NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE altro ...
DOVE
ASCOLTARLO (in parte o tutto): https://daggermothmusic.bandcamp.com
LABEL autoprodotto
PARTICOLARITA’ diy !!
SITO
O FB DEL GRUPPO : http://saraardizzoni.wix.com/dagger-moth
CITTA’:
Ferrara
DATA
DI USCITA 21 aprile 2016
Come è nato Silk Around the Marrow? … Come è stata la genesi del cd,
dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Mentre il primo album era nato come una trasposizione piuttosto eterogena
dei live che avevo iniziato a fare in solitaria mesi prima di entrare in studio
(una sorta di antologia di tutte le idee che mi passavano per la testa …)
questo è partito dall’approccio opposto: prima la scrittura “casalinga” dei
brani pensati per un disco più omogeneo (un accumularsi di homerecording per
vari mesi), poi lo studio ed infine il lavoro per capire come riprodurli live
(quest’ultimo di sicuro un processo stimolante per quanto laborioso). Diciamo,
che visti i miei variegati gusti musicali, tendo spontaneamente a mescolare
ambiti differenti ma qui ho cercato di farlo avvolgendo il tutto in una veste
più coerente … chissà se ci sono riuscita!!
In quanto alle registrazioni: alcune chitarre le ho registrate dall’amico
Antonio Gramentieri, nel suo homestudio a Modigliana, di altre ho tenuto le mie
take casalinghe, mentre le parti elettroniche, partorite nel mio salotto, sono
state poi ottimizzate ed impreziosite dal sapiente orecchio di Franco Naddei.
Chiaramente c’è chi fa la scelta di rendere il live completamente diverso dal disco, io invece, anche nella fase
compositiva, ho sempre ben presente che poi sarò da sola sul palco, suonando,
cantando, gestendo campioni e loop (con i piedi …); quindi cerco comunque di
non farmi prendere troppo la mano da arrangiamenti che in seguito
risulterebbero irriproducibili. Così, ovviamente, beat minimali e
stratificazioni tornano come elementi caratteristici, ma tento anche di uscire
da quell’utilizzo delle loop station che porta solo alla progressiva stratificazione
dei suoni.
Perché questo titolo? … è anche il titolo di uno dei pezzi più forti
dell’album.
A dire il vero mi è
venuto in mente lo scorso autunno mentre ero in aereo … non so bene perché, ma stavo
ragionando sul titolo da dare al disco e, visti i contenuti dei brani, volevo
incorporare qualcosa di organico, crudo, esposto ma anche l’idea di un filtro,
una sorta di protezione , di schermo: forza e deperibilità insieme. Midollo e seta mi sembravano un
buon abbinamento. Ha a che fare con il mio approccio, anche sul palco … diciamo
che non ho costumi di scena o trovate particolari nella “performance”, mi
espongo in maniera molto naturale, mi prendo qualche rischio, e la musica è
l’unico filtro. In generale mi piace lavorare con i contrasti, vedi il nome stesso
del progetto o la scelta dei suoni, che oscillano tra rarefazione e ruvidità.
Qualche episodio che è rimasto
nella memoria durante la lavorazione del disco?
Beh sicuramente i vari momenti legati alla partecipazione di Mr. Ribot. A
dire il vero alcuni segnali di un suo possibile contributo risalgono già ad un
anno e mezzo fa, ma la storia è lunga. Diciamo che la cosa si è concretizzata
la scorsa estate, per me è stato vedere
un sogno diventare realtà. Non solo è un musicista che ha segnato molto
il mio percorso ma nutro anche molta stima per l’essere umano dietro la musica,
umile, alla mano, ancora appassionato in quello che fa. Era capitato di
incontrarsi di persona e chiacchierare, poi gli ho inviato la bozza di un brano,
gli è piaciuta e ha accettato... tra l’altro, si trattava di cantare e non di
suonare la chitarra. Immagino che di solito tutti lo chiamino per produrre il
tipico assolo twangy che è il suo
marchio di fabbrica; a me invece piaceva l’idea di chiedergli qualcosa di completamente
diverso, e a quanto ho capito la richiesta di una parte cantata è stata una
novità anche per lui. Si è messo in gioco, scrivendo anche il testo. E
mandandomi il materiale con puntualità svizzera. Ho provato una gioia surreale.
Se questo cd fosse un concept-album
su cosa sarebbe? … anche senza volerlo.
