NOTE SINTETICHE
ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE:
Alternative Rock
DOVE
ASCOLTARLO: Nel Bandcamp della band, ad esempio ..
LABELS
PARTICOLARITA’:
trio chitarra/voce, sax, batteria con sonorita' sperimentali
CITTA’:
Treviso, Venezia, Teramo
DATA DI USCITA:
20 Marzo 2017
Come è nato Dirty White King?
DWK è il
successore di Bliss, il nostro
precedente lavoro, al quale siamo parecchio affezionati.
Dovevamo scrivere qualcosa che alle nostre orecchie fosse altrettanto bello e magari migliore, un'evoluzione del nostro precedente suono.
Dovevamo "andare avanti", come è tradizione della band, senza fermarci su uno stile ma inventandocene uno nuovo. E questo è quello che abbiamo fatto.
Dovevamo scrivere qualcosa che alle nostre orecchie fosse altrettanto bello e magari migliore, un'evoluzione del nostro precedente suono.
Dovevamo "andare avanti", come è tradizione della band, senza fermarci su uno stile ma inventandocene uno nuovo. E questo è quello che abbiamo fatto.
Perché questo titolo? … a chi vi
riferite?
Questo titolo
raccoglie molte suggestioni. Non mi era mai successo di decidere il titolo
prima di lavorare ad un disco. Di solito e' l'ultima cosa che decidiamo. Questa
volta il titolo e' stata anche la genesi di tutto. E' nato come un gioco di
riferimenti ai dischi che avevamo deciso di prendere come ispirazione per la
composizione. Poi però e' come se avesse preso il comando creativo della
faccenda e si e' fatto spazio nella mia mente sotto forma di una storia da raccontare
…
Questa storia aveva bisogno di una musica aderente alla narrazione. Quindi in un certo senso la produzione dell'intero album e' stata pensata come una colonna sonora che accompagna lo svolgimento della storia, e ne evidenzia le atmosfere e gli avvenimenti.
Questa storia aveva bisogno di una musica aderente alla narrazione. Quindi in un certo senso la produzione dell'intero album e' stata pensata come una colonna sonora che accompagna lo svolgimento della storia, e ne evidenzia le atmosfere e gli avvenimenti.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea
iniziale alla sua realizzazione finale?
Il disco
precedente e' una "presa diretta" cioè un live in studio e lo adoriamo
per la sua spontaneità e verità. Ma per DWK avevamo bisogno di lavorare in maniera
diversa, curando di più l'aspetto della registrazione per riuscire a
raggiungere esattamente le atmosfere che avevamo in mente per il singolo pezzo.
Quindi da una prima fase di provini, abbiamo registrato una preproduzione live
per capire quali fossero le parti strutturali fondamentali dei pezzi (anche in
relazione alla resa nei concerti). A questo e' seguita la registrazione vera e
propria del disco, questa volta a tracce separate (strumento per strumento, non
tutti insieme). Un lavoro lungo e molto focalizzato ha portato ad un risultato
che ci soddisfa a pieno.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione del disco?
Il momento che
mi ha colpito di più è stato il riascolto del prodotto finito dopo aver
concluso i mix.
Nonostante il disco avesse delle coordinate ben precise a livello di concetto e conseguentemente di produzione, le composizioni musicali provenivano da momenti diversi ed erano slegate da un qualsiasi contesto. Le canzoni vengono quando vogliono loro, non quando vuoi tu! E devi pure essere bravo ad acchiapparle... Quindi fino alla fine non avevo la certezza che il disco fosse coerente con se stesso. Il primo ascolto totale del lavoro finito mi ha davvero sorpreso per la compattezza e la linearità dello svolgimento, togliendomi ogni dubbio. Questi pezzi erano fatti per stare insieme ... e in quest'ordine.
Nonostante il disco avesse delle coordinate ben precise a livello di concetto e conseguentemente di produzione, le composizioni musicali provenivano da momenti diversi ed erano slegate da un qualsiasi contesto. Le canzoni vengono quando vogliono loro, non quando vuoi tu! E devi pure essere bravo ad acchiapparle... Quindi fino alla fine non avevo la certezza che il disco fosse coerente con se stesso. Il primo ascolto totale del lavoro finito mi ha davvero sorpreso per la compattezza e la linearità dello svolgimento, togliendomi ogni dubbio. Questi pezzi erano fatti per stare insieme ... e in quest'ordine.
Un momento
simpatico è stato anche quando Nicola Manzan è venuto in studio e ascoltando un
pezzo con uno scambio dinamico 0-1000 ha fatto un salto sulla sedia ... Ci ha
guardato con una faccia che mi ricorderò per sempre dicendo: "Oh... ho
preso paura! Davvero!". Per me a quel punto la missione era già compiuta!
Se questo cd fosse un concept-album
su cosa sarebbe? Togliamo il se? … è?
Come dicevo, il
titolo ha influito molto sui contenuti dell'album. Come fatalità in quel
periodo mi stavo informando sulla storia di alcuni regicida, in particolare mi
colpì molto riscoprire la storia di Gaetano Bresci, anarchico ma
fondamentalmente una persona qualunque che, indignato dal suo comportamento,
decide di uccidere il Re d'Italia Umberto I e lo fa nel 1900 con tre colpi di
pistola dopo essere rientrato in Italia dall'America dove si era trasferito per
lavorare come tessitore. Alla fine morirà in carcere in circostanze
misteriose... Egli dichiarò: "Non ho inteso uccidere un uomo, ma un
principio". Beh, mi ha ispirato molto. Anche se io uso la chitarra e non
la pistola ... Lo Sporco Re Bianco e' il simbolo del potere al quale indignarsi
e ribellarsi, e questa e' la storia che raccontiamo in versione poetica durante
il disco. Non ci sono riferimenti di tempo ne di luogo. Non c'è neanche un
personaggio principale, ogni canzone esprime i pensieri e le emozioni dei suoi
protagonisti. Il metaforico regnante viene ucciso e il regicida viene braccato
fino alla morte. E il cerchio si chiude per ricominciare da capo senza che
nulla sia cambiato... forse.
