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mercoledì 29 marzo 2017

In palude con i Piet Mondrian


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Pop/Canzone d'Autore
DOVE ASCOLTARLO Macchina, viaggio lungo. NO TELEFONINO O PORTATILE!
… a partire da qui
LABEL Borgo Allegro/Audioglobe
PARTICOLARITA’ Realizzato con il contributo del progetto Toscana100Band – Ancora attiva la campagna “Prima o mai” per l'acquisto del vinile.
CITTA’ San Miniato/Fucecchio (Pisa/Firenze)
DATA DI USCITA Gennaio 2017

L’INTERVISTA
Come è nato λ?
La nascita del simbolo, la lambda, si perde nella genesi della lingua greca antica, non saprei dire come esattamente, ci vorrebbe un glottologo. No a parte gli scherzi, tutto nasce dal titolo vero e proprio dell'album che è “di che stiamo parlando?”. Il simbolo è la lettera iniziale di λόγος, Logos. Chiunque può farsi un giro su wikipedia e leggere quanti significati rappresenta. Il simbolo, la lambda, e il titolo “hashtaggato” sulla copertina del cd sono un po' le due facce di una stessa medaglia.
Perché questo titolo? … cosa vuole dire?
Non siamo stati i primi né saremo certo gli ultimi a non capirci un granché di quest'epoca, di questo passaggio storico. Un periodo di grande confusione, soprattutto linguistica, e una crisi soprattutto comunicativa, che disorienta totalmente, penso che generino automaticamente la domanda “di che stiamo parlando?” A questa domanda abbiamo provato, forse un po' ironicamente, a trovare la soluzione nei molti significati che la parola Logos ci offre: ragione, razionalità, equilibrio, parola, dialogo, scelta. Tutto questo naturalmente tenta di essere declinato nelle sonorità e nei testi del disco, in maniera anche piuttosto semplificata.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Il disco nasce quasi per caso, poi prendendo a poco a poco forma, si è cercato di dare una coerenza di fondo a tutte le tracce, che sono relativamente poche, cioè otto. Io e Francesca abbiamo lavorato al disco assieme a Tommaso Nobilio, un amico con il quale siamo anche in tour e con cui abbiamo maggiormente sviluppato la composizione, gli arrangiamenti e l'elettronica. Nonostante il disco possa (e debba) suonare rétro, i suoni sono interamente digitali. Non volevamo certo tradire l'epoca alla quale apparteniamo.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco ...
Intanto l'ambiente: una piccola soffitta. La claustrofobia che si riscontra nei pezzi è probabilmente dovuta all'ambiente sonoro nel quale sono stati prodotti. La cabina di registrazione era piccolissima e bollente (abbiamo registrato tra luglio e agosto 2016) e non di rado si è dovuto fare somma attenzione a non calpestare i cavi, abbattere i microfoni o demolire le pareti insonorizzanti. Poi la connessione internet intermittente. Personalmente non sono uno di quelli che crede che l'allontanamento “dalla rete” sia fonte inesauribile di creatività, anzi. Questo disco è la prova evidente del contrario. Tutto questo mi ha creato dei piccoli fastidi quando volevo pubblicare le foto di noi che registravamo sulla pagina facebook. Sono malato lo so!
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? Togliamo il se? … è?
Non è partito con l'idea di esserlo ma lo è diventato. Non riesco a non concepire un disco come una fotografia di un periodo, di uno stato d'animo o di un ambiente, di un contesto preciso. Riprendendo in parte quanto sopra, si può dire che il concetto che ispira il disco è una crisi, le sue declinazioni, e pochissime risposte per tantissime domande. Questa crisi si chiama dialettica (credo): che musica fare? Che raccontare? Di chi? A chi rivolgersi? Cosa cercare di trasmettere? Perché? Ho letto alcuni libri di autori, che ho poi molto umilmente cercato di citare o di parafrasare: Derrida, Canetti, McLuhan, DeLillo. Tutti autori che parlando di parole, di testi, di linguaggi e del loro significato in qualche modo.

Ecco, anche la persona dei testi è sempre la seconda singolare, proprio perché ho cercato per così dire di mettere in scena un dialogo, un colloquio a due, eliminando la prima persona plurale di qualche pezzo del passato. Anche con i monologhi ho comunque cercato di immaginarmi un interlocutore, principalmente un vecchio amico, un amante o un figlio.
Si può dire in estrema sintesi, che il disco provi a essere un dialogo intimo sul senso del linguaggio. Ovviamente trasportato da un ambito più filosofico a uno più quotidiano.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di λ?… che ti piace di più fare live?
Tu sei il paradiso è senz'altro il pezzo più riassuntivo del disco. Quello in cui sono contenuti tutti i temi centrali. Mi piace, mi piacciono le sonorità che sono quelle a me più care: le colonne sonore di John Carpenter, l'elettronica più sintetica dai Kraftwerk a Brian Eno. Dal vivo ci divertiamo molto a riarrangiare in versione acustica Te ne vai. Perché comunque resta forse la canzone più pop del disco, quella che si può cantare a squarciagola.
Come è nato produttivamente il cd? Borgo Allegro, Toscana 100 Band, Giovani sì della Regione Toscana … dico bene? Chi altri?
Beh sì, la palingenesi è questa. Abbiamo successivamente aggiunto Promorama per la promozione e teniamo a precisare una cosa: l'immagine che accompagna il progetto Piet Mondrian in generale e “Di che stiamo parlando?” in particolare: abbiamo fatto uscire tre videoclip grazie alla collaborazione con Diego Dada, un videomaker che è anche un amico. Poi stiamo continuando a lavorare ad altri contenuti visivi con altri artisti locali. Vogliamo sviluppare il progetto non solo in senso strettamente musicale. Il tutto è autoprodotto s'intende, ma tutto questo insieme, tutte queste “maestranze” di musicisti, artisti, fotografi e videomaker (una decina in tutto) si chiama Borgo Allegro, una specie, anche dal nome, di piccola comunità utopica. E così ci piacerebbe che Piet Mondrian fosse almeno in potenza un collage di elementi: canzoni certo, ma anche foto, arte visiva, video, installazioni.
Copertina semplice e diretta, riflessiva/riflettente … come è nata e chi è l’autore?

