Walden Waltz tra poco in palude
per presentare il loro esordio Eleven Sons, uscito solo da qualche giorno per
Santeria/Audioglobe, uscito precisamente venerdì 17 aprile, sfidando
eroicamente la sfiga. Del resto, la band di Arezzo è capace di affrontare forze
del destino avverse, con ironia e forza morale, come quando si trovavano in un
tour negli States e furono costretti a fermarsi per la rottura del furgoncino.
Vinsero un concorso indetto dalla piattaforma web SonicBids, e volarono da
costa a costa per fare un’altra serie di concerti ed esibizioni in radio. Durante
questi concert, trovarono stimoli nuovi e incontrarono personaggi cult.
Tornati in Italia, dopo aver maturato una serie di
esperienze importanti e la vittoria del LA Music Award: Most Outstanding Debut
Release, per il singolo Looking Down registrato con il produttore Ron Nevison
(The Who, Rolling Stones, Led Zeppelin), si sono chiusi in studio per
registrare Eleven Sons. Undici tracce molto intense, sintesi perfetta tra
urbano e selvaggio, serietà e ironia, una società che crea illusioni a getto
continuo e allo stesso tempo sa come sapientemente distruggerti. È un album
divertente e impegnato, con molti suoni folk-acido e un bel gruppo di amici,
alcuni dei quali già passati in palude. Se fosse un film sarebbe Chiamami
aquila, ma è un disco, un gran disco. Parliamone. Pronti?
Urbano e selvaggio? I due poli tra cui sono divisa io adesso ;)
RispondiEliminaCiao a tutti ci sono anche io!!
O solo io?
RispondiEliminaCiao Elle, ci sono anche io...
RispondiEliminaMancano i Walden Waltz :)
RispondiEliminaProprio loro! Non è un'interrogazione, dai, coraggio ;)
RispondiEliminaForse la palude è un posto troppo selvaggio per loro?
RispondiEliminaBe' aspettiamo un po' ...
RispondiEliminaLoro vengono dalla foresta? Wald.. più asciutta, forse..
RispondiEliminaOppure sono stati rapiti in città!
RispondiEliminaGià, forse è un incontro impossibile...
RispondiEliminaSarebbe la prima voltache succede, in 7 anni di interviste ...una volta doveva pur succedere, no? :)
RispondiEliminaPeccato, perché è una buona band, con dei suoni rock psico-folk stupendi ... si saranno perso in un "viaggio"?
RispondiEliminaUrbani e selvaggi si annullano a vicenda in palude.. la chimica delle interviste.. la crisi del settimo anno.. i maya l'avevano pur detto..
RispondiEliminaIo intanto gli ascolto in cuffia...
RispondiEliminaDici che sia colpa deu Maya? ... o dell'ape Maia? :)
RispondiEliminaIo senza cuffie ;)
RispondiEliminaProviamo con la danza della piogg.. no, meglio di no..
Ah, ah, sai che anche GoodyGoody se ne è andato? ... ha cambiato stanza.
RispondiEliminaSenza musicanti, niente party.. com'era? GoodyGoody ne sa una più del diavolo ;)
RispondiEliminaNiente, mi dicono che sono stati rapiti dagli UFO ...
RispondiEliminaMi dispiace, spero che vengano rilasciati e non facciano esperimenti su di loro ... hanno fatto un gran disco d'esordio. Veramente mitico, come questa intervista...
RispondiEliminaDisco troppo bello, per lasciarli in circolazione ;)
RispondiEliminaGià, era il loro destino ... si sono avvicinati troppo al sole e si sono bruciati.
RispondiEliminaIn loro ricordo direi di dire le nostre canzoni preferite di questo album... le hai pronte?
RispondiEliminaLe diciamo insieme?
RispondiEliminaSì!!
RispondiEliminaA me piacciono How long, The fair and the hermit e You'll be home :)
RispondiEliminaLe mie: A and D, poi Tyger, quindi Feed your ignorance e So they say ...
