Pier
Mazzoleni, Gente di terra
Autoproduzione
Quinto disco di Pier Mazzoleni, cantautore
bergamasco (anche scrittore) ricco di suoni e parole, tra il mistico e il
sociale. Undici pezzi maestosi, che colpiscono per questa loro pienezza, questa
ricerca di suoni e spiritualità, a volte eccessiva. Pier Mazzoleni non è certo
nelle mie corde, ma alcune canzoni, ammetto, possono suonare suggestive.
Penso
a Esmeralda, bel racconto di una
sofferenza d’amore voce/piano con flauto magico in coda, o Una rosa che non c’è, folk voce/piano con un bel fischio da western
all’inizio, Volo, esaltazione totale
del sogno, con tanto di archi, Per chi,
dal testo non certo nuovo, ma con una fisarmonica che sembra uscire da altri
tempi.
Gente di terra è
un disco ambizioso nei suoni, con testi che vogliono rappresentare la
semplicità dell’uomo, ma alla fine risultano troppo ermetici. Paragonarlo a
Tenco o De André, come ho letto in giro, mi sembra esagerato, fa più male che
bene a Mazzoleni. La vita è un viaggio, o i viaggi aiutano a vivere meglio? Esco
con questo interrogativo marzulliano,
dopo l’ascolto di un album che mi è piaciuto poco. Alla prossima.