NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Pop
DOVE ASCOLTARLO (in parte o tutto) Primavera – sul
balcone di casa in città o in un campo sterrato; Estate - in automobile in
viaggio o la notte nello scorrere delle insegne luminose (alla Taxi Driver); Autunno – nel bosco fitto
o in riva al lago; Inverno - in salotto (anche
cantando a squarciagola) o ovunque ci sia il profumo della nebbia.
LABEL Hashtag
PARTICOLARITA’ … avvertenze direi: gli orologi
potrebbero essere danneggiati durante l’ascolto del disco, si prega di
allontanarli e di zittire le connessioni internet. L’ascolto di questo disco
potrebbe fare emergere ricordi.
SITO O FB DEL GRUPPO www.claudiaisonthesofa.com
CITTA’: Brescia
DATA DI USCITA: 4 marzo
Come è nato Time of Me?
Chiaro è il ricordo di quando è nato il primo brano
dell’album, l’omonimo Time of Me. Ero
sul sofà, pensando a momenti intensi che avevo vissuto, quella notte divenuti
più chiari. Quella notte intere “galassie di nemici” avrebbero dovuto aspettare
perché in quel momento c’ero io, niente e nessuno tranne me, il mio sofà blu ed
Emmylou Ribs.
Perché questo titolo? … cosa significa?
Time Of Me è la sgrammaticata
conquista di sé.
Quando pensare al passato non
è nostalgia, è semplicemente vivere davvero quella gioia o quella tristezza
trascorse e che, presi dai fatti, non abbiamo colto nella loro grandiosità o
delicatezza.
È gustare quei momenti che
raccontano di noi stessi, quando tutto è già accaduto e prima che ci si ponga
troppe domande sul domani. È tutti quegli attimi che riesci a vivere solo da
fuori. Quando la tristezza è esaurita e l’euforia si è calmata. Quando scopri
il tuo posto ed è tempo di te.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Non ci sono stati tempi
dettati da esigenze discografiche, nemmeno imposizioni artistiche di alcun tipo.
Time of Me è esattamente come volevo
che fosse, è il disco che sono e che desideravo.
I brani nascevano sul mio sofà
voce e chitarra e poi venivano portati in studio e arrangiati e rielaborati
insieme a Marco Franzoni, produttore artistico del disco e musicista della
band. Ci conosciamo bene personalmente e artisticamente, abbiamo quindi
lavorato in totale sintonia seguendo i nostri desideri. Nel creare Time Of Me avevamo ben chiaro dove volevamo andare e
lì siamo andati nel modo in cui volevamo.
Questo è un disco che piace
a me innanzitutto.
Lo volevo nebbioso e
potente, sudicio e delicato al tempo stesso, intimo e pop. Amo descrivere
questo disco come un picnic in famiglia, sulla spiaggia, negli anni Cinquanta,
all’ombra di Twin Peaks.
Ogni canzone ha quindi
preso la sua strada: alcune, come Crocodile, erano perfette così, e sono
state registrate in diretta in poche ore. Altre erano adatte ad arrangiamenti
più complessi e ci hanno fatto divertire per giorni. Altre ancora si sono
trasformati completamente strada facendo. È stato un lavoro intenso che doveva
assolutamente concretizzarsi e diventare reale.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
Durante le registrazioni in realtà eravamo molto
concentrati, ma unici sono i momenti in cui da un suono o da un fraseggio nasce
un’idea, a tutti, contemporaneamente: significa che è quella giusta!
Si ride, si canta, si gioisce e si soffre … devi
metterti in gioco in continuazione e non puoi fare degli sconti alle emozioni.
Ma quando ascolti il primo master “vero” sai che quello è il tuo posto.
Poi ci sarebbero tanti episodi divertenti … ma non si
possono raccontare!
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche senza volerlo.
Non amo i concept-album, e mentre lavoravo a Time of Me ero così “dentro” la cosa, che solo
alla fine mi sono accorta di tutte le emozioni che avevo vissuto nel frattempo.
Proprio così si era realizzato un “tempo di me” nell’album stesso. Guardi da
fuori un episodio, racconti una storia, fai una metafora … tutto diventa
finzione e al contempo più reale.
Così le storie di momenti e
di attimi personali o raccolti lungo la strada diventano più veri quando
narrati e resi universali, sospesi nel tempo.
“Vai bambina e fermati in quel momento in cui
tutto è già accaduto.
Corri dove puoi assaporare.
Fermati dove la gioia è già culminata e dove la
tristezza si è esaurita.
Qui la quiete diventa attesa.
Qui il tempo si ferma e ciò che non sai può
aspettare.
Qui ci sei solo tu bambina. È tempo di te.”
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera di Time of Me?… che ti piace di più fare live?
Amo tutti i brani del disco,
altrimenti non li avrei messi.
Sono particolarmente legata a Perfect Day, perché parla dei fatti, di
come stanno le cose, lasciando comunque leggerezza anche nelle melodie. Big City, mi fa calare ogni volta nello
stato d’animo e nell’immaginario che ho descritto.
Time Of Me è un brano in cui ho lasciato
tanto di me.
