NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: cito una recensione: “..gradevole e
affascinante gusto retrò. La voce richiama le armonie vocali dei profondi 60’s,
la musica gira intorno a immagini di volta in volta di sapore 60’s, 50’s,
addirittura 30’s, con accenni tarantiniani, desert blues (a cui contribuisce
non poco la produzione di Francesco Giampaoli dei Sacri Cuori, maestri del
genere) e una particolare devozione alle atmosfere care a Lana Del Rey. Album
avvolgente e ammaliante, deliziosamente conturbante.” http://www.radiocoop.it/?p=4086
Video del brano San Francisco https://www.youtube.com/watch?v=wpmiNekdfY0
Red Leaf live https://www.youtube.com/watch?v=Qxo1gVK9pz0
LABEL: Brutture Moderne
SITO O FB DEL GRUPPO: www.maraluz.net
CITTA’: Ravenna
DATA DI USCITA : 22 gennaio 2016
L'INTERVISTA
Come è nato Ottobre ‘66?
E’ nato dalla mia esigenza di andare più in profondità
in quello che intendevo esprimere, rispetto al primo disco. Dots (2012) era nato dalla mia voglia di
riunire i brani scritti nell’arco di 8 anni. Dai brani emergevano sensazioni
descritte con tratto leggero e acquerellato. In questo secondo disco mentre
scrivevo parole e musica mi sono sforzata di chiedermi se ci fosse altro da
dire di più spinoso e lo sono andata a tirare fuori.
Perché questo
titolo?
Inizialmente era un titolo dato al brano omonimo, registrato
con una chitarra prodotta in quel mese e anno. Poi ho scelto di farlo diventare
il titolo del disco.
… come
interpretarlo?
Come riferimento a un momento di cambiamento. Gli anni
60, come anche gli anni 30, sono stati anni di grandi cambiamenti storici,
artistici, mesi di fermento di stimoli che provenivano da momenti di grandi
sconvolgimenti appena passati.
Ottobre stesso è il mese di passaggio da una stagione
all’altra, un mese di decantazione.
Questo disco è per me un inno al cambiamento, alla
capacità di dare voce ai propri intenti, detti o non detti, con più forza. E’
il disco del mostrarsi con dignità per ciò che si è.
Come è stata
la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Il primo brano che ho scritto è l’ultimo del disco, Fire.
È nato tre anni fa, scritto con i musicisti che suonano con me che sono Enrico
Mao Bocchini (batteria), Matteo Pozzi (chitarra) e Diego Pasini (basso) (Actionmen,
Ronin). Questo brano rappresenta un
ponte tra il primo disco e il secondo.
Poi dopo alcuni mesi Enrico mi aveva accennato al
pianoforte una brevissima melodia, che poi è diventata I saw a man, di cui
il testo è nato in una biblioteca mentre leggevo il Libro del desiderio di Leonard
Cohen e ispirato al suo personaggio.
Subito dopo è nato San Francisco scritto da
me Enrico e Francesco Giampaoli (Sacri Cuori), che è stato il brano più
divertente da registrare, perché mi sono dovuta e voluta immergere con la voce
in un suono diverso dal mio approccio solito.
E via via son nati tutti gli altri brani, che man mano
portavo all’attenzione di Francesco per lavorare sull’arrangiamento. È stato
lui a curare anche tutta la produzione artistica.
Durante tutto questo processo si delineava con
chiarezza la direzione da seguire nell’interpretazione e forma da dare ai brani,
ai suoni. Ho fatto molto più lavoro di ricerca del suono giusto che volevo
dalla mia voce per questo disco.
Ho ascoltato Sam Cook,
i primi due dischi di John Lennon, Nina Simone, Duke Ellington, Gershwin, Mahler, Wendy Renee,
Count Basie.
Non con l’intenzione di imitarli, ma con la
necessità di calarmi in un modo più
aderente a un genere musicale che non avevo mai esplorato nel profondo, e che
mi trasportasse alle radici della musica di questi ultimi 50 anni. Ho cercato
una contaminazione divertendomi a farmi
affascinare da questo mondo per me sconosciuto.
