NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: Rock
DOVE ASCOLTARLO (in parte o
tutto): https://www.youtube.com/watch?v=InYP5f-aUk4
LABEL: Dry-Art record www.dry-art.com
PARTICOLARITA’: produzione
artistica Liquido Records
SITO O FB: www.massimilianomartines.com
CITTA’: Bologna
DATA DI USCITA: 23 marzo 2016
Come è nato Ciclo di Lavaggio?
Il cd è stato concepito tre anni
fa, dopo aver concluso la fase promozionale del precedente lavoro, Meccanismo Estetico, quindi sulla scia
dell’entusiasmo per gli apprezzamenti e gli incoraggiamenti ricevuti da critica
e pubblico, ci siamo subito messi all’opera. Io ho proposto una ventina di
brani con un abbozzo di accordi e tra questi abbiamo selezionato quelli
potenzialmente più efficaci, con i testi di maggiore incisività e spessore. Poi
in sala prove abbiamo ricostruito intorno la musica, è stato un lavoro creativo
a tutto tondo che ci ha entusiasmato molto, tanto che in fase di incisione
abbiamo fatto fatica a ritrovare i suoni originali, lo spirito di immediatezza
e autenticità che aveva caratterizzato il momento della composizione. Parlo al
plurale perché è un cd realizzato a più mani, io ci metto la faccia, ma è stato
fondamentale l’apporto dei ragazzi della Liquido records, ovvero dei
chitarristi Vince Pastano e Antonello D’Urso che hanno firmato con me le
musiche e del batterista Max Messina. Deciso insieme il taglio da dare e
condiviso alcuni ascolti fondamentali, è venuto fuori, grazie anche al loro
arrangiamento, un cd ruvido ed elegante allo stesso tempo. Io ho lavorato molto
sulla voce, affinché anche questa suonasse come uno strumento, in grado di ricompattare
in un unicum i miei testi che spaziano dal racconto alla poesia.
Perché questo titolo? … è anche un pezzo dell’album.
Ciclo di Lavaggio rappresenta al meglio la genesi di questo lavoro, costellato da difficoltà
economiche e personali, il lavoro creativo l’abbiamo concluso abbastanza in
fretta, l’impresa è stata quella di farlo uscire; i costi di produzione,
stampa, comunicazione e tutte le altre voci accessorie sono quelli che ti
uccidono, fra l’altro un paio d’anni fa ero rimasto senza lavoro e ho dovuto
reinventarmi la vita.
Il testo di Ciclo di Lavaggio
parla proprio di queste difficoltà ed è un invito ad assecondarle, ad accettare
anche le rughe e i cambiamenti. L’idea nasce dalla banale osservazione delle
moderne lavatrici che tarano il tempo di lavaggio in base al peso caricato, mi
è sembrata un’ottima metafora dell’esistenza in cui il tempo di alleggerimento
dalle nostre angosce e tare esistenziali è direttamente proporzionale alla loro
quantità.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Un po’ ho già risposto all’inizio dell’intervista, ma entriamo nel
dettaglio … Le mie canzoni nascono spesso contemporaneamente da un’idea
melodica e testuale, non sempre ciò avviene, mi capita talvolta di annotare
nottetempo delle idee o, come nel caso de La
polvere e Mi sto preparando, dei
veri e propri componimenti, che poi plasmo in forma di canzone in un secondo
momento. A questo giro inoltre Vince mi aveva proposto un brano che aveva
scritto, arrangiato e inciso, ma che non aveva pubblicato perché dissonante
rispetto ai pezzi del suo ultimo cd, era lì in panchina, pronto a scendere in
campo per la prossima occasione. Ho ripreso il testo e l’ho arricchito con mie
suggestioni e pensieri, ero appena tornato dalla Polonia dove avevo visitato
Auschwitz, il testo originario si riferiva invece a esperimenti chimici su
popolazioni inermi, raccontando fatti realmente avvenuti negli anni ’50, in
Francia ad opera della CIA. Vince parlava di fiori rossi che le persone
immaginavano sbocciare nel proprio corpo, allora mi sono ricordato di questo
film di Zhang Yuan del 2006, La guerra
dei fiori rossi, sui metodi repressivi di educazione infantile in Cina, ho
unito le tre cose (Auschwitz, il film di Yuan e gli esperimenti della CIA) ed è
nato un brano molto ricco ed evocativo.