RispondiEliminaMa tutto il disco è veramente bello, tutto da ascoltare...
RispondiEliminaSì ascoltiamolo tutto, nel caso gli alieni non concedano ai Walden Waltz di farne un altro per noi..
RispondiEliminaInfatti, tra Elle e me, le abbiamo dette tutte ;)
RispondiEliminaGrazie Elle di essere stata in palude anche questa sera, partecipe e dentro ... la musica ;)*
RispondiEliminaAndiamo a bere, dai ;)
RispondiEliminaGrazie ai Walde Waltz per la loro musica, spero gli alieni non vi facciano male e vi liberino presto ...
RispondiEliminaOk, andiamo a bere Elle ... ora è il momento dello Jager!
RispondiEliminaAnche i Walden Waltz l'avrebbero apprezzato!
RispondiElimina... e allora, buonanotte e buonafortuna ai Walden Waltz.
RispondiEliminaAbbiate pazienza simpatici amici internauti, il nostro "leader" dev'essere stato rapito dagli alieni, sul serio! ...che a quanto pare non hanno wi-fi.
RispondiEliminaho letto per caso la mail e ho scoperto dell'intervista un pelo in ritardo. Sono avvilito!
Credo di parlare a nome di tutti quando dico che siamo molto contenti che abbiate gradito il disco.. e sono profondamente dispiaciuto di essermi perso la chiacchierata.
Andrò a bere anche io cercando di non farmi uccidere dal rimorso...
simone
Ciao Simone, non ti preoccupare ...
RispondiEliminaAnzi, benvenuto, anche se in ritardo, in palude.
RispondiEliminaMeglio tardi che mai :)
RispondiEliminagrazie Alligatore,
RispondiEliminaniente lacrime di coccodrillo...
buona serata!
Se vuoi/volete dire qualcosa sul disco, fate pure...
RispondiEliminaCome è nato?... come si è sviluppato?... perché questo titolo?
RispondiEliminaCose così...
Abbiamo composto i pezzi inzialmente in totale solitudine, io nella mia stanzetta e Matteo nella sua. Poi ci siamo incontrati e sono cominciate le contaminazioni. Ognuno ha messo qualcosa nei brani, e non solo i membri del gruppo, ma molti altri nostri amici, tra i quali, già ospiti della palude, gran parte dei Sycamore Age! Per questo parliamo sempre di collettivo.
RispondiEliminaIl lavoro sul disco è durato un paio di anni (anzi, quasi tre...), molto più di una gravidanza, se vogliamo scherzare sul titolo dell'album :)
Eleven Sons: undici figli.
C'è una breve storia di Kafka che parla di undici sue opere paragonandole a dei figli.. quello più bello, quello più brutto, quello amato, quello odiato ecc.. Il nome del tema è per l'appunto "Eleven Sons", e chiaramente è stato uno degli spunti.
L'altro aspetto che ci affascinava era il significato del numero undici.. Per esempio per i pitagorici il numero undici poteva rappresentare l'uscita dalla serie numerica ordinatrice del mondo. In generale a noi piaceva l'idea del cambiamento, di un nuovo inizio... Tra i boschi e le città, magari dalla palude!
Stupendo questo, veramente bello.
RispondiEliminaDirei che sarebbe stato bello sentirvi parlare di tutti questi undici figli...avete qualcosa da dire in proposito?
RispondiEliminaQuesta è un'intervista molto dilatata, direi psichedelica :)
RispondiEliminasì decisamente! :)
RispondiEliminaVuoi sapere qualcosa in particolare?
Intanto questi undici figli son sicuramente molto diversi tra loro, non è stato facile farli stare insieme sotto lo stesso tetto, ognuno portava verso una direzione diversa, spesso in direzioni esattamente contrarie!