Qualche
episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Tanti pranzi creativi e soddisfatti del percorso che
si stava facendo assieme, con le vibrazioni della registrazione ancora addosso.
Un pomeriggio di marzo con fuori un cielo azzurro e io
nello studio mansarda di Francesco che registro la voce di Ottobre
‘66 immaginando di essere nei fumosi club ai tempi di Sam Cook negli anni ‘50.
Quando Giacomo Toni ha registrato il pianoforte era mezzogiorno
di metà luglio, fuori 39 gradi e noi chiusi in casa senza condizionatore per 3
ore.
Io che ballo sul posto per registrare la voce di Show me, perché era un pezzo con un beat
molto veloce e la voce doveva essere rotonda ma frizzante. E quindi prima di
cantare ballavo sul posto i passi di boogie.
Il modo folle in cui è nata la traccia cinematografica
Wait a second,
poco prima di masterizzare il disco.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa
sarebbe? … tolgo il “fosse”?
E’ sul periodo di passaggio da una stagione all’altra,
descrive tutte le fasi di questo momento
di cambiamento in atto.
E’ come filmare qualcuno che prende la rincorsa per
poi saltare e poi analizzarne ogni fotogramma.
C’è qualche pezzo
che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera di Ottobre ’66? che ti piace di più fare live?
Vado fiera di tutti perché ognuno compone un pezzo di
“concept”.
Quello più intenso anche live per me è sicuramente Red Leaf.
In quel brano ho voluto descrivere una sensazione forte che tenevo dentro da
anni. E’ stato un grande sollievo poterla esternare così.
Il cd è uscito
con Brutture Moderne, una label che fa belle cose, nonostante il nome dica il
contrario. Come hai lavorato con loro?
Anche il primo disco è uscito con loro e la
collaborazione è continuata in un evoluzione molto naturale. Ho scelto
Francesco Giampaoli perché dopo tutti questi anni trovo con lui un’intesa
musicale molto stimolante che prosegue dal primo disco.
Il nome dell’etichetta è chiaramente ironico ma nasconde
dentro una grande ricerca e interesse per l’eleganza e la bellezza in tutte le
forme che può prendere nell’arte.
Altri
contributi importanti alla realizzazione del disco?
Oltre ai già citati Francesco, che ha suonato molti
strumenti nel disco oltre ovviamente a tutte le parti di basso, e a Enrico Mao
Bocchini che ha suonato percussioni e batteria, anche altri grandi musicisti
che stimo moltissimo come: Giacomo Toni al pianoforte, Enrico
Farnedi (Good Fellas) alla tromba e trombone, Tim Trevor Biscoe (Orchestra
Afrobeat) al clarinetto e sax, Francesca Quadrelli al violino e Michele
Carnevali che ha inserito un solo di sax nella reinterpretazione che abbiamo fatto
del brano di Domenico Modugno Notte di luna calante.
E’ un disco molto ricco insomma di collaborazioni e
contaminazioni speciali e tra loro diverse.
In copertina,
se non sbaglio, ci sei tu. Perché questa scelta? Per dire sono io, e le mie
canzoni mi rappresentano?
Si esatto sono io. Ho scelto di esserci in prima
persona perché nel primo disco avevo scelto al mio posto una biglia di vetro,
che rappresentava la circolarità, la trasparenza, e anche la purezza, se vogliamo.
In questo disco ho voluto esserci io invece al posto della biglia, collocata in
uno spazio reale, per identificare chi parla, per dare il messaggio che le
emozioni raccontate, le atmosfere suggerite sono frutto dell’esperienza di
qualcuno di reale, come tutti quanti.
Come è nato
questo scatto?
Durante il servizio fotografico che mi ha fatto la
fotografa Lourdes Cabrera a giugno
del 2015 dentro il Matadero di Madrid.
In quel preciso istante ero molto stanca perché stavo
in piedi da due ore e inoltre ero in faccia al sole, ho guardato Lourdes in
camera ed ecco lo scatto. Su numerosissimi scatti quel giorno è stata subito scelta
questa foto appena l’abbiamo vista.
