Silversnake
Michelle, Her Snakeness
Autoproduzione
Copertina decisamente intrigante, aggressiva, attraente e
respingente allo stesso tempo, tra il sogno e l’incubo. Sogno e incubo sono
anche il tema al centro di Her Snakeness,
vero e proprio concept-album dalle atmosfere cupe, con tanto ritmo e citazioni.
Chitarre spianate, momenti rombanti, da anni ’70, progressive-rock, con spesso
pezzi più lunghi di una canzonetta.
Ben tredici brani in Her Snakeness, disco che non lascia un attimo di tregua.
Dall’iniziale Drops of Time, chitarra
rock a narrare l’inquietudine sul tempo che passa inesorabile alla finale Madness, con lei al piano a “scoprire”
per la prima volta la musica come una bambina. Mastodontica in Proserpine, divisa in due parti come si
sente la cantante piemontese, fiabesca
in Garden of Jasmine a narrare le
vicende da incantesimo di un re bambino intrappolato nell’infanzia, epica in Requiem (Slan Leis Na Nathair Airgid),
con organo e voce ispirata/stregata a raccontare una vita passata, nella quale
è stata bruciata come una strega …
Seconda uscita di Silversnake Michelle in breve tempo (il
precedente So in my mind è del 2014),
gioca sulla copertina con i serpenti al posto dei petali di rosa di quella
famosa locandina di American Beauty,
e non è certo un caso. Generosa e volenterosa autoproduzione a segnalare il
felice momento di certo rock femminile.