NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE - afrobeat
/ classica / folk
DOVE ASCOLTARLO (in parte o
tutto) - iTunes - Spotify - ecc
LABEL - Brutture
Moderne / Sidecar
PARTICOLARITA’ - feat. Njamy Sitson (Camerun)
CITTA’: Ravenna
/ Bologna
DATA DI USCITA : 21/4/2017
Come è nato Polyphone?
Polyphonie nasce da un bisogno di ascoltarsi a
vicenda, partendo dai silenzi e i respiri della natura. Dopo due album dedicati
a delle figure maschili (Fela Kuti e l'imperatore Samorì Touré) ci siamo presi
il tempo di comporre ispirandoci alla foresta e ai suoni che ne fanno parte.
Perché questo titolo?
Uno dei fili conduttori dell'album è la coralità. Polyphonie è un lavoro dove emerge la
collettività e uno degli spunti ispiratori è stato il meraviglioso canto
polifonico dei Pigmei, di cui il nostro solista Njamy Sitson è profondo conoscitore,
essendo cresciuto ai bordi della foresta pluviale del Camerun.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Ero immerso nella lettura di Song from the forest di Louis Sarno (un etnomusicologo che vive in una
tribù di Pigmei) quando ho incontrato Njamy. Abbiamo iniziato da subito a
lavorare sulle composizioni, insieme a tutto l'ensemble, prendendoci il tempo
necessario.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
Prima di entrare in studio abbiamo voluto testare il
lavoro con un concerto all'Auditorium Manzoni di Bologna. Concerto che si è
rivelato una enorme iniezione di gioia sia per noi che per il pubblico, tant'è
che tre brani dell'album provengono proprio dalla registrazione live di quella
serata.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
In effetti può essere considerato tale... Sulla
foresta e sul rito della coralità che in essa si esprime.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero
album? … che ti piace di più fare live?
Il brano che per me rappresenta di più Polyphonie è Nyumba, scritto dentro la chioma di un pioppo tremulo. Parla del
concetto di casa come un luogo di accoglienza e ospitalità. Bala Kairos
esprime bene il sincretismo dell'orchestra tra Africa e musica colta europea: è
scritto per balafon e trio d'archi mentre Njamy passa da improvvisazioni vocali
barocche agli yodel dei Pigmei. Dal vivo un brano che ci diverte molto è Makombe, una polifonia per voci e
percussioni che eseguiamo spesso con un vero e proprio coro della città in cui
siamo, a seguito di un workshop con Njamy.
Come è stato a livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più
importanti?
In studio ormai è più
che consolidata la collaborazione con Andrea Scardovi del Duna Studio. Insieme
a lui io e Francesco Giampaoli (bassista e produttore) abbiamo affinato l'idea
di suono.
Copertina splendidamente in linea con la musica ... Come è nata? Di chi è
opera?
La foto è mia, scattata nella foresta pluviale del
Belize durante un viaggio in cui cercavo proprio il contatto diretto con la
natura vergine. L'artwork è opera di Matteo Zanotti che ha curato anche le
copertine dei precedenti dischi.
Come presentate dal vivo questo album?
Per questo spettacolo abbiamo voluto utilizzare
esclusivamente strumenti costruiti a mano, alcuni apposta per Polyphonie e quindi il palco si presenta
quanto mai colorato e vivo. Insieme all'artista Domenico Demattia e a Giovanni
Cavalcoli ho poi voluto studiare una scenografia speciale e un disegno luci che
suggeriscono le rifrazioni e il mistero di una foresta.
Altro da dichiarare?
Un invito a tutti per un concerto che si
preannuncia memorabile: il 4 giugno suoneremo nel mezzo del Parco Nazionale
delle Foreste Casentinesi per il Ravenna Festival. Sarà un concerto-trekking in
occasione della candidatura del parco a Patrimonio Mondiale dell'Unesco, alle
14.30. Ci vediamo lì.
[Purtroppo, per la mole di dischi che
arrivano in palude, le interviste vengono fatte con settimane e settimane di
anticipo, mi spiace un sacco, ma per questo motivo certi appuntamenti che mi
segnalano inevitabilmente fanno parte del passato. Spero che questo
appuntamento, in un luogo italiano che ho sempre voluto visitare, le Foreste Casentinesi, sia stato
pieno di cose].
Gran piacere avere in palude questo gruppo, che trasforma la palude in una giungla, come mi ha giustamente fatto notare Marco Zanotti, grande giovane musicista dietro a tutto il progetto progetto (è lui l'uomo al centro della foto che salta).
RispondiEliminaIl ritmo, la poesia, la dilatazione dei tempi, questo si nota ascoltando questo suo nuovo album, "Polyphonie".
RispondiEliminaDifficile scinderlo in singoli brani? Difficile, ma per nulla impossibile. E anche dire quali più mi garbano, se è per questo.
RispondiEliminaTra i miei preferiti "Nyumba" per il suo crescere lento, con i strumenti a corda in primo piano, poi quelli a fiato, il vocalizzo di donna gioioso, che anticipa quello maschile, altrettanto melodioso (io sono affascinato da questa musica, ma quello che dice Zanotti nell'intervista me lo rende ancora più mio).
RispondiEliminaSinfonia molto bella, che ti viene voglia di ascoltare all'infinito anche per "Jouer pour la terre", con voce di donna preponderante, accanto ai fiati (clarinetto magico, ma non solo), e poi quel cantato melodioso (ancora, sì), di uomo.
RispondiEliminaBallabile, con le sue movenze arabe, i tamburi l'intenso strumentale "La marcia su Algeri", filmica, una melodia notturna e avvolgente per il pezzo più "strano" emblematicamente intitolato "Neve".
RispondiEliminaGran ritmo per il pezzo che chiude l'album, "Tchubi-o". Lo chiude con la giusta intensità, la grande orchestrazione, il patos. Corale come si conviene con un pezzo di commiato
RispondiElimina... ma la voglia di riascoltarlo e tanta, e allora faccio ripartire il disco.
RispondiEliminaE voi? Ascoltatelo e dite ... se volete.
RispondiEliminaio ti dico che sono stato sul loro sito ho ascoltato qualcosa e credo di poter affermare, almeno per quanto mi riguarda, che questo sia il progetto più importante e di qualità che tu abbia portato in questa tua rigogliosa palude :-)))
RispondiEliminaGrazie Rockpoeta, il tuo parere mi rinforza ...
RispondiEliminaA me son piaciuti moltissimo e di concerti ne faranno senz'altro altri a cui potremmo andare, vero? Eh? :)
RispondiEliminaSì, dobbiamo prenderli vivi.
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