NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE
Dark Ballads / Folk/ Alternative Rock
DOVE
ASCOLTARLO (in parte o tutto):
LABEL: Urtovox / Accidental Muzik
(US licence)
CITTA’:
Bologna/New York
DATA
DI USCITA: 21 Ottobre 2016
Come è nato La Maison Verte?
E'
nato durante l'ultima parte del tour di Memories for the Unseen (2014),
durante le lunghe ore in camper e le lunghe conversazioni ... come un naturale
passo in più, che mano a mano ha preso forma.
Perché
questo titolo? … non c’è nessun pezzo con questo titolo nel disco.
Le parole dell'album vertono principalmente sulla
differenza e la discrepanza tra il mondo dei nostri ideali e la realtà esterna,
come una serie di rotture di illusioni (però anche in senso positivo). Ho
pensato di accostare l'idea di casa (Maison), che è una delle cose più
intime, personali e tangibili che ci appartengono, con il verde, che per un
certo tipo di simbologia (Tarocchi) rappresenta il colore dell'eternità' e ciò
che non cambia.
Come
è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
In realtà il processo è stato molto semplice, e quasi
quotidiano. Ho scritto i brani tra Bologna e New York da sola (2014-2015), in
maniera molto spontanea e spesso graduale, ma questa volta la band ha lavorato
con me fin dai primi stadi, a volte davvero dall'inizio, e il loro contributo
ha aiutato l'evoluzione delle strutture e dei suoni stessi alla base delle
canzoni, durante tutto il 2015.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione di La
Maison Verte?
Sicuramente, tra tutti, il primo giorno in studio con
Bruno Germano a Bologna, quando abbiamo iniziato i mix e abbiamo sentito per la
prima volta quello che sarebbe stato il suono definitivo del disco ...
felicissimi, come aprendo un regalo che aspettavamo da mesi, e anche un po'
sorpresi, come se in un certo senso non lo avessimo mai sentito prima.
Se
questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori.
Il concetto principale è quello che ho descritto poco
fa, ma credo anche, come dicono anche gli altri Mimes, che questo album sia la
fotografia di un momento (come tutti gli album) e che in particolare quello che
abbiamo trovato l'uno nell'altra in quel preciso periodo è stato un modo nuovo
di ascoltarci e confrontarci. E quindi forse rimarrà anche come un piccolo
memento sull'unicità degli attimi, sia interessante che prezioso, indipendentemente
da quello che seguirà.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche
pezzo del quale andate più fieri di La
Maison Verte?… che vi piace di più fare live?
Forse per ora i brani che ci danno più soddisfazione sono
Jai Singh e Birds of a Feather (il primo singolo). Sono quasi i
due estremi di quello che abbiamo creato (uno pieno di chitarre, l'altro con
pochissimi archi essenziali), e forse quelli che stiamo usando un po' come
punti di riferimento nella preparazione del live completo.
Il cd è già uscito negli States con la
Accidental Musik rec, e ora in Italia con Urtovox. Vogliamo dire due parole su
queste collaborazioni? Altri nomi da citare dentro/dietro La Maison Verte?
Adam Moseley (Accidental Muzik) è un collaboratore
eccezionale, con cui avevamo già lavorato per il mix di Memories for the
Unseen. Senza di lui non sarebbero state possibili molte cose che ancora
oggi ci spingono ad andare avanti nel modo migliore. Paolo [Paolo Naselli Flores, di Urtovox, ndr], dall'altro lato, è
una figura altrettanto fondamentale e la persona che più di tutti ha creduto in
questo progetto, e finora è stata senza dubbio la figura di maggiore supporto.
Per entrambi, siamo molto fortunati.
Tra gli ospiti dell'album c'e' innanzi tutto Corrado Nuccini (Giardini
di Mirò), con cui ho avuto il piacere di scrivere Lovers' Eyes, e
che ha diretto questo brano verso direzioni nuove e per me davvero belle.
Inoltre, abbiamo avuto il contributo di Francesca
Pizzo dei Melampus per le seconde
voci di Below a Fire e Jai Singh, e quello di Tiziano Bianchi (Portfolio)
alla tromba, sempre su Jai Singh.
Copertina misteriosa e straniante ...
come è nata e chi è l’autore?
L'autore è un
amico e grafico bolognese molto bravo, Tommaso
Buldini (Casagrafica). Insieme, abbiamo parlato a lungo di immagini
possibili, vicine in parte a tarocchi e archetipi, ma anche collegate a
sensazioni personali e reali. Lui ha creato una sincronia di questo tipo nei
suoi disegni, che attraggono ma lasciano appunto anche avvolti nel non detto,
nel non rappresentato, come da vicino e da lontano allo stesso tempo.
Come avete presentato/presenterete dal
vivo questo album?
Stiamo completando la preparazione di un live che sarà
abbastanza simile al disco, ma anche semplificato in alcuni casi, e dilatato e
arricchito in altri. Siamo molto entusiasti di portare finalmente questi brani
dal vivo.
Altro da dichiarare?
Un grande grazie.
Gran disco, per intensità e vibrazioni interiori questo terzo loro lavoro... ma che brutto chiamarlo semplicemente lavoro.
RispondiEliminaDirei piuttosto una costruzioni emtotiva, che cresce nota dopo nota ... un album, in definitiva, difficilmente classificabile.
RispondiEliminaLaura Loriga, bolognese apolide, ha costruito una vera e propria Maison Verte ...
RispondiEliminaLe mie preferite: Below a Fire, carezzevole pezzo posto in apertura (mi ricorda certi Radiohead) e quello subito dopo, Jai Singh, più rock dinamico e con una tromba che non ti molla.
RispondiEliminaPoi Birds of a Feather, dalla spendida apertura voce/piano e tutti quegli archi dietro, il florido Lovers Eyes, scritto assieme a Nuccini de I Giardini di Mirò. ma, ilpezzo dove la mia coda vibra di più al suo ascolto è Last man on mount Elysian dai vocalizzi magici, senza pari quanto a ritmo poetico … e per voi?
RispondiEliminaArrivo con le mie preferite, anche se tutto l'album mi sta facendo una bellissima compagnia in questi giorni di malattia. Mi piacciono Gates, Hour, Below a fire,Shemkel e Road. Praticamente tutte :)
RispondiEliminaOttime scelte, che, con le mie, coprono tutto La Maison Verte, disco tutto da ascoltare.
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