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giovedì 2 febbraio 2017

In palude con unePassante


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE electro/pop
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto) [dipende quando esce l'intervista]: in questi giorni è su Rockerilla. Il primo singolo è invece già nella compilation di Rockit di gennaio
LABEL Chic Paguro
PARTICOLARITA’ Otto brani fatti interamente di elettronica e voce, in cui il pop flirta con esperienze formali e sonore di confine.
 FB 
CITTA’: Firenze
DATA DI USCITA 27 gennaio 2017

L’INTERVISTA
Come è nato Seasonal Beast?
Il disco è frutto di una collaborazione anche compositiva con Emanuele Fiordellisi, già al mio fianco nel precedente No Drama. Come già in quel disco, Emanuele si occupa di tutta la parte ritmica dei brani, dando anche una rilevante impronta timbrica al tutto, ma in questo album ha fornito anche spunti armonici che poi abbiamo elaborato insieme. Abbiamo assoldato l’ex Bad Apple Sons David Matteini, spingendolo a mollare le chitarre elettriche e imbracciare i synth, un’avventura in cui si è lanciato con grande entusiasmo e ottimi risultati!
Perché questo titolo? … cosa vuole dire?
Il titolo deriva da una canzone di Robert Wyatt che amo moltissimo, Sea Song, dall’album capolavoro del ‘74 Rock Bottom. Le suggestioni sono molteplici, anche non necessariamente aderenti con il significato che la locuzione ha nel testo di Wyatt. Per me, questo animale stagionale parla del rapporto uomo-natura, delle influenze che ci derivano dal fatto di appartenere al regno animale, cui non possiamo sottrarci. È uno degli argomenti di riflessione che mi accompagnano in questi anni.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Seasonal Beast ha avuto una genesi complicata e frastagliata. A livello compositivo non si tratta di un disco elaborato in modo compatto, ma raccoglie invece esperimenti e frammenti che circolavano tra di noi già da diversi anni. Dopo un lungo periodo di esplorazione un po’ random di questo materiale, abbiamo deciso di dare una stretta al lavoro, e ci siamo concentrati ad arrangiare, registrare e premissare i pezzi in casa. Poi abbiamo affidato il lavoro di missaggio alla crew palermitana di Indigo, che ha proposto anche degli spunti di arrangiamento determinanti cui abbiamo lavorato insieme nel loro splendido studio.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco ?
Per me due momenti in particolare. Quello in cui, dopo un lungo periodo di sedimentazione della parte strumentale, ho trovato la chiave per comporre la parte vocale di Sapling Tree: mi ero svegliata da un sogno in cui vedevo quest’albero infiltrarsi nella camera da letto dalla finestra. Questa immagine ha scatenato la mia immaginazione, mi sono messa immediatamente a registrare e di lì a qualche ora la canzone ha trovato melodia e parole. Un altro momento interessante è stato la registrazione di Sleep, un pezzo che si regge su una recitazione in vocoder di un brano estratto dall’opera del filosofo del Seicento Thomas Browne. È stato incredibile sentire la mia voce trasformata in tempo reale dalle elaborazioni di Emanuele in qualcosa di assolutamente estraneo. Anche quando la facciamo dal vivo è un momento per me molto toccante.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? Togliamo il se? … è?
Non direi che sia un concept-album al 100%, ma certo ci sono dei temi ricorrenti. Su tutti forse lo scorrere del tempo, il senso di trasformazione che questo imprime sugli uomini e sulle cose, i retaggi che ci portiamo dietro, le visioni di noi stessi che cambiano e si sovrappongono, l’invecchiamento. Ma anche la confusione dei piani temporali, che si fanno indistinguibili nel ricordo o nell’immaginazione, proiettandoci avanti e indietro.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera di Seasonal Beast?… che ti piace di più fare live?
Col tempo il mio pezzo preferito è diventato Cursed Be The Light, che è anche il primo singolo estratto dal disco. È una canzone che ha subìto un gran numero di trasformazioni in arrangiamento, partendo da una base di chitarra e voce, poi un’elaborazione elettronica con chitarra elettrica, synth, contrabbasso e live electronics (frutto di una residenza che abbiamo fatto presso il centro di ricerca musicale Tempo Reale), fino a raggiungere la configurazione finale come si trova sul disco. Il pezzo inquadra il momento cruciale della storia di Tristano e Isotta, prendendo ispirazione dal duetto centrale dell’opera di Wagner. Anche live è molto soddisfacente ed emozionante da suonare.
Come è nato produttivamente il cd? Come sono stati scelti gli apporti dei molti altri musicisti presenti? …
Direi che Seasonal Beast è il disco più “di gruppo” tra quelli che ho pubblicato. Abbiamo lavorato soltanto in tre fino al momento finale del missaggio, quando la crew di Indigo è intervenuta con alcune scelte produttive che hanno contribuito al suono complessivo del disco. Dunque, è il disco di un trio, e non di una solista che chiama a raccolta una serie di collaboratori attorno a dei pezzi già formati. Anche quando lo spunto compositivo è interamente mio, l’apporto di Emanuele e David è centrale nella realizzazione.
Molto originale la copertina, fuori dal tempo e dallo spazio … come è nata e chi è l’autore?
Si tratta di una foto del progetto Documerica dei National Archive degli Stati Uniti. Conoscevo questa affascinante raccolta fotografica da qualche anno, comprende delle opere veramente suggestive sull’America dei decenni scorsi. Cercavo una foto di un animale che fosse proprio, come sottolinei tu, fuori dal tempo e dallo spazio. Lo sguardo diretto di questa pecora delle Montagne Rocciose mi ha subito conquistato con il suo invito ambiguo a ricambiare l’intesa. Il fotografo si chiama Dennis Cowals.
Come presenti dal vivo questo album?
In trio, con un set piuttosto semplice in cui io mi limito a cantare e ad elaborare la voce con la mia strumentazione, mentre Emanuele e David si occupano dell’elettronica. È un set molto efficace e diretto, senza fronzoli.
Altro da dichiarare?
Grazie mille! 😊

8 commenti:

  1. Un disco molto particolare, sofisticato, che rappresenta la nauturale evoluzione dell'Unepassante-sound, che ho avuto sempre il piacere di ospitare in palude in quasi ogni sua tappa ...

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  2. Ascoltando il disco si viene sommersi, proprio sommersi, da una marea di elettronica, che alla fine sembra (è) naturale.

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  3. Difficile scindere il disco in singoli brani ... quale il migliore? Quello che colpisce di più?...

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  4. Potrei dire il pezzo indicato da Unepassante stessa, "Cursed Be The Light", di lineare millimetrica soavità, potrei dire "Florence Be Kind To Me", filmica, di una pellicola di fantascienza intellettuale, potrei dire "The Discipline", elettro-pop di gusto internazionale dal battito animale ...

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  5. ... ma le mie sono solo parole, parole, parole, questo è un disco tutto da ascoltare, senza farsi troppe pippe mentali, ma lasciandosi naturalmente coinvolgere. Io lo rifaccio partire!

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