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martedì 22 agosto 2017

In palude con gli Zeman


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE
Post-punk, new wave, indie (purtroppo ho dovuto scriverlo). Ma indie in questo senso qui e non in questo senso qui.
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto)
Bandcamp, Spotify, Deezer,
LABEL
To Lose la Track
PARTICOLARITÀ
Ci vediamo come la risposta italiana ai Take That. Tardiva solo perché meditata.
CITTÀ:
Ci piace Venezia. Ma viverci! Scherzi a parte. Ci muoviamo tra Udine e Trieste, quindi geograficamente siamo “in fondo a destra” come il 90% delle toilette.
DATA DI USCITA
28/04/2017

L’INTERVISTA
Come è nato Non abbiamo mai vinto un cazzo?
Se decidi di chiamarti Zeman, difficilmente avrai un approccio studiato alla creazione di un album. Non abbiamo mai vinto un cazzo è nato tra i nostri mille impegni personali: lavoro, famiglia, relazioni a distanza. Proprio il fatto di dover trovare uno spazio vitale per questo progetto ci ha spinto a definire un metodo che per noi è stato sicuramente nuovo: meno sala prove e più registrazioni, per buttare giù le idee che ognuno di noi ha poi sviluppato in assoluta libertà.
Perché questo titolo, … un titolo forte, esplicito, schierato …
Due di noi lavorano nella comunicazione e hanno un po’ il bug del trovare la frase ad effetto, una cosa che resti in testa e spinga l’Alligatore a intervistarci. Lo abbiamo fatto con il nome della band e possiamo dire che anche il titolo dell’album è legato a Zeman, in quanto è la critica più frequente che gli viene avanzata dai suoi detrattori. Zeman gioca bene, sempre all’attacco. Però non ha mai vinto un cazzo. Ecco. Avere un’attitudine che è slegata dal risultato (risultato visto anche come esito del processo produttivo) è un approccio ideologico. Noi sentiamo la mancanza delle ideologie.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Ci abbiamo messo del tempo, tante cose sono venute da vecchie idee buttate in sala prove, altre sono venute di getto. Siamo andati dai piccoli festini organizzati sporadicamente nello studio di registrazione di Matteo Dainese - il nostro batterista - a bozze che ci passavamo su whatsapp dal bagno dell’ufficio. Poi ovviamente è venuto il momento di prenderci quella settimana per concludere tutto.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Una statistica del Ministero della Sanità diceva che in Friuli Venezia Giulia viene consumato il triplo dell’alcol rispetto alla media nazionale. Non abbiamo dipendenze, ma dalle nostre parti si dice che “l’acqua fa ruggine” : ) Tutto il resto è venuto naturale ed è coperto da un Non Disclosure Agreement. Ogni Zeman ha un archivio video di materiali che può utilizzare per ricattare gli altri membri della band.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Non toglierei il fosse, in quanto siamo sicuramente a favore di un utilizzo consapevole del congiuntivo.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di Non abbiamo mai vinto un cazzo? … che vi piace di più fare live?
Ci piace che nonostante le tante influenze (ovviamente travisate dal 90% dei critici musicali per cause anagrafiche), Non abbiamo mai vinto un cazzo abbia una voce propria e coerente. Forse i pezzi che sentiamo più “nostri” sono  “Se niente importa” e “Le cose più strane”.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi i contributi maggiori?
Abbiamo la fortuna che Matteo Dainese - il nostro batterista - sia il proprietario della Cuccia Studio di Udine. Diciamo lui Matteo è stato l’elemento di novità rispetto al primo album. Ci ha imposto di lavorare in maniera più organizzata e professionale. Ha introdotto l’uso della click e ci ha messo a disposizione la sua esperienza. Poi è bellissimo vederlo davanti al monitor a fare editing. Si annoda i capelli, armato di cicca e bicchiere di vino, e con nonchalanche ti dice: “E poi quella volta che ho suonato al CBGB avevo un leggero problema intestinale…”
Copertina underground, molto in linea con il titolo … o no? Come è nata e chi l’ha fatta e/o pensata?
Pensata e condivisa da tutti noi. Fatta in casa, o meglio in ufficio, visto che uno Zeman ha uno studio di comunicazione. Per le illustrazioni interne ci siamo però rivolti a Francesca Fusari aka Se la penna mi disegna.
Come presentate dal vivo questo album?
Di solito prima di iniziare il live mettamo su un pezzo dei New Order. Così… giusto per cagare un po’ fuori dal vaso.
Altro da dichiarare?
Non vediamo l’ora di andare a suonare all’Italian Party 2017. È il festival organizzato da To Lose la Track è per noi sarà un modo per stare in famiglia, insieme a persone che da anni si sbattono per fare davvero della musica DIY.
[purtroppo l’intervista esce solo oggi, dopo che l’Italian Party 2017 è stato fatto … apppuntamento al 2018].

