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mercoledì 26 ottobre 2016

In palude con Mimes of Wine


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Dark Ballads / Folk/ Alternative Rock
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto):
LABEL: Urtovox / Accidental Muzik (US licence)
CITTA’: Bologna/New York

DATA DI USCITA: 21 Ottobre 2016

L’INTERVISTA
Come è nato La Maison Verte?
E' nato durante l'ultima parte del tour di Memories for the Unseen (2014), durante le lunghe ore in camper e le lunghe conversazioni ... come un naturale passo in più, che mano a mano ha preso forma.
Perché questo titolo? … non c’è nessun pezzo con questo titolo nel disco.
Le parole dell'album vertono principalmente sulla differenza e la discrepanza tra il mondo dei nostri ideali e la realtà esterna, come una serie di rotture di illusioni (però anche in senso positivo). Ho pensato di accostare l'idea di casa (Maison), che è una delle cose più intime, personali e tangibili che ci appartengono, con il verde, che per un certo tipo di simbologia (Tarocchi) rappresenta il colore dell'eternità' e ciò che non cambia.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
In realtà il processo è stato molto semplice, e quasi quotidiano. Ho scritto i brani tra Bologna e New York da sola (2014-2015), in maniera molto spontanea e spesso graduale, ma questa volta la band ha lavorato con me fin dai primi stadi, a volte davvero dall'inizio, e il loro contributo ha aiutato l'evoluzione delle strutture e dei suoni stessi alla base delle canzoni, durante tutto il 2015.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di La Maison Verte?
Sicuramente, tra tutti, il primo giorno in studio con Bruno Germano a Bologna, quando abbiamo iniziato i mix e abbiamo sentito per la prima volta quello che sarebbe stato il suono definitivo del disco ... felicissimi, come aprendo un regalo che aspettavamo da mesi, e anche un po' sorpresi, come se in un certo senso non lo avessimo mai sentito prima.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori.
Il concetto principale è quello che ho descritto poco fa, ma credo anche, come dicono anche gli altri Mimes, che questo album sia la fotografia di un momento (come tutti gli album) e che in particolare quello che abbiamo trovato l'uno nell'altra in quel preciso periodo è stato un modo nuovo di ascoltarci e confrontarci. E quindi forse rimarrà anche come un piccolo memento sull'unicità degli attimi, sia interessante che prezioso, indipendentemente da quello che seguirà.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di La Maison Verte?… che vi piace di più fare live?
Forse per ora i brani che ci danno più soddisfazione sono Jai Singh e Birds of a Feather (il primo singolo). Sono quasi i due estremi di quello che abbiamo creato (uno pieno di chitarre, l'altro con pochissimi archi essenziali), e forse quelli che stiamo usando un po' come punti di riferimento nella preparazione del live completo.
Il cd è già uscito negli States con la Accidental Musik rec, e ora in Italia con Urtovox. Vogliamo dire due parole su queste collaborazioni? Altri nomi da citare dentro/dietro La Maison Verte?
Adam Moseley (Accidental Muzik) è un collaboratore eccezionale, con cui avevamo già lavorato per il mix di Memories for the Unseen. Senza di lui non sarebbero state possibili molte cose che ancora oggi ci spingono ad andare avanti nel modo migliore. Paolo [Paolo Naselli Flores, di Urtovox, ndr], dall'altro lato, è una figura altrettanto fondamentale e la persona che più di tutti ha creduto in questo progetto, e finora è stata senza dubbio la figura di maggiore supporto. Per entrambi, siamo molto fortunati.
Tra gli ospiti dell'album c'e' innanzi tutto Corrado Nuccini (Giardini di Mirò), con cui ho avuto il piacere di scrivere Lovers' Eyes, e che ha diretto questo brano verso direzioni nuove e per me davvero belle. Inoltre, abbiamo avuto il contributo di Francesca Pizzo dei Melampus per le seconde voci di Below a Fire e Jai Singh, e quello di Tiziano Bianchi (Portfolio) alla tromba, sempre su Jai Singh.
Copertina misteriosa e straniante ... come è nata e chi è l’autore?
L'autore è un  amico e grafico bolognese molto bravo, Tommaso Buldini (Casagrafica). Insieme, abbiamo parlato a lungo di immagini possibili, vicine in parte a tarocchi e archetipi, ma anche collegate a sensazioni personali e reali. Lui ha creato una sincronia di questo tipo nei suoi disegni, che attraggono ma lasciano appunto anche avvolti nel non detto, nel non rappresentato, come da vicino e da lontano allo stesso tempo.
Come avete presentato/presenterete dal vivo questo album?
Stiamo completando la preparazione di un live che sarà abbastanza simile al disco, ma anche semplificato in alcuni casi, e dilatato e arricchito in altri. Siamo molto entusiasti di portare finalmente questi brani dal vivo.
Altro da dichiarare?
Un grande grazie.


7 commenti:

  1. Gran disco, per intensità e vibrazioni interiori questo terzo loro lavoro... ma che brutto chiamarlo semplicemente lavoro.

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  2. Direi piuttosto una costruzioni emtotiva, che cresce nota dopo nota ... un album, in definitiva, difficilmente classificabile.

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  3. Laura Loriga, bolognese apolide, ha costruito una vera e propria Maison Verte ...

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  4. Le mie preferite: Below a Fire, carezzevole pezzo posto in apertura (mi ricorda certi Radiohead) e quello subito dopo, Jai Singh, più rock dinamico e con una tromba che non ti molla.

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  5. Poi Birds of a Feather, dalla spendida apertura voce/piano e tutti quegli archi dietro, il florido Lovers Eyes, scritto assieme a Nuccini de I Giardini di Mirò. ma, ilpezzo dove la mia coda vibra di più al suo ascolto è Last man on mount Elysian dai vocalizzi magici, senza pari quanto a ritmo poetico … e per voi?

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  6. Arrivo con le mie preferite, anche se tutto l'album mi sta facendo una bellissima compagnia in questi giorni di malattia. Mi piacciono Gates, Hour, Below a fire,Shemkel e Road. Praticamente tutte :)

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  7. Ottime scelte, che, con le mie, coprono tutto La Maison Verte, disco tutto da ascoltare.

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