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sabato 11 febbraio 2017

Odio gli indifferenti ... Gramsci 100 anni dopo

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. 

L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica. 

L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. 

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere. 

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento. 

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

La città futura, numero unico pubblicato nel febbraio del 1917 a cura della Federazione giovanile piemontese del Partito Socialista. 

22 commenti:

  1. sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
    e a posteriori, si vogliono mettere sullo stesso piano, chi ha combattuto per la democrazia, la pace, l'ambiente, la libertà e la giustizia e gli altri, gli indifferenti.

    Un pensiero va anche ad Alberto Moravia. https://it.wikipedia.org/wiki/Gli_indifferenti

    Gramsci è un pensatore senza tempo.

    Com'è fortemente attuale questo articolo del 1917!

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  2. Sì, trovo anche io che sia attualissimo, l'ho sempre pensato a dire il vero. Bello il pezzo che hai citato e anche il link al libro di Moravia, che ho sempre amato molto, fin dalla prima lettura a scuola, quando lo portai all'esame(e poi, l'ho letto ancora per puro piacere).

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  3. Un brano meraviglioso, non potrei essere più d'accordo. Viva la resistenza!

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  4. Direi, più che perfetta per la situazione che vivi in queste ore negli States :(

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  5. «Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro. […] T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece».

    Pier Paolo Pasolini, “Lettere luterane”

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  6. @Cavaliere Oscuro del Web
    Concordo in pieno!
    @Santa S.
    Citazione, anche questa, puntualissima.

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  7. Io penso che la sinistra dovrebbe ricominciare da qui, la sinistra dovrebbe ripartire da Gramsci. Ben fatto Al!

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  8. Lo penso pure io George, ristudiandolo e seguendo il suo pensiero adatto all'oggi. Grazie.

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  9. Vorrei che nascessero un altro Gramsci e un altro Berlinguer...secondo te chiedo troppo?
    (In realtà vorrei che una sinistra vera ritornasse ad esistere...)
    Ciao Alli :)

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  10. Ciao M4ry ... non credo tu chieda troppo. Forse loro sono irripetibili, ma le idee, quello che hanno lasciato non andava disperso. Possibile sì, riprenderli in mano, e camminare nel nuovo millennio con le basi teoriche da loro esperesse (più Gramsci, ovviamente, ma anche il Berlinguer post compromesso storico mi piaceva).

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  11. Ti rispondo ora, mi sono preso il tempo di leggere.
    Si, ci hai messo a disposizione un bel post, fa riflettere ancora oggi: potrebbe dare dei suggerimenti per il presente, mi pare che siam d'accordo tutti.

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  12. Hai fatto bene a leggerlo con calma, a prenderti il tuo tempo .. d'accordo tutti? Qui in palude, dici? :)

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  13. Si, sì nella palude, se non mi è scappato di legger male ...

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  14. Che gran post che mi ero persa! l'ho letto d'un fiato e ne condivido ogni parola. Grazie Alli

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  15. @Enri1968
    No, hai letto bene :)
    @Cri
    Qui non si perde mai niente, non ti preoccupare. Grazie a te Cri.

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  16. Gran bel pezzo ma ci aggiungo una conclusione forse pessimistica forse solo realistica : adesso stiamo proprio vivendo nell'era degli indifferenti. Ci vorrebbero personaggi come Gramsci o Berlinguer ma anche solo personaggi meno imponenti ma che riescano a risollevare la gente a parlare di valori e di ideali e magari anche a lottare per gli stessi. Non sarebbe poco.

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  17. Certo, anche se, oggi, con i mezzi di comunicazione così sviluppati, dovremmo noi tutti elevarci a quei livelli, dovemmo dire basta a leader che fanno cose per noi. Ovviamente il discorso non vale per Gramsci, che è stato un teorico, un agitatore culturale di una caratura unica (dopo di lui, per certi versi, solo Pasolini), e che, per le sue idee è morto nel carcere fascista. Oggi, magari si rischia un po' meno, ma non si rischia ... gli indifferenti, appunto.

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  18. Gramsci potrebbe essere letto fra mille anni ed essere contemporaneo...

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  19. Eh, eh, speriamo ... di sicuro questo post attrae anche a giorni dalla sua pubblicazione, e chi commenta non lo fa a vanvera :)

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