DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto) iTunes, Rockerilla, Spotify
LABEL Discipline (distribuzione MasterMusic)
PARTICOLARITA’ Concept album tra filosofia, musica, e arte, dalla fisica
all'astrofisica
CITTA’: Treviso
DATA DI USCITA: 24.03.2017
Come è nato Micromega?
Ho sempre desiderato produrre un album che trattasse tematiche
scientifico-filosofiche. La fantascienza e le visioni di un mondo e di una
società futura sono sempre state fonte di ispirazione per Ottodix, in ogni
album, anche se in dosi minori. Forse solo su Robosapiens (2011) ho affrontato
per la prima volta il tema scienza-musica, ma era più un viaggio generazionale
sui ricordi di quelli che come me hanno vissuto la fantascienza “romantica”
della guerra fredda, quella della conquista spaziale e dei cartoni giapponesi. Micromega , invece, comprende quelle tematiche, ma va molto oltre.
E’ nato osservando in rete il proliferare di articoli di
divulgazione scientifica sul CERN, sulle scoperte della NASA, sull’astronomia,
le ipotesi di vita aliena, la teoria delle stringhe e tutto quello che di più
misterioso e incredibile cela la natura. Ho notato, sotto traccia nel web, una
sete di risposte assolute e inconfutabili alle mezze verità che la società
ingannevolmente oggi ci da. Una sete, insomma, di certezza che solo la scienza,
ormai, pare in grado di dare, dato che i valori di base dell’Occidente sono in
forte crisi. Anche la filosofia sta riguadagnando terreno e infatti si
moltiplicano gli eventi in cui vengono invitati divulgatori scientifici e
filosofi, a cercare di dare delle linee guida a questo caos.
La molla è scattata guardando brevi documentari con animazioni
basati sul gioco comparativo di grandezze delle stelle, dei pianeti, rispetto
alla Terra. Un giochino affascinante che tutti avrete visto, basato sul “voi
siete qui”, in mezzo a una vastità di cose più grandi.
Ho pensato che questo nascondesse una voglia di ritrovare un
senso della posizione nella società, oltre che nella natura e nel cosmo e
quindi ho pensato che anche nell’infinitamente piccolo, a rovescio, ci sono
mondi che danno la stessa vertigine.
Perché questo titolo?
Volevo chiamarlo Micro-Macro, ma poi mi sono imbattuto nella rilettura di Micromega di Voltaire e tutto si è chiarito.
Dovevo mettere in scena un album-enciclopedia, con i vari ordini
di grandezza della natura raggruppati in modo logico, simulando un’operazione
Illuminista e razionale, ma ovviamente basata sulla percezione
artistico-emotiva della scienza che ha un creativo, non rischiando di
fare trattati di fisica. Non ne ho assolutamente la preparazione.
Ho studiato moltissimo da principiante in tutti i campi per
capire i caratteri generali delle materie che dovevo trattare, dalla fisica
quantistica all’astronomia alla teoria delle stringhe. Un lavoro molto lungo, a
caccia di ispirazioni che potessero tradursi in metafore della vita reale di
tutti i giorni. Volevo che chi lo ascolta potesse ritrovarcisi, attraverso
immagini forti e di regole universali, ma che parlano dei nostri quotidiani
problemi esistenziali.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Quest’album aveva il duro compito di far meglio di Chimera (2014), un album che ha avuto grande visibilità anche in
ambienti artistici, dedicato alla fine delle utopie del XX Secolo. Era andato
molto bene e aveva ridestato l’attenzione sul progetto Ottodix, quindi in molti
aspettavano al varco cosa diavolo mi sarei inventato ora. Ormai sono noto per
essere un visionario creatore di concept,
quindi ho un pubblico che si aspetta dei veri “film” di cui la musica è
protagonista, ma anche colonna sonora di un viaggio visivo. Ci vogliono idee,
ci vuole regia d’insieme e un soggetto che non mi stanchi nell’arco dei due
anni e mezzo che di solito impiego per portare a termine un album. Ovviamente
ogni anno che passa sei più esigente e certe idee si esauriscono, quindi
bisogna spostarsi sempre.
Ho scritto tre canzoni molto Ottodix, per iniziare e darmi coraggio, dato che trovarsi davanti al
foglio bianco, da zero, ogni volta è sempre più traumatico.