In effetti non c’è un
concept alla base del lavoro, ma di sicuro parlo del mio vissuto. Non sono mai
stata in grado di parlare di cose che non mi appartengono, di riempirmi la
bocca di citazioni letterarie per dare uno spessore culturale a quello che
faccio o di invocare slogan politici per
dimostrare un impegno sociale, anche perché penso che la “politica” –nel senso
di prendere una posizione rispetto alla comunità- la faccia ognuno nel suo
piccolo, con basiche scelte quotidiane, o almeno così dovrebbe essere. Ma sono discorsi lunghi e ognuno ha il suo
punto di vista.
Dovendo pensare a
temi che possono accomunare i brani del disco , di sicuro c’è un punto di vista
“ al femminile” (anche se non credo di incarnare una “progettualità” femminile
in senso classico, anzi...). C’è molto “corpo”; uno sguardo di donna su un
corpo che si trasforma, una testa che plasma un corpo, ci sono i ricordi e
l’educazione che hanno plasmato quella testa, e anche vari cliché toccati con
mano in quanto donna. C’è il legame tra fisicità e natura, che mi restituisce
sempre la misura delle cose (vedi brani come Dyrhólaey che parla dell’Islanda o Event horizon - il pezzo a cui ha collaborato Ribot – che vaga tra buchi
neri, cosmici o interiori.
C’è qualche pezzo che
preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera di Silk Around the Marrow?… che ti piace di più fare
live?
Eh ogni scarrafone è
bello a mamma sua! In quanto ai live, ottima
domanda. Devo ancora iniziare a proporre il nuovo set dal vivo, quindi non
riuscirò a scegliere un brano preferito finchè il tutto non sarà ben rodato.
Il cd è stato da te prodotto
in modo autarchico, come da sempre ha fatto Dagger Moth. Persone, gruppi,
realtà musicali che ti sono state vicine, che vuoi citare …
Sì, col d.i.y mi
confronto da sempre … di base sono impaziente quindi non mi piace molto
aspettare i tempi altrui, soprattutto se in ballo non ci sono chissà quali
strepitosi scenari. Se ho un disco pronto non mi va di lasciar ammuffire tutto in un cassetto aspettando
risposte a email che non verranno mai o
andranno a procrastinare di secoli la concretizzazione delle mie idee. Per cosa
poi? Il “sistema” musicale è al collasso su vari fronti, faccio quello che
faccio perché amo farlo, e amo farlo a modo mio, quindi la via più agile è
stata fino ad ora arrangiarmi da sola. Poi è ovvio che non disdegnerei
appartenere al catalogo Mute o 4AD!!!…heheh reparto sogni impossibili! Ma
intanto faccio il mio percorso, saltando di nicchia in nicchia e quel che sarà
sarà. Non c’è molto tempo per aspettare che piovano le cose dal cielo, almeno
per me non c’è mai stato.
Ci sono tante realtà
vicine che potrei ricondurre a questo approccio, e molto diverse tra loro, portate
avanti da amici che stimo. Non avrebbe bisogno neanche di essere citato Joe
Lally (che ha collaborato al mio album precedente..) , bassista dei Fugazi, il
cui operato non necessita certo di presentazioni. Anche gli Zu sono cari amici
che vengono dagli stessi territori e per questo li ho sempre ammirati. Lo
stesso Ribot ha un approccio alle cose molto più punk di certi soggetti che
incontri al centro sociale... E poi sono così tante persone a me care che continuano
per la loro strada con grande personalità e indipendenza ... penso ad amici
della scena hardcore ferrarese (tanto per citarne alcuni Yes we kill…o
Francesco Montanari, organizzatore di eventi nel ramo), o a Valeria Caputo (aka
Capvto), allo stesso Franco Naddei (aka Francobeat) che mi ha assistita in
studio, anche con Cesare Basile condivido molti punti di vista, così come con un
altro caro amico, Luca Bottigliero (ed il suo progetto solista Grayscaleye), last
but not least i colleghi del pianeta
jazzistico che gravita attorno al Torrione di Ferrara (uno fra tutti
l’instancabile Francesco Bettini )… e chissà di quanti mi sto dimenticando.
Copertina molto particolare,
in linea con il titolo dell’album e il tuo essere … come è nata e chi è
l’autore di copertina e artwork?
