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mercoledì 21 dicembre 2016

In palude con Hibou Moyen


                                 NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE: Folk/Cantautorato

DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto): sul mare, su una collina, o a letto sudati o qui
LABEL: Private Stanze // Audioglobe // Ufficio stampa: Prom O Rama
PARTICOLARITA’: ..........
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CITTA’: Toscana tra le colline metallifere, Pisa e Firenze
DATA DI USCITA: 11 Novembre 2016

L’INTERVISTA

Com'è nato Fin dove non si tocca?
Fin dove non si tocca è frutto di serate in collina, dove abito, di passeggiate sul mare, di carne e nervi, di ricordi e presente, di animali e anime. Le canzoni sono frutto di un anno di scrittura. I dieci brani del disco sono stati selezionati tra un ventina scritti nell'ultimo anno e mezzo. Non è stato semplice arrivare alla scaletta finale ma sono soddifatto del lavoro di scrematura.
Perché questo titolo? … non è il titolo di nessun pezzo del disco.  
La frase è presa in prestito dal testo del Naufragio del Nautilus, brano che apre il disco, e non ho avuto dubbi fin da subito che quello sarebbe stato il titolo perché è un contenitore perfetto per gli episodi che compongono l'album. Il disco esplora i sentimenti, da un punto di vista strettamente personale, di varie sfaccettature dell'animo umano e, caderci dentro, fin dove non si tocca, è un modo per lasciarsi penetrare, per sporcarsi e lavarsi contemporanenamente. Io non so nuotare bene, quindi andare a largo o sfidare la profondità non mi lascia scampo. Forse è servito ad esorcizzare anche questo aspetto, l'ho scoperto solo adesso rispondendo alla tua domanda.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Non c'é stata un vera e propria progettualità se non nell'ultima fase della registrazione e mixaggio. Credo sia una storia banale: hai qualcosa da dire e l'esigenza di dirlo mettendoci una colonna sonora ad ogni episodio. Il rapporto che ho con la scrittura e la composizione è molto viscerale e non avendo doti da organizzatore non avrei altre possbilità se non affidarmi alla pancia.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Non c'é un episodio particolare, ce ne sono molti che intrecciati creano la veste emozionale del disco. Sicuramente, tolta la fase di scrittura, che è molto intima e personale, la registrazione in studio è stato un grande arricchimento sia sul piano tecnico che umano.
Se questo disco fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche senza volerlo.
Il disco parla di amore e carnalità, e di natura, che sono i temi di cui amo scrivere. Solo in Cara realtà affronto un tema diverso. Questo brano infatti è una sorta di preghiera di uno stupido che invoca la cecità per rimanere nell'ignoranza, una nebbia che attutisca il colpo della crudità del reale. Viviamo un periodo storico in cui l'ignoranza è davvero stata eletta a virtù. Tornando alla tua domanda direi che se fosse un concept tratterebbe di una lunga apnea in una fossa oceanica fino a risvegliarsi Balena.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero album?… che ti piace di più fare live?
Sì, ho i miei pezzi preferiti. Il Naufragio del Nautilus, Canzone di balene (arricchita dalla voce di Umberto), I miei nodi e Linfatica (Il Bene e il Male) che sono le più carnali, sono gli episodi che più mi coinvolgono. Il testo a cui sono più legato però è quello di Unghie, forse perché l'ho scritto in pochi minuti e quindi è riuscito a sorprendermi.
Il disco è uscito con Private Stanze, come il precedente tuo disco. Continua l’affiatamento artistico con la creatura di Luca Spaggiari … Altre realtà attorno al disco da citare assolutamente?
Private Stanze è come un antico casale diruto che domina una collina, dove dentro abitano parole e suoni.
E' una realtà molto importante nella scena indipendente italiana, meriterebbe più attenzione mediatica.
Per questo disco avevo bisogno dell'impronta di un'artista esterno, qualcuno però di cui fidarmi artisticamente, ed è per questo che ho proposto la produzione ad Umberto Maria Giardini (Ex-Moltheni). Lui ha accettato e c'é stato da subito un grande affiatamento. Ha assecondato le mie esingenze apportando quello che mancava. E' stata un'esperienza appagante arrangiare e registare il disco insieme.
Copertina magica, di montagna (ribaltata), decisamente invernale. Come è nata e chi è l’autore?
La scelta della copertina è stata forse la cosa più sfiancante di tutta la genesi del disco. Matteo Bencini, il talentuoso grafico che ha realizzato la copertina di Inverni, il mio primo disco solista, ha fatto svariate prove, bellissime, ma nessuna rappresentava il volto di Fin dove non si tocca. Mentre ero in studio a registrare mi è tornata in mente una vecchia lastra fotografica di vetro con una catena montuosa, vista nel garage di un amico. Da un vecchio magazzino di cose dismesse è finita nel suo garage per poi diventare l'iconografia del disco. Se ci pensi è una storia bellissima. Ribaltando l'immagine si rafforzava l'idea di vertigine, ora percepibile. Credo descriva bene la profondità e l'altezza come metafora dei sentimenti umani. Però non era mia intenzione focalizzarmi sull'Inverno, il disco è molto caldo a differenza del ghiacciaio incastonato sulle montagne. Matteo ha abilmente imbellettato il prodotto finale con delle scritte pantone oro e dei ritocchi grafici. Anche l'inserto interno con i testi ha un fascino particolare: realizzato da Matteo Bencini e Marco Tavarnesi della Inuit Bookshop di Bologna in Risograph, profuma di passato.
Come e dove presenti l’album?
Abbiamo iniziato, con Andrea Gozzi, chitarra elettrica live del progetto da tempo a portare in giro il disco in alcune località, e anche io da solo in apertura ad Umberto. Ora ci siamo concentrati sull'arragiamento organico di un live a più elementi. Sto provando in questi giorni con il nuovo batterista e il nuovo pianista. Sono del parere che soprattutto per un artista non conosciuto come me, sia importante fare date con un gruppo di più elementi per colorare il suono e dimostrare le sfumature e le potenzialità del disco. Le occasioni in solo acustico le adoro ma si sposano solo a situazioni più intime.
Altro da dichiarare?
Posso dirti una curiosità: I miei nodi l'ho scritta una settimana prima di entrare in studio perché volevo un ponte con il vecchio disco. Avevo la necessità di un brano aperto e sensuale. Credo che la sua controparte nel vecchio disco sia rappresentata da Sofia.


