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venerdì 21 ottobre 2016

In palude con Stella Burns and the Lonesome Rabbits


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: folk desertico
DOVE ASCOLTARLO: al momento è possibile ascoltarlo su rockerilla
LABEL: Love & Thunder
PARTICOLARITA’: canzoni lontanissime tra loro ma che in questa rielaborazione sembrano esser scritte dalla stessa mano.  
CITTA’: Livorno e Bologna
DATA DI USCITA: 13 Settembre 2016

L'INTERVISTA
Come è nato Jukebox Songs?
Mario: ci è piaciuto raccontarlo anche nelle note del disco. Durante i concerti di presentazione del primo album di Stella Burns, abbiamo cominciato ad inserire alcune cover di brani che amavamo, rielaborandoli nel nostro stile e rendendoli omogenei, nonostante avessimo attinto da autori, periodi e generi musicali diversi. Da qui l’idea di realizzare un disco che raccogliesse queste canzoni, in qualche maniera diventate nostre.
Stella: a volte capita che un disco di cover si concepisca a 60 anni quando cominciano a scarseggiare le idee. Noi abbiamo accelerato i tempi ma non per mancanza di idee, al contrario questo è un periodo molto creativo e in lavorazione c’è tanto materiale inedito, ma a molti di questi brani siamo legati in modo particolare e ci sembrava giusto omaggiare questo nostro legame.
Perché questo titolo? … esplicito.
Mario: come dicevamo, le canzoni scelte non sono legate da un filo conduttore: abbiamo messo insieme Mino Reitano ed i Radiohead, Little Tony ed i Calexico, tanto per fare dei nomi: guardando la tracklist del CD sembra proprio di leggere le etichette dei dischi nei jukebox della nostra adolescenza, per poi selezionare i tasti per ascoltarli.
Stella: mi chiedo se i ragazzi di venti anni sappiano cosa sia un jukebox. Forse lo hanno visto in qualche film. Per ascoltare la musica dovevi usare degli “aggeggi”, macchinari talvolta ingombranti. Ma erano anche qualcos’altro, un rito, un luogo anche fisico verso il quale muoverti e fare un’azione. Per chi è nato nell’era digitale parliamo di qualcosa di oscuro. Talmente inimmaginabile che certi oggetti sembrano provenire da una fantascienza del passato.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Mario: siamo partiti da quei brani che eseguivamo nei concerti, pensando di fare una specie di EP, cioè registrare pochi brani da mettere solamente online. A questi se ne sono poi aggiunti altri: Louie Louie era stato registrato per la “maratona” radiofonica di Orme Radio, mentre While the dust gets up (La polvere si alza), riscritta in Inglese, è stata presentata durante un evento a Livorno, dedicato a Piero Ciampi. E le altre perché ci piacevano!!
Trovandoci a vivere in città diverse, abbiamo iniziato a scambiarci i file delle tracce, in alcuni casi mantenendo l’idea musicale suonata dal vivo, in altri partendo ex novo, ricostruendo l’arrangiamento sulla traccia di voce e chitarra. E’ stato spesso sorprendente ritrovare nel lavoro degli altri un gusto comune ed una identità di vedute che crediamo abbia portato ad un album che ci rappresenta molto, anche se si tratta di un disco di cover.
Il mixaggio è stato poi affidato a Francesco Giampaoli (Sacri Cuori tra le altre cose) ed il mastering a Jim Blackwood a Tucson (che ha lavorato anche con i Calexico e i Giant Sand) i quali hanno saputo dare il giusto colore e mettere a fuoco le nostre sonorità un po’ atipiche, trattandosi di un disco sostanzialmente “acustico”. 
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Stella: beh, il momento in cui Davide ha registrato le batterie (le riprese sono state fatte con soli due microfoni, alla vecchia maniera) e abbiamo ascoltato il risultato, è stato emozionante. Le canzoni sono diventate improvvisamente molto più vive. Così come è stato emozionante sentire l’interpretazione di Carla Lippis che ha registrato la sua voce per Far From Any Road.
Ricordo poi una sera che stavo lavorando a casa su Wash dei Calexico, finita la birra ho suonato la bottiglia che è diventata una delle percussioni del pezzo.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … può esserlo un disco di cover?
Stella: si, credo possa esserlo anche un disco di cover perché la scelta dei brani non è mai casuale, ma segue comunque un percorso emotivo, come nel nostro caso, o razionale. In questo disco c’è anche una idea di base che è quella di mescolare canzoni straniere di musicisti molto noti come i Radiohead e Cohen con canzoni di cantanti italiani, talvolta bistrattati, mettendoli tutti sullo stesso piano. Negli anni ‘60 era usuale in Italia registrare brani stranieri in italiano. Noi qui facciamo il contrario. Per le canzoni di Reitano e Ciampi ho riscritto i testi in Inglese. Adoro Mino Reitano, spero che come autore di “musica leggera” venga prima o poi riscoperto per quello che davvero merita.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco?… che vi piace di più fare live?
Mario: Lost Property, che è sicuramente un bellissimo brano dei The Divine Comedy, è una delle canzoni che preferiamo del disco e che suoniamo con molta emozione nei concerti. Ed anche Lucky, nella nostra versione, ci sembra regga il confronto con l’originale, per quanto sia possibile confrontarsi con i Radiohead.
Stella: si, assolutamente Lost Property e Lucky. Per me poi una bella prova è stato cantare La ballata di Carini in siciliano. Io sono originario di Palermo ma non ho mai vissuto in Sicilia. Per quanto capisca il siciliano perfettamente, non sono in grado di parlarlo e non ho mai avuto il coraggio di confrontarmi con questa lingua sebbene faccia parte della mia storia. Quando ho registrato il pezzo l’ho poi fatto ascoltare a mia madre e mio zio che per fortuna hanno dato la loro approvazione!
Il cd esce per Love & Thunder, con la promo di Sfera Cubica. Come lavorate con loro? … altri da citare?
Stella: Love & Thunder è un mio marchio personale con il quale faccio uscire alcune cose che mi riguardano: finora la ristampa del mio primo album Stella Burns loves you, una cassetta a tiratura limitatissima con dei brani inediti e Jukebox Songs.
Con Sfera Cubica collaboro dal primo album. Sono davvero bravi e attenti, mi sono trovato sempre bene e sono amici, per cui è stato naturale continuare a lavorare con loro. Hanno creduto nel progetto sin dall’inizio.
La copertina semplice e diretta, come tuo solito, questa volta però non suoni la chitarra, guardi di lato ... Come è nata e chi è l’autore?
Stella: la fotografia di copertina, così come le altre del libretto sono di mio fratello Oreste Sorace. Il progetto grafico è mio. Era la prima volta che facevamo qualcosa del genere insieme ed è stata una gran bella sorpresa. Interessante mettersi davanti all’obiettivo del proprio fratello. La mia ispirazione principale sono gli album di Bowie e di Nick Cave.
In questo caso il riferimento iniziale è all’album The firstborn is dead di Cave.
Le copertine che più mi piacciono sono spesso apparentemente semplici e hanno in copertina il cantante. Ho bisogno di avere degli “eroi” da guardare prima di tirar fuori il disco e ascoltarlo.
Come e dove avete presentato/presenterete l’album?
Mario: Il 24 settembre all’ExCinemaAurora di Livorno (dove abbiamo suonato molte volte e ci sentiamo un po’ a casa).
Altro da dichiarare?
Stella: questo album come detto più volte non è un semplice album di cover ma è qualcosa di personale, che crediamo di aver reso personale con l’interpretazione, avendo realizzato un mondo sonoro piuttosto distante da quello originale. Inoltre è il prodotto di tanta passione per la musica che non ci abbandona da qualche decennio e un bell’esempio di amicizia e condivisione tra una stella che brucia e i suoi conigli solitari.

