di me di noi di te.
LABEL lapidarie incisioni
PARTICOLARITA’
CITTA’: Roma
DATA DI USCITA 29 giugno 2017

L’INTERVISTA
Come è nato Il momento di pensare alle cose?
È la raccolta delle canzoni simbolo di un lungo e densissimo periodo della mia vita, iniziato indicativamente due anni fa e non so bene se finito, a dire il vero. Volevo racchiudere una piccola grande crisi esistenziale, tipicamente borghese, drammatica e per nulla drammatica, all’interno di qualcosa di tangibile. Con l’obiettivo personalissimo di lasciarmela alle spalle e dare una direzione alla mia esistenza. Non è andata esattamente così, però è venuto fuori un disco, che comunque è qualcosa di mio e rimarrà nel mondo più a lungo di me, forse, almeno fisicamente.
Perché questo titolo, … un titolo importante, da cantautori …
È la rivisitazione di una delle frasi conclusive di Into the Wild di Jon Kakauer. Lì si parla d’altro, della frattura tra società e natura. Mi è rimasta impressa comunque e ho voluto provare a riadattarla al mio caso. È una frase ambigua, come il concetto che racchiude: pensare alle cose significa essere pragmatici? Essere produttivi? Uscire dalla bolla dei primi vent'anni di vita e iniziare a darsi una forma sociale, umana ecc.? Un po' di tutto questo, credo. Attraverso questo disco mi piacerebbe comunicare con tutti coloro che ad un certo punto si sono scontrati con una sensazione del genere. "che faccio? chi sono? cosa vuole la (mia) storia da me?"
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Avevo questi pezzi sparsi tra il computer e il telefono e questa esigenza  di raccontarmi in qualche modo: ho chiesto al mio amico Pietro Paroletti (Sala Tre studio), talento cristallino, con cui avevo già realizzato un album (rimasto inedito), cosa ne pensasse di ritentare. Abbiamo ritentato senza troppo riflettere. La versione definitiva di ognuno dei brani è lo sviluppo diretto dei provini. Nessuna distinzione tra la fase di preproduzione e quella di produzione, è tutto figlio del momento. Una forma rapidissima di realizzazione, o anche, volendo, una forma lentissima di improvvisazione. Ci tenevo molto che fosse così, volevo che il disco rispecchiasse per filo e per segno l’esigenza espressiva che avevo di raccontare spontaneamente, lasciando spazio ai pensieri così come li avevo pensati.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Ricordo nitidamente il momento in cui mi sono reso conto di quale aspetto avrebbe avuto il disco. Era il primo giorno, stavamo lavorando alla title track, Il momento di pensare alle cose. Pietro (Paroletti) ha messo dal cellulare Nikes di Frank Ocean e ha detto "la famo così". Poi ovviamente non è venuto niente di lontanamente simile, ma per me è come se da quel momento si fosse creata un'idea comune, una linea guida condivisa.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Il concept alla base è la crisi meravigliosamente normale di un ragazzo alla ricerca di un posto nell'universo dove andarsi a rannicchiare, di una prospettiva da acquisire. In amore, in amicizia, nella vita universitaria/lavorativa/nessuna-delle-due, nelle scelte e nelle non scelte.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Il momento di pensare alle cose? … che ti piace di più fare live?
La risposta a entrambe le domande è senza dubbio il momento di pensare alle cose. È la canzone da cui tutto è partito, la prima ad essere stata scritta e la prima su cui abbiamo lavorato in studio. Racconta una conversazione disordinata tra me e un amico, che si è tenuta a san Lorenzo, in un bar rosa che faceva dei cocktail incredibili e poi ha chiuso all'improvviso. La conversazione è durata circa cinque mesi e poi si è bruscamente interrotta. Il tema era "cosa ne faccio di me stesso". Quando la suono dal vivo mi sento in quel bar rosa.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi i contributi maggiori?
L'abbiamo fatto in tre: io, Pietro Paroletti, che non solo è il produttore ed è mio amico dal liceo, ma ha anche suonato la maggior parte degli strumenti e Leone Albinati, anche lui amico di tutta una vita, che ha suonato il basso e collaborato agli arrangiamenti. Riuscire a realizzare un disco lavorando con  gli amici di sempre è una fortuna che auguro a chiunque faccia musica. È un modo di scavarsi dentro, e secondo me il risultato finale  lo rispecchia, nel bene e nel male.
Copertina con un te molto riflessivo … che pensa alle cose, forse. Come è nata e chi l’ha fatta e/o pensata?
L'ha realizzata Eleonora Danese, che è bravissima e ha fatto anche la copertina di t.i.n.a. dei Moblon per Bravo Dischi. La foto l'ha scattata Niccolò Barca. sembra che io stia pensando alle cose, è vero. in realtà stavo guardando un pallone di quelli della Champions League, con le stelle, in un campo di calcio abbandonato sotto la tangenziale, e pensavo per lo più a come calciarlo per non fare la figura del coglione davanti al fotografo. Non sarebbe sbagliato obiettare che anche questo in un certo senso significa pensare alle cose.
Come presenti dal vivo questo album?
Ci atteniamo abbastanza fedelmente agli arrangiamenti del disco. Siamo in quattro (Edoardo, Brandon, Leone, Guglielmo: voce-chitarra, tastiere-synth, basso, batteria). Nelle prossime settimane uscirà un nuovo video che presenteremo il 15 settembre al Fauno 3.0 di Roma (aggiornamenti su instagram e facebook).
Altro da dichiarare?
Mi sa che sono già stato abbastanza prolisso …

10 commenti:

  1. Otto pezzi facili, di un nuovo interessante cantautore romano, ironico e disincantato, che in questo disco d'esordio canta l'amore, soprattutto l'amore, perso ...

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  2. Otto pezzo così, nati proprio in seguito ad una delusione d'amore, a un periodo di incertezze, non solo sentimentali ... come dice nell'intervista,

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  3. Fatti personali che, travalicando la propria biografa, diventano canzoni che stanno in piedi ... con il giusto peso da dare alle cose, quando ci si pensa.

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  4. E così la title-track, ispirata da quel capolavoro letterario poi grande film di Sean Penn, Into the Wild, dal testo minimalista con l'elettronica inevitabilmente presente ...

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  5. Approfondisce l'estraneità a questo mondo in un pezzo emblematicamente intitolato Pazzo, intimo voce/piano.

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  6. Racconta bene della sua generazione con Germania, lo smarrimento di una generazione, con disincanto ...

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  7. Chiude il disco con un pop-rock da nuovi cantautori, che scorre perfetto e sbarazzino tra voce, chitarre e coretti (s'intitola Sempre così).

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  8. Credo sia un esordio promettente, un nome da segnarsi questo Edoardo Baroni, un fuoco che brucia sotto ... vediamo se s'incendia (o continuerà a bruciare sotto, per volontà).

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  9. Bellissima copertina e come capisco le esigenze personali di una persona che ha le qualità di metterle in musica con testi per fortuna originali e diversi dal solito amore e cuore.
    Bellissima l'idea di " Into the wild " , per chi la sente interiormente è naturale.
    A me è piaciuto, vediamo il seguito!
    Bacione Alli

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  10. Grande Nella, sei riuscita a sintetizzare in poche righe l'essenza di questo disco, ma non mi sorprendo, essendo esperta e appassionata di musica come me. Concordo con la tua chiosa: A me è piaciuto, vediamo il seguito!.
    Al prossimo disco.

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