Ritorno alla vita, ritorno ad un cinema di "finzione" per Wim
Wenders, con questo film freddo negli scenari quanto nella precisa
esecuzione. A settantacinque anni suonati (anche se la pellicola era
stata girata un po' prima) il cineasta tedesco si conferma un
maestro di cinema, di quelli che potrebbero girare ad occhi chiusi,
tipo il suo amico e collega, maestro Michelangelo Antonioni.
La storia di Ritorno alla vita è semplice e struggente come un pezzo
di musica rock, quella che aveva salvato la vita a Wenders:
l'esistenza di un giovane scrittore vista nel corso del tempo, la
sua crescita artistica accanto ai fatti della vita, e
viceversa. Fatti della vita anche tragici, che lo segnano come uomo,
tipo l'accidentale incidente in mezzo alla neve, che vede
protagonisti due fratellini finiti sotto la sua auto. Uno si salva,
mentre l'altro, manco visto, no. La sequenza, forte e per nulla
lacrimevole, fa leva sull'effetto sorpresa, e dovrebbe essere
insegnata nelle scuole di cinema per come è messa in scena.
La neve domina la parte iniziale della pellicola, e dona a Ritorno
alla vita un'atmosfera onirica, tanto sognante, che alla fine ti
viene da pensare sia tutto un sogno (o un racconto), del giovane
scrittore. Tutto un film potrebbe essere "solo" il romanzo del giovane scrittore ... cosa non certo impossibile se ricordiamo il
rapporto stretto tra sogno e realtà da sempre presente in certo
cinema, in particolare in quello di Wenders, capace di girare
documentari come film di finzione, film di finzione come documentari
storici.
Vediamo lo scrittore all'inizio de Ritorno alla vita, ancora povero
e insoddisfatto, nella sua casetta in mezzo alla neve in Canada. Poi
lo vediamo con la fidanzata con la quale attraversa un periodo di
crisi, crisi accentuata dall'incidente. Poi arrivano i primi
successi, una nuova compagna trovata nell'ambiente editoriale, la
vita insieme a lei e alla sua giovane figlia. Accanto a queste
soddisfazioni, ci sono gli incubi relativi all'incidente con la
morte del ragazzino. Incubi metaforici, ma anche reali, con la madre
del bambino, e il suo fratellino, che saltano fuori mentre
sembravano dimenticati (anche questo ha una certa parentela con il
sogno/incubo). Vediamo questo bambino cresciuto con il trauma,
diventare un ragazzo problematico che arriva a sfidare lo scrittore
nella sua bella casa pisciando nel suo letto quando è fuori ad un
concerto (e poi bere una birra insieme).
Un film semplice, ma allo stesso tempo complesso, come una canzone
del primo rock, come un sogno fatto ad occhi aperti. Qualcuno l'ha
definito puro esercizio di stile, per me è l'evoluzione naturale di
un cineasta mai banale. Wenders non fa mai il film che ti aspetti,
mai un film uguale all'altro. Se ne sbatte del successo, di facili
approdi, e continua il suo viaggiare, il suo road-movie dentro al
Grande Schermo. Qui può ricordare, sotto molti aspetti, un certo
cinema classico da lui rivalutato, a partire da Nick Ray. Come
scenari anni '50, tipo il parco divertimenti dove succede un'altra
disgrazia, o la sua bella casa di notte; per non dire del
personaggio interpretato da James Franco, simile fisicamente al
James Dean nevrotico.
“La mia vita è stata salvata dal rock”, diceva Wenders parafrasando
un verso dei Velvet Underground. “Il rock’n’roll mi ha spinto
incontro a tutto, mi ha spinto a fare del cinema. Senza il
rock’n’roll oggi sarei forse un avvocato. E tanti altri sarebbero
qualcosa di diverso. Credo che il rock’n’roll abbia dato a molti per
la prima volta un senso d’identità. Questo perché più di ogni altra
cosa si avvicina alla gioia. Se non fosse stato per Chuck Berry,
Gene Vincent, gli Everly Brothers o Eddie Cochran io non avrei mai
conosciuto quel gran desiderio di crescere, per poter essere
abbastanza grande da riempire da solo quel jukebox.
