Non ci sono foto dell'incontro di lunedì 22 giugno alla libreria
Pagina Dodici di Verona, non ne faccio mai ad incontri così. Per
timidezza, perché non ho tempo, perché spengo la macchina
fotografica (che fa anche da cellulare), perché mi sembra quasi di
rompere, non dico la sacralità, ma l'unicità del momento. Che
incontro? Già, l'incontro con lo scrittore Paolo Zardi, candidato al
Premio Strega 2015. Un libro che mi è entrato in testa, come ben illustra
la foto fatta poco prima di sentirlo parlare di esso, scattata da
Elle. Mi era già entrato in testa dopo averlo letto, come ogni suo
scritto, del resto, dopo l'incontro ancora di più.
XXI Secolo, dato alle stampe con la Neo. non è semplicemente una storia di corna, oggi, con le
nuove tecnologie a moltiplicare le possibilità di tradimento
(secondo i luoghi comuni di persone senza fantasia), ma un
concentrato acido di umori, paure, insicurezze dell'uomo (ma anche
della donna) ai tempi della tanto decantata crisi. Il XXI Secolo,
come ci ha tenuto a dire Zardi, ben incalzato da Marianna Bonelli,
dello Spritz Letterario, è l'oggi un pelo peggiorato dallo
scrittore. Non è per questo un testo di sociologia,
bensì un bel romanzo, forte, un pugno nello stomaco assestato con
grazia.
Durante la presentazione del libro, lo scrittore padovano ha colpito
per la proverbiale gentilezza nel dire cose di un certo peso; tipo,
paradosso dei paradossi, la famiglia, contestata nel Sessantotto, appare
oggi come l'unica e vera depositaria dell'utopia comunista: tutto è
diviso equamente, il fine non è capitalistico, ma sociale. Potremmo
muovere un sacco di contestazioni a questa provocazione: e il padre
padrone, che proprio nel '68 si contestava? Senza dimenticare che
una famiglia (non necessariamente tradizionale), può essere sì
unita, può rappresentare un nucleo di società egualitaria, ma è una
rivoluzione in un solo paese, quindi, come tutte le rivoluzioni
passate, destinata a fallire (una rivoluzione è permanete, o non è,
come ci ha insegnato Trockij).
Tra un bicchiere di buon bianco e l'altro, qualche patatina, Zardi
ha ricordato che sono molti gli scrittori veneti, oggi, ad
interrogarsi sulla crisi. Perché? Forse perché la crisi è arrivata
anche da noi, ma ancora in modo soft, come notizie sui giornali,
immagini alla televisione, e anche se molti capannoni sono
irrimediabilmente chiusi, e si è ben consapevoli della fine dell'età
dell'oro, del progresso illimitato, non c'è ancora quella povertà
diffusa che ha colpito altre parti d'Europa. Anche qui potrei dire
"non proprio così", ma lo dice già lui con questo romanzo: la crisi è
adesso!
Non sono mai riuscita a mitizzare il '68, forse perché da un ventennio siamo governati da ex sessantottini e guarda dove ci hanno portato...la fantasia al potere, si, la fantasia e il potere per non pagare le tasse e, immagino che questa abitudine in Veneto sia arrivata molto prima della crisi, ma anche perché i miei quella lotta, in un modo o nell'altra l'hanno vissuta e ci sono stati immersi come inconsapevoli bustine di tè... e sanno bene di come tanti eroi sfortunati, magari diventati protagonisti di qualche bella canzone di protesta, sono diventati eroi perché, prima di tutto sfortunati, finiti lì per caso, perché magari volevano essere da un'altra parte e proprio la famiglia patriarcale italiana, ancora tanto, troppo, radicata qui da noi, ha deciso diversamente (niente ragazze alla festa al CEP?! Allora si va alla Bussola)... questa disillusione ce l'ho nel DNA, cresciuta in una famiglia di sinistra perché in Italia c'è bisogno di sinistra, visto la storia recente che ha lacerato gli animi di nonni e bisnonni, e si potevano anche dire più fortunati di altri, insomma io pensavo che fosse così per tutti..invece confrontandomi con altri mi rendo conto che ci sono famiglie italiane in cui "gli indiani non erano buoni", "i partigiani erano la causa delle stragi" e a me viene la labirintite...