Poi è venuta l’idea scientifica degli ordini di grandezza e ho
visto che i tre pezzi che avevo in mano già potevano rappresentare tre di
questi ordini. Il film ormai era partito, mi sono portato basi e bozze
strumentali in vacanza in Grecia, dove spesso inizio a scrivere rompendo il
ghiaccio, poi ho sviluppato a Berlino le idee rimanenti, in una sorta di ritiro
auto imposto, assieme a macchine e strumentazione.
Infine ho mandato i provini a Barcellona a Flavio Ferri (DeltaV,
GirlsBite Dogs) con cui eravamo in contatto da tempo, per coinvolgerlo nella
produzione finale. Sono andato a trovarlo e lì abbiamo analizzato ogni singolo
aspetto sonoro, nota per nota, dei miei intricatissimi provini.
I pezzi sono cresciuti a dismisura e nel frattempo ho iniziato a
produrre un progetto parallelo all’album, in uscita. La versione “mega” di Micromega e dei suoi contenuti.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione
del disco?
Tanti.
La prima notte a Berlino nel mio appartamento, in cui ho scritto
di getto la trama di Sinfonia di una Galassia, basandola sulla solitudine dell’uomo
nelle grandi città, così come dell’umanità nella galassia. Dividevo un
appartamento a Schoenberg con una mia cara amica,
l’artista Silvia Vendramel, che era in giro a divertirsi per i fatti suoi, era
in ritardo e non rientrava più, ma invece di preoccuparmene non me ne sono
proprio accorto, ero tutto preso dalla Sinfonia. Devo ringraziarla, ho parlato
molto con lei del progetto in quei giorni.
Poi ovviamente il periodo a Barcellona con mia moglie e le
riprese dei due video di Micromega Boy e Planisfera (in arrivo il 10 maggio), realizzate in tutta la città e nei
dintorni, camminando in continuazione a tutte le ore del giorno e della notte,
e le cene “filosofico-musicali” con Flavio, ricordando il periodo dei DeltaV,
gruppo a cui sono particolarmente legato anche per l’amicizia con Georgeanne
Kalweit, una delle vocalist più brave e importanti che hanno avuto.
Dovevo ancora finire di scrivere due canzoni, quando mi sono
trovato a Pechino in agosto del 2016 a cantare Planisfera in anteprima per la tv
cinese. Presentavo alla Biennale Italia Cina l’installazione Micromega, che è ora la copertina del disco. Un 2016
indimenticabile davvero.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il
fosse?
Eh … direi … È il mio quarto concept
album e forse lo è più di tutti gli altri. Comprende tutte le cose animate e inanimate
dell’universo. Più concept di così … È il concept dedicato al perduto “senso
della misura” dell’uomo odierno, da ritrovare, ricordandoci la nostra posizione
reale e non virtuale rispetto al mondo che ci circonda.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più
fiero dell’intero album? … che ti piace di più fare live?
La Galassia sicuramente è il pezzo
che amo di più compositivamente parlando, perché rimanda alle vecchie orchestre
hollywoodiane e contemporaneamente cita nelle sequenze electro i suoni di Alva
Noto, in una sorta di ballata futuretrò. La volevo proprio così.
Stessa soddisfazione per CERN,
che ha uno sviluppo tra elettronica e sinfonica a mio avviso molto originale e
spiega bene il mondo sonoro che mi ero fatto in testa per questo film, debitore
anche della prima Bjork, forse l’artista di
riferimento più vicina a questa mia idea di album artistico-scientifico. Infine
Planisfera, una delle prime idee
buttate giù, ma che ha avuto molte riscritture e ripensamenti, fino alla
versione finale (merito di Flavio e di certi interventi drastici) che lo hanno
fatto diventare il pezzo-bandiera del disco e un po’ la quintessenza del sound Ottodix, tra elettronica, sinfonica, pop, soundtrack e Depeche Mode,
con un testo forte.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti
più importanti?
Gli album li faccio e produco sempre tutti da solo, l’aver
coinvolto nella co produzione Flavio Ferri è stata un’eccezione felice che mi
sono imposto solo ora per cambiare orizzonti. E’stato faticoso per me e per lui,
perché sono un produttore anch’io e non presento provini semplici, ma già
sviluppati al 90%. E’ il mio modo di comporre anche i testi, sopra un suono già
definito. Certe parole nascono proprio e solo grazie a “quel” suono o
quell’arrangiamento, quindi per un produttore esterno entrare in questa giungla
è davvero difficilissimo.
