Che sia l'effetto dell'elezione di Trump? Delle sue leggi anti storiche contro la libertà di circolazione? Contro chi è diverso, contro chi è straniero? Forse sì, forse no, comunque sia non ricordavo a memoria d'Alligatore una band del nostro rock alternativo respinta e fatta tornare in Italia su due piedi. Questo è successo ai SOVIET SOVIET qualche giorno fa.
La band marchigina aveva in programma un mini-tour di 6 date negli States, più una partecipazione live alla radio KEXP, ma è saltato tutto: sono stati bloccati al
loro arrivo all'aeroporto di Seattle mercoledì scorso, per essere poi rispediti a
casa dopo un susseguirsi di fatti pazzeschi.
Questa la dichiarazione ufficiale della band, alla quale va tutta la mia solidarietà rock!
Siamo atterrati a Seattle il pomeriggio dell’8 Marzo.
Ci siamo presentati ai controlli possaporti muniti dell’Esta, della lettera della nostre etichetta americana (con la quale il proprietario della label dichiarava che avremmo avuto una serie di concerti solo a scopo promozionale e non percependo pagamento) e l’invito scritto del SxSw di Austin. Il primo ad essere controllato e ad aver superato i controlli, è stato Ale (batterista) che ha spiegato al poliziotto la motivazione del viaggio promozionale.
Ale (Chitarrista) e Andrea, con la stessa versione dei fatti, sono stati bloccati e portati all’ufficio controlli. Di conseguenza siamo stati tutti richiamati e sottoposti a tre interrogatori divisi in tre piccole stanze dell’ufficio. Abbiamo fatto in modo che gli agenti parlassero direttamente anche con il proprietario dell’etichetta americana senza ottenere alcun successo. Dopo quasi 4 ore di domande ci hanno letto il verdetto. Avevano deciso di rimandarci in Italia e di negarci l’entrata negli Stati Uniti. Ci hanno dichiarato immigrati clandestini anche se la nostra intenzione non era quella di trovare lavoro sul suolo americano nè tantomeno quello di non tornare in Italia.
Abbiamo accettato la decisione ormai presa, ci hanno preso le impronte digitali e fatto le foto per il fascicolo. Ci hanno sequestrato il cellulare e non ci hanno dato la possibilità di avvisare parenti e familiari. Verso le 22.30 si sono presentati due ufficiali carcerari che ci hanno perquisito, ammanettato e portato in carcere tramite camionetta. Abbiamo passato la notte in cella scortati come alla stregua di tre criminali. Il giorno seguente, dopo aver sbrigato la procedura del carcere (foto, dichiarazione di buona salute e firme), altri due agenti ci sono venuti a prelevare. Perquisizione, manette e camionetta. Ci hanno portato all’ufficio controlli del giorno precendente dove abbiamo atteso il nostro volo di ritorno che era verso le 13.00 ora locale. Solo in prossimità della partenza ci sono stati ridati i cellulari e le borse e siamo stati scortati fino all’entrata dell’aereo. Siamo stati sollevati di esser ripartiti e di esserci allontanati da quella situazione violenta, stressante ed umiliante. Siamo partiti con tutti i documenti del caso, i passaporti e le varie dichiarazioni con le quali chiarivamo che il nostro tour era solo per promozione e non per guadagno. Sapevamo che se avessimo percepito un compenso avremmo dovuto fare il visto lavorativo. Non era questo il caso e le fonti che avevamo consultato ci avevano tranquillizzato al riguardo. Non avevamo nessun fee concordato e il concerto alla radio KEXP non era di certo a pagamento. Il punto è che gli agenti controllori, facendo un rapido check dei concerti, si erano accorti che l’entrata a due di essi era a pagamento e questo fatto bastava per obbligarci a presentarci con i visti da lavoratori invece che con gli Esta.
Abbiamo accettato questa decisione anche se abbiamo provato in tutti i modi a spiegargli che la situazione economica concordata era diversa ma non c’è stato modo di convincerli. Da quel momento siamo diventati tre immigrati clandestini e siamo stati trattati come criminali.
Questo è quello che è accaduto mercoledi e giovedi scorso. Ringraziamo tutte le persone che ci hanno supportato e aiutato in questi momenti, da Alessio Antoci, Owen Murphy a John Richards.