RispondiEliminaOggi non so cosa si intente per sinistra,l'antifascismo lo trovo irritante come il fascismo perché gli da comunque potere (meglio sarebbe parlare di anti-imbecilli e imbecilli), il capitalismo è entrato ormai in stato di decomposizione, dopo aver attraversato quasi un secolo come uno zombie mangiacervelli... gli altenrativi sono insopportabili e stranemente pieni di soldi... e la famiglia in se dovrebbe esaurire il suo compito esattamente come la religione, ancora pretesto per guerre e varianti politiche dannose (vedi gli obiettori di coscienza negli ospedali, quando NON dovrebbero neanche prendere una laurea in medicina). Siamo ancora un paesotto bigotto, dove anche i gay (per fortuna una minoranza) vogliono matrimonio e figli... Il progresso è altro..
Sono a metà... ma per ora amo il modo in cui ha snodato la nevrosi maschile e femminile! A breve (spero) l'opinione completa!
RispondiEliminaCiao Alli, buona giornata a te e ad Elle! :-)
L'ho comprato, per curiosità e perché devo fare scorte da spiagge solitarie... e questo libro induce già nel titolo scottature da "arrivo sino al punto e poi mi sposto all'ombra... magari al prossimo punto"!
RispondiElimina@serena
RispondiEliminaCome spesso, dici molte cose, cose importanti. Io il mito del '68 l'ho sempre avuto (ora, permettimi, al potere non ci sono quelli che hanno fatto il '68, se per potere intendiamo chi sta al governo, Renzi e i suoi ragazzini, il '68 non l'hanno manco sfiorato). Per il resto posso concordare, però l'Utopia serve come il pane, e per me, il '68 (e il poco prima e il poco dopo) sono è restano, la più bella epoca del '900. Disgustosi gli anni '80, ma su questo so che c'è disaccordo.
@G.
Mi fa piacere sapere che lo leggi (magari hai ascoltato un mio consiglio), e attendo tue nuove ... ciao, da tutti e due.
@Gio'
Si tratta di un libro da leggere tutto d'un fiato. Io, se non ricordo male, l'ho letto in un pomeriggio. Credo che ti scotterai, perché non ti permetterà di muoverti ....
Mi ricordo che ne avevi già parlato benissimo, e me lo sono segnato ma non ho ancora avuto tempo di cercarlo.
RispondiEliminaNel frattempo posso rubare la foto di Linus?
Con una recensione così, dove citi anche la rivoluzione permanente di Trockij, non mi resta che correre in libreria.
RispondiElimina@Serena: Non tutti gli appartenenti a quella generazione sono diventati "pompieri" essendo stati "incendiari".
Dopo aver letto il tuo post l'ho ordinato immediatamente.
RispondiEliminaGrazie per la recensione.
Ciao Ally!
Dal tuo entusiasmo alla libreria: Segnato.
RispondiEliminaGrazie.
@Ciccola
RispondiEliminaCerto, ruba pure la foto di Linus (l'ho rubata pure io dal web), ma fatti un bel regalo: leggi XXI Secolo.
@Berica
A dire il vero, la Rivoluzione Permanete è una mia passione, forse non trovi nulla di ciò nel libro d Zardi, che è comunque da leggere.
Concordo con la frase diretta a Serena: le idee dei sessantottini erano giuste, se qualcuno (tanti o pochi), l'hanno tradite, sono loro che vanno ripudiati, non un periodo esaltante e pieno di vita come quello.
@Aldievel
... hai fatto bene, veramente ottima scelta.
@Santa S.
Prendilo, non te ne pentirai (come tutti i libri di Zardi).
Interessante presentazione, anche se io nel libro avevo visto tutt'altro e ciò che diceva Zardi scombinava il film che mi ero fatta. Fortuna che con l'ultimissimo ha concluso la trilogia delle corna, ora vediamo se col prossimo il mondo finisce trascinandoci tutti con sé.
RispondiEliminaIn effetti, qualcosa ha scombussolato pure a me ... ma è positivo, a volte, essere scombussolati. Già, vediamo cosa combinerà con i prossimi libri Zardi... anzi, cosa scombinerà.
RispondiEliminaPrendo nota di questo scrittore.
RispondiEliminaBuon venerdì!
Mi raccomando, fammi sapere che ne pensi quando l'avrai letto.
RispondiEliminaGrazie, buon settimana a te.
E adesso ce l'ho anch'io!!
RispondiEliminaOttimo, sono curioso di sapere cosa e pensi.
RispondiEliminaGra libro, ti invidio l'amicizia con Zardi.
RispondiEliminaCondivido in toto!
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