Purtroppo (e per fortuna) ho il bisogno di riconoscermi anche
nel mondo sonoro sottostante alle parole, quindi devo per forza dire la mia in
modo perentorio su tutto, ma il paziente lavoro che ha fatto Flavio e le idee
su cui si è imposto giustamente, alla fine hanno fatto fare un salto ulteriore
alle mie produzioni. Credo che difficilmente tornerò indietro, anche se è
altrettanto difficile trovare una persona paziente e musicalmente colta e
aperta come lui. Oltretutto proveniente dal mio stesso background.
Copertina molto forte, direi in linea con la musica ... Come è nata?
Di chi è opera?
Come ti dicevo, è opera mia, dato che parallelamente mi occupo d
sempre di arti visive. Quelli sono i miei studi, nasco prima come pittore,
scultore e installatore che come musicista. La scimmia legata al centro della
parabola di alluminio a specchio ha un diametro di 3 metri e rappresenta lo
stadio ancora primitivo dell’evoluzione della conoscenza umana nei confronti
della natura. La scimmia, che ricorda le cavie lanciate nello spazio dalla
NASA, si copre gli occhi per paura della luce della verità, in un gesto quasi
superstizioso, preferisce credere alla religione o a visioni irrazionali piuttosto
che affrontare la vera natura del cosmo.
E’ anche il simbolo della piattaforma digitale illustrata che
sta per uscire, e di cui vi parlerò a breve.
Come presentate dal vivo questo album?
Con proiezioni suggestive su uno schermo circolare, in cui
compaiono gli elementi naturali via via assegnati ad ogni ordine di
grandezza-canzone, dalle micro particelle alle galassie passando per
microrganismi, oggetti, uomo, Terra, sistema solare, tra contenuti di fisica e
astronomia e citazioni da Voltaire, con immagini anche prese dalle
illustrazioni che ho realizzato per la piattaforma digitale (ben 108).
Il live set prevede anche una formazione minimal elettronica e
una macro, con band al completo e quartetto d’archi, con una sfera di 3 metri
su cui verranno proiettati i contenuti. Un vero spettacolo tra arte, filosofia,
musica e scienza, che sarà il protagonista delle stagioni 2018-2019.
Altro da dichiarare?
Comprate il disco,
perché di dischi così non se ne fanno più, credetemi. E seguite Ottodix su Facebook e su www.ottodix.it, sono in arrivo molti eventi extra-ordinari, rispetto ai
soliti progetti musicali.
Disco ambizioso, di un artista unico in Italia, Alessandro Zannier alias Ottodix, artista totale, con tante cose da dire, e un modo originale di dirlo (leggete l'intervista e ve ne accorgerete).
RispondiEliminaPer farlo usa un pop elettronico tanto semplice quanto sofisticato, con riferitmenti internazionali e testi interessantissmi ben cantati in italiano.
RispondiEliminaUn disco da ascoltare dall'inizio alla fine, veramente pieno, che non annoia mai e fa pensare divertendo.
RispondiEliminaLa quasi title-track, "Micromega Boy" è la mia preferita: vibrante, con un testo impeccabile, sul moderno uomo sempre giovane, sempre connesso, ma prso .... a tratti classicheggiante, è un pezzo bello da morire, ideale per trascinare l'intero disco.
RispondiEliminaAltrettanto belle e interessanti "Planisfera", avvolegente elettronica umanistica, e "Zodiacantus", ironico, ritmico, giochetto elettronico, hit buono per la radio, grazie a ritornelli azzeccati e l'uso calibrato del synth.
RispondiEliminaDa citare pure "Elettricità", esplicito pop di gusto internazionale con chitarrina sopraffina e un altro bel testo, e "Multiverso", maestoso finale del disco dove perdersi e ritrovarsi tra tastiere, loop illuminanti nei suoi sette minuti e rotti di durata.
RispondiEliminaSeguite questo artista geniale anche nel web, ha in serbo noteveli cose, incroci delle arti a non finire ... ascoltate il disco e dite le vostre preferite.
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