Altro che ritirarsi, Wenders è più prolifico che mai! Ottimo, questo lo vedrò senz'altro.
RispondiEliminaBello. Belle le atmosfere iniziali, con la neve che rendeva tutto più svedese. Forse sono stata portata dalla neve e dal bambino vestito di blu a credere che fosse un film dell'orrore (vedi Lasciami entrare) e per questo sono rimasta in attesa di sangue e morte per buona parte del film :p
RispondiEliminaBello. Bello l'alternarsi di molte lunghe scene della vita dello scrittore, che continua in ascesa, a poche brevi scene della vita di mamma e figlio (brava Charlotte Gainsbourg più che mai) che continua uguale a prima, o quasi.
Bello. Bellissimo il tuo post ;)*
Non sono riuscita a vederlo al cinema perché è durato pochissimo (purtroppo se un film non incassa viene cestinato presto). Spero però di recuperarlo il prima possibile, perché sono sicura che sia un film da vedere.
RispondiElimina@Silvia
RispondiEliminaSì, è molto più giovane di altri colleghi anagraficamente più gggiovani. Cerca di vederlo, merita ...
@Elle
Grazie, condivido i "bello", e giusta la tua segnalazione della splendida Charlotte Gainsbourg, colpevolmente da me non citata.
@Ciccola
Sicuramente un film da vedere, peccato sia stato così poco in cartellone (io mi ci sono precipitato). Dopo il celebratissimo Il sale della terra, credo meritasse più spazio: Wenders è Wenders dopotutto :)
Di solito i film con la neve mi mettono ansia, se poi c'è pure un incidente in cui un fratello muore e l'altro no...aiuto! Ma a dispetto di queste considerazioni lo vedrò, primo perchè è Wenders (e non mi ha mai deluso) e secondo perchè sei tu (e sono molto in sintonia con te cinematograficamente parlando) ;)
RispondiEliminaGrazie per la fiducia, e vola tranquilla al cine, é un film molto particolare, da vedere con calma, senza ansie ...
RispondiEliminaAdoro Franco e la Gainsbourg, due grandi talenti che sanno davvero dare vita a mille sfumature in ogni personaggio, anche quelle più nascoste e incomprensibili!
RispondiEliminaDa vedere assolutamente... ti ho letto a singhiozzo, per evitare troppe informazioni, così poi sarò obbligata a tornare per rileggerti ;))))
RispondiElimina@G.
RispondiEliminaCharlotte è la mia attrice preferita, se è concesso averne una, Franco non lo conoscevo, anche se mi pareva di averlo visto già, e concordo con te: due grandi attori.
@Santa S.
Singhiozzo? Aiuto no, l'altra sera a cena non riuscivo a farmelo passare, un vero incubo! Per il resto concordo, vola al cinema ... e a rileggerci!
Grande film, non tutti riescono a invecchiare così bene.
RispondiEliminaPer me è un film iper-realista nel senso che, come scrivi tu, la realtà è nello stesso tempo sorpresa, sogno e qualcosa di ben conosciuto.
Sottoscrivo il tuo commento.
Grazie Berica. Direi che, come molti grandi film, realtà e sogno si fondono mirabilmente.
RispondiEliminaNon l'ho ancora visto, non ero decisa, i film di Venders di solito me li guardo a casa, spesso in compagnia del gatto Cenerino (che da solo ha preteso di vedere "Fino alla Fine del mondo" visto in due parti, ogni volta era impossibile fargli staccare lo sguardo dallo schermo, non so perché è successo questo...per me è stato un film abbastanza noioso). Mi piacciono gli attori, soprattutto la Gaimsbourg, anche se diventa sempre più aspra...
RispondiEliminaNel corso del tempo, l'amico tedesco ha fatto film diversi, ma sempre con impegno e militanza cinefila esemplare (da questo punto di vista sul livello di Truffaut). Vedo sempre malvolentieri i film in tv, ma pure io ho avuto un GoodyGoody interessatissimo ad un cartoon con Asterix visto sul piccolo schermo insieme ...
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