C’è qualche pezzo che preferite?
Qualche pezzo del quale andate più fieri di Dirty White King? … che vi piace di
più fare live?
Mmmmm, citerei
un pezzo che probabilmente suoneremo poco live. Inner Forest è una canzone che abbiamo scritto in collaborazione
con Francesco Chimenti dei Sycamore Age, band che adoriamo. Francesco ha
suonato il violoncello elettrico e cantato (con la sua voce meravigliosa) delle
parti composte da lui su una mia idea di base. Questo connubio ha portato alla
scrittura del pezzo più strano del disco, in parte psichedelico e in parte
aggressivo, con uno svolgimento pieno di colpi di scena. Per la prima volta ho
deciso di cantare anche io nel pezzo (con gli altri featuring vocali ho sempre
lasciato cantare un intero pezzo all'ospite senza "intromettermi") e
devo dire che lo scambio vocale tra noi due è una cosa che mi emoziona ogni
volta che lo risento. Spero avremo modo di suonarlo insieme su un palco un
giorno!
Come è nato produttivamente il cd? Come sono
nati tutti questi apporti produttivi?
Abbiamo la
fortuna di avere due studi di registrazione in tre musicisti. Io e Sergio lo
facciamo di lavoro. Questo ci ha permesso di curare ogni aspetto della
produzione al millimetro. Dalla registrazione, nella quale abbiamo sperimentato
molto raggiungendo dei suoni di sassofono e di chitarra che volevamo non aver
mai sentito prima, fino al complesso arrangiamento, mix e master. Agli archi
come sempre c'é Mr. Nicola Manzan, che ha conferito ancora più spessore
drammatico nei punti giusti.
Da urlo la copertina: orrori e umori
che escono da un buco nero … cosa rappresenta? … e chi è l’autore?
Michele
Carnielli, in arte Seals Of Blackening ha fatto un capolavoro. Dal vortice
escono le cose che lui ha "visto" ascoltando il nostro disco e
leggendo i testi. E noi troviamo che abbia assolutamente centrato l'obiettivo
dando la perfetta veste grafica al contenuto dell'album.
Come presentate dal vivo questo
album?
Saremo sempre
noi tre, io alla chitarra e voce, Mauro Franceschini alla batteria e Sergio
Pomante al sassofono. Abbiamo già fatto qualche prova in previsione del tour
che partirà a fine marzo. La sfida di questo live e' quella di riuscire a
portare sul palco i suoni estremi che abbiamo raggiunto in studio. Per fare
questo abbiamo pensato di eliminare gli amplificatori per chitarra e sax e di
lavorare con i suoni in diretta nell'impianto. E il risultato ci ha
impressionato per come ci restituisce esattamente il feeling del disco, pur
essendo solo in tre e non usando alcun tipo di basi o supporto elettronico.
Altro da dichiarare?
Ne approfittiamo
per salutare e ringraziare le entità
che ci hanno permesso di pubblicare questo nostro lavoro: Overdrive, Dischi
Bervisti, Dischi Sotterranei e Cave Canem DIY.
E vi ricordiamo le prossime date del tour, così se vi abbiamo incuriosito sapete dove trovarci!
29/04 CSC - Vicenza
04/05 Sub Cult Fest - Padova
05/05 Tetris - Trieste
26/05 Off - Lamezia Terme
27/05 Sir Drake - Soverato
Per le date successive e per qualsiasi altra info potete trovarci su
www.captainmantell.com
https://www.facebook.com/captainmantell/
E vi ricordiamo le prossime date del tour, così se vi abbiamo incuriosito sapete dove trovarci!
29/04 CSC - Vicenza
04/05 Sub Cult Fest - Padova
05/05 Tetris - Trieste
26/05 Off - Lamezia Terme
27/05 Sir Drake - Soverato
Per le date successive e per qualsiasi altra info potete trovarci su
www.captainmantell.com
https://www.facebook.com/captainmantell/
Grande ritorno di Captain Mantell, più volte gradito ospite in palude.
RispondiEliminaIl ritorno è ancora più gradito, perché è con un disco molto forte, una profonda riflessione sulle rivoluzioni nella e della Storia, il senso di abbattere dispotici regnanti, nonostante tutto e tutti ... consapevoli che non è una cosa scontata.
RispondiEliminaUn vero e proprio concept-album, con la solita forza e freschezza abituali.
RispondiEliminaCanzoni preferite? Direi subito la title-track, non a caso messa all'inizio del disco: autentico indie-rock intrinsecamente blues per raccontare la storia di uno sporco re bianco ..."Dirty White King".
RispondiEliminaPoi direi “The Invisible Wall”, brano acido e pieno di ritmo, con un sax molto presente e possente e l’ipnotica “Let It Down".
RispondiEliminaForse, però, il mio pezzo preferito è “Worst Case Scenario/Alone” dalle suggestioni grunge e dove il terzetto suona come un solo uomo ...
RispondiElimina... ma potrebbe essere anche “Inner Forest”, cantata insieme a Francesco Chimenti dei Sycamore Age che vi suona pure il violoncello elettrico (lo racconta nell'intervista), o nella maledettamente poetica “In The Dog Graveyard” con Manzan a giganteggiare con il suo violino.
RispondiEliminaUn disco, comunque, tutto da ascoltare.
RispondiEliminaFatelo, e ditemi le vostre di preferite!
RispondiElimina