Torno ora su di un film uscito lo scorso anno, perché mi è parsa una
delle pellicole più interessanti viste al cinema e invito tutti a
vederla se non ci siete ancora riusciti. Si tratta di Due giorni,
una notte dei fratelli Dardenne. Si parla di lavoro in questo film,
come solo i fratelli belgi sanno fare, una situazione estrema con
protagonista una donna a rischio licenziamento. Situazione limite,
per come accade (pare impossibile si possa fare così sul posto di
lavoro), che serve però a mettere in luce un sacco di aspetti della
nostra epoca. Una leggerezza di scrittura invidiabile,
per trattare argomenti (società/lavoro/individui/masse) pesanti come macigni. Un
modo diretto e semplice che incanta.
Sandra, dopo essersi assentata dal lavoro per un periodo causa
malattia, rischia il licenziamento. I suoi padroni la vogliono
lasciare a casa, chiedendo ai suoi colleghi se preferiscono rimanga al
lavoro lei o un bonus di mille euro per tutti. Indovinate chi
prevarrà nell'assurdo referendum interno? Ovviamente, con questi chiari
di luna (il mutuo da pagare, quel lavoretto in casa da fare, le vacanze, le rate dell'auto...)
la maggioranza dei colleghi vota sì: la donna a casa, loro mille
euro in più in busta paga un solo mese. Lei non accetta e chiede più
tempo per spiegare le sue ragioni e perché si faccia ancora una volta la conta. I padroni
concedono due giorni, una notte, un sabato e domenica durante i
quali lei cercherà di convincerli a votare no al suo licenziamento.
Il lunedì la consultazione definitiva ...
In questa lotta disperata contro il tempo, alla ricerca delle case,
dei recapiti di chi lavora con lei, la donna ha accanto il marito,
cuoco in un fast food e i giovani figli (da antologia la sequenza
durante la quale l'aiutano a cercare telefono e indirizzi dei
colleghi), e man mano lavoratrici e lavoratori della sua stessa
ditta di pannelli solari, settore non certo in crisi. Senza enfasi,
con la disperazione negli occhi, in questi due giorni, una notte, la
donna cerca la solidarietà dei colleghi, anche se lei stessa è
incerta, e se non avesse accanto il marito rinuncerebbe quasi
subito. Capisce le ragioni degli altri (mille euro di bonus, oltre
lo stipendio, oggi fanno comodo), vede gli sguardi neri delle
famiglie degli altri, delle mogli o dei mariti, subisce pure un'aggressione da un
giovane.
Stile scarno, ma profondamente realista, quello tipico di Jeanne
-Pierre e Luc Dardenne, Due giorni, una notte, non ha nulla a che
fare con le sfide anti-sistema delle pellicole de l'Altra Hollywood,
con protagonisti sottoproletari (vi ricordate i film del giovane
Nicholson?). Non c'è niente di eroico, niente da vincere, il sistema
pare aver vinto, intrappolando tutti. In giro ci sono dei disperati, più
servi della gleba di un Medio Evo tecnologizzato, che uomini liberi.
Magari abbiamo Internet e tante notizie sul telefonino, ma se siamo
sotto ricatto costante, è una libertà finta. Questo balza subito
agli occhi e orecchie di chi guarda la pellicola.
In definitiva, l'unica ad apparire libera, è la protagonista del
film, perché non ha più nulla da perdere e può gridare (anche se
flebilmente) la sua verità. La Verità. Ottima l'interpretazione
della Cotillard, sempre impeccabile in ruoli sempre diversi. Il
successo non le ha dato alla testa, se riesce a fare film così. Un
film da vedere, un film, nonostante tutto, di speranza... speranza di
liberarci una volta per tutte delle catene del lavoro, cercando
altri approdi. Questo si pensa dopo la visione di Due giorni, una
notte. Da vedere!
La Cotillard a me piace molto, e questo film che mi sono persa, cercherò di recuperarlo, dovessi bussare alla porta di ogni singolo colleg.. scherzo ;)
RispondiEliminaNon so cosa sia l'Altra Hollywood (e non ricordo nessun film di nessun giovane), però una certa differenza tra un film francese e un Qualsiasi Altro Film non mi è difficile da immaginare, motivo per cui mi fido più che mai del tuo parere ;)
Della Cotillard ho visto molti altri film, ma mai l'avevo apprezzata tanto come questo. Con l'Altra Hollywood, intendo quei film che negli anni '60 (intorno al '68, prima e dopo), parlavano di lavoratori, sbandati, ribelli; registi giovani come De Palma, Coppola, Scorsese e molti altri, attori come Nicholson, De Niro, Pacino ... film memorabili, ma diversi da questo, già, come certo cinema francese (o francofono).
RispondiEliminaNon l'ho visto ma lo farò senz'altro, perché il tuo articolo mi ha davvero incuriosito. Grazie!
RispondiEliminaÈ un film che vedrò più in là, oltre. Per ora le tue parole...come vedere il film :). Alla Cotillard sono legata per la Vie en rose.
RispondiEliminaGrazie a te Roberto/Elvis, vedrai che film...
RispondiElimina@Santa S.
RispondiEliminaLa Cotillard qui è al completo servizio di una storia... da vedere, prima o poi.
gran film...apprezzato ancora di più visto quello che è diventato (o è sempre stato) il mondo del lavoro. ogni tanto però la cotillard ecco, mi sembrava, un po' troppo cotillard per quella parte.
RispondiEliminaNon mi pare And, credo che la Cotillard sia entrata nel personaggio, e questa sia una delle note positive del film. Sul resto concordo.
RispondiEliminaMi hai molto incuriosita cercherò di vederlo. Leggendo quello che hai scritto mi è tornata in mente una canzone-poesia che in una delle sue molte variazioni fu di Brecht:
RispondiElimina"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare."
Come si puossono acettare i mille euro? Ci mi dice che la prossima volta non tocchi a me?
Sì Vera, come diceva mi sembra Benni all'inizio degli anni '80, gli italiani si sono passivizzati, hanno accettato il regime, non più a colpi di olio di ricino e manganellate, ma grazie alla TV. Purtroppo, non è solo una cosa italiana, ma globale. Il mercato (il vero fascismo), ha vinto, riempiendoci di cose da comprare a rate, tante cose che non ci possiamo più muovere.
RispondiEliminaNon sono andata a vederlo, e voltanriamente... è che qualcosa non mi ha convinto ma...del tuo giudizio mi fido;)
RispondiEliminaMi fa piacere che ti fidi. Leggendo e vedendo la storia, ho avuto perplessità sul discorso se sia possibile o meno fare così in un luogo di lavoro, ma credo che il film superi questa cosa, e metta in luce una realtà pesante come quella del lavoro oggi. Spero tu riesca a vederlo e dirmi cosa ne pensi ... se ho ragione o no.
RispondiEliminaGran film Al, uno dei migliori del 2014. Ne hai parlato nel modo giusto, Marion Cotillard pienamente nella parte. Il lavoro e la vita da schiavi in Europa oggi.
RispondiEliminaGrazie a te George, cosa aggiungere? :)
RispondiEliminaNon lo ricordo con precisione, ma mi sembra di averlo visto..
RispondiEliminaSono purtroppo quelle pellicole, che spesso passano sotto tono e dovrebbero invece essere valorizzate maggiormente!
Bacio Alli caro!
Sicuramente è così, da valorizzare, e conoscendo la tua sensibilità è facile tu l'abbia visto...
RispondiEliminaGrazie, bacio a te.