Ci sono quelli preferiti e coccolati, quelli che fino all'ultimo hanno rischiato di essere esclusi, quelli esclusi che nessuno sentirà mai (..e forse è un peccato!), i trovatelli (inseriti all'ultimo momento).
Una cosa che sicuramente li lega è l'idea della partenza e del ritorno dopo un lungo viaggio (con tutte le sue vicissitudini).
Parli del viaggio negli States? Ci ritornerete? ... e in Italia, come e dove presenterete Eleven Sons?
RispondiEliminaMi riferivo più ad un viaggio metaforico, ma quello negli States è un ottimo esempio concreto! :)
RispondiEliminaSperiamo di tornarci al più presto! Per il momento stiamo organizzando un tour in Europa per quest'estate, proprio perché sentiamo l'esigenza di partire.. In Italia siamo ancora alla ricerca di un booking, tant'è che al momento non abbiamo date in programma... ma ci stiamo lavorando.
In realtà abbiamo già presentato l'album al Velvet Underground di Castiglion Fiorentino, il 9 aprile! E' stato bello, e speriamo di tornare sui palchi al più presto...
Speriamo di venire a vedervi da qualche parte, così completeremo questa chiacchierata, dilatata dilatante come il vostro disco.
RispondiEliminaGrazie Walden Waltz.
RispondiEliminaBuonanotte e buonafortuna a voi ...
RispondiEliminaTerremo aggiornata la nostra pagina Facebook.. con le date e quant'altro! intanto grazie a te, per la pazienza innanzitutto!
RispondiEliminaa presto, buonanotte!
Sera Alligatore, serata complicata, ho come l'impressione di essere in leggero ritardo…
RispondiEliminaho pensato che non sarebbe stato fuori luogo scrivere a quest'ora, non più del non farmi vivo all'ora concordata.Mi scuso.
Vorrei rimediare a questo sbaglio.
Con una delle storie migliori che possa raccontarvi sui Walden Waltz.
La nostra storia inizia per caso quando l'ansia di fare più di quello che ci competeva ci portò negli Stati Uniti. Mesi prima che avessimo ancora i biglietti per gli Stati Uniti suonavamo per comprarci un van negli Stati Uniti. A marzo quattro mesi prima di partire avevo già vinto all'asta e non pagato 6 mezzi di trasporto, tutti con l'account Ebay di Andrea ( basso )più tardi bannato per sempre da ebay. Quando si avvicinò la data della partenza avevamo tutto, biglietti aerei, date,contatti ma non un Van. Poi una sera spuntò fuori un balenone… Dodge Ram Van Mark IV 1983. 900$. Bianco e blu come Moby Dick.
Il giorno in cui abbiamo vinto l'asta di Ebay--------------censura.
Arrivati New York dopo ore di viaggio, l'unica cosa che volevamo fare era mettere le mani su Moby Dick che nel frattempo era stato ''regolarizzato'' da una amica di New York.
Peccato che alla NSA non sia piaciuto vedere 5 frikkettoni, con chitarre, synth, basso, rullanti vari… Ci chiudono in una stanza con degli ufficiali,ci spiegano che stiamo per essere riimbarcati per l'Italia, perché non abbiamo il permesso di suonare negli USA e iniziano ad interrogare uno ad uno. Fortuna che l'inglese era quello che era, anche avessimo voluto cantare non c'era pericolo…la scusa compatta fu: abbiamo gli strumenti per farli autografare da Crosby al concerto, ma il baffo felino di Crosby non fece leva sui poliziotti della NSA, a posteriori avremmo potuto intuirlo... ci aprirono tutte le valigie,tranne una…
conteneva cavi, alimentatori, 1000 cd da confezionare e copertine impilate a mò di banconote contraffatte. ----censura---
RispondiEliminaFu la nostra salvezza, il colpo finale lo assestammo dando il nome finto della band Erucalaitus, alle 2 di notte eravamo liberi. E incontravamo il nostro nuovo Dio del tuono. Moby Dick.