La copertina è il frutto della collaborazione tra me e lo stesso Diego Dada. La foto incorniciata a guisa di polaroid è sfocata, sono luci sfocate. Cosa significa? Beh anche qui lo si può facilmente desumere: l'indefinito e l'indefinibile. Da contrapporsi al resto dell'artwork: semplice, ultrachiaro, quasi elementare. Logos contrapposto all'Apeiron.
Come presenti dal vivo questo album?

Eh beh, una vera e propria scommessa che ci sta regalando grosse soddisfazioni, anche grazie a piccoli e costanti interventi. Ebbene, ci sono le basi. Si è fatto un bel respiro e si è deciso così dopo esserci chiesti: conviene, in due, arrabattarsi tra mille strumenti e strumentucci, perdendo di fatto la nostra caratteristica, che è il (de)cantato? Possiamo permetterci di assoldare una band di polistrumentisti ad ogni concerto? La risposta ovviamente è stata no, quindi adesso usciamo in tre: Io mi occupo di cantare, suonare in alcuni pezzi la chitarra acustica, in altri il basso, in altri ancora la batteria elettronica, Francesca cura la voce e Tommaso Nobilio ci accompagna alle basi e in rari episodi alla seconda chitarra acustica. Quando capita l'occasione giusta cerchiamo anche di allestire un po' il palco con elementi scenografici o videoproiezioni.
Altro da dichiarare?
Grazie mille per l'intervisita. Vogliamo spingere solo un pochino per l'acquisto del nostro vinile. Tutte le informazioni sono qui [cliccatci sopra senza paure].
[cliccatci sopra pure alla foto per ingrandirla
e vedere le date del tour in partenza]

13 commenti:

  1. Ennesimo passaggio dei Piet Mondrian in palude, e come sempre è un vero piacere ospitarli qui per la viva intelligenza, e le domande che ci stimolano a farci.

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  2. Questo disco, come dice lo stesso Michele nell'intervisa, è pieno zeppo di domande, interrogativi filosofici posti con la consueta forte ironia.

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  3. Sì, il pezzo più bello, lo ha detto anche lui e mi trovo perfettamente in sintonia, è "Tu Sei Il Paradiso". Pezzo suggestivo, con un testo da mandare a memoria ("ci vuole tanta caparbietà per dare un senso a ciò che non l'ha").

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  4. Cambi di ritmo, un tappeto di elettronica e una filippica finale su ciò che siamo diventati, forse ...

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  5. Anche "Morte Oggi" non è male: coinvolgente, in parte parlato, in parte cantato in inglese, musicalmente forte, forse musicalmente il vertice del cd...

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  6. Uso spesso la parola "forse" perché è tipico deo Piet Mondrian instillare una sana dose di dubbi, domande senza risposta, forse :)

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  7. Come non da riposte, lascia molta malinconia il pezzo messo in apertura, che è anche il loro primo singolo. S'intitola "Te ne vai", titolo molto esplicito sulla fine di un amore. Parole molto amare, di sarcasmo, un grande vuoto, quello di questi nostri giorni.

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  8. "Un Dio Ovunque" chiude in maniera degna, atea, ancora con un bel testo intellettuale, cantato, ballato, ironizzando a piene mani ...

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  9. Bel disco, non un disco facile, ma questo fa onore ai Piet Mondrian, ancora una volta graditi ospiti in palude. Ascoltateli, e dite o voi che capitate in palude ...

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  10. Ho "ascoltato" il video di "Un dio ovunque", canzone straordinaria, anzi, vista anche l'intervista, aggiungerei senza timore di essere smentito, un brano intelligente. Davvero in gamba!

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  11. Già dalla copertina si intuisce che il disco non è dei più semplici , ma assolutamente da ascoltare per gli effetti sonori che stranamente può produrre in ognuno di noi.
    Buona serata Alli , bacione!

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  12. @Daniele
    I Piet Mondrian sono da sempre schierati per un rock(rock? be' sì, anche...forse ...) intelligente. Da ascoltar bene.
    @Nella
    Ben detto Nella, disco per niente semplice, non ho paura a dirlo, ma da ascoltare assolutamente.

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  13. A me piacciono Te ne vai, Tra cielo e terra e Morte oggi. Bravi bravi!

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