Ci scusiamo con tutti i fan, i gestori dei locali, la radio KEXP e il festival SxSw.
Ci scusiamo per il tour che abbiamo dovuto annullare e speriamo di tornare al più presto.
Soviet soviet.
Ci siamo presentati ai controlli possaporti muniti dell’Esta, della lettera della nostre etichetta americana (con la quale il proprietario della label dichiarava che avremmo avuto una serie di concerti solo a scopo promozionale e non percependo pagamento) e l’invito scritto del SxSw di Austin. Il primo ad essere controllato e ad aver superato i controlli, è stato Ale (batterista) che ha spiegato al poliziotto la motivazione del viaggio promozionale.
Ale (Chitarrista) e Andrea, con la stessa versione dei fatti, sono stati bloccati e portati all’ufficio controlli. Di conseguenza siamo stati tutti richiamati e sottoposti a tre interrogatori divisi in tre piccole stanze dell’ufficio. Abbiamo fatto in modo che gli agenti parlassero direttamente anche con il proprietario dell’etichetta americana senza ottenere alcun successo. Dopo quasi 4 ore di domande ci hanno letto il verdetto. Avevano deciso di rimandarci in Italia e di negarci l’entrata negli Stati Uniti. Ci hanno dichiarato immigrati clandestini anche se la nostra intenzione non era quella di trovare lavoro sul suolo americano nè tantomeno quello di non tornare in Italia.
Abbiamo accettato la decisione ormai presa, ci hanno preso le impronte digitali e fatto le foto per il fascicolo. Ci hanno sequestrato il cellulare e non ci hanno dato la possibilità di avvisare parenti e familiari. Verso le 22.30 si sono presentati due ufficiali carcerari che ci hanno perquisito, ammanettato e portato in carcere tramite camionetta. Abbiamo passato la notte in cella scortati come alla stregua di tre criminali. Il giorno seguente, dopo aver sbrigato la procedura del carcere (foto, dichiarazione di buona salute e firme), altri due agenti ci sono venuti a prelevare. Perquisizione, manette e camionetta. Ci hanno portato all’ufficio controlli del giorno precendente dove abbiamo atteso il nostro volo di ritorno che era verso le 13.00 ora locale. Solo in prossimità della partenza ci sono stati ridati i cellulari e le borse e siamo stati scortati fino all’entrata dell’aereo. Siamo stati sollevati di esser ripartiti e di esserci allontanati da quella situazione violenta, stressante ed umiliante. Siamo partiti con tutti i documenti del caso, i passaporti e le varie dichiarazioni con le quali chiarivamo che il nostro tour era solo per promozione e non per guadagno. Sapevamo che se avessimo percepito un compenso avremmo dovuto fare il visto lavorativo. Non era questo il caso e le fonti che avevamo consultato ci avevano tranquillizzato al riguardo. Non avevamo nessun fee concordato e il concerto alla radio KEXP non era di certo a pagamento. Il punto è che gli agenti controllori, facendo un rapido check dei concerti, si erano accorti che l’entrata a due di essi era a pagamento e questo fatto bastava per obbligarci a presentarci con i visti da lavoratori invece che con gli Esta.
Abbiamo accettato questa decisione anche se abbiamo provato in tutti i modi a spiegargli che la situazione economica concordata era diversa ma non c’è stato modo di convincerli. Da quel momento siamo diventati tre immigrati clandestini e siamo stati trattati come criminali.
Questo è quello che è accaduto mercoledi e giovedi scorso. Ringraziamo tutte le persone che ci hanno supportato e aiutato in questi momenti, da Alessio Antoci, Owen Murphy a John Richards.
Ci scusiamo con tutti i fan, i gestori dei locali, la radio KEXP e il festival SxSw.
Ci scusiamo per il tour che abbiamo dovuto annullare e speriamo di tornare al più presto.
Soviet soviet.
I famosi esportatori di democrazia!
RispondiEliminaE definire kafkiana la faccenda è poco, e l'ambasciata italiana oil consolato italiano hanno permesso che tre cittadini italiani venissero sequestrati per ore da uno stato "amico" , non ne deriva neppure un incidente diplomatico?