I primi giorni con lui sono stati un Inferno, New York e le sue norme sul parcheggio non vanno a genio con un van enorme e 5 cani sciolti.
Le prime serate nei club collezionammo ore di ritardo persi con quel vagone pagando 10 volte lo stesso ponte e continuando a sbagliare uscita. Poi ci rassegnammo, e iniziammo a spostare gli strumenti a mano in metro. Questa cosa ci portò più volte sull'orlo dello scioglimento della band in metro, un classico delle band underground.
Ma New York non fu solo multe e fatiche estenuanti, fu molto di più, ma togliendo particolari idilliaci e viaggi in barca a Central Park, ci regalò un ultimo ricordo… Nel bel mezzo di una multa per parcheggio in sosta vietata, tentai di spostare il Van, che non si accendeva più…lo starter si era rotto alla prima settimana, il poliziotto mi spiegava con ardimento che passata l'ora scattava un altra multa. Moby dick sembrava morto… me ne andai a comprare delle sigarette, al ritorno Giovanni ( piano) era sotto al van con uno sconosciuto che brandiva una chiave inglese di mezzo metro. A quanto pare per caso era passato un meccanico, che oltre ad essere un meccanico sapeva come rubare le auto senza chiavi, vedendo la nostra disperazione ci vendette per 80$ segreto e chiave inglese, così imparammo ad accendere il van in due, uno sopra gira il quadro, l'altro sotto produce scintille con una chiave inglese facendo contatto. Un metodo senz'altro che non lascia passare inosservati, e quello poteva essere a suo modo un bene per una band.
Quando diciamo di essere un collettivo creativo lo intendiamo sul serio, e non solo musicale, Giovanni in pochi giorni trovò la soluzione a questo problema, una mattina, l'ultima a New York se ne arrivò con un cavo di 10 metri e un interruttore comprato al ferramenta. Il tempo che noi continuavamo a dormire, parcheggiati ai bordi di un giardino pubblico, Giovanni montò un interruttore on off che sostituiva lo starter della macchina. Con questa modifica Moby Dick tornò ad essere un van ma non per molto... dovevamo ricordarci di spegnere il bottone appena acceso il van o la corrente avrebbe continuato a scorrere. Da New York iniziammo a scendere lungo le date nella East, per miglia e miglia con il van che ogni mattina faceva un suono diverso, ma continuava a galoppare. Con Nicola (Mondani, tromba nei Sycamore Age e fratello ) facevamo buona parte delle nottate di guida iniziavo io e dicevo: ''tranquillo Nico, te t'addormenti e domattina sei ad Atlanta'' poi dopo 50 miglia lo svegliavo e gli chiedevo il cambio, svegliandomi ad Atlanta..
RispondiEliminaUna notte stavamo guidando verso l'Alabama dopo una sosta, Nico al volante, io ero di compagnia sfumacchiando, dal nulla un odore fortissimo ci entra nel naso, Nico mi chiese preoccupato cosa c'era nella sigaretta…' il solito' rispondo…eppure l'odore era nuovo, lo trascurammo per alcuni minuti, poi quando si fece insopportabile, ci fermammo. La luce accesa ci indicò il problema:
il cavo dello starter era fumante, trasducendo una tensione fatale ai pachidermi. Il pulsante on of praticamente fuso, riuscimmo svegliando gli altri a far intervenire Giovanni che evitò il peggio, da lì in poi non abbiamo più abbandonato la chiave inglese, e il metodo di accensione a mazzate ha fatto il giro di 15 stati Americani, Da New York a Birmingham in Alabama fino a Memphis e poi su per gli Appalaci. Dall'ultima data a Nashville al Bourbon Street Blues Club a quella successiva ci correvano 1300 miglia, e il van ne aveva già fatte 3500, dovevamo attraversare tutta la catena degli Appalaci, scegliendo se aggirarli o se scalarli per arrivare ad Elkins dove ci attendeva l' HighLandJam Festival.