Stellar Wind tocca le stelle e non finisce
mai di stupirmi … poi è legata alla storia del maratoneta di Shizo Kanakuri.
Mi ha stupito One Shot un brano a cui sono legata
particolarmente, che parla di quegli eventi o momenti che si possono giocare
solo in quel momento. Hai una sola possibilità e lo sai. Ho completamente
riarrangiato il brano nei miei live acustici e ora mi diverte da impazzire!
Hashtag è l’etichetta del disco, come è stato lavorare con essa? … altri
apporti importante per la realizzazione dell’intero disco? Nomi e/o realtà da
citare…
Sofà e Hashtag si sono
sposati a lavoro finito, e si sono detti “sì” perché si piacciono così come
sono.
Sono pochi e intimi i
collaboratori che hanno contribuito alla realizzazione del disco. Marco
Franzoni: produttore artistico, curatore e realizzatore di registrazioni, mix e
master e musicista poliedrico, Ronnie Amighetti (curatore di registrazioni e
musicista), Beppe Facchetti (batterie e percussioni) e Nicola Panteghini (chitarre
elettriche e Bouzouki).
Il lavoro grafico è
importantissimo per me ed è stato realizzato insieme a diversi collaboratori:
l’artwork e le illustrazioni sono state realizzate da Noemi Tava e le
fotografie da Laura Bertini e Francesco De Gennaro.
Copertina e progetto grafico molto sofisticati. Chi è l’autore? Come è nata
tutto questo? Insieme al disco o dopo?
Tengo moltissimo alla
copertina di questo album.
L’idea nasce da un momento da
sola innanzi all’ignoto lacustre e da una fotografia scattata di notte, ferma,
immobile, innanzi al buio delle acque. Solo poi ho scoperto che era perfetta
per Time of Me: sarebbe potuta
diventare un disegno, un tratto grafico.
Così ho proposto l’idea alla
grafica e Noemi Tava, che oltre a competenze grafiche è molto abile nel
disegno, con particolare attenzione alle atmosfere noir. Era quello che ci voleva per me: qualcosa di pulito e al
tempo stesso evocativo. Sono così nate le scritte che avvolgono la sagoma (mia,
ma di chiunque … io la chiamo “omino”), come la nebbia, come i pensieri, ma
senza fare sprofondare il soggetto, mantenendolo sempre sospeso, chiaro e quasi
etereo per certi versi. Sospeso nel sé, sospeso nel tempo.
Come e dove hai presentato/presenterai l’album? …
Ho voluto presentare il disco
nella mia città, Brescia. Con gli amici, i musicisti e tutte le persone che,
anche senza saperlo, hanno reso possibile non solo l’ideazione, ma anche la
realizzazione di questo disco. Sono stati ispirazione e sostegno, anche
semplicemente inviando un messaggio.
Il Carmen Town era colmo di
amici, conoscenti, curiosi e quanto altro. E questa serata è un nuovo felice
tassello nella biblioteca dei ricordi che ho condiviso con persone importanti:
Aldino e Maria, che hanno organizzato la serata, curato scenografie, luci e
visual supportando e alimentando le mie idee più assurde. La band e il fonico,
una squadra che rende questo live unico: Marco Franzoni (chitarra elettrica e
baritonale), Beppe Facchetti (batteria e sounds), Giorgio Marcelli (basso),
Daniele Salodini (tecnico dei suoni).
Nel “tempo di sè” non si è
soli... anzi!
Altro da dichiarare?
Signor doganiere ho con me
solo un po’ di polvere di stelle per cercare di non tenere troppo i piedi per
terra.
Un disco da ascoltare stanotte, con il cielo pieno di stelle ... e poi? Ne parleremo qui, in palude.
RispondiEliminaIo intanto mi preapro le canzoni preferite, e voi?
RispondiEliminaAllora, qualcuno ha acoltato questo disco? ... io sì :)
RispondiElimina... e vi dico le mie preferite, poi, se volete, dite le vostre.
RispondiEliminaGirl è la mia preferita, grazie a quell’intro voce/organo quasi gospel, seguita da Averange Man, per la gran chitarra (la vedrei bene in un Demme-movie), e la conclusiva Crocodile semplice e diretta voce/chitarra, senza fronzoli … e non solo per il titolo :)
RispondiEliminaStupenda anche la title-track, da fase REM. Altrettanto belle Big City e Perfect Day, scampanellanti e dolce nel loro avanzare lente ...buono tutto il disco.
RispondiEliminaEccomi finalmente: è così rilassante questo album che non riuscivo a smuovermi dal divano per venire a commentare ;)
RispondiEliminaNon vorrei spezzettarlo in canzoni, ma ho comunque le mie preferite, quelle che, se avessimo il telecomando per lo stereo, ripeterei singolarmente all'infinito :D
Sono Stellar Wind, Girl e Crocodile. Mi dispiace solo che siano ininglese perché sembra che anche i testi siano molto belli!
Direi ottime scelte Elle ... piace molto anche a me Stellar Wind anche se non l'ho citata esplicitamente. Ben detto ...
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