NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Indie – Rock
DOVE ASCOLTARLO (in parte o
tutto) qui
LABEL Woodworm/Sony
PARTICOLARITA’
CITTA’: Perugia
DATA DI USCITA 03.02.2017
Come è nato Forse non è la felicità?
Forse non
è la felicità è un
album nato in sala prove in un periodo di pausa dall’attività live. Finito il
tour di Alaska abbiamo pensato che
fosse arrivato il momento di staccare un po’ la spina e mettere da parte i Fask per riprendere le nostre vite da dove le
avevamo lasciate. Non ci siamo riusciti e tempo un mese eravamo di nuovo tutti
insieme a lavorare alle nuove canzoni.
Perché
questo titolo? … molto cantautori anni doppio zero, o no?
Hai ragione! In effetti era uno dei motivi per cui
all’inizio non ne eravamo convintissimi. In realtà però a noi interessava
distaccarci dal dibattito su cosa è e cosa non è la felicità; per come lo
intendiamo noi è un titolo che ci ricorda quanto è bello non sentirsi mai del
tutto arrivati, continuare ad andare avanti nonostante tutto.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla
sua realizzazione finale?
Come ti dicevo prima, siamo partiti dalla sala prove
rielaborando e mettendo insieme diversi spunti che avevamo accumulato nel
tempo. Per quanto riguarda la fase compositiva, non essendoci prefissati una
data di scadenza e consapevoli del fatto che non ci correva dietro nessuno, i
pezzi sono venuti fuori piuttosto spontaneamente e anche più velocemente di
quello che avevamo preventivato. La fase di registrazione è stata come per gli
altri album molto intensa, in quanto siamo stati un mese a registrare, isolati
dal mondo e concentrati solamente su noi stessi e le nostre canzoni. A
differenza di Alaska e Hybris
poi in questo caso abbiamo seguito molto da vicino anche la fase di mixaggio
del disco.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante
la lavorazione del disco?
Sicuramente il giorno in cui ci si è allagata la sala
prove rimarrà per sempre nei nostri ricordi. Fortuna che siamo riusciti a
portare fuori tutta la strumentazione giusto in tempo!
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? …
tolgo il fosse?
No il “fosse” rimane :-) Probabilmente sarebbe un concept album sulla giovinezza, o meglio
sul suo volgere al termine. Al contempo credo che un altro tema largamente
trattato nel disco sia la natura e il rapportarsi dell’uomo ad essa. Ci sono
però anche canzoni che non rientrano in questi due macro-argomenti ed è quindi
per questo che parlare di concept
album non è propriamente corretto.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del
quale andate più fieri dell’intero album? … che vi piace di più fare live?
Personalmente i miei pezzi preferiti dell’abum sono Tenera Età, Montana e Forse non è la
felicità, che tra l’altro sono piuttosto soddisfacenti anche da suonare
live.
Grandi ambizioni a livello produttivo. Come sono nati
questi incontri, come avete lavorato con loro? Woodworm, Sony …
Il rapporto con Woodworm
va avanti da moltissimo oramai; Andrea, il nostro fonico da anni, è uno dei
soci dell’etichetta e quando si trattava di scegliere con chi far uscire Hybris
nel 2013, scegliere un caro amico e un compagno di strada ci pareva la scelta
più ovvia. Per quanto riguarda Sony invece
abbiamo conosciuto da poco Roberto, colui che gestisce la società editoriale
legata all’azienda. Dopo aver ascoltato i provini del disco si è dimostrato
molto interessato e vista la sua esperienza ventennale nel mondo della musica
italiana ci siamo sentiti decisamente onorati.
Copertina originale, particolare, come ci avete da
sempre abituati. Come è nata? Di chi è opera?
La copertina è opera di quel geniaccio di Iacopo
Gradassi, colui che da sempre si occupa della parte visiva dei Fast Animals and Slow Kids. Ci si è arrovellato
per tantissimo tempo e alla fine ha avuto il proverbiale colpo di genio:
sfruttare il retro della copertina per dare un senso di compiutezza all’intero
lavoro. Ci ha convinto subito.
Come
presentate dal vivo questo album?
Cerchiamo di farlo nel modo più fedele possibile. Per
questo motivo abbiamo scelto di portare con noi sul palco un musicista in più,
Daniele Ghiandoni, alle tastiere e alle chitarre. La sua presenza fa sì che i
pezzi suonino il più simile possibile a come sono stati registrati. Inoltre, a
differenza degli altri tour, quest’anno abbiamo puntato molto sullo spettacolo
visivo grazie all’aiuto di Daniele Lillacci che si occupa delle luci e della
scenografia.
Altro da dichiarare?
Venite ai concerti amici dell’alligatore!
Ritornano in palude i Fast Animals And Slow Kids, grande rock-band italica, ed è un vero piacere ospitarli qui per la terza volta.
RispondiEliminaRitornano con un disco forte, fortissimo, giustamente acclamato nei molti concerti che stanno facendo in giro per l'Italia.
RispondiEliminaQuesto mi fa molto piacere, perché, disco dopo disco, posso dire di averli visti crescere.
RispondiEliminaUn rock generazionale che si presenta in questo "Forse non è la felicità", pezzo dopo pezzo, fino all'esplosione della title-track posta proprio alla fine del cd, con uno scanzonato rock ironico, con quelle chitarre forti e decise che accompagnano tutto il disco, e poi basso e batteria, voce, tutto a suonare come un uomo solo.
RispondiEliminaSì, è l'intensità e la coesione di suono, la nota dominante dell'album in tutti gli undici pezzi. Forse quello dove si nota di più, oltre al pezzo che ha dato il nome al disco, è in "Capire un errore", dal testo teso, isterico, come la musica, ondeggiante, sempre più ginnica.
RispondiEliminaStupenda per altri motivi "Montana", romantica sia nel testo, sia nella musica, cantata in modo passionale, di gran passione amorosa.
RispondiEliminaGenerazionali con la giusta forza, la giusta rabbia direi (senza perdere l'ironia, che si fa sarcasmo a tratti) con i pezzi "Giorni di gloria" dal testo da mandare a memoria, "Fiumi di corpi", che dopo un inizio armonico, passa ad un rock che spacca con chitarre/basso/batteria e la voce a gridare parole di fuoco, e "Ignoranza" dal piglio punk di inno generazionale.
RispondiEliminaNe ho citate 6 su 11, ma avrei potuto citare anche le altre, dicendo cose diverse, ma lodandone la vibra ... vero che non è un concept-album, come dice Alessandro nell'intervista, toccando il disco vari temi, ma temi toccati con forza e indignazione di una generazione. La nostra ...
RispondiEliminaAscoltate il disco e ditemi la vostra ... e se riuscite prendeteli vivi i FASK!
RispondiEliminaLi ho visti dal vivo a PD, allo Sherwood, aprivano per The Zen Circus.
RispondiEliminaSotto il palco avevano un bel seguito, il cantante parlava o straparlava un po' troppo per i miei gusti.
Se devo dirla tutta, non mi hanno particolarmente impressionato, era la seconda volta che li vedevo, la prima non ricordo dove. Ciao.
Sono una band che sta spopolando, concerti sempre con un seguito maggiore. Non so se parlino troppo, ma musicalmente mi piacciono molto. Dal vivo però non li ho mai visti.
RispondiEliminaRiproverò ad ascoltare ciao
RispondiEliminaRiprova, sarai più fortunato ;)
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