Ovviamente la scelta fù di prenderli di petto questi Appalaci. La marmitta fu la prima a cadere eroicamente, il Van mostrava a più riprese tutta la sua distruttibilità, il rombo dello scarico senza marmitta era pari a quel di un boeing, e la statale 13, una via sterrata, in salita per i monti boscosi del West Virginia, a tratti sembrava poter essere la nostra tomba. Ma coraggiosamente Moby Dick ci portò fino all'ultima data, ad Elkins dove avremmo dovuto esibirci nel palco principale, come attesi ospiti italiani di una nutrita comunità di frikkettoni Westvirginiani. Gente ,a volte,di cui aver paura. Ma le avventure di Moby non erano finite. Andrea, approfittando dei day-off tra Nashville ed Elkins pensò di farsi un giro a New York dicendo che sarebbe arrivato in treno direttamente in West Virginia alla stazione di Charleston. Così la notte prima del concerto, Giovanni e Nicola partono per Charleston dove sarebbe dovuto arrivare Andrea, lasciando me e Filippo ( batteria) come vessillo in caso di non ritorno. Arrivati alla stazione di Charleston iniziano a cercare Andrea che dopo una mezz'ora li chiama preoccupato. Constatando di essere entrambi alla stazione di Charleston si rincuorano tentano di darsi un appuntamento ma dopo ore continuano a non trovarsi, solo allora il curioso Andrea si informa: 'is that Charleston West Virginia???'
RispondiElimina''No buddy, Is Charleston Pennsylvania''
Dopo varie imprecazioni, entrambi capirono di essere in due Charleston diverse, una giusta, l'altra sbagliata..
Credo che sia lì che Moby Dick ha capito che stava combattendo per le persone sbagliate, ha capito che non contava quanto fosse forte lui, quanto si impegnasse, comunque non ce l'avrebbe fatta a superare la nostra idiozia. Aveva superato Fiumi e laghi, mari e monti, inseguimenti in Alabama, fughe in Mississipi con salti sulle rotaie e un calzino nella targa, retate degli sceriffi del Sud, pioggia e uragani, tutto fuor di metafora… ma si era scontrato contro la nostra organizzazione, proprio come stasera avete eroicamente fatto voi e tu, caro gentilissimo Alligatore.
Quella notte, più verso l'alba direi, si fermò, iniziò a sanguinare da davanti, perdeva un liquido rosso, ed emetteva un rumore, a detta di Nicola, che sembrava una voce lamentosa, poi dopo l'ultima goccia di olio, venne trascinato da dei benauguranti fino al Festival, dove morì nell'aia dell'organizzatore. Mark, proprio come il van.
Da quel momento sono sono successe molte più cose di quante ne ho raccontate fino ad adesso, ed ho solo tentato di raccontare la storia di Moby Dick, il nostro van…
Mi rendo conto che tutto ciò apparentemente non c'entra nulla con la musica, ma per una volta ho pensato sarebbe stato bello raccontare la cosa da una prospettiva umana, e non solo autoincensarsi con premi e grandi collaborazioni. Questo è quello che mi è rimasto dell'America, una profonda avventura umana con degli amici incredibili e dei concerti sul sul tragitto.
RispondiEliminaSpero di non avere annoiato, ma ho tentato di rimediare al mio errore con una storia, la nostra assurda storia. Buongiorno Alligatore, di nuovo scusa.
Uau Matteo, sono le scuse per un ritardo più lunghe ed interessanti che abbia mai sentito!
RispondiEliminaE così hai risposto pure alla domanda sugli episodi da ricordare e a quella su qualcuno o qualcosa da ringraziare assolutamente :)
Direi che l'intervista è completa, che dici Alli?
Storia affascinante, grazie di essere stato in palude ...
RispondiEliminaSì Elle, intervista completa.
:-)
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