7 commenti:

  1. Gran disco, gran disco, lo abbiamo in rotazione sul nostro lettore cd da un paio d'ore almeno, e non riusciamo a staccarlo ...

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  2. Mino Reitano tradotto in inglese accanto ai Radiohead di Lucky (da pelle d’oca l’intro di piano), l’ennesima versione di “Louie Louie” mai così acida, dilatata al massimo della sua potenzialità ... una gran bella versione di un pezzo che conta centinaia e centinaia di cover (forse il pezzo più coverizzato della storia?).

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  3. Mangifica anche la versione del Choen di Bird on the Wire, poetico folk fino al midollo, Pietro Ciampi sembra Roy Orbison con questa libera traduzione in inglese di La polvere si alza (ascoltandola vi alzerete pure voi, nel senso di levitare).

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  4. Ma per me il vertice sonoro dell’album è Wash dei Calexico, con mandolino, harmonium, bottiglie di birra … dove si dimostra che la classe non è acqua. Dopo di questa Lucky, poi Ciampi, e da non sottovalutare il finale in siciliano, La ballata di Carini, con Stella Burns che ritrova le sue radici.

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  5. Facciamo ripartire il cd, per passare una bella notte ... e voi? Quali le vostre preferite?

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  6. Grande ritorno di Stella Burns! Mi piace tutta l'idea che c'è dietro, far conoscere brani italiani meno conosciuti, proporre brani che dal vivo erano andati bene, omaggiare il jukebox - e mi piace la musica :)
    Le mie preferite sono Key , Pamela e Wash. Bravi anche i Rabbits.

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  7. Dici bene, grande ritorno, e ottima l'idea di riscoprire dei brani meno conosciuti (questa idea di rivalatura Mino Reitano mi ha sorpreso, ma mi pare idea interessante). Per il resto concordo sulle tue preferite, anche per Pamela (dietro La ballata di Carini, ci potrebbe stare). Grandi i conigli!

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