12 commenti:

  1. Nella società dei vincenti, di chi si prende troppo sul serio, è un piacere sentire un disco con un titolo come questo, omaggio anche (ma non solo), all'allenatore di calcio Zdeněk Zeman, al quale si rimprovera di non aver mai vinto un cazzo ma ...

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  2. Ma, sta tutta in questo ma la differenza, la differenza di chi si diverte a giocare/suonare per il gusto, per il piacere di farlo. Questa è la nota dominante di questa seconda uscita degli Zeman, dopo il disco d'esordio "Fame".

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  3. Come l'allenatore di calcio, come ogni vera indie-band, questi scanzonati friulani pensano più alla qualità, che alla quantità, e allora ascoltiamoli.

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  4. Nove pezzi facili, di autentico indie-pop elettrico, don molti riferimenti al post-punk e alla new wave più vere.

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  5. In questo senso penso a pezzi come "Devi solo farmi male" e "Non ci troveranno", giocattoli elettronici di sofisticato pop che fanno pensare ai Cure nei suoni come nei testi.

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  6. Post-punk giocoso, ironico e scanzonato come fa presagire il titolo per "Breve storia di un concerto di merda", indie-pop soave e coinvolgente per un altro titolo emblematico quale "La rivoluzione" ...

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  7. E poi che dire di "Smettila di smettere"? ... ancora una certa atmosfera new wave piacevole nella sua innocente nostalgia.

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  8. Un disco tutto da ascoltare, per l'ironia e la rara dote di non volersi prendere troppo sul serio ...

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  9. Ascoltate gli Zeman, e ditemi che ne pensate ...

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  10. Una cosa che sicuramente non manca a questo gruppo è la simpatia.
    Dal titolo( ma è abbastanza ovvio) dall'allegoria con Zeman, , personaggio che mi è sempre stato simpatico perchè continuamente contro-corrente, dall'acqua non è urggine o qualcosa di simile dove era presente il vino,dalla simpatia proprio innata che emana il disco e loro stessi.
    Mi piacerebbe sentirli dal vivo.
    Bacio come sempre Alli

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  11. Zeman è arrivato a Lugano un paio di anni fa e per me è stata una vera emozione. Ho mollato il calcio a 18 anni anche per molti dei motivi incarnati da questo allenatore. Sicuramente un personaggio difficile caratterialmente pero' è un vero talento artistico e soprattutto aiuta i giovani a emergere e li valorizza, facendogli ricordare il sacrificio necessario.

    E comunque sembra uscito da un film noir in bianco e nero anni '50.

    Ah, il gruppo non lo conoscevo, vado a scoprirlo.

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  12. @Nella
    Grazie Nella, credo tu abbia capito al volo lo spirito di(vino) del gruppo ... ovviamente condivido in pieno riguardo lo Zeman allenatore.
    @And
    Anche con te condivido in pieno su Zeman e sul calcio in generale ... sul gruppo ascoltalo bene, lo troverai interessante (non sono di primo pelo, in passato avrai ascoltato di sicuro i Dadamatto o i Trabant).

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