Davide Pedriali è un
ottimo fotografo (e regista teatrale) ma soprattutto è un mio amico di vecchia
data. E’ da quando sono bambina che detesto essere fotografata, soprattutto se
mi devo mettere in posa, sono negata!! Ma
dato che con Davide non ci si prende sul serio, e le risate non mancano,
qualche scatto sensato esce.
Per quanto riguarda
il concept dell’artwork è stato sviluppato con un processo non brevissimo. Davide
se ha qualcosa in mente è, come me, alquanto meticoloso e so che voleva ispirarsi
all’idea di “seta” e “midollo” riprendendo il titolo del disco, cercando di dare
spazio ad una certa fisicità. Quindi ha avuto l’idea di immergermi in un
involucro simile a seta, diciamo un abito “tubolare”, quasi una larva
protettiva, giocando poi con il nero di questo involucro ed il nero dello
sfondo per far emergere solo parti di corpo. Il nero inchiostro in realtà
combina tutti i colori della luce ma nasconde qualsiasi cosa … probabilmente il
mio mondo o i miei suoni. E magari, restando di spalle, sto osservando qualcosa
di visibile solo a me, suscitando, si spera, un invito a scoprire, ad
ascoltare, o almeno un po’ di curiosità …
Come e dove presenterai l’album?
…
Ho presentato il
disco il 29 aprile all’Arci ZoneK di Ferrara. Poi seguiranno un po’ di concerti
in giro tra maggio e giugno.
Altro da dichiarare?
Grazie all’Alligatore per avermi portata in palude!
Ho appena finito di ascoltare il disco e la prima sensazione è che sia un disco vero, autentico, senza tanti fronzoli ... veramente spontaneo, dal produttore al consumatore. Per dirla alla moda un disco a km zero.
RispondiEliminaNon per questo un disco semplice o fatto in fretta ... anzi, lo senti crescere dentro di te, ascolto dopo ascolto, come è cresciuto dentro a Sara/Dagger Moth. Vero, vero, è il termine che mi sento di ripetere.
RispondiEliminaDieci pezzi di rara intensità. Mi verrebbe voglia di citarli tutti :)
RispondiEliminaCon una pistola puntata alla testa dico: Silk Around The Marrow, un mantra tipicamente Dagger Moth (se volete sapere se vi piace, partite da questa), la cullante Ovaries, poi Event Horizon (come non citarla? ... nove minuti e rotti di rock elettrico con Marc Ribot a declamare e Sara/Dagger Moth a rispondere con la sua chitarra inesorabile). Stupende anche Backbone, con speciale intro di chitarra che manco Robert Plant … A Kinf Of Fire, quasi folk, strana, da sacerdotessa laica del rock, Shadowboxing ritmo ipnotico, internazionale quanto imtima, rock …
RispondiElimina... e voi? Ascoltate e poi dite, orsù!
RispondiEliminavado... :-)
RispondiElimina... poi, se torni, dimmi il tuo parere se vuoi.
RispondiEliminaFinalmente ascolto il nuovo disco di Dagger Moth, bellissimo come pensavo!
RispondiEliminaMi è piaciuta anche l'intervista, con tanti pensieri e spontaneità, sono d'accordo sulle motivazioni dell'autoproduzione, quando si fa qualcosa perché piace farla, non c'è da aspettare il consenso di nessuno, brava Sara!
E così eccoci all'album: sceglierei, se proprio devo selezionare, Grow a shell, Birthmark e Ovaries.
Detto questo, torno ad ascoltarlo tutto, ciao ciao :D
Concordo sulla spinta ad autoprodursi, senza aspettare la manna dal cielo ... vedo che hai letto attentamente l'intervista, e anche ascoltato il cd, perché hai nominato le perle in esso contenuto, a parte Grow A Shell, che non ho citato ma mi piace molto, le altre due sono tra le mie preferite in assoluto.
RispondiEliminami piace il genere "altro" e... l'autoproduzione soprattutto! Bella la copertina..
RispondiEliminaqui Sara aka Dagger Moth...grazie ancora all' Alligatore per supportare la causa!!! :)
RispondiElimina@Serena
RispondiEliminaCredo ti piacerà anche la sua musica ...
@sarA
Fedeli alla linea!
super dagger moth...piace molto anche a me.
RispondiEliminaciao
Ciao And ... sì, è veramente un fenomeno.
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