Come e dove
hai presentato/presenterai l’album?
Il 4 dicembre 2015 abbiamo suonato l’anteprima al Cisim
di Lido Adriano a Ravenna dove abito, dove è stato anche proiettato per la
prima volta il video San Francisco, che è stato girato in un
teatro degli anni ’20 in un paesino piccolo qua vicino che si chiama
Piangipane. Questo video è il remake di un film di Sydney
Pollack che si chiama Non si uccidono così
anche i cavalli?,ed è stato davvero incredibile girarlo perché
ha coinvolto 80 comparse e attori ed è stato girato un caldo giorno d’estate. Un
grande lavoro firmato dalla regia di Pietro Bondi e sceneggiatura Caterina
Arniani, di cui siamo molto fieri.
Altro da
dichiarare?
Per ufficio stampa ho conosciuto per questo disco PROM
O RAMA, e in particolare la personalità di Alessandro Favilli che se ne occupa
e sono molto soddisfatta.
Per date/ concerti/eventi contattare info@maraluz.net
Lo stiamo ascoltando ora, e per quanto mi riguarda posso dire: magia pura. In seguito usciranno le mie preferite, quelle di Elle ... e le vostre?
RispondiEliminaMagia pura, hai ragione Alli. Facciamo il bis e poi "decidiamo" quali sono le migliori.
RispondiEliminaPer me abbiamo già il disco dell'anno ...
RispondiEliminaUndici pezzi, uno più bello dell’altro, tanto che non saprei dire quale è il mio preferito: forse la stessa "Ottobre '66", con la voce d’usignolo di Mara a presentarsi all'inizo del disco, forse “Fire”, magicamente posta alla fine, con la stessa frase cantata con intonazione diversa su un tappeto sonoro di dolcezze ritmiche, forse “Red Leaf”, la più filmica del mazzo, forte, viscerale, con quel Piano T, che suona lei (anche in quasi tutti gli altri pezzi, e che vedete in foto), forse “San Francisco”, psichedelica come può suggerire il titolo (e poi il video tratto da Non si uccidono così anche i cavalli di Pollack), “Show me”, beat sfrontato e ancora filmico, magistralmente arrangiato (Enrico Farnedi al trombone fa volare) … la cover di Modugno, a proposito di volare (è "Notte di luna calante").
RispondiEliminaAhah sì Alli, il disco dell'anno! Brava Mara :D
RispondiEliminaMa veniamo alle mie preferite: Ottobre '66, perché oltre ad essere bella, cita il mio mese preferito; poi Show me e Wait a minute, Read leaf, Fire; bella anche Notte di luna calante, poi San Francisco, Wait a second e Run over, ma anche I saw man e Gone.
Le ho dette tutte? Spero di sì, perché mi piacciono proprio tutte. Bravissima :D
Direi ottime scelte, sottoscrivo quello che hai detto ... vediamo se altri confermeranno il nostro entusiasmo.
RispondiEliminaLo ascolto, alli.
RispondiEliminaE ciao, che non ci si vede da un bel pezzo ;)
Brava e come si può dire il contrario..per essere leziosi una ritoccatina alla batteria..Aiuto non lo faccio più!!!!
RispondiEliminaRicordo l'ambientazione di " Non si uccidono così i cavalli " con Jane Fonda..Grande!
Grazie Alli, un abbraccione!
@Astrolabia
RispondiEliminaCiao, ben ritrovata ... sì, ascolta Mara, ne vale veramente la pena, perché ha fatto un gran disco.
@Nella
Ah, ah, ah, direi che anche i dischi migliori possono essere migliorabili. Quanto al film di Pollack concordo sul fatto che sia stato un grande film, a narrare la Grande Depressione ... ho avuto la fortuna di vederlo al cinema, anni fa, grazie una rassegna dedicata al grande regista purtroppo scomparso ben sette anni fa ...
Devo immaginare che ti piaccia, Ernest, la musica di Mara, a vedere il sorriso :-)
RispondiElimina