Altri brani prima di entrare nell’album erano stati già rodati dal vivo, è
il caso di Amo le novità, I colori
dell’autunno e La scatola e l’inganno,
che si prestano molto a una dimensione live, un po’ di questa peculiarità
l’abbiamo voluta mantenere anche in studio, ecco il motivo per cui abbiamo
scelto suoni scarni, fuzz in alcuni casi, in grado di arrivare subito alla
pancia, per la testa ci sono i testi che richiedono ascolto e concentrazione.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
In sala di registrazione durante il missaggio abbiamo ricevuto la visita di
Guido Elmi che ha voluto ascoltare il cd e darci qualche consiglio. Guido è un
produttore tra i più noti in Italia, mi riferisco a Vasco Rossi, ma non tutti
ricordano che ha lavorato anche con altri artisti tra cui Alberto Fortis e
Angela Baraldi. Quindi confrontarmi con lui ha significato molto dal punto di vista
non solo professionale, ma anche emozionale, mi sono potuto dire: “Ecco! Adesso
ci sono io così come sono, con la mia lingua, il mio modo di pormi, grato a
tutti e somigliante a nessuno!”
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tiro via il “fosse”?
È un cd che racconta la solitudine e lo sforzo per superare se stessi,
l’ego che non ci fa cambiare prospettiva. Viviamo in una società ombelicale in
cui il massimo che sappiamo fare per uscire dal nostro piccolo mondo è quello
di portare il cane a spasso, in un giro di isolato, una desolante solitudine
che frutta ricchezze e potere per gli uomini del “mi si consenta”, inventori di
scatole fantasmagoriche in cui i denari vengono triplicati all’ennesima
potenza.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Ciclo di Lavaggio?… che ti piace di più
fare live?
Li amo un po’ tutti, ma La polvere
ha un testo incredibile e la veste musicale che gli abbiamo cucito sopra ci sta
a pennello. Nasce da una poesia di cui non ricordo nulla del momento in cui è
stata concepita, ma trovo che abbia una forza evocativa e descrittiva come
poche altre del mio repertorio. Quando ho deciso di farne una canzone avevo in
mente due modelli, da un lato Andrea Chimenti e quella bellissima operazione
fatta con i versi di Ungaretti, dall’altro alcune ballate di Emiliana Torrini.
Quando mi sono confrontato con Vince sono cambiate prospettiva e melodia, ma il
testo è rimasto inalterato. Dal vivo ho testato solo alcuni brani, Amo le novità è molto divertente e
spiazzante, efficace per le aperture.
Il cd è uscito con Dry Art e la produzione artistica della Liquido Records.
Una bella realtà musicale … Altre realtà attorno al disco da citare?
Le altre realtà da citare sono le persone che mi hanno accompagnato nel
percorso di crescita, prima fra tutte la mia insegnante di canto, la bravissima
Ginevra Schiassi, professionista nel mondo dell’opera e i miei musicisti, tra
cui Daniele Chiefa che mi aiuta ad eseguire i brani nelle prime
rappresentazioni pubbliche e mi offre quindi la possibilità di testarli, di
farli crescere.