RispondiElimina@Amanda
RispondiEliminaGià, i campioni mondiali della libertà e della democrazia ... però, quando vogliono, possono fregarsene altamente di libertà e democrazia degli altri ... e i paesi "amici" zitti, come sempre dal Cermis all'impedimento di liberi concerti rock dell'altro ieri.
La paranoia ai massimi livelli. Mi sa che all'aeroporto di Seattle hanno visto troppi film.
RispondiEliminaSulle questioni lavorative in America sono fiscalissimi, già da prima di Trump. Una nostra amica con casa a San Francisco, qualche anno fa aveva aperto un'attività in proprio, ma non avendo rispettato certe regole ha perso la carta verde e da allora può andare a casa sua solo col visto turistico. Il figlio non ha neppure potuto proseguire gli studi là.
RispondiEliminaCerto che in questo caso sono andati oltre: che schifo!
Beh beh, io ho già visto quello che dovevo vedere: nel 2001 (col camper in California e Arizona) e nel 2013 (New York). Ciao ciao USA, almeno finché c'è quel demente come presidente.
@Elle
RispondiEliminaGià, un brutto film, con loro che hanno sempre ragione.
@Lucien
Sì, può essere come dici, ma come aggiungi sotto, sono andati molto oltre, quindi, un pensierino al nuovo presidente Usa, e alle sue leggi credo vada fatta. Non ho mai avuto gran voglia di andare a visitare gli States, a parte San Francisco, magari ... ma un'amica che lì ci abita, mi dice che non è più come nell'Estate dell'Amore, anche se qualche differenza con il resto del paese c'è. Meglio vederla nei film ...
Sicuro che non assomiglia più neanche da lontano, ma quando sono stato nel 2001 (prima delle torri gemelle) era ancora un gran bel posto. Ora la speculazione edilizia e gli affitti sono assurdi: è diventata una città per ricchi. La nostra amica alla fine ha dovuto vendere la casa.
RispondiEliminaSì, sì, la nostra amica ci dice lo stesso, e in parte l'ha raccontato nel suo libro (e lo racconta nel suo blog).
RispondiEliminaUn raconto che ha dell'incredibile
RispondiEliminaAmerica oggi, come quel film di Altman, tratto dai racconti di Carver: racconti incredibili, ma veri!
RispondiEliminaA leggere questo titolo mi sembra sia tornata la guerra fredda :(
RispondiEliminaSono fuori di testa, paranoici (punto).
RispondiEliminaDemente il loro presidente che sta già inoculando la paura.
Dice bene Lucien che ha già visto gli USA, da parte mia me ne andrò in ferie in Italia!
Hahahahahaha
@George
RispondiEliminaAh, ah,ah, considerazione tristemente vera,che fa ridere ah, ah,ah, vero!
@Enri1968
RispondiEliminaCondivido in pieno, credo che ci abbia giocato forte l'elezione di Trump, solo a livello psicologico, con chi ha trattato questo caso, in modo veramente idiota. Anche se, come dice Lucien, anche prima, non erano messi poi bene.
Purtroppo sarà sempre peggio.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Già! :(
RispondiEliminaEh, così va il mondo anzi gli USA, strano paese con tante ricchezze: ambiente, storia (non sempre bella), arte, idee, musica, letteratura e cinema magari ne dimentico altre ...
RispondiEliminaSubito ho pensato anche al ritorno del "maccartismo". Non che si è poi così lontani, cambiando nomi il senso rimane uguale per moltissime cose. Posso comprendere le leggi, ma se i documenti parlavano chiaro... e poi arrestarli. Siamo già all'isteria e oltretutto a molti piace. Questo mi terrorizza ancora di più.
RispondiElimina@Enri68
RispondiEliminaHanno tante belle cose sì, come sono belle (arte, storia, ambiente, musica, cinema), quelle di molti altri paesi/continenti, solo che loro, con la forza economica, le impongono al mondo (hanno colonizzato il nostro immaginario).
@Santa S.
Sì, io non conosco bene le leggi Usa (prima o dopo Trump), in materia di lavoro, però conosco il loro vantarsi in fatto di libertà e democrazia. Questo caso dimostra che non hanno da vantarsi proprio per nulla ... anzi! A molti piace? In effetti, la madre degli imbecilli è sempre incinta.