9 commenti:

  1. Disco di autentico rock cantautorale, molto meno freddo di quanto la copertina lasci, a prima vista, intuire.

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  2. Hibou Moyen torna in palude con le sue parole, le note, il piano la chitarra ... 10 canzoni intense tra le quali non è facile scegliere le preferite.

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  3. Ci provo: su tutte direi Muschio e licheni, rock tenebroso e secco, elettrificato (da Cesare Basile a Manuel Agnelli, per intenderci), poi I miei nodi, roco pop-rock ritmico e sensuale con chitarra a duettare magnificamente con l'organo e un bel testo poetico.

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  4. Ottima anche Canzone di balene per la chitarra acustica e il piano, il bel testo da classico rock cantautorale...

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  5. Da non sottostimare Unghie, pezzo apparentemente più leggero e scanzonato, che si rivela piano piano un perfetto trattato filosofico in musica (rileggete il testo, prego).

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  6. Bello anche il pezzo messo in apertura: Il naufragio del Nautilus per l'atomsofera lenta, a tratti filmica, con una bella melodi, un testo sensuale ... e archi sfreccianti.

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  7. Bravo Hibou Moyen ... e voi, avete ascoltato il suo disco? Che ne pensate? Preferite?

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  8. Ascoltato e scelto: le mie preferite sono Il naufragio del nautilus, I miei nodi e Linfatica. Però son belle tutte, non posso negarlo.

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  9. Vero Elle di natale, disco tutto da ascoltare ;)*

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