La copertina è molto elegante, frutto di tre mani, se non sbaglio. Come è
nata, e quali sono le tre mani dietro? …
Nasce da una mia idea, volevo mettere in primo piano la mia mano segnata da
una profonda cicatrice e rivolta verso il basso, a simboleggiare una discesa
negli inferi, a fare da contrappunto sul retro una mano di bimbo, invece,
insaponata e rivolta verso l’alto in segno di speranza. Avevo commissionato il
lavoro a Fabio Gamberini quasi tre anni fa, prima che io cominciassi il mio
percorso di grafico, pertanto quando si è trattato di chiudere il progetto
pochi mesi fa, ero perfettamente in grado di ottimizzarlo e apportare le
modifiche del caso. Le scritte sono originali, opera della calligrafa Barbara
Calzolari, una delle più autorevoli che abbiamo in Italia. Le foto invece sono
di mio fratello Francesco Martines, artista molto attento ai particolari e
appassionato del bianco e nero.
Come e dove hai presentato/presenterai l’album? …
Stiamo lavorando per trovare dei contesti adatti ai live, io vorrei dei
luoghi che favoriscano la concentrazione e l’ascolto, mi piacerebbe suonare nei
teatri … vedremo! Questo lungo periodo di gestazione mi ha predisposto a una
certa serenità, non ho fretta di esibirmi a tutti i costi, voglio trovare i
giusti contesti. Per di più c’è un’altra novità in arrivo nella mia vita
privata e mi sto predisponendo ad accoglierla nel migliore dei modi!
Altro da dichiarare?
A ruota libera mi
verrebbe da dire che in Italia manca una riflessione sulle ragioni del fare
arte oggi: dove posizionarsi? come contribuire ai cambiamenti? quali strategie
ribaltare? Noto una pigrizia intellettuale e un’apatia politica anche da parte
di chi ha costruito il proprio successo sulla ribellione e la protesta, su un
certo impegno civico, tutto è stato già maciullato nello specchio della
comunicazione di massa o alternativa, dove quest’ultima è diventata l’altra
faccia della medaglia della prima. Servirebbe un ragionamento a partire da
queste problematiche, non dal fatto se siamo un paese conservatore che ascolta
Sanremo, o un paese progressista che va al Medimex. Poi occorrerebbe ripensare
il sistema dei finanziamenti pubblici a sostegno della musica, la Puglia
sembrava avesse aperto delle prospettive interessanti, ma alla fine molti sono
rimasti scontenti e la macchina burocratica ha premiato chi, essendo parte del
mainstream, non aveva assolutamente bisogno di finanziamenti e visibilità.
Siamo un paese deludente e vanaglorioso.
grazie come sempre ottima intervista
RispondiEliminaGrazie Ernest, consiglio vivamente di ascoltarlo come faccio io adesso ...
RispondiElimina... e più tardi le mie preferite. Fatelo anche voi ...
RispondiEliminaDisco da ascoltare bene, più volte per apprezzane al meglio il testo ... così ho fatto oggi, così invito a fare.
RispondiEliminaDetto questo, rivelo le mie preferite: La scatola e l'inganno surreale rock reale, cantato e suonato alla grande, con un testo intelligente (vi basti sapere che la scatola è la tv, e l'inganno quello perpetrato nei nostri confronti da un impresario diventato politico ... tutto detto in maniera diretta, ma senza essere cronachistico), poi, subito dopo la title-track, che sembra un film di Chaplin, La guerra dei fiori rossi, costruita in modo perfetto, ancora più piacevole da ascoltare dopo quello che mi ha rivelato Massimiliano nell'intervista.
RispondiElimina... e voi?
RispondiEliminaEccomi ragazzi, meglio tardi che mai.
RispondiEliminaL'album mi è piaciuto tutto, ma posso scegliere tre canzoni preferite: Amo le novità, Tutto uguale e Mi sto preparando, a seguire tutte le altre.
Interessante anche la storia di La guerra dei fiori rossi :D
Ottime scelte: tra le tue, che non ho detto io l'altro giorno, direi che mi paice di più di tutte anche Mi sto preparando pezzo dall'intimismo di fondo.
RispondiElimina